
"Marco se ne è andato e non ritorna più..." Beh! Non intendevo questa di solitudine, ma come inizio non ci stava male! Sono di ritorno da uno dei miei cyber viaggi su Facebook, la piazza virtuale più famosa al mondo, non che ci stia fisso, però come strumento per il contatto ha quasi superato l'email. Certo ogni cavolata è pubblica, ma questo non impedisce a un gruppo di amici di fare una chiamata per poi trovarsi a cena o in gita. Su Faccialibro (è più ganzo chiamarlo così) sono nati un sacco di gruppi all'insegna di "quelli che...", tanto per condividere delle passioni, su detti, o modi di dire, personaggi del cinema, usi e costumi che oramai si sono saldamente impiantati anche nel lessico quotidiano. Per esempio, io che sono un fan del piatto di fagioli del primo Trinità ho creato il mio personalissimo gruppo "Queli che il piatto di fagioli...". Momenti ludici che accomunano una serie di persone più per spirito goliardico che per uno scambio di vere informazioni, ma in fondo che importa... Un altro aspetto che ho notato è la "gara" ad avere più amici. Quello, devo dire la verità, mi ha un pò sconcertato. Da quando mi sono iscritto il mio contatore ha da poco superato i 100, e ogni volta che guardo la lista, trovo effettivamente dei nomi che conosco più o meno bene, comunque abbastanza presenti nella vita quotidiana. Al che, grazie anche allo strumento trova persone, si sono aggiunte persone che non vedevo da 20 anni e questo ha fatto si di giudicare Faccialibro uno strumento "importante". Però il mio contatore resta sempre uno dei più bassi in fatto di amici e questo mi pone davanti al dilemma: forse non sono così gradito? Ovviamente è una battuta, perchè la massima di pochi ma boni è sempre valida, ma allora perchè questa ricerca spasmodica di dei contatti? Un'amica di recente ha dovuto creare un altro account perchè aveva perso completamente il controllo degli "amici", ovvero aveva accettato talmente tante richieste, che alla fine non sapeva più chi era vero o amico dell'amico dell'amico. Possibile che ognuno di noi abbia 200 e più amici? O è la nostra convinzione di averne tanti che ci fa sentire meno soli? Certo che potrete anche rispondermi dicendo che comunque si tratta sempre di contatti effimeri che fanno parte di un gioco, e che comunque non bisogna dargli peso più di tanto, ma allora perchè chiamarla amicizia e non semplice conoscenza?
Credo che il tempo frenetico abbia rubato spazio al contatto tra le persone, ed oggi siamo costretti a parlarci chattando piuttosto che incontrandosi, tanti sono gli impegni della vita quotidiana. Romanticamente sono portato a vedere il monitor del computer come una grande finestra sul mondo, che osserva le cose dall'alto, come quando ci affaciamo e vediamo il traffico giù in strada. Non penso di conoscere tutte le persone che passano per strada anzi, posso riconoscere qualche volto, ma sicuramente vedo pochi amici, o non ne vedo neanche uno, passare sotto la finestra, ma questo non vuol dire che non ne abbia. Perdonatemi questa elucubrazione di inizio anno, ma quello che vorrei dirvi è che non è il numero del contatore degli amici a farci sentire meno soli, ma bensì la capacità di scambiare qualche riflessione, di avere un interlocutore che parli e ascolti, quando la giornata volge al desio, e magari cerchiamo un amico quando ci affacciamo alla finestra... Che facciamo, ci vediamo su Face?:-)