venerdì 27 maggio 2011

A lavorareeeeeeeeee!!!!!!

Inchiesta dell’Espresso: più di duemila ex parlamentari ogni mese incassano vitalizi fino a diecimila euro, cumulabili con altri redditi e che ci costano 174 miloni. All’ex "cattivo maestro" Toni Negri 3mila euro al mese


Mentre in Italia impazza il dibattito sull’età pensionabile, qualcuno l’assegno dell’Inps se l’è già intascato. Molto prima dei 60 anni e grazie al fatto di essere un «onorevole». Anzi, un ex parlamentare. A spese dei bilanci di Camera e Senato, che nel 2006 hanno dichiarato un «rosso» da 174 milioni di euro. Un buco nei conti che ricadrà inevitabilmente sui contribuenti italiani. A fare luce sull’ennesimo scandalo che riguarda i privilegi della politica è stato l’Espresso, che nel numero in edicola ha pubblicato l’elenco dei 2005 ex parlamentari che incassano ogni mese un assegno dai tremila ai diecimila euro lordi.


Il vitalizio è il risultato di una sproporzione incredibile tra contributi e prestazioni erogate, ed è ovviamente frutto di una legge del Parlamento. Secondo la normativa in vigore, i deputati il cui mandato parlamentare sia iniziato dopo il 1996 hanno il diritto alla pensione a 65 anni. Ma se dal ’96 ad oggi sono stati eletti per due legislature, gli anni si riducono a 60. Più fortunati i deputati eletti prima del ’96, che hanno diritto al vitalizio già a 60 anni, che però possono scendere a 50 anni se si utilizzano tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. A conti fatti, con più di tre legislature (più o meno 20 anni di contributi) si può andare in pensione sotto i 50 anni.

Ancora più generoso, sostiene L’Espresso, si rivela il Senato: gli eletti a partire dal 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni (a 60 con due legislature) e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni. Coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, riscuotono invece il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e a 50 anni dopo tre mandati. Il calcolo del vitalizio è legato agli anni di contribuzione. Ed è salvaguardato dalla cosiddetta «clausola d’oro» grazie alla quale il vitalizio si rivaluta automaticamente con l’indennità del parlamentare ancora in servizio.


Passi per i padri della Prima Repubblica, da Mino Martinazzoli ad Antonio Gava, che incassano quasi 10mila euro lordi al mese. Meno per personaggi come il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari o imprenditori come Susanna Agnelli e Luciano Benetton, che incassano 3mila euro lordi per 5 anni «di servizio» in Parlamento. Ma tra i privilegiati c’è anche chi deve decidere le sorti delle pensioni degli italiani. Come i sottosegretari all’Economia del Prc Alfonso Gianni (56 anni, circa 6.600 euro lordi al mese di pensione) e della Margherita Roberto Pinza (65 anni, 9.387 euro lordi al mese), dimessi da parlamentare per entrare nel secondo governo Prodi, che oltre all’assegno incassano lo stipendio da sottosegretario (192mila euro l’anno a testa), visto che la pensione si cumula con tutti i redditi e tutte le rendite.


Il sindaco ds di Roma Walter Veltroni, 51 anni, deputato dall’87, che con 23 anni di contributi versati, dal 2005 riscuote dalla Camera un vitalizio mensile di 9mila euro lordi (che si aggiunge allo stipendio del Campidoglio, di circa 5.500 euro netti). Somma che - ha fatto sapere il Comune - Veltroni ha provato inutilmente a rifiutare e che poi ha deciso di distribuire in beneficenza alle popolazioni africane. C’è anche Toni Negri, l’ex leader di Autonomia operaia che nel 1983 era detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato; eletto con i radicali, si fece vivo alla Camera solo per sbrigare le pratiche e poi si diede alla latitanza in Francia. Nonostante ciò percepisce 3mila e 108 euro di pensione da parlamentare. «La sua personale vendetta contro lo Stato borghese», commenta l’Espresso.


E poi ancora: Nando Dalla Chiesa (Margherita), in pensione a 58 anni con quasi 6.600 euro lordi al mese, l’altro sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi (Ds), che a 59 anni si mette in tasca ogni mese un assegno da 4.725 euro lordi più i 192mila euro annui. A 60 anni ancora da compiere Mauro Paissan può già contare su un vitalizio mensile di circa 6.600 euro, ai quali vanno aggiunti i compensi che percepisce dal Garante della Privacy. E ancora Maura Cossutta, classe 1951, figlia del leader Pdci Armando, che porta a casa ogni mese 4.725 euro lordi.

mercoledì 18 maggio 2011

Sandokan detto Bello Gatto (1994 - Maggio 2011)


E così un altro pezzo di storia della mia vita se n'è andato. Troppa la solitudine di un mese e mezzo quando alla fine di Marzo se ne era andato suo fratello Willy dopo 16 anni vissuti insieme. Troppi 16 anni vissuti in continua simbiosi fuori e dentro casa. Troppi forse anche 17 anni di vita... Il mio gattone Sandokan ha sentito che la vita, quella terrena, iniziava a mancargli sotto le zampe, e ha deciso di percorrere quel sentiero che lo porterà accanto al suo amico Willy, in quella lontana prateria dove un giorno ci rincontreremo. Nessuno, se non vive accanto ad un felino può capire la loro filosofia di vita. I gatti sono indipendenti ma anche estremamente riconoscenti, e la loro riconoscenza nasce da quel legame che si stabilisce il giorno stesso che ci incontriamo. Loro mi hanno insegnato tutto, anche ad essere un buon padre, perchè avere un gatto in casa è come avere un figlio, con la sua personalità, il suo modo di vivere... Sandokan se ne andato nella maniera più dignitosa possibile. Non ha chiesto niente ne ha preteso funerali o casse sfarzose, donazioni, fiori, rinfreschi. Ha sentito che quella era la sua ora. Si nasce soli e si muore soli. I gatti sono così. Avete mai visto un gatto morto per strada? Alla loro ora si allontanano e non li ritrovi più... Sarò sempre grato ai miei "ragazzi" per essere stati con me nella parte più importante della mia vita, quella dove si cresce e si diventa uomini... ed è anche merito loro se oggi mi sento migliore... Adesso so che state correndo di nuovo insieme ma so anche che sarete sempre accanto a me...

Parole soltanto parole

Ho aspettato due giorni prima di un commento a caldo sul Gran Premio di Francia a Le Mans, tante sarebbero state le cose da dire, forse anche sbagliate forse dettate da sentimenti contrastanti. Una cosa è certa, e mi rivolgo un po’ a tutti: per favore non rovinate il nostro sport!!! In primis ovviamente i responsabili, gli organizzatori, i direttori, i megapresidenti, che fanno solo chiacchere su tutto, senza minimamente esporsi, trincerandosi dietro i regolamenti, peraltro giusti, ma anche interpretativi, un po’ come sono le leggi quando contemplano aggravanti e attenuanti. Il nostro sport su due ruote si basa molto sull’equilibrio e oggi più di ieri questa variabile è stata portata all’esasperazione lasciando sempre più minori margini di errore. Nella dichiarazione di Paolo Ciabatti sul caso Biaggi si percepisce la pochezza dell’uomo che non ha saputo valutare oggettivamente il caso ed ha applicato delle regole scritte in realtà per altre casistiche, ovvero quei casi di estrema bagarre dove tutto è portato a centimetri e decimi tentando di preservare l’incolumità dei piloti. Ed è proprio in quei casi che gli uomini pensanti dovrebbero venire fuori, ponendo sul tavolo le loro decisioni e implementandole nelle regole scritte, stilando regolamenti sempre più precisi ed equi. Dall’altro fronte, quello dei piloti, non possiamo non citare Simoncelli, protagonista di siparietti e dichiarazioni pre gara anche condivisibili, cancellate in un sol colpo nella maniera peggiore di tutte al grido di predicare bene e razzolare male. Marco a Le Mans ha sbagliato e lo ha fatto nel peggiore dei modi perché il taglio su Pedrosa non lascia troppi spazi ad un interpretazione. E anche quell’episodio ha rimarcato la pochezza dei giudici che si sono limitati ad una sanzione tenera applicando, appunto, il regolamento. Simoncelli e Biaggi due fatti, due pesi, la stessa misura. Il nostro sport cari signori burocrati, è uno sport strano e atipico sotto ogni punto di vista, anche quello atletico, e non può essere relegato a determinate regole. Le regole vanno bene quando si parla di tecnica, ma sul comportamento dei piloti e della dinamica dei fatti, andrebbero prese decisioni che partono si da quella regola, valutando però il contesto, la causa e l’effetto. Capirossi su Harada, Rossi su Gibernau, Rossi su Lorenzo, Lorenzo su Dovizioso, tanto per citarne alcuni, tutti episodi maschi e al limite della correttezza, ma ci stanno perché inseriti in contesti precisi e riscontrabili. Non ci stanno episodi e relative decisioni come Rossi su Stoner a Laguna, Biaggi a Monza, o Stoner su De Puniet… dove sono state prese decisioni all’opposto valutando i personaggi da una parte e le regole scritte dall’altra. Non importa codificare tutto ma importa valutare al momento la causa e l’effetto perché è così che si corre in moto: una curva la fai bene mentre l’altra sei in terra perche quel decimo di centimetro di gomma ti ha lasciato… I piloti quando sono in gara vivono una dimensione che non è riportabile alla realtà quindi anche le regole dovrebbero essere scritte valutando sempre il momento preciso in cui quella norma viene infranta. Tutto il resto sono solo parole.

lunedì 9 maggio 2011

Molti nemici, molto onore

Non c’è che dire, se Monza o la si ama o la si odia (a me non piace), il week end monzese ci ha regalato comunque spunti interessanti sui quali riflettere. Primo di tutti il bellissimo tempo stabilito da Biaggi in prova quell’ 1,41”745 alla strepitosa media di 204,405 km/h. Non male per un “vecchietto” e tanto di cappello all’Aprilia, moto indiscutibilmente performante, tutt’al più tempo ottenuto quando aveva già la pole position in tasca. Biaggi ha voluto il record donandolo a tutti gli appassionati di motociclismo. Quindi via le polemiche, via gli “schiaffi”, via tutto, Max ha chiesto scusa nella maniera migliore possibile: aprendo il gas. Prima manche vinta da Laverty più lesto a separarsi dal gruppo rispetto a Biaggi che ha dovuto lottare con Haslam e Melandri rimanendo leggermente attardato rispetto al pilota Yamaha. Ovviamente questo non ha tagliato le gambe al Corsaro perché pur arrivando secondo con Checa nono, si è visto ridurre lo svantaggio in classifica generale fino a 30 punti. Ma è stata la seconda manche che ha fatto vedere un sempre più motivato Biaggi nel cercare la vittoria, davanti ad un pubblico festante e carico di passione (per dirla nel gergo televisivo). Dopo un primo avvio del Coccodrillo Corser Max decide di rompere gli indugi e stacca tutti fino a 5 secondi dopo pochi giri! Un abisso, un enormità considerando il tempo occorso, fino a quando (e qui la mia repulsione per Monza) all’entrata del posteggio del centro commerciale (in pratica la prima variante) il romano fa un lungo, quasi fisiologico oserei, dato che arrivando sempre a staccare intorno ai 330 km/h, capita a volte di fare un piccolo errore. Slalom tra i jersey e rientro quasi regolare perché… il pilota non si è attenuto alla regola di passare su di un percorso disegnato e discusso nel briefing pre gara (dove lui non si è presentato, Melandri docet). A seguito di tale comportamento la direzione gara lo ha penalizzato con un ride through che gli ha fatto perdere il primo posto e lo ha relegato all’ottava posizione a fine gara. Sdegno per gli appassionati accorsi (si sentiranno gli ululati a Paddok Show) e giustificazioni da parte del direttore Paolo Ciabatti nel post gara.

Che dire… personalmente mi è venuto a mente Barcellona 1998, la famosa black flag della quale ancora stiamo a discutere. Mi è anche tornato in mente il taglio di chicane di Valentino a Laguna Seca su Stoner. Sicuramente due pesi e due misure. All’epoca il giovaqne Biaggi non poteva vincere il mondiale contro Doohan, non era politicamente corretto, stonava un po’ che un rookie facesse le scarpe al plurititolato pilota della solita marca in un team privato. Cosa che invece è stata concessa al suo rivale Rossi a Laguna senza la benchè minima sanzione. Classi diverse, moto diverse? Non credo. Stiamo parlando di motociclismo puro, la massima espressione di due classi che se dovessero correre insieme ci sarebbe un arrivo molto variegato e non un predominio della MotoGp (guardate i tempi sul giro). A Doningthon Biaggi ha palesemente errato, muovendosi sulla griglia anche non ottenendo un vantaggio, ma come è già stato detto, c’è un regolamento, sbagliato o no va rispettato. Quella di ieri a Monza mi è sembrata proprio una vessazione nei confronti di un pilota (e per pilota intendo tutti) che errando una manovra di “salvataggio” non abbia rispettato una riga, una stupida riga voluta per imporre un sentiero per chi si trovava a tagliare la chicane. La regola del taglio della chicane è lapalissiana e giusta se tale manovra comporta un avanzamento in classifica a dispetto di un avversario. Infatti i piloti al rientro si posizionano sempre o lasciano strada agli avversari che hanno eventualmente superato. Ieri Biaggi non aveva nessuno da far passare, ha avuto solo un problema in frenata che per la sua sicurezza lo ha fatto andare lungo per poi rientrare in pista agevolmente. Ciabatti si giustificherà in conferenza stampa che quella manovra gli ha fatto guadagnare tre decimi... Mah… Quindi regolamento alla mano doveva essere sanzionato. Ri-mah… Bello davvero il nostro sport… Bello! Come esistono delle leggi caro Ciabatti, allora esistono anche le attenuanti del caso, come la legge ci insegna. Gli uomini non devono trincerarsi dietro un articolo, ma dovrebbero dimostrare che quell'articolo può presentare delle piccole lacune da colmare con l’intelligenza e la valutazione. Il ride through di ieri forse nasconde un significato che va oltre quello che è il regolamento. Non lo so. Avrei delle ipotesi, ma non è questa la sede per discuterne. Max Biaggi caro Ciabatti è un patrimonio per il motociclismo (Batta docet) e un patrimonio per il motociclismo italiano come lo è Valentino Rossi. Nessuno chiede di avere clemenza, tanto più per un connazionale, ma il giusto riconoscimento per un gesto sportivo quello si. Un gesto che non ha fatto ne guadagnare ne perdere nulla agli altri ne a se stesso… Nel mondo degli uomini esistono anche le valutazioni… Ma al giorno d’oggi parlare di uomini è diventato veramente difficile…

lunedì 2 maggio 2011

Spallate portoghesi


Gran premio un po’ noioso quello di ieri all’Estoril in Portogallo per la terza prova del Campionato del Mondo prototipi. Oddio, c’è ancora da capire cosa effettivamente sia la MotoGp oggi, definita tempo fa la Seria A del motociclismo ed oggi frequentata da soli tre piloti. In effetti a guardarla bene ieri di motociclismo hanno parlato solo in due più uno ovvero un indomito Lorenzo, un incredibile Pedrosa ed un “ragioniere” Stoner. Tutti gli altri relegati a ruoli da serie B, se non C per la mediocrità del loro atteggiamento la maggior parte in gara ed alcuni anche fuori dalla moto. L’Estoril ha visto protagonista assoluto un ritrovato Dani Pedrosa che nella terra di Lorenzo ha dimostrato un nuovo carattere, forse la prima volta da quando corre in MotoGp, studente fino a 4 giri dal termine cattivo e aggressivo come non mai gli ultimi due, quando superato il suo rivale e connazionale, ha stampato due giri veloci e se ne è andato. Non avrei mai scommesso su di lui ieri. Eppure ieri Pedrosa ci ha fatto rivivere un motociclismo coriaceo, bello, fisico e psicologico pressando il Re di Estoril, quel Lorenzo che ha vinto tre volte e conquistato 4 pole position, per poi passarlo e lasciarlo dietro, complice anche un calo del maiorchino che aveva tirato per tutta la gara. Il braccio steso tenuto durante l’ultima curva prima del rettilineo nel tentativo di “strecciarlo” dai dolori post operatori, hanno più di un significato che del semplice funambolo. Spalla o non spalla “oggi ero li e dovevo fare qualcosa alla fine” ha dichiarato Pedrosa, e lo ha fatto nel migliore dei modi. Bravo anche Lorenzo, forse un po’ “piccione” nel sobbarcarsi tutto il lavoro sporco, ma lodevole del fatto di volersi riconfermare a tutti costi, anche a discapito di una stanchezza eccessiva, non prevedendo che il suo avversario, peraltro convalescente, facesse più di tanto. Le chiacchere si fanno alla fine e non all’inizio o prima della gara e Lorenzo ne a fatte elogiando il suo avversario. Stoner che non era mai stato al top per tutto il week end, anche oggi ha trovato un italiano sulla sua strada che gli ha un po’ rotto la concentrazione sin dai primi metri per cercare di stare col duo di testa, quel Marco Simoncelli che gli è decollato davanti al naso alla quarta curva del primo giro. Un errore non proprio da serie A… ma si sa che a parlare tanto si finisce il fiato e la concentrazione… E il resto? Rimandati. Rossi che arriva quinto. Dovizioso che si è limitato a stare dietro Valentino per tutta la gara per poi passarlo gli ultimi metri, arrivando però a 16 secondi dal primo con la stessa moto. L’unico con un attenuante è Spies fermato da un banale errore tecnico (la serie A si vede anche dai meccanici). Tutti gli altri, 13 in tutto, a portare a spasso moto e sponsor e fare un po’ di rumore per il pubblico accorso. Come serie A direi che non c’è male…

L’Estoril verrà ricordato dagli addetti al settore per una bellissima gara di un pilota poco amato ma cazzuto fino all’inverosimile. Verrà ricordato che, nonostante un infortunio possa segnare il fisico, lo spirito di un pilota non verrà mai domato ne protetto da scuse improbabili, perché è quello che ci hanno sempre insegnato i piloti. Verrà ricordato anche per un Fuori Giri nell’insegna dei vincitori lasciando fuori il numero 46 dalla discussione… Forse il vento sta cambiando, e mentre noi appassionati stiamo cercando di capire che fine farà il nostro sport, tutti gli altri torneranno a fare il tifo negli stadi lasciando spazio al rombo dei motori e alla bravura dei loro alfieri.