mercoledì 26 febbraio 2014

I segreti del mondo

E' difficile pensare al mondo e al nostro pianeta come ad un qualcosa di eterno. Pensiamo a cento anni fa come ad una distanza infinita quando per il mondo è solamente un secondo fa, forse un decimo. La nascita di Cristo, 2000 anni fa, la dinastia dei faroni 3000 anni fa, praticamente ieri. Chi e cosa ha ospitato il nostro pianeta non possiamo o non vogliono farcelo sapere. Penso alle recenti scoperte della piramide di cristallo nell'Oceano Atlantico, alle intuizioni mai svelate del grande Nikola Tesla, al cambio meccanico disegnato da Leonardo. Libri, film, approfondimenti reali o immaginari, teorie, fatti inconfutabili, tutto porta ai segreti che il mondo conserva ancora dentro di se, oppure segreti mai rivelati per meri fini economici e speculativi. Segnali da un passato remoto, molto remoto che riaffiorano da canali non ufficiali amplificati oggi da internet. Chissà quale sia il confine tra fantascienza e realtà. Fatto sta che sempre più fenomeni passati riaffiorano in questo nostro presente ancora pieno di dubbi, anche se noi pensiamo di avere più certezze. Viviamo un presente vero? Reale? O semplicemente una realtà piegata da meri interessi economici. Tesla diceva che l'energia è nell'aria e che prima di noi antiche civiltà erano arrivate a sfruttarla. Emblematica è la fine del primo Indiana Jones quando l'Arca della Alleanza viene riposta in un grande hangar pieno di casse contenenti segreti. Purtroppo per noi poveri omuncoli che crediamo di essere la migliore progenie vissuta su questo pianeta, dovremo scontrarci con le nostre brevi vite, illuse di aver creato un mondo migliore quando già parecchi secoli or sono Michelangelo affrescava la Cappella Sistina tramandandocela fino ad oggi. Di questi ultimi tempi ricorderemo qualche scoperta scientifica (forse), ma ancora siamo bel lontani dal confermare di aver lasciato qualcosa ai nostri posteri. Il mondo non ha segreti, siamo soltanto noi troppo biechi e ciechi per pensare di poterli nascondere.

lunedì 24 febbraio 2014

Nel continente australe.... Philip Island 2014

Finito il lungo letargo motociclistico siamo finalmente ripartiti al di la del mondo (almeno per noi). Il sole dell'Australia ci ha regalato belle gare, ricche di emozioni e spunti interessanti, che hanno ripagato la levataccia nel cuore della notte italiana. Permettetemi di gioire innanzitutto della vittoria di Laverty su Suzuki dopo il brutto defenestramento da parte di Aprilia lo scorso anno. Eugene non solo ha trovato un bell'ambiente ma ha dimostrato a tutti che il titolo di vice campione è ancora suo e se non fosse stato per l'esplosione del motore in gara 2 sarebbe già in testa al campionato mondiale. E' vero che siamo solo all'inizio però vederlo la davanti e lasciare all'Aprilia le briciole del podio mi ha fatto piacere. Piacere che si è ripetuto in gara 2 con la vittoria di Guintoli ripartendo esattamente come un anno fa. Il francese forse non ha i numeri dei suoi avversari ma secondo me è un bel pilota, "intelligiant" e speriamo che Deganello lo metta sempre in condizioni di correre al meglio. Bene anche Melandri a parte la sbavatura in gara 2 che lo ha costretto ad una rimonta. E parlando di italiani ottima la gara di Giugliano con due quarti posti "maturi" e ragionati, con una Ducati ancora un pelo meno performante in velocità pura, ma un ottima base sulla quale partire in vista del 2015. Un pò in sordina è partita Kawasaki dove in gara 1 i due alfieri si sono accontentati delle posizioni di rincalzo per poi riaffacciarsi sul podio in gara 2 con Baz secondo e Sykes terzo. Indecifrabile ancora la Honda che ha tenuto per metà gara per poi cedere il passo agli avversari. La neonata categoria EVO ha fornito degli spunti interessanti, sicuramente migliori delle CRT, e questo fa ben sperare per il futuro. Bene anche MV con il neonato progetto che la preparerà per il futuro regolamento. Le SBK sono ancora missili terra aria ma l'anno prossimo con motori STOCK forse vedremo qualcosa di nuovo e interessante. Belle comunque entrambe le manches ricche di marche e piloti, felicità per i veri appassionati delle due ruote e possessori di Ducati, Suzuki, Kawasaki e Aprilia oppure italiani, francesi, inglesi, spagnoli...in ordine sparso. In Supersport ci è voluta la variabile dell'olio in pista per fermare letteralmente Sofuoglu e ridare la prima vittoria all'MV da quel lontano 1976 e al francese Cluzel. Rimango perplesso un po sulla gestione dei regolamenti, sopratutto nel far disputare gare di 5 giri, un pò troppo far west e poco veritiere sul risultato finale... Ma purtroppo oramai bisogna interfacciarsi con DORNA, e vedendo i casini che sta operando nella MotoGP... non c'è da stare allegri. La SBK ritorna tra oltre un mese e questo non so se possa essere un pregio o un difetto. Va beh... ci vediamo ad Aragon! 

venerdì 7 febbraio 2014

Al di la della visiera (del casco)

Ogni sport ha i suoi riti. Bene o male tutti gli sportivi effettuano un rito prima di "vestirsi" dell'abito per praticare un'attività sia agonistica sia amatoriale. Certo per un nuotatore la cosa è un pò diversa ma sicuramente anche loro avranno i loro "riti". Per noi motociclisti "estremi", quelli della pista, la vestizione è sancita da consuetudini immutate nel tempo, perchè è in quel modo che scacciamo le nostre paure preparandoci ad entrare in un mondo "ignoto". Capirossi anni fa disse che ogni curva era l'ignoto perchè nessuno sa cosa ti può capitare, e questo avviene sistematicamente per ogni curva che fai, di ogni giro, di ogni gara o prova. Eppure la percorri lo stesso perchè è proprio l'ignoto a farti sentire vivo. Addirittura Marco Simoncelli poco prima di morire asserì che lui nella vita non avrebbe voluto fare altro e che 5 minuti in sella ad una moto da corsa valevano più di una vita passata dietro una scrivania. Ma non ci sono solo i campioni dentro le armature. Ci sono i piloti amatoriali, quelli che fanno del motociclismo uno sport particolare e tra quelli ci sono anche io sin dal 1991. Eppure ogni volta che mi siedo su di una sedia o dentro il furgone per vestirmi, l'emozione che provo è sempre la stessa e niente è mai scontato. I calzini sempre rossi, il sotto tuta, l'immancabile maglietta di 20 anni fa, e la tuta di pelle indossata con contorsionismi vari degni di un circense... Una volta "imbracato" è la volta degli stivali, rigidi quanto basta, e del casco. Quello in effetti è il momento più significativo perchè a quel punto hai celato completamente la tua figura e l'hai demandata ai segni tribali della grafia del casco e dei colori della tuta. C'è chi indossa tute vecchie e consunte, chi è nuovo di zecca, chi ha cambiato solo gli stivali, la moltitudine è sempre molto varia, ma una volta indossato il casco siamo pronti per il nostro destriero. Infilati i guanti, accendi la moto e parti. La pit lane la percorri ancora con mezza visiera aperta e la tuta non completamente chiusa (se fa caldo) ed arrivi dal marshall che ti blocca prima dell'entrata in pista. A quel punto il cuore aumenta il suo battito, matti la prima e sei dentro! L'immancabile controllo per vedere se sopraggiunge qualcuno e affronti già la prima curva, come hai già fatto mille volte, ma sempre prima curva è. Allarghi i ginocchi, li richiudi, sposti la testa, ti stiri le spalle e sei già in carena. Inizia la simbiosi con il tuo mezzo meccanico che hai accudito nel garage come se fosse un figlio o una figlia. Godi della lancetta del contagiri che sale e scende e se sei un pò navigato ti godi anche il panorama. Un panorama fatto di cordoli che ti sfrecciano da destra e sinistra, fatto dal nastro d'asfalto che ti scorre sotto le ruote ricco di graffiti neri, fatto di prati e di ghiaia, della tua immagine riflessa sul cruscotto, quella stessa che hai costruito prima di partire. Il rumore che si ode è un mix tra il ruggito della moto ed il vento che sibila all'interno del casco, che si attenua quando sei in carena e si accentua quando tiri la testa fuori. Il respiro adesso si è stabilizzato e la danza è iniziata. Accelerazioni, frenate come una coreografia interpretata nell'arco di un giro ripetuto svariate volte. Sembra sempre uguale ma la bellezza è proprio nella precisione del replicare ogni giro uguale all'altro. E se poi non hai bisogno della prestazione velocistica pura ti accontenti di fare una girata in moto a velocità smodata, che non potrai mai fare per le strade normali, magari godendo della foresta del circuito di Brno o le colline del Mugello. La bandiera a scacchi sancisce la fine della danza e il primo pensiero è sempre di gioia per aver concluso indenni la corsa che viene stemprata nel giro di ritorno verso i box. Cavalletto anteriore e posteriore, termocoperte e la moto è sistemata. Via i guanti, via il casco e l'immancabile bevuta per idratare la bocca che si è seccata come se fossimo stati in mezzo al deserto. Che tu sia Casey Stoner o Miniati Massimiliano (chi vi scrive) le sensazioni sono sempre uniche e personali perchè vissute al massimo delle nostre possibilità e al massimo della soddisfazione. Adesso riponiamo la tuta nell'armadio e quando non siamo in sella la passiamo ad osservare ogni tanto per vedere se è sempre li o è andata via da sola come se avesse una propria anima o solamente ...per cercare la nostra.