domenica 27 ottobre 2013

Una prece, Motegi 2013

Che dire? Vorrei parlare di motociclismo ma sono in forte difficoltà. Dopo la totale improvvisazione australiana (per quanto riguarda le gomme) siamo arrivati a quella giapponese, in un circuito dove si corre dal 1999 e solo in questi giorni si è scoperto che l'ospedale più vicino è a un'ora di ambulanza. Pagine poco professionali di un motociclismo che dovrebbe essere la massima espressione in tutto e per tutto, ma che invece si sta semplicemente rivelando solo una macchina per far soldi scimmiottando la Formula 1. In un momento di buio totale ancora una volta la luce viene irrorata dai colori della bandiera spagnola capace di esprimere un ottimo motociclismo sul campo con un grande campione che porta il nome di Jorge Lorenzo che nulla ha da invidiare agli altri campioni presenti in pista e più blasonati di lui. Per un grande campione che si conclama, un altro sta forse nascendo arrivando al suo ultimo appuntamento nella gara di casa con 13 punti di vantaggio cercando di eguagliare il primato di Kenny Roberts. Possiamo dire di tutto di Marc Marquez ma questo è un titolo strameritato, contro due grandi campioni che di fatto hanno segnato la storia del motociclismo in questi due ultimi due anni. Gli altri ancora una volta giullari e pagliacci di un circo che stenta a decollare e sopratutto ad esprimere una vera alternanza ai vertici. Ezpeleta pensava di aver fatto una mossa furba riportando Rossi in Yamaha ma Valentino non è eterno e già se ne doveva accorgere nel 2010 dopo la caduta alle Biondetti. Motegi ci regala il primo campione del mondo che corrisponde al nome di Pol Espargarò, bravo, caparbio, fortunato quanto basta per mettere il sigillo su di un mondiale che sembrava non arrivare mai. Pol lo ha cercato, costruito contro un bel pilota non spagnolo, Scott Redding del quale sentiremo parlare spesso in futuro se messo in condizioni di competere. In Moto3 invece ancora tutto da giocare nell'ultima gara valenciana con tre piloti racchiusi in soli 5 punti, con un lievissimo vantaggio per Salom in caso di parità di punteggio. Anche li una questione relegata a tre ispanici senza italici anche se Fenati ci ha messo una piccola pezza arrivando quinto. Ancora in alto mare la Ducati, che ha iniziato il suo lento declino dopo che Suppo è migrato proprio in Giappone, lasciando in mano la direzione sportiva ad un pilota collaudatore con scarse caratteristiche di comando (e di poca lungimiranza), per poi assoldare Rossi che ha portato solo soldi e zero risultati accusando il povero Preziosi elevandolo di grado ma di fatto defenestrandolo. Gigi Dall'Igna è già sul piede di guerra ma per un miracolo bisognerebbe andare alla pista di Lourdes. Prossimo round Valencia dove la sola Moto3 ci terrà veramente incollati sul divano e dove l'inno spagnolo risuonerà ancora una volta a casa propria.

lunedì 21 ottobre 2013

Improvvisazione e conferme, Philipp Island & Jerez 2013

Parto subito con un ben tornato Kawa e grazie Tom!!!!! Si perchè noi appassionati di moto siamo così, romantici a tal punto di simpatizzare per una marca, anche se non vince spesso, e non solo per un pilota. La "verdona" ieri ci ha regalato un titolo mondiale con un bel pilota, bravo, forte, 20 anni dopo il funambolo Russel a conferma che a volte si vince anche con la semplicità, anche senza essere troppo sotto i riflettori. Grazie Kawasaki e grazie Tom!!! Ma nella domenica motociclista ci sono state altre conferme ma contornate da altrettanti dubbi e improvvisazioni. A casa di Stoner si è consumato l'ennesimo pasticciaccio della DORNA incapace di dare regole precise proprio come aveva denunciato un anno fa il pilota australiano. Non esiste che in un lasso di tempo di 8 mesi circa, dopo la prima gara SBK proprio qui, e con le denunce dei piloti proprio sull'usura delle gomme, Bridgestone, Dunlop e DORNA, non siano state in grado di risolvere il problema. Una farsa totale che ha portato a spezzare in due tronconi la MotoGp e a dimezzare la gara della Moto2. La soluzione delle due manches in MotoGp non è stata neanche poi così male tanto valeva fare tre pit stop temporizzati e tenere la lunghezza della gara invariata o magari allungarla fino a 30 giri. La Moto2 si è invece vista letteralmente dimezzare la gara pur mantenendo il punteggio pieno, quando potevano essere fatte benissimo due manches attaccate. Il titolo di MotoGp Legend Casey Stoner se lo merita tutto anche solo per il fatto di aver guardato in faccia Don Ezpeleta e di avergli detto le cose in anticipo. L'errore della Honda su Marquez ha di fatto riaperto il mondiale a Lorenzo (anche se credo che Marc lo chiuderà a Motegi) ma il giovane spagnolo ci ha messo del suo rientrando in pista come un neofita alle prime armi. Lorenzo ha ammesso di essere arrivato lungo, ma sappiamo tutti (quelli che vanno in pista) che quando si entra dalla pit lane quelli che sopraggiungono vanno più forte, e bisogna scansarsi e non stare nel mezzo. Nel campionato del mondo della massima espressione motociclistica regna l'improvvisazione, anche per regole (che si sono) non applicate. Questa è la triste realtà. Improvvisazione anche dalla SBK vedi Aprilia, che si trova a mettere alla porta un pilota vincente come Laverty per far entrare Melandri. Nel fine settimana spagnolo Melandri ha perso due occasioni per fare bella figura: la prima facendosi già fotografare nel box Aprilia già dal Venerdi e la seconda quando in gara uno ha passato Laverty con una delle sue staccate alla "viva il parroco". In compenso il pilota dell'Aprilia gli ha restituito il sorpasso con gli interessi passandolo all'esterno all'ultima curva e vincendo la gara. Un'ottima conferma viene dal "ripescato" Lanzi con una "vetusta" Ducati 1098 che si è presentato al circuito con il furgone e due moto sopra vecchia maniera e si è permesso di arrivare 7 nella seconda manche, ed è forse la chiave di lettura di questo risultato che possiamo sperare in un 2014, meglio 2015, con una categoria più vicina alle nostre moto di serie. Bene anche la coppia più veloce del mondo Lowes e Soufoglu che ci hanno regalato belle pagine di motociclismo fino all'ultima gara. Conferme anche dal vivaio Stock600 con la vittoria del campionato europeo di Morbidelli su Nocco e Gamarino. Non è molto però...Un altra conferma è che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo e di questo ne sa qualcosa Scott Redding che si è fratturato un polso di fatto lasciando il mondiale in mano ad Espargarò. Per ultimo un saluto a Carlos Checa un pilota navigato che lascia il mondo delle due ruote con tante gare all'attivo e un mondiale in tasca. Con il mondiale SBK oramai archiviato non ci resta che assistere curiosi alla fine del mondiale dei professionisti gestiti da improvvisati per vedere cosa altro riusciranno ad inventarsi.

lunedì 14 ottobre 2013

La resa, Malesia 2013

La fortuna aiuta gli audaci, ma sopratutto la fortuna aiuta i fortunati. Ne sa qualcosa il povero Pedrosa, un ragazzo che, se andrebbe a Lourdes, troverebbe chiuso, come ne sa qualcosa Marquez il quale continuamente sfida il destino con tanto talento ma anche tanta fortuna. Marquez vincerà il suo primo mondiale avendo piegato, battuto e umiliato avversari del calibro di Lorenzo e Pedrosa, forse al culmine delle loro carriere e per questo i bardi ne narreranno le gesta e per questo sarà il naturale erede di Valentino Rossi. Se Pedrosa non fosse caduto ad Aragon forse oggi scriveremo frasi diverse, ma con i se e con i ma la storia non si fa. Ieri ad Aragon Pedrosa ha vinto alla sua maniera regolando un arrembante Marquez sul filo dei decimi di secondo al giro, dopo che la formica atomica si era scontrata con il gladiatore Lorenzo. Sembrerebbe il vero sconfitto Jorge, ma dopo le polemiche del Giovedì (per me giuste) sono seguiti i fatti ovvero se le regole sono queste... E' calata la sua moto, una Yamaha incapace di reagire alla fortuna e bravura della Honda. Su tutto emerge la forza della scuola spagnola capace di sfornare piloti a raffica, contrariamente a noi italiani, capaci solo di esprimere Rossi e neanche più le moto. A parte il duello tra Marquez e Lorenzo la gara è stata noiosa e solo la bandiera del Sic, portata in giro da Valentino, ci ha offerto un pò di italica emozione.
Ennesima batosta nelle altre classi dove solo Luthi (Moto2) e Olivera (Moto3) sono riusciti a mettere una bandiera non spagnola sul pennone (terzi entrambi). Salom (Moto3) allunga in classifica con una gara accorta e furba che gli ha consentito di allungare su un ottimo Rins (oggi secondo). In Moto2 continua il "dominio" di Tito Rabat in una gara falcidiata da una caduta spettacolare che ha ridotto i giri da 19 a 12. Peccato per il leader Redding il quale aveva trovato un'ottima partenza nella prima fase che poi non è riuscito a replicare nella seconda. Prossimo appuntamento Australia a casa di Stoner che rivedremo in pista per una giro di vecchie glorie... (io gli avrei dato la moto di Bradl)

lunedì 7 ottobre 2013

Un uomo solo al comando. SBK Magny Course 2013

L'anno scorso Tom Sykes perse il mondiale SBK per mezzo punto proprio qui a Magny Course facendo le spese contro un Max Biaggi sempre lucido e calcolatore. Quest'anno, onde evitare noie, Sykes ha deciso di mettere fra se e il suo diretto inseguitore (Laverty) ben 37 punti che di fatto gli danno una bella tranquillità per l'ultimo round di Jerez. E' stato forte Tom, come ammesso anche dai suoi avversari, sopratutto Giuntoli, che nella terra di casa cercava un riscatto. La tematica non è un pignone diceva un mio amico meccanico, e non sarà certamente una rapportatura a fermare il simpatico inglese nella terra spagnola e dare alla Kawasaki il secondo titolo mondiale che manca oramai da 20 anni. Per scrivere però le gesta dell'inglese aspettiamo l'utlimo round dato che la SBK ci ha sempre regalato finali emozionanti. Gare un pò poco Superbike, oltre ai sopra citati, che ci hanno regalato un Giugliano più maturo con due ottimi quarti posti ottenuti con più calcolo e meno irruenza. Gli altri italiani hanno navigato dietro un po con fasi alterne ad iniziare da un perplesso Melandri (5 e 7) un 7 e poi ritirato Fabrizio ed un disorientato Pirro (6 e ritirato) tante le moto che si è trovato a gestire in questi ultimi tempi tra SBK e MotoGp. Ottima la prova di Lanzi con la "vecchia" Ducati 1098 che si è permesso di arrivare dietro e davanti all'ufficiale Baldovini, segno che la Panigale dovrà essere rivista per il prossimo anno. A tenere banco durante il fine settimana francese è stata anche la comunicazione del nuovo regolamento SBK che eliminerà le moto nella configurazione che conosciamo oggi e le riporterà al vecchio "progetto" di derivate di serie. Personalmente lo condivido quasi in toto, anche perchè come ho già detto, i secondi che separano la Superstock da una Superbike sono all'incirca 3, e pensando a gomme più performanti e con qualche accorgimento in più, le nuove EVO non ci metteranno poi tanto ad andare subito forte. Non sono troppo d'accordo con il taglio netto dei test e l'uso limitato dei motori, però un ritorno alla moto "comprata e usata per correre" farà forse bene al mercato...forse... 
Nella Supersport svetta il nome di Lowes che raccoglie il testimone di Soufoglu vincendo il suo primo campionato del mondo, con una moto "vecchia" ma sopratutto con una costanza di risultati davvero invidiabile. Ancora una volta i due contendenti si sono abbracciati alla fine, nonostante le sportellate di tutto l'anno, dimostrazione di una sana e bella rivalità. A Magny Course ritroviamo una moto italiana sul podio, la MV di Hiddon che tra le curve francesi sembrava impossessata da un nuovo vigore e un bel pilota, come da tempo professato dal suo patron Rovelli. Nella Superstock 1000 vittoria e titolo per il secondo anno consecutivo a Barrier che si "accontenta" del quarto posto per chiudere definitivamente la corsa al titolo. Nella Superstock 600 ritornano gli italiani in vetta alla classifica Morbidelli, Gamarino e Nocco che si giocheranno il titolo proprio nella terra spagnola.
Un ultima ma non importante riflessione: Magny Course è una pista brutta, modificata per le Formula 1 ma poco adatta per le moto. E' vero, la fatalità e sempre dietro l'angolo e per fortuna Bergman nella Superstock 1000, dopo l'impatto contro il muretto, se l'è cavata con un polso rotto, ma le conseguenze potevano essere ben più gravi. Arrivare all'Adelaide in sesta piena per poi fermarsi è veramente ridicolo come altri sono i punti da incriminare che hanno (purtroppo) mietuto vittime in altri anni. L'impianto, in una zona molto bella peraltro, avrebbe la possibilità di essere modificato tanto è la spazio intorno, ma si continua a correre li e a fermare le gare per una banale caduta proprio all'Adelaide. Forse scrivo così perchè abito vicino al Mugello... Va beh... ci vediamo a Jerez.