sabato 24 luglio 2010

Max and the City (puntata n°...boh)


Per la rubrica Dillo a Max, siamo di nuovo a parlare di rapporti personali interni, esterni ed oltre. Si perchè l'evoluzione sociale della specie, quella descritta magistralmente da Billy Wilder in "Quando la moglie è in vacanza", sopratutto con l'avvento dell'estate, porta sempre l'uomo e la donna, ad inevitabili incontri serali pre o post cena, nel vano tentativo di fare nuove conoscenze fino alla più remota ipotesi di "farci qualcosa". L'atavica reticenza a socializzare della donna fiorentina in città non coincide con l'immagine tanto descritta da amici di fuori città per non parlare dell'estero, come un animale da sesso puro, dove per un strano ma plausibile motivo, si trasforma da schiva a bongustaia della fauna maschile locale. Questo ha portato al fenomeno delle donne dell'est o cubane, le quali, spinte più da una fame economica che sessuale, si sono sorbite tutti i ragionieri e commercialisti ed anche qualche avvocato, rifiutati in maniera brutale dalla donna locale, troppo presa alla conservazione della propria immagine di donna ferma con i propri principi. E così mi tornano in mente le parole della canzone "tutti quanti col bicchiere in mano" la sera, nei locali all'aperto, dove alle tempeste tropicali si contrappongono le tempeste ormonali di tutti, seduti o in piedi, alla ricerca di una remota chance per portare a casa il risultato. L'altro giorno chiesi ad un amico, la cui moglie è al mare con i figli, com'era andata la notte brava in un noto locale fiorentino molto in voga ultimamente. La risposta è stata deprimente ma molto descrittiva su quanto detto fin'ora: "mah... ti dirò... fauna ce n'era, ma non c'è stato verso neanche di scambiare una battuta... Così ho annusato due ascelle, toccato una schiena, dato una strusciatina e sono venuto via...". Mah...
Incuriosito ho spostato le mie indagini sull'altro fronte, e sono direttamente andato nella tana del lupo, sono entrato sotto la sottana della donna fiorentina ed ho scoperto che... sotto il vestito gente!!! Si perchè fondamentalmente non siamo troppo diversi, diciamo che il maschio tira più alla conclusione, non è che si perda più di tanto nello studiare un approccio che non vada oltre il "t'ho già visto da queste parti..." La donna con la minigonna e il tacco fetish ha bisogno di qualcosa di più che gli smuova la serratura. La donna con le amiche sullo sgabello di un pianobar in estate, non ha bisogno dell'approccio adolescenziale o scontato. Consiglierei al maschio col muschio da astinenza un qualcosa che vada più direttamente al sodo, a minare quel tabu che aleggia intorno alla preda... Se la donna si è agghingata un messaggio lo vorrà dare (e non solo quello) o è solo chiacchere e distintivo? E allora esaltiamo un pò di quelle forme che per una sera hanno visto la luce e che non aspettano altro che un vivido complimento! Non avviciniamoci con la scritta in fronte www.vorreitrombare.org... Non è carino... Lo so che cinci ritto non vuole consigli, ma per una volta, facciamo emergere un pò di orgoglio maschio, teniamoci il merlo nelle mutande e facciamoci desiderare un pò... Cavolo! Voi pensate che la donna non abbia le nostre stesse pulsioni? Sbagliate! E' che solo gli piacerebbe cacciare un pò, non averlo scodellato li sul momento. E' anche vero che il tempo è tiranno, e che le ferie non durano in eterno, però tutto deve avere una giusta collocazione, evitando di girare come rabdomanti col bastone che vibra quando si trova l'acqua. Se provaste ad osservare, almeno per una volta, il rituale di accoppiamento (nel senso di conoscenza) di un uomo e una donna, vi accorgereste degli enormi sbagli effettuati da ambo le parti, la pochezza della conversazione, per non parlare degli atteggiamenti. Di solito il maschio sorvola le prede che stanno in gruppo e cerca un approccio con frasi da vocabolario adolescenziale. La preda allora guarda le sue amiche col classico sguardo: "eccone un altro..." e cala il gelo. A quel punto il maschio, lasciato a casa l'orgoglio, favorito dallo stordimento provocato da 3 Mohiti, seguita in monologhi che sortiscono l'effetto di una zanzara ronzante agli orecchi delle povere astanti, le quali, magari, si sarebbero fatte anche più curiose con argomenti più interessanti. E così mentre i giorni si ripetono la nostra reputazione va a farsi fottere minando anche quella di chi, come lo scrivente, tenta delle timide uscite serali giusto per fare nuove conoscenze e per essere cronista "distaccheto" delle notti estive. Uomini di tutta italia e della città di Fiorenza, vogliamo riprenderci lo scettro della sovranità assoluta o essere ancora schiavi del "tira più in pelo di..."?

venerdì 23 luglio 2010

Nel 2004 c'era già chi vedeva lontano

di Oriana Fallaci
«Signor Vicepresidente del Consiglio, Lei mi ricorda Palmiro Togliatti. Il comunista più odioso che abbia mai conosciuto, l’uomo che alla Costituente fece votare l’articolo 7 ossia quello che ribadiva il Concordato con la Chiesa Cattolica. E che pur di consegnare l’Italia all’Unione Sovietica era pronto a farci tenere i Savoia, insomma la monarchia. Non a caso quelli della Sinistra La trattano con tanto rispetto anzi con tanta deferenza, su di Lei non rovesciano mai il velenoso livore che rovesciano sul Cavaliere, contro di Lei non pronunciano mai una parola sgarbata, a Lei non rivolgono mai la benché minima accusa. Come Togliatti è capace di tutto. Come Togliatti è un gelido calcolatore e non fa mai nulla, non dice mai nulla, che non abbia ben soppesato ponderato vagliato per Sua convenienza. (E meno male se, nonostante tanto riflettere, non ne imbrocca mai una). Come Togliatti sembra un uomo tutto d’un pezzo, un tipo coerente, ligio alle sue idee, e invece è un furbone. Un maestro nel tenere il piede in due staffe. Dirige un partito che si definisce di Destra e gioca a tennis con la Sinistra. Fa il vice di Berlusconi e non sogna altro che detronizzarlo, mandarlo in pensione. Va a Gerusalemme, con la kippah in testa, piange lacrime di coccodrillo allo Yad Vashem, e poi fornica nel modo più sgomentevole coi figli di Allah. Vuole dargli il voto, dichiara che “lo meritano perché pagano le tasse e vogliono integrarsi anzi si stanno integrando”.

Quando ci sbalordì con quel colpo di scena ne cercai le ragioni. E la prima cosa che mi dissi fu: buon sangue non mente. Pensai cioè a Mussolini che nel 1937 (l’anno in cui Hitler incominciò a farsela col Gran Muftì zio di Arafat) si scopre «protettore dell’Islam» e va in Libia dove, dinanzi a una moltitudine di burnus, il kadì d’Apollonia lo riceve tuonando: “O Duce! La tua fama ha raggiunto tutto e tutti! Le tue virtù vengono cantate da vicini e lontani!”. Poi gli consegna la famosa spada dell’Islam. Una spada d’oro massiccio, con l’elsa tempestata di pietre preziose. Lui la sguaina, la punta verso il sole, e con voce reboante declama: “L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta, vuole dimostrare al mondo la sua simpatia per l’Islam e per i musulmani!”. Quindi salta su un bianco destriero e seguito da ben duemilaseicento cavalieri arabi si lancia al galoppo nel deserto del futuro Gheddafi. Ma erravo. Quel colpo di scena non era una reminiscenza sentimentale, un caso di mussolinismo. Era un caso di togliattismo cioè di cinismo, di opportunismo, di gelido calcolo per procurarsi l’elettorato di cui ha bisogno per competere con la Sinistra e guidare in prima persona l’equivoco oggi chiamato Destra.

Signor Vicepresidente del Consiglio, nonostante la Sua aria quieta ed equilibrata Lei è un uomo molto pericoloso. Perché ancor più degli ex democristiani (che poi sono i soliti democristiani con un nome diverso) può usare a malo scopo il risentimento che gli italiani come me esprimono nei riguardi dell’equivoco oggi chiamato Sinistra. E perché, come quelli della Sinistra, mente sapendo di mentire. Pagano-le-tasse, i Suoi protetti islamici?!? Quanti di loro pagano le tasse?!? Clandestini a parte, spacciatori di droga a parte, prostitute e lenoni a parte, appena un terzo un po’ di tasse! Non le capiscono nemmeno, le tasse. Se gli spiega che servono ad esempio per costruire le strade e gli ospedali e le scuole che anch’essi usano o per fornirgli i sussidi che ricevono dal momento in cui entrano nel nostro paese, ti rispondono che no: si tratta di roba per truffare loro, derubare loro. Quanto al Suo vogliono-integrarsi, si-stanno-integrando, chi crede di prendere in giro?!?

Uno dei difetti che caratterizzano voi politici è la presunzione di poter prendere in giro la gente, trattarla come se fosse cieca o imbecille, darle a bere fandonie, negare o ignorare le realtà più evidenti. Più visibili, più tangibili, più evidenti. Ma stavolta no, signor mio. Stavolta Lei non può negare ciò che vedono anche i bambini. Non può ignorare ciò che ogni giorno, ogni momento, avviene in ogni città e in ogni villaggio d’Europa. In Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Danimarca, ovunque si siano stabiliti. Rilegga quel che ho scritto su Marsiglia, su Granada, su Londra, su Colonia. Guardi il modo in cui si comportano a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma.

Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”. Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”.

In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia. Signor Fini, ma perché come capolista dell’Ulivo non si presenta Lei?».
New York, gennaio 2004


lunedì 19 luglio 2010

Caro Valentino ti scrivo...


...tanto so che non leggerai mai questo post, ma se lo facessi... Ho appena letto le tue dichiarazioni sul "La Stampa" (e forse su altri giornali), e rimango abbasito dopo che nel mio articolo precedente, neanche 12 ore fa, avevo elogiato le tue gesta sia come sportivo che come uomo. La tua dichiarazione che riporto in parte è questa:

"Alla fine volevo piangiucchiare come ha fatto lui (Stoner) due anni fa a Laguna Seca, ma ho preferito dirgli bravo. Non è vero che odio i miei avversari. Più che altro amo sfidarli, mi piace la bagarre in gara. Forse è quello che li irrita"

Stoner, caro Valentino, non ha piangiucchiato due anni fa, dopo che ti aveva bastonato l'anno prima. Stoner è stato molto più signore di te perchè la tua manovra da "eroe" al cavatappi andava sanzionata come un taglio di chicane dato che quando sei rientrato hai urtato Stoner senza lasciargli la posizione. Stoner è stato talmente signore che non ti ha accusato di aver frenato un millesimo prima del solito, quando lui è caduto prima di entrare sul rettilineo. Ricordi vero? Le malizie e le astuzie noi del "giro" le conosciamo e non ti abbiamo accusato per questo anzi... Come il sorpasso su Gibernau a Jerez, maschio ma regolare. Ma per favore evita termini del tipo "piangiucchiare" perchè al primo anno di MotoGp io ero driver BMW in pista e mi ricordo che levavi gas sul rettilineo del Mugello tanti erano i cavalli in più delle vostre Honda rispetto agli avversari. Certo tu sei forte, il più forte di questi ultimi anni, e negarlo sarebbe stupido, come sarebbe stupido gioire del tuo infortunio se non si è tuoi tifosi. Però durante il tuo regno Hayden e Stoner ti hanno messo dietro e forse quest'anno un altro pilota lo farà. Se gli altri piangiucchiano allora tu non nasconderti dietro una falsa convalescenza ipotizzando il tuo ritorno al 100% a Misano, perchè non si gira in 1.22.00 al Saschsering da "malati". Allora anche Stoner non si è svegliato quando sei arrivato te, ma ti ha semplicemente fatto capire che era inutile che ti affannassi per il terzo posto. Io ho semplicemente visto un bel duello tra due piloti veri... ma se la metti sul piano dell'ironia non piangiucchiare se quest'anno non vinci il mondiale...
Ma non è bello scrivere così, non è bello neanche leggerli commenti di questa fattura, quindi un consiglio da chi ti apprezza: puoi schernirli gli avversari, puoi anche fare della guerra psicologica, ma ricorda di portargli sempre rispetto, come loro lo portano a te. Lorenzo al Mugello non è stato ipocrita perchè ha riconosciuto il tuo valore nel motociclismo, ed ha ricordato al pubblico festante italiano, l'importanza di un campione come te. Se tu lo consideri un gesto ipocrita allora devo riconsiderare il tuo lato di campione di classe e gioire nel vederti nella polvere... Ma questo non lo farò mai perchè signori si nasce, non si diventa...

domenica 18 luglio 2010

Campioni, giornalisti, giornalai ruffiani e affini

Come volevasi dimostrare la valanga mediatica si è abbattuta sul moto mondiale al seguito dell'eroico ritorno di Rossi. Claudio Costa fu sibillino i giorni dopo l'incidente indicando in “forse” tre settimane per il rientro del pilota di Tavullia. E così è stato perché mai come oggi la Moto Gp ha bisogno di lui per uscire da un impasse che conta solo 17 piloti alla partenza dei quali solo 6 (per essere generoso) in grado di dare un minimo di spettacolo. La cosa più insopportabile di un gesto atletico di alta caratura sono i giornalisti e i cronisti, Meda in primis, che al cospetto del campione sembrano ipnotizzati e si prostrano come se avesse il potere di un santone. Ecco questo disturba un po' tutti noi appassionati di moto, abituati a recuperi record, Locatelli tanto per citarne uno recente, o tanti altri che sono rientrati senza tanto clamore. Ma lui è Valentino, talento indiscusso di questi ultimi 15 anni di corse, che non ha bisogno di essere santificato e coccolato come se fosse il fidanzato di tutti, sconfinando quasi verso un amore omosessuale. A me Rossi è piaciuto perché è andato forte, perché è tornato a fare quello per cui è nato, perché Stoner lo ha battuto sul campo, perché non si è nascosto dietro l'infortunio. E così dovrebbero fare i giornalisti, i commentatori, dovrebbero riportare la cronaca di una giornata di corse perché anche altri ragazzi hanno corso e hanno vinto. Gli eroi sono altri, loro sono solo guerrieri che combattono facendo uno sport per il quale sono disposti a sacrificare la vita figuriamoci una rottura di un osso. Bayliss si fece tagliare la falange del dito mignolo per poter rientrare a correre. Questo è il mondo dei piloti non solo di Valentino e i giornalisti lo sanno bene, ma si sa, i profani che seguono le corse sono in maggioranza rispetto a chi come me non vede solo un pilota in pista, non vede solo una classe, la MotoGp, ma le vede tutte tifando anche per altri piloti, non necessariamente italiani. Oggi il popolo ha bisogno di un suo idolo perché gli idoli fanno marketing e Valentino questo lo sa bene e si è cucito il suo posto nella storia. Ci fosse la possibilità di escludere il commento lo farei volentieri perché l'unica cosa udibile è il ruggito delle moto e ogni tanto qualche gaffe di Reggiani che almeno ci fa un po' ridere, ma subito anche lui ritorna nella più bieca normalità. Ora che la MotoGp ha ritrovato il suo re siamo tutti più contenti, e non è detto che faccia anche un apparizione in Superbike, così come nei rally e nelle esibizioni, perché oramai lo sport italiano porta solo il numero 46 e il 3 di Biaggi... Ma si sa, le gesta del romano valgono commercialmente meno per essere anche almeno una volta menzionate da giornalai ruffiani e compiacenti...

domenica 27 giugno 2010

Meno male che Max c'è!

Come volevasi dimostrare il tricolore sventola grazie ai nostri centauri italiani, in particolar modo con Iannone sabato e il veterano Biaggi domenica. Ancora una volta, senza nulla togliere al bravo e giovane pilota abruzzese, Max Biaggi ha messo il sigillo a due gare condotte da corsaro, quello stesso pilota che negli anni 90 ha vinto 4 titoli mondiali, e che oggi, a 39 anni, si permette di mettere dietro una compagine ben più giovane di lui, Checa e Corser a parte. Non mi voglio soffermare sulla supremazia dimostrata dal pilota romano, ma vorrei porre l'accento sulle tante voci che si sentono in giro in questi giorni, se Rossi va alla Ducati, un pilota italiano su una moto italiana, perchè questo ce l'abbiamo già. Biaggi è romano, l'Aprilia è veneta, il main sponsor è Alitalia quindi che volere di più? Esaltiamo quello che abbiamo già, evitando voli pindarici su quello che potrà essere. Max Biaggi non costa quanto Rossi, ne corre un campionato minore, anzi... La Superbike è altamente più massacrante di una scarna MotoGp, dove non si arriva ai 16 partenti, eppure tutti si aspetta un vagito di un pilota che ha fatto tanto per il motociclismo e che da il motociclismo ha preso tanto. Adesso bisogna elogiare chi da due anni vince con prodotti nostrali, con gente nostrale, ed è in lizza per portare a casa un bellissimo campionato del mondo e comunque vada, una grande prestazione degna di esaltarsi, tutti in piedi sul divano parafrasando un commentatore televisivo. Anche le recenti vicissitudini di Alitalia dovrebbero farci sentire un po' più orgogliosi nel vedere quel marchio svettare di nuovo in alto. Questo Max lo sa bene e puntualmente ringrazia sempre il presidente Colaninno. La Ducati signori miei è al 51% americana quindi non proprio un brand puramente italiano, come non lo sarà lo sponsor Marlboro che dovrà sborsare diversi milioni d'euro per portare sulla rossa il Dott.Rossi. Oggi Biaggi, Aprilia e Alitalia rappresentano veramente un tricolore non solo nei colori ma anche nell'orgoglio di stare sempre sul podio e, ultimamente sul gradino più alto.

Giù il cappello quindi davanti a loro, mano sul cuore e grazie ragazzi per tutto questo, grazie per l'anima che ci date, per l'entusiasmo e per la grinta. Gli altri se arriveranno, lo faranno dopo di voi!

sabato 26 giugno 2010

L'Italia s'è desta


Bossi nelle sue esternazioni esagera sempre. Eppure come non leggere nelle sue folli elucubrazioni un fondo di verità. La Padania tanto sognata e tanto agognata dal senatur può andare bene per un concorso di bellezza, ma non per creare una nazionale di calcio. La nazionale rappresenta una nazione e come gli Stati Uniti ci insegnano, anche se frammentati in 56 stati, la squadra di calcio che li rappresenta è solo una, come una è la bandiera dei loro atleti. Il Bossi però ha ragione quando non si sente rappresentato dai nostri “atleti”. La figuraccia rimediata ai mondiali è solo la punta dell'iceberg del brutto momento che il nostro sport sta passando e tutti, a tutti i livelli, ne sono colpevoli. Prendiamo l'Inter, il cui vero nome è Internazionale: mai aggettivo fu più azzeccato per indicare una squadra dove militano atleti di tutto il mondo e solo due o tre italiani. Ma anche altri club si avvalgono di questa sorta di internazionalità, molto meno marcata, però sempre alla caccia del nome straniero. Il “clientelismo” e gli interessi stanno minando le basi del nostro sport in tutte le discipline e moltissimi ragazzi vengono tenuti in disparte a favore di altri più “ammanicati” o convenienti. Guardiamo le corse in moto, terreno a me caro e conosciuto. Nella 125 il migliore italiano è relegato alla 14\15 posizione, quando in un passato non molto lontano eravamo i protagonisti assoluti. Oggi se un giovane si vuole avvicinare alle due ruote deve portare con se prima una buona dote di danaro, poi la capacità di saper guidare. Volete degli esempi? Rolfo, Canepa, De Angelis (per fortuna sanmarinese) buoni piloti ma molto più scarsi di tanti altri che militano in campionati minori. Oggi per fare un trofeo Yamaha R1 occorrono minimo 40.000 euro e non è detto di arrivare nelle prime posizioni, perchè i piloti “ufficiali” dispongono di materiale migliore, che a parità di moto “di serie”, fa tanta differenza (vedi la squalifica di Zerbo nella Hornet Cup) impedendo ai giovani di emergere. Negli sci se non sei del nord non arrivi sui campi gara, eppure un certo Tomba Alberto di Bologna ha dimostrato il contrario. Nel tennis i ricordi sono fermi a Panatta, Schiavone a parte... Nel nuoto Rosolino ha preferito l'Australia per allenarsi, anche se poi ha nuotato per il tricolore. Oggi lo sport è una sorta di vetrina per potersi poi sganzare con le veline, letterine, zoccoline, per poi essere con la lingua di fuori dopo 15 minuti di partita. I ragazzini sognano questo, sognano il tutto e subito lasciando gli sport di sacrificio, ciclismo in primis, ad altri, perchè comunque non utili per essere sempre in primo piano e sulle pagine dei giornali. E paraddossalmente nello sport che è sulla bocca di tutti, il calcio, non siamo in grado di creare un vivaio in grado di rinfoltire le fila di una nazionale che dovrebbe rappresentare tutta l'Italia e che forse la rappresenta proprio per quello che è... Un paese di guelfi e ghibellini dove tutto vale il contrario di tutto, dove io sono meglio di te a prescindere da quello che faccio, dove pur di non dare soddisfazione all'avversario preferisco affondare la barca. “Siam pronti alla morte” recitano le brutte parole di un inno stantio e privo di senso, ma la morte di che? Non certo del conto in banca, perchè quello è sempre superforaggiato dai club compiacenti. E allora largo ai giovani che hanno fame e sete di vittoria, purchè non si scontrino con i figli degli allenatori in discoteca (Lippi junior docet)... Il mea culpa di Lippi e sopratutto le parole di Abete me le metto sul gozzo, come le parole patetiche di Buffon... Tutti sono colpevoli e parafrasando le parole di Gattuso i “vecchi” lo sono ancora di più...
Povera italia sportiva (e non solo) in continuo declino sopratutto identitario poco desto, senza l'elmo di Scipio se non il casco di Biaggi o Rossi, e la vittoria sempre più lontana e l'unica chioma rimasta è quella di Simoncelli per fortuna non schiavo di Roma...

lunedì 7 giugno 2010

Il re è morto, viva il re!


Chi va in moto sa di dover mettere in conto la caduta, anche per gli utenti giornalieri, nessuno è immune da questa rottura dell'equilibrio che magicamente ci tiene in piedi. Per i piloti la caduta è come un bicchiere rotto per il barrista, una scheggia nel dito del falegname, una cosa quasi naturale. Vi dirò, per esperienza diretta, che cadere in pista ha anche il suo fascino, perchè tante sono le protezioni che hai addosso, che diventa quasi una scivolata da luna park. Anzi di solito siamo più preoccupati per i danni alla moto che a noi stessi, tanto caro ci è costato il nostro oggetto dei desideri. Nel mondo professionistico invece la caduta rappresenta quella linea sottile tra il ritornare ai box e ripartire, oppure farsi male ed avere l'incognita di saltare la gara.
Nella sua lunga carriera Valentino Rossi è caduto numerose volte, ma mai senza conseguenze disastrose come quella che sabato, alla vigilia del gran premio di casa, che lo ha visto volare in aria a 160 km/h e sfortunatamente ricadere sulla tibia e perone fratturandoseli. L'immagine del campione ferito, come quelle di qualsiasi altro pilota fa, fa capire che il motociclismo è anche questo e Valentino non è un eccezione. Lo è nel peso mediatico dato alla vicenda, perchè in questi ultimi 15 anni di storia motociclistica, Rossi ha impersonato e rappresentato il motociclismo nel mondo, riportandolo a nuovi livelli di interesse e di questo bisogna essergli grati. Indipendentemente dall'essere tifosi o meno, la sua mancanza si è già fatta sentire, in una categoria che conta solo 16 piloti e che stupidi regolamenti la stanno portando al collasso totale. Valentino per gli avversari rappresenta la lepre o comunque un punto di riferimento, ed anche se il sottoscritto lo avrebbe visto volentieri giù dal gradino più alto del podio, una vittoria contro di lui ha un sapore diverso, perchè sicuramente sudata e battagliata fino alla fine. La mancanza di Valentino dalle corse è un duro colpo alla MotoGp e lo sanno bene gli organizzatori che adesso dovranno inventarsi qualcosa di nuovo, ma lo sanno anche tutte le case motociclistiche, e lo sa perfino il suo rivale diretto, quel Jorge Lorenzo, che ha ammesso che una vittoria senza Valentino non è più una bella vittoria. Le facce dei piloti all'arrivo erano molto più eloquenti che le parole, tranne che quella del buon Dovi mai abituato al box dei primi tre. Pedrosa al Mugello ha vinto in solitario ma non contro Valentino. Lorenzo si è accontentato perchè comunque doveva inseguire un rivale che va a corrente alternata. L'unico che poteva fare qualcosa era Stoner che in parte lo ha fatto ma non per lottare per la prima posizione. Per gli altri si è trattato di un copione già scritto, con il fantasma di Troy Bayliss che girava in 1.51,9 con una moto "derivata" dalle serie.
Il fastidio da qui in avanti saranno i bollettini medici e i presunti miracoli che il Dottore riuscirà a fare anche in veste di paziente e non di pilota. Si perchè mentre dai comunicati ufficiali si parla di 5 mesi di stop, relativi anche ad un normale decorso della gamba di una persona normale, per i piloti il discorso è un pò diverso. Chi vive in quella condizione e in quel mondo sa che non ci sono miracoli come vorranno farci credere, ma solo trattamenti speciali e una diversa forza di volontà. Dalle dichiarazioni non dette posso scommettere che Rossi tornerà a BRNO se non a Laguna Seca, ma non mi stupirò per questo ne griderò al miracolo.
Mi piacerebbe anche suggerire a tutti i giornalisti di non ricamare troppo sul percorso di guarigione, perchè tantissime altre persone nel mondo soffrono, e sicuramente in maniera anche peggiore. Mi piacerebbe dire a Guido Meda che la telefonata di Biaggi al suo cellulare andava trasmessa e non cassata per motivi di tempi televisivi. Le parole del campione romano avrebbero fatto bene allo sport, perchè com'è vero che sono state riportate le scaramucce di qualche anno fa, era giusto far sentire la solidarietà di un altro campione verso un avversario in pista, ma collega e amico nel dolore. Questo si chiama e si chiamerebbe giornalismo. Ma si sa il condizionale è sempre più d'obbligo al giorno d'oggi, come d'obbligo sarà riavere un campione o diversi campioni in una categoria che sta implodendo su se stessa.

giovedì 3 giugno 2010

Quando la fortuna è Checa


Un romano in America sarebbe stato un titolo più adatto, ma per le due vittorie di Max Biaggi sul circuito americano di Salt Lake City, un tantino va riconosciuto il merito della sfortuna di un altro grande protagonista Carlos Checa. Infatti lo spagnolo in entrambe le manches è stato tradito dalla sua Ducati del Team Althea per guasti elettrici, triste epilogo di un fine settimana sempre in testa. Questo ha permesso al corsaro di trovarsi li, in seconda posizione e di approfittarne rendendo l'onore delle armi allo sfortunato pilota iberico. Come dice giustamente Max se non ero secondo primo non arrivavo, e questo la dice lunga sull'ottimo stato di forma sia del pilota che dell'Aprilia, sempre più competitiva anche se guidata dalla sua seconda guida Camier. Una caduta nella seconda manches ha compromesso la posizione in vetta alla classifica di Haslam, sempre più maturo, sempre più veloce, capace di uccellare in una sola staccata due piloti nella prima manche arrivando secondo, per poi cadere con un highside nella seconda nel tentativo di recuperare una cattiva partenza. Non ha colpe il pilota britannico, se non quella di non aver saputo aspettare, Ma si sa, la foga dei campioni è anche questa, e a noi piacciono i piloti che non si risparmiano. Un pò di risparmio invece lo dovrebbe fare Johnny Rea caduto nella prima manches e un pò perso nella seconda. Un Haga terzo ha un pò risollevato le sorti della Ducati che ha definitivamente perduto Fabrizio e spera nel ritorno del carrozziere Bayliss per tentare di rimettere le ruote sul gradino più alto del podio. Mi farebbe molto piacere ritrovare l'immenso Troy sulla rossa (e bianca) ma in Ducati hanno un ottimo pilota nel team satellite, Checa, e non vedo per quale ragione non lo debbano supportare in toto affidandogli del materiale ufficiale... Mah!!! Certo quest'anno in Ducati hanno proprio manie suicide, basti vedere la fine che hanno fatto fare al povero Stoner, che al Mugello cercherà di staccare l'ultimo biglietto utile prima di perdere il treno definitivo.
Una dolente nota arriva dal cosiddetto vivaio motociclistico italiano. Domenica si è corsa anche la seconda prova del trofeo Honda Hornet a Misano, che vede il Lorenzo Segoni leader, avendo vinto il primo round a Franciacorta. Segoni si è imposto magistralmente anche nel secondo round ai danni del pilota e portacolori della casa nipponica Zerbo, il quale dopo una bella battaglia fino all'ultimo giro, Segoni l'ha infilato al Carro e poco ha potuto fare se non seguirlo fino al traguardo. Fin qui tutto regolare, se non che al rientro Zerbo firma subito un reclamo ai commissari per una presunta velocità di punta della Honda di Segoni troppo "elevata". Regolamento vuole che in fase di reclamo venga esaminata la moto fin'anche allo smontaggio della stessa per una verifica completa delle parti meccaniche. Nel mentre vengono fuori i dati della telemetria dove la Honda "ufficiale" di Zerbo ha fatto segnare i 219 km/h ai danni della moto di Segoni che veniva rilevata soltanto a 206 km/h. A quel punto gli stessi commissari, pressati anche dai meccanici del vincitore, hanno chiesto la verifica della moto di Zerbo che, guardacaso, risultava essere "maneggiata" nella testa, sedi valvole, colore marrone del carburante usato (benzina speciale) a differenza della moto del Segoni perfettamente in linea con le direttive del trofeo. Ad assistere il tutto Carlo Florenzano, responsabile Racing Honda Italia, il quale di solito, intervistato dopo i Gran Premi, è il primo fautore nel dire che in Italia mancano un pò gli incentivi per i giovani a formare un vivaio per contrastare l'arrembante armata spagnola. Esito della vicenda, chiara sotto gli occhi di tutti quindi anche dei commissari FMI, che altro non hanno fatto che accertare le irregolarità, è stato che Florenzano ha deciso di spedire il materiale alla Honda Italia per la verifica, quando in realtà tecnici e meccanici Honda erano, e sono presenti nel paddok a supporto proprio del trofeo. Fino ad oggi non sappiamo se a Zerbo verrà inflitta una squalifica o meno, certo è che se la cosa capitava ad un altro team, le cose sarebbero andate diversamente e i provvedimenti presi nell'immediatezza del fatto. Lorenzo Segoni non ha niente da chiedere è stato uno dei giovani promettenti 10 anni fa, ed oggi si diletta nelle gare e trofei, impersonando la lepre per chi si vuole affacciare alle corse. Ma sono proprio atteggiamenti poco chiari come quelli citati sopra che non hanno dato possibilità ai piloti più giovani di emergere, ai piloti più meritevoli, a quelli veramente più veloci. Oggi conta solo la dote in denaro che ti porti dietro, e i risultati si vedono, Canepa docet. I veri campioni non vincono perchè hanno i soldi, ma vincono perchè sono i più forti, e se in Italia non sappiamo valorizzare questo, allora bisognerà sperare nella longevità di Biaggi o di Rossi, perchè all'orizzonte non si vede più nessuno, o se si vede qualcuno non batte certo bandiera italiana...

lunedì 24 maggio 2010

Prima fila


E mentre il calcio la fa da padrone fuori e dentro il campo con le peggio notizie di sempre in merito a comportamenti assurdi e scorretti, noi fans dello sport vero, quello con la S maiuscola, ci "dobbiamo" accontentare di sobbalzare di tanto in tanto quando si accende la luce verde del pronti, attenti via... La Superbike quest'anno è decisamente più promettente a livello di spettacolo, con diversi piloti pronti sempre a sgomitarsi fino all'ultimo giro, e in Sudafrica ne abbiamo visto delle belle con redivivo Biaggi e Aprilia, un sempre più maturo Haslam, un altalenante Rea più gli altri comprimari che a turno si affacciano alla vetta regalando gare e finali al cardiopalma. Triste è che la pattuglia italiana sia affidata ad un "vecchino" come Max Biaggi, che ha si riscoperto una nuova giovinezza, ma a meno di contratti strani con Lucifero & Co. anche per lui il tempo passerà. E non meglio stanno quelli ai piani alti delle corse, dove nel motomondiale parlano sempre più spagnolo e sempre meno italiano. E' vero, noi siamo bravi anche nell'assemblare le moto con pezzi speciali, Brembo e Marchesini in primis, ma dovremmo essere anche bravi nell'assemblare talenti che in realtà stanno iniziando un pò a mancare in tutte le classi non solo in MotoGp. Ieri infatti Jorge Lorenzo si è permesso di sedersi davanti al megaschermo per vedere le corse, tanta è stata l'ottima prova di carattere nei confronti di Valentino Rossi, che altro non ha fatto che controllare un sicuro secondo posto viziato dalla caduta di un sempre più dubbioso Stoner alla ricerca del feeling con la sua ruota anteriore. In Ducati hanno veramente il gusto di farsi male da soli. Hanno vinto un mondiale proprio perchè quel talentuoso pilota ha trovato nella moto di Borgo Panigale, quello che l'Honda non gli dava, ovvero la gestione dell'avantreno, perchè se avete avuto modo di osservare l'australiano da vicino, in entrata di curva fa veramente paura. Eppure, ammaliati dal volemose bene e che tutti devono guidare un Ducati, non solo hanno perso pezzi importanti in Superbike, ma ora rischiano anche di giocarsi il pilota più veloce in assoluto. Hayden è solo un mezzo sorriso positivo, e la prospettiva che arrivi il Dottore è una strategia vigliacca, perchè Stoner ha 22 anni ed è forte, ed ha dimostrato di saper vincere. Ma questo non risolve i problemi della MotoGp con 16 partiti e 13 arrivati, perchè la gara si è giocata solo su due piloti, mentre gli altri sono stati a guardare. Per Pedrosa e Dovizioso, Rossi era li a un secondo e mezzo e non era imprendibile. Invece sono stati a nicchiare, quasi svogliati, intimoriti, impauriti e forse anche un pò troppo "comodosi" con un pensiero per il terzo posto e basta. Il duo Fiat Yamaha esprime il miglior compromesso moto-pilota eccezion fatta di Stoner, ma questo è ancora da verificare. Se non altro la Moto2 sta rendendo la visione delle corse più interessante, dove l'unico, Tony Elias spagnolo, ha capito prima degli altri il funzionamento di questo ibrido, capitalizzando vittorie e ottimi piazzamenti.
Con rammarico leggo anche i commenti degli appassionati-di-motociclismo-solo-la-domenica, i quali inneggiano ai problemi della spalla di Valentino a giustificazione del secondo posto. A loro rispondo con una toscana battuta che se fa male la spalla si mangia il prosciutto. Rossi non ha bisogno di un popolo e di un tifo calcistico. Rossi è un campione e i risultati sono dalla sua parte. Nella sua lunga e fortunata carriera per adesso ha trovato solo due avversari degni di tale appellativo: un fortunato ma presente Hayden, e un cannibale di nome Stoner. Gli altri, Biaggi, Gibernau, Pedrosa, solo dei comprimari che ne hanno esaltato la figura e le gesta. Oggi c'è Lorenzo, un altro tosto, che per adesso sta facendo lo Stoner del 2007 e questo deve essere motivo di orgoglio per vedere come il "fenomeno" reagirà, rendendo meno noiose le gare.

lunedì 17 maggio 2010

Come marziani sotto il sole d'Agosto... in città...


"Ci metteremo il casco anche per andare a piedi" cantava Barbarossa qualche tempo fa... Stando alle ultime previsioni sul nuovo decreto che sancisce nuove regole al codice della strada, non siamo così poi molto lontani. In particolar modo alle prossime imposizioni sull'abbigliamento che dovrebbero imporre a tutti i motociclisti (utenti delle due ruote) durante la guida del proprio mezzo, indipendentemente da dove essi si trovino. Statisticamente è difficile trovare un motociclista in autostrada non vestito adeguatamente. Chi usa la moto lo sa ed è il primo a osservare le regole che ora ci vogliono imporre. Però la stessa moto che ti "porta" sulle Dolomiti o in Sardegna, serve anche per andare a lavorare tutti i giorni, facendo 5 o 10 km il giorno, giusto la distanza tra l'abitazione e il luogo di lavoro. E finchè è inverno poco male... Ma quando arriva l'estate? I 40 gradi? L'uscita serale con gli amici per andare "al fresco" in collina o in riva al lago? Stiamo sempre parlando di tragitti brevi, quegli stessi tragitti che fin'ora abbiamo affrontato in maniera serena, senza bisgno di vestirsi per un gran premio. Si perchè il decreto "salva" chi ha un mezzo a due ruote fino a 150, ma oltrepassata tale soglia iniziano i dolori. Si parte dalla scarpa tecnica, coccodrillo o tartaruga alla schiena, guanti, casco integrale, giubbotto di pelle o materiale resistente allo strusciamento (Cordura e simili), pantaloni... Allora mi sovvengono quelle immagini della sosta vicino alle stazioni balneari, dove uno sciame di moto e scooter sostano per aver "diportato" il loro proprietario ad una giornata di mare. Ma più che l'arrivo drammatica sarà la partenza, dove oramai "cotto" ma felice di essere stato bagnato dal sole e dall'acqua ti appresti ad indossare quel simpatico giubbotto di pelle abbinato al pantalone, anch'esso rigorosamente di pelle, dove la gamba stenta ad infilarsi perchè sia il gonfiore che la salsedine ne impediscono l'entrata. E mentre a noi motociclisti, appestati dalla sola colpa di essere più liberi di un automobilista, sulle strade, sulle autostrade, le macchine aumentano a vista d'occhio, imparentandosi ogni qualvolta l'una con l'altra nelle code degli esodi, dei ponti, o di quant'altro. E' altresi vero che l'80% dei politici conosce la moto solo per la popolarità di Valentino Rossi o Max Biaggi, perchè se mai ne fosse un usufruitore sarebbe un pò più sensibile e rispettoso verso chi invece la usa tutti i giorni per combattere il caos delle città e non solo. Facile fare il politico dentro l'auto blu, libero accesso ai centri urbani, corsie preferenziali e quant'altro...facile! Pensate che cadere a 50 km/h o fare un incidente sia diverso a seconda del mezzo che si guida? Pensate che il mio BMW GS1200R sia così più altamente pericoloso di un Piaggio Beverly 500 o di uno Yamaha TMAX? Iniziate voi ad indossare l'abbigliamento che ci volete propinare a noi, tanto più che vi farebbe bene per combattere l'adipe accumulato stando a sedere. Iniziate voi a vestirvi come marziani per poi dover andare ad una riunione in giacca e cravatta.
Dulcis in fundo il sedile per i bambini passeggeri... quello è ancor più fantastico... Fino a 12 anni è obbligatorio il sedile (del quale ancora non si conosce neanche la forma). Dunque io ho un amica che è alta 1.48 cm ed ha 35 anni. Il figlio di un mio amico che ha 10 anni è alto quasi 1.60. Stando al decreto il "bambino" dovrebbe sedere sul seggiolino, quando in realtà sarebbe più opportuno far sedere la mia amica... Queste signori miei sono contraddizioni che al politicante di turno non passano neanche per l'anticamera del cervello perchè non hanno un benchè minimo contatto con la realtà. E a noi novelli Iron Man e futuri piloti dei nostri mezzi non resterà che vestirsi come vuole il nostro governo il quale invece di rendere più sicure le strade sulle quali viaggiamo (colpa grave anche dei comuni), avrà la coscienza meno sporca se comunque un motociclista o uno scooterista cittadino, cadendo sui crateri delle nostre vie, si procurerà meno male di quando aveva soltano un misera e poco sicura t-shirt...
Ma fatemi il piacere!!!!!

lunedì 12 aprile 2010

Inizio col botto


E' finita col botto ed è iniziata nello stesso modo. Casey Stoner era caduto a Valencia nel giro di ricognizione ed è caduto ieri sera in Qatar, dove già al sesto giro stava andando a velocità fotonica. Ma si sa la tematica non è un pignone, come diceva un vecchio meccanico, e l'uomo più veloce del mondo ha dovuto fare i conti con il duro asfalto del deserto. Peccato davvero perchè poteva vincere comodamente visto anche il passo di gara degli avversari. Ma non è da Stoner accontentarsi, come invece ha fatto Valentino, il saggio, che visto cadere il suo avversario più forte ha allentato la presa sulla manopola destra, limitando i danni, inseguito da uno scatenato Dovizioso e da un redivivo Hayden gli unici in grado seguire il Dottore. Ma dato che il passo non era irresistibile per nessuno, alla fine è arrivato anche Jorge Lorenzo che, portandosi dietro l'ottimo rookie Spies, nell'arco dell'ultimo giro ha fatto fessi prima Dovizioso e poi Hayden arrivando secondo. Gara comunque di basso cardiopalma, senza troppi sussulti, se non qualche sorpasso maschio tra i primi che ha reso la visione non troppo soporifera. 17 i partenti 13 gli arrivati un pò pochini rispetto alla nuova classe, Moto 2, dove di piloti ne hanno da dare e da serbare. Bella gara, varia, con nuovi protagonisti, nuove moto, quasi spettacolare insomma, meglio della MotoGp secondo me. Sei secondi e mezzo di gap rispetto alla classe regina sono pochi e sono tanti, se si pensa che la 250 è stata vicina anche ad un secondo e mezzo. Però le gare sono belle quando sono combattute e varie e mi sembra che l'inizio prometta bene. Prova assolutamente fantastica invece nella 125 dove gli italiani hanno brillato per la loro presenza. Questo rimarca un vecchio discorso da me sempre sostenuto, che se non cambiano le politiche nazionali, avremo sempre meno piloti da crescere, ed è inutile sottolineare che il fratello di Valentino va già forte. Sicuramente ha nel DNA la scintilla, ma se non fosse il fratello del campionissimo sarebbe ad arrancare per trovare gli sponsor per correre nei campionati nazionali che costano quanto quelli europei.
Una bella tirata di orecchi anche al "partigiano" Meda al quale perdono tutto per la simpatia, ma non per un tifo verso Rossi quasi da carie ai denti. E' giusto avere simpatie ed è giusto celebrare Valentino sempre e comunque, però questa storia che se Stoner va più forte per via del mezzo tecnico, o perchè le altre hanno un supermotore e lui no, è un pò stantia. Le prime due moto arrivate ieri sono Yamaha, alla nascita della MotoGp il Sig.Rossi aveva una motocicletta che al Mugello levava gas nel mezzo del rettilineo (io ero sul muretto dei box) per andare più piano, eppure sembrava un fenomeno. Alla prima occasione di un avversario tosto, il Sig.Stoner, il Dottore ha perso il mondiale. Quindi diamo a Cesare quel che è di Cesare, esaltiamoci per Vale The Doctor, ma esaltiamo sempre la qualità degli avversari, perchè c'è anche chi ha festeggiato i 300 Gran Premi ieri (Capirossi), un italiano è arrivato terzo...
Bella come sempre invece la gara della Superbike nel catino valenciano, pista un pò stretta per i sorpassi, però sempre avvincente, con un sempre più costante Biaggi che insegue un ottimo Haslam cha anche ieri ha raccolto un preziosa vittoria e un furbo quarto posto. E' ritornato anche NitroNori, eterno secondo, che ieri ha avuto un ottimo guizzo nella seconda manches ed ha accorciato un pò la classifica. Come sempre la SBK al vero appassionato delle due ruote offre spunti di divertimento maggiore, non solo per i colori italiani, ma per la varietà dei protagonisti che, anche se poi a vincere è sempre un gruppo ristretto, ogni tanto si affaccia alla testa della corsa un nuovo arrivato che da un pò la sveglia agli altri (anche se poi si stende, Camier docet).
Comunque siamo solo all'inizio e speriamo in un miglior proseguo anche per la qualità delle telecronache che anche sul La7 non è che brillino per i contenuti...

lunedì 29 marzo 2010

L'età è solo un numero: Bravo Max!!!!


Con le parole di Marino Laghi, il preparatore atletico di Max Biaggi, si è concluso il secondo GP di Superbike a Portimao, in Portogallo. L'età è veramente solo un numero quando trovi nuovi stimoli per guidare al meglio una moto da corsa e Max ieri lo ha fatto alla sua maniera, duellando e vincendo. Non sono mai stato un tifoso di Biaggi, troppe le sue "bischerate" che gli hanno negato, forse, un più fulgida carriera. Ma sono un motociclista e, nel mio piccolo, guido anche io moto da corsa, e questo non si deve mescolare con il tifo becero e ignorante. Biaggi è un campione e un esempio da seguire quando è in sella ad una moto e questo, simpatico o no, è innegabile. Ieri a Portimao ha tirato fuori dal cilindro due manches spettacolari grazie al suo compagno di avventura, il giovane Haslam, che sta maturando, ma che ieri, di fronte al Corsaro, nulla ha potuto se non imparare a guidare. E' inutile che il suo capotecnico Guidotti dica che l'Aprilia va più forte e che Haslam guida meglio, perchè se così fosse, nel toboga portoghese avrebbe dovuto vincere. Invece Max è stato chirurgico e solo qualche sbavatura ha dato l'illusione al pilota inglese, spinto dalla sua prosperosa fidanzata, di poter vincere. Anche senza la lepre Spies, la pattuglia della SBK rimane sempre agguerrita e l'abbattimento del record di Portimao da parte del rookie Clutchclow, dimostra che la manopola del gas la girano sempre. Anche la BMW sta crescendo con la vittoria di Baldovini nella super stock e con una buona prestazione di Corser in entrambe le gare. Un pò in ombra il team Ducati ufficiale che brilla grazie al Team Altea con un redivio Carlos Checa due volte quarto con un sensibile gap tecnico rispetto alle quattro cilindri.
La settimana prossima inizia anche il motomondiale e auguriamoci, a dispetto del numero dei partenti, di poter avere almeno 4 o 5 piloti li davanti a rendere le gare motociclistiche come sempre emozionanti. Per tutto il resto che vinca il migliore perchè è un pò questo lo spirito del nostro sport, dove non ci sono moviole ne arbitri, ma solo ragazzi con un gran cuore e un gran coraggio e tanta voglia di divertirsi.

lunedì 15 marzo 2010

Casa mia

Non so se vi capita anche a voi di dare un anima, un identità anche ad un semplice oggetto come un cacciavite, un coltello, una tazzina, che vada oltre l'uso per il quale è destinato. Per non parlare dell'auto o della moto, vere e proprie compagne di avventura che trattiamo come fossero figli nutrendole, lavandole, portandole dal dottore... C'è anche un altro "oggetto" che prendiamo meno in considerazione ma col quale abbiamo a che fare tutti i giorni: la casa in cui viviamo. La casa è il contenitore di noi stessi, di quello che siamo, di quello che mangiamo, di quello che vestiamo, e non la vediamo come un compagno di avventura, però essa ci protegge, ci da riposo, ci riscalda... In questi giorni io ha lasciato casa mia, la casa che 20 anni fa decisi di comprare per stabilirvi la mia vita da grande, da adulto, lontano da quello status facile e comodo rappresentato dallo stare con i genitori. 20 anni, un quarto (se va bene) della vita di un individuo, un quarto della mia vita che è passato dai 24 anni ai 44 anni. In quella casa mi sono sposato, mi sono separato, ho vissuto da single, ho convissuto, sono ritornato single, sono nati i miei due figli... 20 anni di bollette, di foto appese che sono cambiate ogni volta, di sere a piangere sul divano, di momenti di gioia, tutto racchiuso in quattro mura che assorbono come una spugna, che conservano, mura però sempre fedeli. Eppure stanotte mi sono immaginato la mia casa triste e vuota, senza più la mia ingombrante presenza, il mio rumore, sola con i gatti che ho lasciato come guardiani e che tra un pò mi seguiranno nella nuova abitazione. Per fortuna che anche la nuova casa mi è familiare, perchè ci ho già vissuto prima di trasferirmi, e in un certo senso è un pò un ritorno alle origini e questo è uno dei motivi per il quale ho deciso di fare il passo. Però casa mia la porterò sempre nel cuore, anche perchè non avendola venduta, ne ho sempre la materiale disposizione, e spero un giorno di donarla ai miei figli, perchè saprò che li saranno al sicuro... Sai che non ti dimenticherò mai, ed anche quando non ci sarò più tu sarai sempre li, ad accogliere nuove vite, a sentire nuove storie e forse anche tu ne racconterai una, quella di un ragazzo che è cresciuto al tuo interno e che non ti dimenticherà mai...

venerdì 5 marzo 2010

La storia del dottore e del cardellino


In questi ultimi tempi è difficile soffermarsi a riflettere o pensare, tanta è la frenesia dell'arrivare a destinazione, sempre intenti ad occuparci di tutti e di tutto, tralasciando anche i particolari, come il cadere di una foglia o il canto di un uccellino. Eppure la breve storia che voglio raccontarvi è successa oggi, nella città frenetica, dove il rumore prevarica il suono del silenzio... Ed è proprio nel silenzio di una mattina che dalla canna fumaria della cucina odo un rumore, uno sbattere di ali, un grattare contro la parete, di un uccello, non meglio identificato (UFO:-) che evidentemente aveva deciso di fare lo speleologo o più semplicemente attirato dal tepore del tubo. Per fortuna, essendo al primo piano, la canna finisce e al suo ingresso avevo apposto, molto tempo prima, un aspiratore. Ma le lancette dell'orologio, come ogni mattina, stavano correndo e la fredda legge degli uomini mi imponeva inesorabilmente di recarmi al lavoro. Poco male, perchè comunque avrei risolto la questione nel primo pomeriggio. Ma ancora una volta la frenesia della città ti inghiotte e gli impegni diventano inderogabili e così il primo pomeriggio è diventato un pò più tardo. Con la speranza di non aver tardato l'intervento, armato di scala mi arrampico sopra i pensili della cucina, "busso" dentro l'aspiratore per cercare la conferma che quella piccola vita non sia volata via. Ma dall'altra parte nessun segno, nessun battito di ali, nessun rumore alcuno... Forse non ho fatto in tempo, forse il trauma della caduta, forse quei rumori erano gli ultimi movimenti...chissà... Decido allora di lasciar perdere, in fondo non l'ho spinto io nel tubo... Però un senso di colpa mi attanaglia, mi sento un pò colpevole, forse avrei potuto mandare alle ortiche il lavoro, gli impegni inderogabili...
La notte scorre come sempre nel silenzio, e più volte mi sono alzato guardando in alto, pensando che in quel tubo, forse, non ho sentito la richiesta di un amico in difficoltà... Il giorno successivo non c'era novità alcuna se non il solito trantran degli orari e degli impegni. Ma la vita, la storia e i destini hanno sempre disegni strani, ed ancora una volta il rumore della città non ha soffocato il rumore del risveglio del volatile, forse riposato nella notte e pronto a volare se qualcuno levasse quel maledetto oggetto tra lui e la libertà. Ed ancora una volta, quando meno te lo aspetti, il destino bussa alla porta, un amico, Roberto, dottore, passato casualmente per fare un saluto. In casa mia moglie ed i gatti. Spiegata la storia del povero animale, senza neanche preoccuparsi degli abiti "civili", quelli del lavoro e degli orari, si arrampica sulla scala e con caparbietà, fatica e sudore, riesce a levare quel fastidioso tappo con la speranza di dare la libertà a quella piccola bestiola. In un primo momento nessuno è apparso, poi improvvisamente un cardellino nero si affaccia dalla soglia del buco guardandosi intorno. "Libero!!" - avrà pensato - ma dove sono?". Un breve volo nella cucina... la finestra... Pam!!! Una craniata stellare contro il vetro... "Ma dopo 24 ore dentro un tubo, non sarà una stupida testata ad una finestra chiusa a fermarmi!". E così, una volta aperta, il piccolo uccellino è volato fuori, si è posato sul ramo dell'albero di fronte, ha gonfiato il petto ed ha guardato verso la finestra, dove Roberto lo stava ad osservare, certo di aver compiuto un bellissimo gesto nei confronti di quello che per il momento poteva essere un volatile, ma che per un breve, intenso, lasso di tempo era diventato un essere vivente che aveva bisogno di aiuto. E come nelle più belle storie a lieto fine, al saluto degli umani, il piccolo cardellino a chinato la testa due volte ha cinguettato felice ed è volato via, lasciando attoniti e increduli gli uomini con la loro logica e i loro ragionamenti, sottolineando, se mai ce ne fosse bisogno, che il rispetto deve essere universale, indipendentemente che siano uomini o animali, e che forse a volte sono più animali gli uomini...

lunedì 1 marzo 2010

Yamaha R1 2010 Vale Replica


Grazie agli amici di Punto Moto Firenze e Yamaha Italia, sono tornato a guidare una moto di serie a casa, al Mugello, in occasione del Mugello Motor Fest, iniziativa fortemente voluta da Promo Racing Firenze i quali, in collaborazione con l'autodromo stesso, hanno dato impulso a questa prima "puntata" di ritrovo per tutti gli appassionati del settore. Solo Kawasaki ha aderito in maniera ufficiale all'evento, le altre case tutte pressochè latitanti, tranne Yamaha, KTM e Aprilia, per volere di Valentini e Punto Moto (solo Yamaha). Tantissimi gli appassionati che hanno provato il brivido della pista con i modelli 2010, capitanati da istruttori esperti che li hanno portati in giro per i 5 km del tracciato toscano in tutta sicurezza, facendo registrare alla fine dei due giorni un solo ricoverato al pronto soccorso. Tra le diverse moto a disposizione, ho avuto anche la fortuna di avere nelle mani la "novità" dei 4 cilindri giapponesi, ovvero quella Yamaha che gira come un Ducati, che tanto ha diviso il pubblico motociclista in pro e contro. Non starò in questo articolo a addentrarmi in tutte le soluzioni e sigle varie, rapporti e quant'altro, mi limiterò soltanto a sensazioni personali sulla guida che ho provato, tanto, alla fine, il lettore appassionato vorrà sapere come va...:-)
Una premessa va fatta: poche sono state le persone che hanno subito capito la pista, tante invece quelle che, nonostante le uscite veloci del fine settimana, hanno arrancato sulle facili curve (a quella velocità) del circuito toscano e con questo vorrei dare una tiratina d'orecchi a tutti i bravoni in strada ma fermoni in pista...
Detto questo Yamaha R1 2010. Sono passati 12 anni da quando per la prima volta guidai il progetto R1 e devo dire che di strada ne è stata fatta parecchia. Sopratutto la cosa che mi è piaciuta di più è stato il motore. Bello, corposo sin da subito, il motore della Yamaha sembra fatto apposta per guidare senza troppo stress o la ricerca dei giri alti come gli altri giapponesi. Certo urla meno ed è molto più gutturale, ma al Mugello in una guida veloce ma in completa sicurezza, non c'è stato quella necessita di avere sempre il piede sul cambio, anzi... Provando a spingere le esse del Mugello venivano bene anche in terza marcia, e comunque la seconda non risultava mai stressante o "impegnativa" come un normale 4 cilindri. L'accessione della spia luminosa del cambio marcia potrebbe essere un optional perchè anche sotto tale soglia, la marcia successiva entra bene ed inizia subito a spingere. Dolce e non fastidioso anche l'innesto dell'antisaltellamento allo scalare della marcia, proveniendo da alti regimi, di solito altri cambi tendono ad imputare prima dell'inserimento dello stesso. Qui sull'R1 sembra quasi che ti assista, addolcendoti anche l'azione del freno motore che risulta progressiva. Una nota importante va fatta sul tasto MODE, posto sul tronchetto dx. Yamaha offre tre mappature per la guida della sua moto: STD (Standard) B e A. Durante il run più lungo ho un pò smanettato sul pulsantino e devo dire che le differenze si notano in maniera sostanziale, sopratutto tra la A e la B. Infatti Yamaha ha scelto la mappatura A per il massimo della performance e la B per fondi "bagnati" o una guida più dolce. Sono subito partito con la A tanto per sentire il motore, e devo dire che sale subito forte, non troppo diversamente dalla STD però più cattivo sicuramente. Considerando le gomme di serie e i chilometri che avevano, più la giornata freddina, una bella derapata di posteriore all'uscita della Bucine, mi hanno consigliato di switchare sulla B. Devo dire che nonostante i tagli più decisi, mi sono divertito molto a guidarla più dolce, utilizzandola più di coppia che a la ricerca dei giri, stancandomi forse meno, e a parità di gomme, anche più sicuro. Non so come in strada si possano notare queste differenze, ma di certo in pista sono molto godibili, evitando magari di spendere soldi per centraline o eprom aggiuntive. Passando all'assetto, qui il discorso si fa un pò di parte, sempre per la destinazione pista-amatoriale. Certamente a Iwata pesano meno del sottoscritto, che con i suoi 100kg in ordine di marcia, non ha quello che si dice il fisic du role, però dato che sul suolo italico regnano gli spaghetti... Devo dire che la moto che avevo erà stata regolata da DCorsa FG Suspensions, perchè il turno prima l'aveva presa Alex Torcolacci e lui non è un fermo come me... Consolazione è che l'utente medio è mooolto più vicino a me che a lui..:-) Comunque, partendo dall'anteriore, la forcella si è comportata bene sia di molla che di idraulica, facilitata anche dal raffreddarsi dell'olio grazie anche alla bassa temperatura. Nel trasferimento di carico mi ha dato la sensazione di robustezza, forse anche eccessiva per correre, ma ottima per divertirsi. Per il posteriore, come tutti i posteriori in circolazione, ci sono sempre i soliti problemi riscontrabili dal quinto, sesto giro in poi, dove un eccessiva perdita dell'azione idraulica rendono incoerente tutta la zona posteriore che tende a sedersi e a rendere la moto ancora più pesa... A pro è andata invece la geometria globale, poco caricata nel posteriore (cosa che non avviene per tutte le moto di serie) ma già più "puntata" in avanti necessitando forse in futuro di un allungamento dell'interasse della sospensione di 3 o 4 millimetri per renderla ancora più neutra a centro curva.
Diciamo che è una moto per gli amatori, che arrivano a lambire tempi interessanti sul giro, ma che se vogliono spingere ancora più forte c'è molto da lavorare (Superbike docet). Per quello che dobbiamo fare noi appassionati potrebbe andare molto bene, sopratutto in piste come Mugello, BRNO, non kartodromi come Magione o Adria, tanto per citarne alcuni. A me non è piaciuta l'estetica, troppo macchinosa, poco filante, ed anche la versione trofeo si discosta poco, quindi c'è un errore di progettazione nelle carenature, pese anche all'occhio quando ci sali sopra, dove nella zona fari e convogliatori air box c'è un pò troppo materiale. Sicuramente sono studi fatti in galleria del vento, ma mi sembra che di vento ne sia tirato un pò troppo... Si sa anche l'occhio vuole la sua parte e forse i colori FIAT aiuteranno a venderne di più e come sempre saranno le vendite a sancirne il successo o meno. Credo che la base per il futuro sia il motore già ottimo così... però per entrare nel cuore dell'appassionato medio ci vorrà uno step in più, a partire dal rivedere tutta la zona carene e forse rivedere anche lo scarico sottosella, anche perchè se Valentino andrà in Ducati le vendite caleranno... Spero però di rimontarci ancora e questo è già un buon inizio.