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venerdì 23 luglio 2010

Nel 2004 c'era già chi vedeva lontano

di Oriana Fallaci
«Signor Vicepresidente del Consiglio, Lei mi ricorda Palmiro Togliatti. Il comunista più odioso che abbia mai conosciuto, l’uomo che alla Costituente fece votare l’articolo 7 ossia quello che ribadiva il Concordato con la Chiesa Cattolica. E che pur di consegnare l’Italia all’Unione Sovietica era pronto a farci tenere i Savoia, insomma la monarchia. Non a caso quelli della Sinistra La trattano con tanto rispetto anzi con tanta deferenza, su di Lei non rovesciano mai il velenoso livore che rovesciano sul Cavaliere, contro di Lei non pronunciano mai una parola sgarbata, a Lei non rivolgono mai la benché minima accusa. Come Togliatti è capace di tutto. Come Togliatti è un gelido calcolatore e non fa mai nulla, non dice mai nulla, che non abbia ben soppesato ponderato vagliato per Sua convenienza. (E meno male se, nonostante tanto riflettere, non ne imbrocca mai una). Come Togliatti sembra un uomo tutto d’un pezzo, un tipo coerente, ligio alle sue idee, e invece è un furbone. Un maestro nel tenere il piede in due staffe. Dirige un partito che si definisce di Destra e gioca a tennis con la Sinistra. Fa il vice di Berlusconi e non sogna altro che detronizzarlo, mandarlo in pensione. Va a Gerusalemme, con la kippah in testa, piange lacrime di coccodrillo allo Yad Vashem, e poi fornica nel modo più sgomentevole coi figli di Allah. Vuole dargli il voto, dichiara che “lo meritano perché pagano le tasse e vogliono integrarsi anzi si stanno integrando”.

Quando ci sbalordì con quel colpo di scena ne cercai le ragioni. E la prima cosa che mi dissi fu: buon sangue non mente. Pensai cioè a Mussolini che nel 1937 (l’anno in cui Hitler incominciò a farsela col Gran Muftì zio di Arafat) si scopre «protettore dell’Islam» e va in Libia dove, dinanzi a una moltitudine di burnus, il kadì d’Apollonia lo riceve tuonando: “O Duce! La tua fama ha raggiunto tutto e tutti! Le tue virtù vengono cantate da vicini e lontani!”. Poi gli consegna la famosa spada dell’Islam. Una spada d’oro massiccio, con l’elsa tempestata di pietre preziose. Lui la sguaina, la punta verso il sole, e con voce reboante declama: “L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta, vuole dimostrare al mondo la sua simpatia per l’Islam e per i musulmani!”. Quindi salta su un bianco destriero e seguito da ben duemilaseicento cavalieri arabi si lancia al galoppo nel deserto del futuro Gheddafi. Ma erravo. Quel colpo di scena non era una reminiscenza sentimentale, un caso di mussolinismo. Era un caso di togliattismo cioè di cinismo, di opportunismo, di gelido calcolo per procurarsi l’elettorato di cui ha bisogno per competere con la Sinistra e guidare in prima persona l’equivoco oggi chiamato Destra.

Signor Vicepresidente del Consiglio, nonostante la Sua aria quieta ed equilibrata Lei è un uomo molto pericoloso. Perché ancor più degli ex democristiani (che poi sono i soliti democristiani con un nome diverso) può usare a malo scopo il risentimento che gli italiani come me esprimono nei riguardi dell’equivoco oggi chiamato Sinistra. E perché, come quelli della Sinistra, mente sapendo di mentire. Pagano-le-tasse, i Suoi protetti islamici?!? Quanti di loro pagano le tasse?!? Clandestini a parte, spacciatori di droga a parte, prostitute e lenoni a parte, appena un terzo un po’ di tasse! Non le capiscono nemmeno, le tasse. Se gli spiega che servono ad esempio per costruire le strade e gli ospedali e le scuole che anch’essi usano o per fornirgli i sussidi che ricevono dal momento in cui entrano nel nostro paese, ti rispondono che no: si tratta di roba per truffare loro, derubare loro. Quanto al Suo vogliono-integrarsi, si-stanno-integrando, chi crede di prendere in giro?!?

Uno dei difetti che caratterizzano voi politici è la presunzione di poter prendere in giro la gente, trattarla come se fosse cieca o imbecille, darle a bere fandonie, negare o ignorare le realtà più evidenti. Più visibili, più tangibili, più evidenti. Ma stavolta no, signor mio. Stavolta Lei non può negare ciò che vedono anche i bambini. Non può ignorare ciò che ogni giorno, ogni momento, avviene in ogni città e in ogni villaggio d’Europa. In Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Danimarca, ovunque si siano stabiliti. Rilegga quel che ho scritto su Marsiglia, su Granada, su Londra, su Colonia. Guardi il modo in cui si comportano a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma.

Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”. Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”.

In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia. Signor Fini, ma perché come capolista dell’Ulivo non si presenta Lei?».
New York, gennaio 2004


sabato 16 maggio 2009

Franceschini e il biglietto della metrò

Esilarante articolo dell'ottimo Novella, grazie anche alla complicità del segretario, ci regala un momento di ottimo spasso.
di Federico Novella
L’altro giorno quegli eroici assistenti di Dario Franceschini, che dopo la genialata finiranno a distribuire volantini elettorali sul Gran Sasso, sono stati avvistati in missione speciale in un oscuro cunicolo sotterraneo, popolato da strani macchinari metallici semoventi: la linea A della metropolitana di Roma. I portaborse del segretario, affascinati da questa misteriosa civiltà di cui Veltroni ogni tanto gli aveva parlato, si sono avventurati in una cripta inesplorata sormontata da un interessante geroglifico luminoso: «Direzione Anagnina». E atterriti da un’invisibile presenza demoniaca che gli intimava di non oltrepassare la linea gialla, hanno chiesto lumi agli aborigeni: «Scusi, dove si comprano i biglietti della metropolitana? Dal tabaccaio o in edicola?». La cronaca di Italia Oggi racconta le gesta della truppa di franceschiniani estasiati da questa nuova invenzione, la metropolitana, che ai loro occhi è come il cavallo dei Conquistadores per gli indigeni americani: mai visto. «Scusi, ma i biglietti si acquistano nelle macchinette? O c’è un controllore o un bigliettaio sul convoglio?». Figuratevi la faccia dell’impiegato dell’Atac: «Ma da dove venite, dalla Val Brembana?». No, dall’ufficio di Franceschini. Gli 007 del Pd erano in avanscoperta: preparavano «un blitz» del segretario sui vagoni, per parlare con i passeggeri della provocazione leghista sugli stranieri nei mezzi pubblici. Idea accattivante fallita dinanzi al dilemma ascetico: dove lo compro il biglietto per salire? Dal tabaccaio o dal salumiere? Ecco: questo per dire che fine ha fatto il vecchio partito degli operai, quelli che il metrò lo prendevano tutti i santi giorni per andare a Sesto San Giovanni a lavorare sull’altoforno. Il glorioso partito che lottava per la scala mobile, oggi arranca sulla scala mobile della fermata Ponte Mammolo. Il bello è che solo una settimana fa Franceschini faceva il bullo: «Invito il premier ad andare tra la gente comune, in autobus o in metropolitana». Forse cercava solo un accompagnatore: del resto al Pd non sanno neanche acquistare il biglietto, figuriamoci se possono orientarsi. E non è una bella immagine, quella del segretario e i suoi, che vagano senza meta a tarda notte alla fermata Baldo degli Ubaldi. Che poi, intendiamoci: anche Silvio, figurati, saranno anni che non prende la metrò, anzi forse non l’ha mai presa. Però stavolta è leggenDario che fa la morale: quando il premier visita una via del centro di Roma, lui alza il ditino: «Berlusconi dice di stare tra la gente comune, e poi va in via dei Coronari tra orafi e antiquari». Con ciò suscitando le proteste dei commercianti della via medesima: «Caro segretario, guardi che qui ci sono anche commessi, ristoratori, tappezzieri e spazzini, uno spaccato di gente comune». A questo punto Franceschini, specie sui temi caldi, dovrebbe chiarire dov’è che si trova questa benedetta «gente comune»: di sicuro non la raggiunge in metropolitana, perché c’è sempre quel problemino del biglietto. Chissà, forse la gente comune si nasconde nella cintura milanese, come ricorda il presidente della Provincia Penati: «Dobbiamo discutere di temi importanti come il respingimento degli immigrati, ma nel partito qual è la priorità?». O forse la gente comune si cela in quel di Torino, dove il sindaco Chiamparino batte i pugni sul tavolo: «Occorre combattere gli sbarchi per togliere l’immigrazione dalle mani della mafia». L’hanno accusato di «slealtà» verso i compagni. Solo per aver fatto capire che, se vai nei quartieri, dove una manciata di «gente comune» magari la trovi, il pensiero dominante non è quello dell’Onu o del Vaticano. O di Franceschini. Che a questo punto deve dirci qual è la gente comune che più gli aggrada, in ossequio all’antico adagio di Corrado Guzzanti: «I partiti non rappresentano più gli elettori? E allora cambiamoli, questi benedetti elettori». Potremmo dire che con questa storia al Pd sono arrivati al capolinea, ma per arrivare al capolinea bisogna prima salire in carrozza: e comprare il biglietto, a volte, è davvero un’impresa.

lunedì 30 marzo 2009

Bisogna remare. Tutti!!!!!!!!!!!!!!!!

Una società italiana e una giapponese decisero di sfidarsi in una gara di canoa con equipaggio ad 8 uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di un chilometro.
Dopo la sconfitta il morale della squadra era a terra. Il Top management decise che si sarebbe dovuto vincere l'anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scoprì, dopo molte analisi, che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano.
In questa situazione di crisi il Top management dette una chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c'erano troppe persone a comandare e troppo poche a remare. Con il supporto della relazione degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori ed uno ai remi. Inoltre si introdussero una serie di punti per motivare il rematore: "dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità". L'anno dopo i giapponesi si aggiudicarono la sfida con un vantaggio di due chilometri.
La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante ciò pagò un bonus al gruppo di comando per il grande impegno profuso. La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove dimostrò che era stata scelta la giusta tattica e che anche la motivazione era buona, ma che il materiale impiegato doveva essere migliorato. Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa!!!

venerdì 6 febbraio 2009

Il vero scandalo era obbligare i dottori al silenzio

di Mario Giordano
Un Paese incivile? Un Paese xenofobo? Un Paese fascista, parafascista, iperfascista, comunque indegno, zotico, barbaro e contro la vita? Un Paese razzista e disumano? Davvero siamo diventati tutto questo? Oggi? Di colpo? Leggo le agenzie e trasecolo: l’approvazione del provvedimento che dà ai medici la possibilità di denunciare i clandestini scatena un’ondata di reazioni che sembra di essere finiti all’improvviso dentro un comizio di Malcolm X. Ma dove sarà il Ku Klux Klan? Quale la norma che suscita tanta indignazione? La leggo e la rileggo: dà la possibilità ai medici di denunciare i clandestini. Tutto qui? Tutto qui. Scusatemi ma l’unica cosa che io trovo indegna, a dir la verità, e che finora non potessero farlo. Non vi pare? Sembra impossibile. E invece è proprio così. In base a una legge del ’98 al medico oggi è vietato (ribadisco: vietato) denunciare un clandestino. Non può farlo. Proprio non può, salvo incorrere lui (non il clandestino) in sanzioni. A me sembra una stupidaggine. E al contrario mi sembra puro buon senso la nuova norma che gli dà la possibilità (ribadisco: possibilità, non obbligo) di fare ciò che per qualsiasi cittadino sarebbe una responsabile azione civica. Non la vogliono usare? Non la usino. Ci vogliono rinunciare pubblicamente? Ci rinuncino. Mettano un cartello fuori dall’ambulatorio, un’insegna luminosa, uno striscione fluorescente: «Qui i clandestini non si denunciano». Nessuno li obbliga. Nessuno li costringe. Ma non si lamentino: chi, come noi, ha somma fiducia nella coscienza, nella professionalità e nella sensibilità dei medici, non può che essere contento che a loro sia affidato uno strumento in più. Ribadisco: uno in più, non uno in meno.Dicono che così i medici diventano poliziotti e anche delatori. È una balla. E chi la dice lo sa benissimo. I camici bianchi non indosseranno la divisa. Non più, per lo meno, di quanto la indossino oggi quando segnalano che nel loro ambulatorio è arrivato un ferito da arma da fuoco o la vittima di un pestaggio. In quel caso, infatti, già ora scatta la denuncia. Il medico si sente per questo meno medico? Si sente trasformato in poliziotto? O in delatore? Perde la sua funzione «curante»? No? E perché, nel caso dei clandestini, invece tutto ciò succede? Perché la denuncia di una rissa è compatibile con la funzione del medico e quella di un clandestino no? Tanto più che i medici fino al ’98 potevano denunciare regolarmente i clandestini. Non c'era divieto. E non c’era scandalo. Come mai? Dieci anni fa eravamo un Paese incivile e non lo sapevamo? Eravamo un Paese xenofobo, parafascista eccetera come dicono in coro Veltroni, Gino Strada, le Acli e il solito coro del perbenismo conformista? E nessuno ci aveva informati? E nessuno s’era indignato? E già che ci siamo: sono Paesi razzisti anche Francia e Gran Bretagna, dove i medici hanno da sempre la possibilità di denunciare i clandestini? Ed è razzista la Germania, dove addirittura esiste l’obbligo (ribadisco: l’obbligo) di denuncia da parte degli ospedali? C’era ieri un’esponente della sinistra che commentava la notizia dicendo: «Mi vergogno di essere italiana». Ecco: bisognerebbe spedirla a imparare come funziona all’estero. Biglietto di sola andata, però. Dicono un’altra cosa. Dicono che questo emendamento è sbagliato perché i clandestini, temendo di essere denunciati, rinunceranno a farsi curare. Sarà. Però a me pare che si stia dimenticando che stiamo parlando di clandestini. Ribadisco: clandestini. Questi in Italia proprio non ci dovrebbero stare. Entrano infrangendo la legge. Vivono al di fuori delle regole. Nessuno nega il diritto alla cura, ci mancherebbe. Nessuno nega il diritto alla salute. Ma poi, dopo aver fatto di tutto per guarirli, avremo diritto di chiedere loro: scusate, il permesso di soggiorno dov’è? E prima di porci il problema di come limitare la diffusione delle loro malattie, non potremmo porci il problema di come limitare la loro invasione? Anche perché, come si sa, la maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso non sono cure d’urgenza. Non sono malattie terribili, epidemie contagiose, questioni di vita e di morte. La maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso sono cure che si potrebbero ricevere (con costi molto minori per il servizio sanitario) in altri modi. Si passa dal pronto soccorso perché è più rapido, è più facile, è più comodo. Se ne abusa un po’. Per porre un freno agli abusi, infatti, gli italiani sono chiamati a pagare un ticket: se l’intervento non era urgente, se è un codice bianco, mettono mano al portafoglio. I clandestini, invece, in quanto clandestini, non pagano una lira. E allora la situazione è la seguente: gli italiani che pagano il servizio sanitario tramite le loro tasse, appena arrivano al pronto soccorso vengano registrati, lasciano i dati, e devono stare attenti perché se sgarrano arriva la mazzata sotto forma di ticket. I clandestini, nulla. Non pagano le tasse, non lasciano i dati, non versano il ticket. Possono abusare fin che vogliono. Possono intasare le sale d’attesa. Possono occupare i medici anche in futilità. Anche in ripetute futilità. Vi sembra normale? A me no. E, a dirla tutta, il difetto del provvedimento che fa tanto discutere a me pare esattamente l’opposto di quello che si sta strillando da diverse ore: il suo difetto, cioè, è che sarà più utile da spendere sulle piazze che nella lotta alla clandestinità, più come arma di comizio che come vero strumento di equità. Il suo difetto, spiace per le Acli e anche per Veltroni, non è di essere disumano e barbaro. Il suo difetto, piuttosto, è che forse sarà inutile.

martedì 27 gennaio 2009

C'è qualcosa che non va...

Sicuramente c'è qualcosa che non va, altrimenti forse andremmo meglio. Aprile è lontano quasi un anno, e sicuramente è poco, o forse giusto il tempo per stilare i bilanci del nuovo governo Berlusconi. Per quanto mi riguarda sono tendente al deluso, perchè comunque ancora non c'è stata quella simil svolta "dittatoriale" che avrebbe dovuto mettere i puntini sulle "i". Tra i tanti problemi che ci affliggono, quello dell'immigrazione è certamente il più dannoso in ottica futura, perchè l'italia e una piccola parte di italiani, mescolano di continuo le carte in tavola sul non prendere decisioni al momento drastiche, ma che andranno sicuramente prese. I fatti di Lampedusa e Massa ci suggeriscono che non c'è volontà di integrazione, ma solo richieste, imposizioni, pugni alzati, che con l'integrazione non hanno a che fare. Integrare significa accogliere il cittadino comunitario o extracomunitario, che si presenta con dei regolari documenti e si mette a servizio della collettività, lavorando, creandosi una posizione, e non richiedendo lo stato di rifugiato politico. Di politici fancazzisti ne abbiamo già abbastanza, non ci servono altri sulle spalle. Che se li prenda la chiesa romana, che se li prendano le associazioni umanitarie che non vedono altro che gli stranieri e non gli italiani. Perchè di italiani che hanno bisogno ce n'è da dare e da serbare... Fino adesso la visione della Fallaci non ha avuto errori, e all'orizzonte non vedo soluzioni o persone o propositi che qualcuno possa far cambiare il vento. Il vento lo farà cambiare forse il popolo, che stufo delle invasioni delle proprie piazze, campagne, parchi, si organizzerà per conto suo, scatenando quello che è all'opposto di una protesta civile, ma di un intolleranza che prenderà tutti, anche quelli che sono qui regolarmente, a lavorare onestamente. Siamo ancora ostaggi del razzismo? No signori, questo si chiama vivere civile e pretendere che gli altri rispettino la nostra terra. La razza non centra niente, anzi... ce lo vogliono far credere per nascondere interessi più grandi, perchè tali vanno chiamati. Spiegatemi il senso di far girovagare orde di clandestini quando potremmo rimandarli al mittente. Spiegatemi il senso di un campo nomadi, il senso dell'occupazione di case destinate ad altri, il senso di proteste effettuate in pubbliche piazze da chi non ha neanche il diritto di calpestare il suolo italiano... Abbiamo i satelliti che leggono i giornali, e non siamo in grado di vedere da dove partono le barche, le navi, i gommoni? Non siamo in grado, in tutta l'Europa evoluta, di dare nomi e volti a chi cerca disperatamente asilo politico, di arginare il problema? Sono tutti rifugiati o gente che ci prova? Caro Cavaliere, caro Maroni, e cari tutti gli altri onorevoli ballerini, il popolo, in maniera inequivocabile via ha dato un segnale forte, in tutte le direzioni. Ha mandato a casa le ali estreme (dx e sx), ha tirato fuori la pochezza di una certa corrente politica, ha sottolineato che ha bisogno di un leader forte. E voi che fate? Discorsi, parole, bla, bla, bla,... Potevate e potete ancora passare alla storia, quella vera, quella dei libri di storia, ma se continuate così sarete quasi peggiori di chi vi ha preceduto, almeno a loro, la mediocrità, già gli si leggeva in faccia!

venerdì 12 dicembre 2008

Walter L'indifendibile

Difendere il Pd? No, grazie. Non questo Pd. Non il Pd che s’è affidato all’abbraccio mortale con Di Pietro, non il Pd che in un anno, sulla strada dei girotondi, ha dilapidato il suo patrimonio di credibilità. Non il Pd del Circo Massimo, non il Pd che cavalca l'Onda, non il Pd che solletica la piazza diffondendo menzogne. Non il Pd che predica la superiorità morale mentre annega nell'immoralità, non il Pd che insegna la pulizia mentre sprofonda nella sporcizia. Non il Pd che sale sul pulpito per urlare che la sinistra rappresenta «l'Italia migliore» mentre le sue giunte cadono a pezzi sotto le inchieste della magistratura. Non il Pd che grida contro Berlusconi tiranno e dittatore. Non questo Pd, che non s’è mai saputo dare un tono, ma purtroppo s’è dato un Tonino. Difendere il Pd, come chiede per esempio Giuliano Ferrara, sarebbe possibile se Veltroni in un anno avesse fatto un po’ di quello che aveva promesso. Se, anziché buttarsi fra le braccia del trattorista di Montenero, avesse provato davvero ad andare da solo. Se avesse creato una sinistra liberata dall’odio anti-berlusconiano, un partito unico capace di elaborare un progetto dell’Italia anziché ripetere all’infinito il proposito di distruzione dell’avversario. Se avesse avanzato un’idea, una proposta, un suggerimento al di là del fin troppo facile e scontato «dagli al Cavaliere». Non esulto di fronte alle inchieste giudiziarie. Tutt’altro: continuo ad avere molti dubbi sul modo di procedere dei magistrati, sui tempi degli arresti, sull’uso delle manette e sui contenuti delle accuse. E il fatto che il Partito democratico sia dato già per morto, se non altro dai vignettisti della sinistra, mi preoccupa. Così come mi preoccupa l’inevitabile paragone che in queste ore corre sulle pagine dei giornali fra il Psi di Craxi del ’92 e il Pd di Veltroni di oggi (il finale è sempre previsto in Africa, anche se forse non a Hammamet). Il crollo dell’opposizione non è mai un bene per una democrazia. E l’avanzata di Di Pietro, pronto a fagocitare l’intera sinistra, ancor meno. Ma non se ne esce se non si capisce che questo è il risultato del fallimento di Veltroni. Ho l’impressione che il segretario del Pd abbia giocato col fuoco, sperando che l’alleanza con Tonino e il partito dei magistrati lo aiutassero a regolare conti interni. La situazione, però, evidentemente gli è scappata di mano. E se dopo oltre un anno di conduzione è costretto a dire che non si riconosce nel partito che conduce, bene, ha solo una strada da seguire: deve prendere atto del suo flop e andarsene. Così il Pd potrà difendersi. E così, forse, potremo difenderlo anche noi.

Uomini con le palle!!!!!!!!!


A dirla così sembra una frase maschilista, quasi volgare. Pensandoci bene tutti gli uomini hanno le palle, nel gergo medico genitali. La frase poi è migrata verso un significato che sottolinea le capacità di un/a individuo nel prendere decisioni, o porsi verso determinate questioni. Nel post precedente ho sottolineato un pò la fine delle ideologie, o almeno un forte annichilimento della nostra classe politica, ma il concetto vale un pò per tutti, anche a livello quotidiano, dove osserviamo che tutti noi stiamo arroccati nelle nostre convinzioni, con poche aperture, e guai se ci toccano la sfera personale, della serie "armiamoci e partite".

Ritornando al discorso politico, si nota come tutti, e dico tutti, siano affetti da una mancanza quasi totale degli attributi e la manifestano quotidianamente senza troppa vergogna. Ora nel perlamento ci sono però anche le donne, e a parte qualche sporadica apparizione di trans, la domanda sorge spontanea: e a loro che diciamo? Anche le donne sono senza palle (il fatto di non trovarcele "in mano" nel buio di una camera ci conforta), perchè ovviamente il significato è relativo al carattere, alla personalità. Leggo stamani che la Gelmini fa slittare il provvedimento relativo alla scuola. Relativamente che uno possa essere d'accordo o meno, mi chiedo il perchè, dopo tanto putiferio e piazze devastate, il provvedimento sia stato fatto slittare. Si parlerà di "concertazione delle parti", di confronto, di dialogo... Perchè allora non è stato fatto prima? Dov'è il premier forte, quello che indubbiamente negli ultimi 15 anni ha cambiato il corso della politica? Dov'è? Dov'è chi ce l'ha duro? Dall'altre parte lo smelenzio Uolter aveva già dimostrato di essere in cerca di affetto non "avendo le palle" per correre da solo. Ma la destra, o centro destra che dir si voglia, con gli ex arditi e fieri, dov'è finito? E' bastato un semplice buh! da parte di un gruppo di persone per far cadere il castello? E noi persone normali, con stipendio limitato, e famiglia da mantenere, quando il bambino punta i piedi per il gormito, o l'ultimo giocattolo, che dobbiamo fare? Comprarglielo? Tanto poi vanno a scuola, vedono le manifestazioni, e pensano: basta opporsi e otteniamo tutto. Li vedo già li striscioni e manifestazioni collettive che dal salotto arrivano in cucina: "Il dialogo è finito, compraci il gormito!!", "Niente sapone con le bolle, compraci la consolle (PS2)", "Ormai non sono più un bambino, voglio il motorino!!" e così via...

Ecco, cerchi di insegnare qualcosa di educativo ai figli, che subito lo stato, quello da cui prendere esempio, ti gira nel manico, e incita al caos totale. Bravi!! Qui non c'è in gioco la politica, qui c'è in gioco il sentimento, la determinazione di uno stato, che comunque dovrebbe fare delle scelte, anche difficili, per un idea di bene collettivo. Cosa dovrebbe fare allora chi era a favore del decreto? Scendere in piazza a sostenerlo? Evidentemente chi scrive e pochi altri la pensano così, perchè comunque nessuno ha il coraggio di dire o fare qualcosa, anche nell'urna per esempio. Mai che il popolo dia un segnale di essere stufo. Quindi l'equazione più logica è: politici senza palle=popolo senza palle!

mercoledì 10 dicembre 2008

La fine delle ideologie.

Nel 1993 in pieno mani pulite, il compianto Funari e non solo, dalla televisione incitava Di Pietro ad andare avanti. Ricordo la valanga di arresti e vittime illustri di tutto questo, una su tutti Bettino Craxi. Non voglio parlare di arresti può o meno "veri", ne la loro soluzione finale (sappiamo tutti com'è andata), ma voglio parlare del termine che venne coniato: "fine della Prima Rebubblica". In effetti il 1994 vide la nascita di Forza Italia e un pò di rimescolamenti sia a dx che a sx. "E' finita!!" gridava il popolo. Sembrava un uscita dalla schiavitù, un ritorno alla libertà. Questo lo dissero anche nel dicembre del 1959 a Cuba... Oggi siamo alla fine del 2008 e sono passati 15 anni da quel lontano '93. Abbiamo assistito a tutto, abbiamo visto di tutto, politici che con disinvoltura sono passati di qua, di la, peccatrici redente, brigatisti osannati, la scomparsa dei camerati e dei compagni, odiare l'Amerika e guardare l'America... Oggi siamo talmente disinvolti che anche il sindaco di una delle più importanti città italiane, si incatena, il tanto odiato torso nudo di Mussolini rispolverato alla guida di un trattore, imbonitori delle folle con un 730 da 4 milioni d'euro... Ah! Il progresso, ah! la seconda repubblica!
Su facebook di recente è passato un gruppo dedicato a Berlinguer, ricordandolo in maniera molto nostalgica. Ebbene io mi sono iscritto a quel gruppo e non ho ricordato solo lui, ma anche tutti gli altri politici della prima repubblica, Spadolini, Fanfani, Cossiga, Andreotti, Longo, Martelli... Quelli che Forattini li massacrava in maniera gentile, e che a sua volta si facevano massacrare perchè era il costume dell'epoca. Riprendete una vecchia registrazione di un geniale (all'epoca) Benigni. Era il 1982 e Tuttobenigni era fantastico! Eppure le città ridevano, la gente era diversa, lo spirito pure... C'era un ideologia latente, chi era cattolico, chi laico, chi ateo, c'era qualcosa... Oggi non c'è più niente di tutto questo. Tutti fanno di tutto, per tutto, contro tutto... Mio nonno diceva sempre che si stava meglio quando si stava peggio... E siccome al peggio non c'è mai fine, quanta ragione avevi nonno!!!!!!

mercoledì 3 dicembre 2008

Ci siamo o ci facciamo?

Volevo scrivere un post intitolato "Popolo di deficenti reprise", ma siccome la parola "popolo" è un pò troppo grande, poteva andare bene anche "parte del popolo". Comunque imo innanzi. Che le tasse siano una cosa fastidiosa è appurato, che siano "bellissime" beh lascio giudicare a voi, che l'unica Iva che andrebbe tenuta è la Zanicchi non ci piove (a molti di voi non starà neanche simpatica per motivi polici), ma (virgola) che si prenda a pretesto l'aumento dell'IVA per gli abbonamenti SKY, come grave offesa, vilipendio alla bandiera, abuso dei diritti dei lavoratori, mi sembra veramente eccessivo. Cavolo! Facciamo una battaglia per l'abolizione dell'IVA totale, arrabbiamoci per il bollo auto, il canone RAI, l'ILOR, l'IRPEF, L'ERPES, combattiamo per una battaglia giusta, leviamo l'IVA dai generi alimentari, la pasta, il latte, arrabbiamoci per il taglio ai contributi sul risparmio energetico... No, parte, una piccola parte del popolo si arrabbia perchè a SKY viene aumentata l'aliquota IVA dal 10% al 20% come tutte le altre cose di questo paese del c..biiiip!! E' forse un apparecchio medico? Un bene di prima necessità? Un salvavita? 4 milioni di italiani l'hanno in casa, gli altri 46 che fanno? Sono tutti zombie? Ed ecco i soliti che ci vengono a dire che a SKY lavora un sacco di gente e che in questa maniera perderanno il posto di lavoro bla, bla, bla... Intanto sulle "epurazioni" di LA7 nessuno si è mosso, eppure mi sembra che anche li abbiano dato una sforbiciata netta. A Mediaset fanno il loro percorso, e che ci piaccia o no, il TG5 è il tg più visto. Ora perchè il male assoluto, l'uomo di Arcore, lo psiconano (intanto Grillo se ne andato), e il suo governo hanno aumentato la tassa ad un bene effimero, chi non ha neanche più gli occhi per piangere ha cavalcato la tigre, dimenticandosi che SKY non è una scuola pericolante, un ospedale malgestito, una città da salvare. A parte Discovery Channel e qualche altro canale, SKY dovrebbe essere pagata dai contributi forniti dalle miliardarie squadre di calcio che vengono trasmesse, dai supergiocatori inquadrati, non dalla gente che ne usufrisce. Perchè avevano l'IVA al 10% eh? Al 30% la metteri e il 10 al grano, alla pasta, al latte!!! Obama ieri diceva che di fronte alle cose serie non siamo ne democratici ne repubblicani: siamo americani... Quanto siamo indietro, popolo di deficenti!!!!