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sabato 3 gennaio 2009

La solitudine


"Marco se ne è andato e non ritorna più..." Beh! Non intendevo questa di solitudine, ma come inizio non ci stava male! Sono di ritorno da uno dei miei cyber viaggi su Facebook, la piazza virtuale più famosa al mondo, non che ci stia fisso, però come strumento per il contatto ha quasi superato l'email. Certo ogni cavolata è pubblica, ma questo non impedisce a un gruppo di amici di fare una chiamata per poi trovarsi a cena o in gita. Su Faccialibro (è più ganzo chiamarlo così) sono nati un sacco di gruppi all'insegna di "quelli che...", tanto per condividere delle passioni, su detti, o modi di dire, personaggi del cinema, usi e costumi che oramai si sono saldamente impiantati anche nel lessico quotidiano. Per esempio, io che sono un fan del piatto di fagioli del primo Trinità ho creato il mio personalissimo gruppo "Queli che il piatto di fagioli...". Momenti ludici che accomunano una serie di persone più per spirito goliardico che per uno scambio di vere informazioni, ma in fondo che importa... Un altro aspetto che ho notato è la "gara" ad avere più amici. Quello, devo dire la verità, mi ha un pò sconcertato. Da quando mi sono iscritto il mio contatore ha da poco superato i 100, e ogni volta che guardo la lista, trovo effettivamente dei nomi che conosco più o meno bene, comunque abbastanza presenti nella vita quotidiana. Al che, grazie anche allo strumento trova persone, si sono aggiunte persone che non vedevo da 20 anni e questo ha fatto si di giudicare Faccialibro uno strumento "importante". Però il mio contatore resta sempre uno dei più bassi in fatto di amici e questo mi pone davanti al dilemma: forse non sono così gradito? Ovviamente è una battuta, perchè la massima di pochi ma boni è sempre valida, ma allora perchè questa ricerca spasmodica di dei contatti? Un'amica di recente ha dovuto creare un altro account perchè aveva perso completamente il controllo degli "amici", ovvero aveva accettato talmente tante richieste, che alla fine non sapeva più chi era vero o amico dell'amico dell'amico. Possibile che ognuno di noi abbia 200 e più amici? O è la nostra convinzione di averne tanti che ci fa sentire meno soli? Certo che potrete anche rispondermi dicendo che comunque si tratta sempre di contatti effimeri che fanno parte di un gioco, e che comunque non bisogna dargli peso più di tanto, ma allora perchè chiamarla amicizia e non semplice conoscenza?

Credo che il tempo frenetico abbia rubato spazio al contatto tra le persone, ed oggi siamo costretti a parlarci chattando piuttosto che incontrandosi, tanti sono gli impegni della vita quotidiana. Romanticamente sono portato a vedere il monitor del computer come una grande finestra sul mondo, che osserva le cose dall'alto, come quando ci affaciamo e vediamo il traffico giù in strada. Non penso di conoscere tutte le persone che passano per strada anzi, posso riconoscere qualche volto, ma sicuramente vedo pochi amici, o non ne vedo neanche uno, passare sotto la finestra, ma questo non vuol dire che non ne abbia. Perdonatemi questa elucubrazione di inizio anno, ma quello che vorrei dirvi è che non è il numero del contatore degli amici a farci sentire meno soli, ma bensì la capacità di scambiare qualche riflessione, di avere un interlocutore che parli e ascolti, quando la giornata volge al desio, e magari cerchiamo un amico quando ci affacciamo alla finestra... Che facciamo, ci vediamo su Face?:-)

giovedì 14 febbraio 2008

Cambio di rotta


Lo sapevo, gli argomenti dei post precedenti non sono stati un gran successo. Mi illudevo di trovare un pubblico più sfrontato e sincero, ma non avevo fatto i conti con il nostro retaggio culturale, che, anche se nascosti, ci impedisce di manifestare il nostro pensiero su determinati argomenti.

Va beh! "...poi sconfitto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli..." diceva Battisti... In effetti tarli nella testa ne passano molti, e l'osservazione del comportamento delle persone, fa capire come quanto sia difficile interagire con gli altri, anche all'interno del nostro rapporto di coppia. Ieri sera era San Valentino, la festa degli innamorati. Come sempre, dotato di arte canora, mi sono trovato a fare il menestrello in un ristorante, e dall'altro della pedana si possono notare tante sfumature su chi ti è seduto di fronte. Ma cosa è effettivamente l'amore? Due consonanti tra tre vocali? Ci sono stati due fatti che mi hanno colpito nella giornata di ieri. Il primo legato alla mancata presenza di una mia cara amica che aveva promesso di esserci (si narra che sia una mia fan) ma che non se l'è sentita poi di venire perchè era sola. Ora mi domando: ma fa così paura la solitudine? E' proprio necessario riempire quella seggiola vuota perchè non siamo in grado di cenare da soli? C'è una paura del giudizio degli altri di questa immagine da sfigati? Per quello che vedo, io credo che ha volte sia meglio farsi vedere da soli, che in compagnia di una persona che porti fuori solo per un evento commerciale, per poi ritrovarsi al tavolo privi di espressione, senza neanche la complicità degli sguardi o dei gesti... A volte lo stare soli serve per fare un punto della vita, serve per capire cosa ti manca veramente, serve per capire se lui o lei che in quel momento non ci sono ti mancano veramente, oppure sono solo occupanti di un posto di fronte a te... Cara amica, potevi essere li anche da sola, ma comunque ci sarei stato io con il mio percorso musicale ad accompagnare la tua serata, in fondo eravamo soli entrambi, io con le mie canzoni, te con i tuoi pensieri... L'altro fatto invece, ma ha fatto capire che l'amore regna nei gesti delle persone che ci vogliono bene, come il gesto di una ragazza di portare una rosa all'amica malata e di passare insieme questa serata che non è deputata solo all'amore eterosessuale, ma anche all'amicizia, fenomeno sempre pù raro in questa società di "conoscenze". Due fatti, due storie, che vivono nelle nostre città, sempre più tecnologiche, ma anche sempre più sole, con la spasmodica ricerca dell'aggregazione a tutti costi, per paura di perdere quel treno...
Ero anch'io così, tanti anni fa... Poi qualcuno da lassù ha deciso che la mia vita cambiasse... ed è cambiata!!! Ma conservo sempre quell'angolo dove ripongo i miei sogni, i miei segreti, le mie paure, le mie gioie. E voi cosa conservate in quell'angolo vicino al vostro cuore?

lunedì 22 ottobre 2007

Un amica



Ho sempre considerato l'amicizia una cosa molto delicata e mi sono sempre limitato a dire amici pochi conoscenti tanti. Si perchè oggi noi tendiamo a essere amici nella nostra società ma qual'è il significato vero dell'amicizia? Chi è l'amico/a? Cosa fa una persona per essere considerata tale? Possiamo considerare il rapporto uomo donna anche come amicizia?
Stamani ho ricevuto una email da una mia amica o conoscente che dir si voglia, che non vedo da un pò di tempo ma ogni tanto ci scriviamo. Come in ogni rapporto epistolare, anche a seguito di una mia missiva, lei scrive impressioni, crea un profilo su quello che siamo stati fino ad adesso e poi mi lascia con una domanda: "si può dire ti voglio bene"?
Premesso che fra me e lei non ci sono mai state situazioni intime se non sane chiaccherate davanti ad un buon bicchiere di vino, è così compromettente dire ad un amico una frase senza cadere nella trappola del pensar male o del c'è stato qualcosa? Mi sono sentito lusingato da questo, perchè il bene, quando detto così, è un bene vero, che nasce da una stima verso una persona, e non chiede niente in cambio. Il bene, come l'amore, è come un diamante, "...è per sempre....". Ed anche se poi i rapporti finiscono, si modificano, si rompono in maniera brusca, dove va a finire tutto l'amore, la passione, tutto il bene? Io ho avuto diverse storie che mi hanno segnato, tra cui un matrimonio all'epoca finito non tanto bene. Ma oggi, che sono passati degli anni provo ancora amore per quella persona, che ho portato all'altare, davanti a Dio, facendo delle promesse che poi non abbiamo mantenuto. E' un amore diverso, ma è sempre amore o bene che dir si voglia. Ricordiamoci per un momento le prime uscite con una persona che poi abbiamo amato. Cenetta a lume di candela, fiori, mano nella mano, poi nel degeneramento della serata, ti amo, ti voglio etc. E cosi avanti per un bel pò di tempo. Poi i primi screzi, le prime incomprensioni, e l'amore si affievolisce, fino a diventare routine, anzi, alla prima occasione si cerca di far valere il sacrosanto diritto di avere ragione. Poi se va male ti trovi in un tribunale dove conduci battaglie per una manciata di euri, e non ti ricordi più quelle promesse iniziali che tanto sapevano di buono, ma che in realtà erano atteggiamenti atti a circuire la fonte del proprio piacere. Si lo so, sembro amareggiato, vittima di una separazione triste, ed invece no! Sono un uomo felice che ha amato e ama tutt'ora, anche le persone che oggi hanno preso strade diverse, alle quali detti parte del mio cuore e non l'ho mai rivoluto indietro. E allora ben vengano le persone che non si vergognano di donare del bene, perchè è come metterlo in cassaforte... Quindi mia dolce amica, anch'io ti voglio bene, e mi dispiace se ci vediamo una volta ogni tanto, ma si sà il bene non ha tempo ne confini e regna nei cuori delle persone sagge....