lunedì 22 ottobre 2018

Marc Spaccatutto e il settimo sigillo, #JapaneseGP

Ha spaccato tutto quello che c'era da spaccare laureandosi per la settima volta campione del mondo, cosa possiamo aggiungere di più? Possiamo aggiungere che senza grandi avversari i campioni non brillerebbero così e da due anni a questa parte un grande avversario è stato Andrea Dovizioso e la sua Ducati. Evitando congetture da bar su chi sia più forte se la moto o il pilota, Andrea è stato l'unico ad insidiare il fenomeno spagnolo che altrimenti avrebbe chiuso il mondiale quasi a metà campionato. Solo nel 2015 Lorenzo è stato in grado di batterlo, nel mondiale che gli stolti chiamano rubato, ma che in realtà ha opposto due grandi campioni diversi sotto tanti aspetti ma concreti nel perseguire l'obiettivo. La gara di ieri ha messo in risalto le doti di un fenomeno, Marquez, contro le doti di un ottimo pilota e gran lavoratore del manubrio, Dovizioso, che al penultimo giro ha peccato di troppa fretta, tipico di chi cade di anteriore. Marquez dirà che aveva qualcosa ancora nel taschino fatto sta che ha fatto commettere un errore al rivale. 7 volte sul trono più alto, nessuno come lui alla sua età contro avversari che portano i nomi di Rossi, Lorenzo, Pedrosa e in ultimo Dovizioso. L'unico rammarico è il mancato confronto con Stoner del quale ha ereditato la sella e lo stile ma nessuno scontro diretto. Peccato, sarebbe bastata una gestione migliore del paddok da parte di Don Carmelo ma questa è un'altra storia. Onore dunque a Marquez, onore a Dovizioso e onore allo staff del team Honda Repsol che non ha esultato per la caduta dell'italiano, perchè c'è molto più gusto a combattere contro l'avversario che vederlo cadere, così come al parco chiuso Marc avrebbe voluto accanto a se Andrea per l'onore delle armi. Si fa così tra appassionati di moto e tra gentiluomini, aggettivo sconosciuto ai commentatori prezzolati e faziosi figli di uno show business già sul viale del tramonto. 
Di contorno a "quei due" c'è da segnalare il secondo posto di un maturo (speriamo per Lucio) Crutchlow, l'ottimo terzo posto di Rins su una Suzuki energica e veloce e il quarto del veterano Rossi che conserva la sua terza posizione in campionato (un tempo avrebbero detto secondo degli ultimi). Rimane il grosso rammarico del forfait di Lorenzo, come dargli torto, e questa "nuova" gestione della gara con un andatura di 5, 7 decimi più lenta fin'oltre metà gara per poi aprire realmente il gas. Prossimo round Phillip Island dove la pista si tuffa nell'oceano con la romantica idea di poter vedere Bayliss o Stoner al posto di Lorenzo per assaporare ancora un motociclismo fatto di eroi e di icone che forse vediamo solo Paolo Gozzi ed io! Stay Tuned!

lunedì 8 ottobre 2018

Viaggio nella terra del sisma, dimenticata dallo stato (e dagli italiani)

"Amatrice città degli italiani" recitano i cartelli presenti nella cittadina colpita dal sisma del 2016. Non ero mai stato in quei luoghi prima del disastro ma con un gruppo di amici abbiamo deciso di recarci la per una gita sul Gran Sasso e Monti Sibillini. Visto che la zona è "farcita" di belle strade panoramiche abbiamo pensato di fermarci proprio li, per unire lo scopo ludico della girata ad un momento di riflessione "non filtrato" dalle tv e giornali. Il primo a riceverci è il sindaco di Cittareale che ci illustra e descrive la vita di questo ex ridente borgo di 500 anime circa, oggi situato nel pianoro ai piedi del paese stesso. Con immenso stupore, visto lo stato in cui versa Firenze, scopriamo che il Comune di Firenze, ma anche altri comuni toscani nonchè la Regione e qualche grossa ditta, sono stati fautori di una catena di solidarietà che per una volta tanto mi ha reso un pò fiero di avere il giglio sulla mia giacchetta. Ma il sindaco, come altre persone, ci dice anche un'altra cosa molto più forte e vergognosa: lo stato è presente soltanto nei ragazzi dell'esercito e delle forse dell'ordine, tralasciando l'aspetto degli aiuti concreti per la ricostruzione o magari per eliminare tutti quegli edifici inclusi nelle Zone Rosse off limits per ovvi motivi di crollo imminente. Stesso discorso per Amatrice dove accanto ai cumuli di macerie che un tempo erano case si alternano costruzioni nuove o che hanno "retto" la furia del terremoto. Palazzi anche grandi in attesa di essere demoliti fanno sfondo alle casette che hanno dato "rifugio" agli abitanti che si riuniscono la sera in una sorta di centro commerciale che comprende un pò tutte le attività un tempo dislocate per tutta la cittadina. Tanti progetti di ricostruzione ma nessuna attività di rimozione, vista anche la favorevole stagione perchè qui l'inverno è parecchio rigido e i -20 gradi non sono una cosa tanto rara. Fabrizio Berardi, titolare (insieme ai fratelli) del Centro Vacanze Lo scoiattolo ci racconta che da 2 anni a questa parte solo la voglia di andare avanti li ha portati fino a qui perchè alla fine anche le richieste più banali non vengono mai evase. Eppure il centro si trova in un posto strategico per poter effettuare una serie di iniziative immerse nella natura selvaggia, di fatto un ricettacolo per il turismo alla ricerca di un qualcosa di "intimo" che non siano i bellissimi parchi (ma inflazionati) dolomitici. In ogni paese vedi la totale devastazione e la poca voglia di rinascere senza aiuti concreti, come a Castelluccio sulla vallata che ospita la famosa fioritura. Un feudo arroccato sulla collina con i container che si sono sostituiti alle case in pietra crollate. Il proprietario di un bar ci ha detto che lui, per lo Stato, non sarebbe ancora dovuto entrare dentro e in questi due anni di cosa sarebbe dovuto campare allora? Inoltrandoci verso il Parco dei Monti Sibillini incrociamo paesi con le loro ferite fino ad arrivare a Visso una ridente cittadina avvolta in un silenzio spettrale con gli abitanti costretti ad abitare nelle villette di emergenza mentre le loro case sono in attesa di un destino ineluttabile. Ma anche verso sud a Poggio Cancelli, Campotosto la situazione non varia. Poi per fortuna il Gran Sasso e i suoi pianori all'interno rimettono un pò in pace in noi stessi offrendoci paesaggi mozzafiato, già visti nei grandi film americani, ma che abbiano qui a casa nostra, a due passi dalle nostre comode realtà. E mentre la sera ti addormenti avvolto dal rumore del silenzio non puoi non pensare al perchè uno stato si permette di lasciare da soli una fetta di connazionali che ogni giorno cercano di ritrovare quell'equilibrio che la natura gli ha strappato via in una calda giornata d'Agosto. Abbiamo una parte di Italia ferita ma non vedo più nessuno rammentarla. Vedo solo qualunquisti che si nascondo dietro delle magliette rosse per la difesa di persone che vengono da lontano così come vedo sindaci piangere per la mancata accoglienza dei cosi detti migranti, ma non vedo più nessuno piangere per gli italiani che sono stati lasciati soli. Andate laggiù come abbiamo fatto noi, rendetevi conto che c'è una popolazione ferita ma che non molla, che sfida due calamità: la natura e lo stato latitante. Non so cosa possano offrire quei posti in inverno ma la prossima primavera fateci un salto, prendete la moto, la macchina e portate la vostra solidarietà senza fare elemosina ma visitando dei luoghi bellissimi imparando che l'erba del vicino non sempre è la più verde. Paradossalmente visitando quei luoghi il terremoto si genera anche dentro di te, ma non è una scossa sismica ma più semplicemente una scossa di consapevolezza e di quanto possiamo essere fragili ma anche pieni di risorse. Vorrei poter continuare a scrivere sulle sensazioni che mi hanno pervaso durante tutto il viaggio ma spero che queste semplice righe vi abbiano un pò incuriosito per poter essere in futuro testimoni voi stessi.
Un grande abbraccio dal turista per caso e sicuramente...arrivederci!
Massimiliano Miniati

Quando il gioco si fa duro... #ThaiGP 2018

...i  duri giocano. Cosa altro dire di Marquez? Se mai ce ne fosse bisogno ha dimostrato di essere il numero uno in tute le situazioni e per essere un grandissimo numero uno ci vogliono avversari degni. Negli ultimi due anni quest'avversario porta il nome di Andrea Dovizioso, non un pluricampione ma un tipo tosto che ha fatto brillare ancora di più la stella Marquez per poi brillare di luce propria e non riflessa. Purtroppo nella rinuncia di Lorenzo la gara ha perso uno dei suoi protagonisti ritrovando però un pò di smalto nel duo Yamaha rivitalizzato (forse) dai massaggi thailandesi. Terzo Vinales, quarto Rossi e addirittura quinto Zarko...non male per una moto con tanti problemi.Come sempre la gara è stata viziata da il solito andamento lento dei primi giri (e non solo) e questo ha permesso al gruppo di rimanere compatto tant'è che ci sono stati 10 piloti all'arrivo in 11 secondi. Certo niente a che vedere con il duello Marquez-Dovizioso ma se vogliamo trovare del buono in questa MotoGp soporifera... Il duo di testa ha veramente il monopolio delle gare sia per atteggiamento sia per la grinta di entrambi i piloti anche se lo spagnolo è veramente di un altro pianeta. Complice una serie di sfortunati eventi per Ducati poteva essere l'anno giusto ma hanno buttato tutto al vento con una serie di scelte e dichiarazioni che potevano benissimo essere evitate con una gestione più intelligente. 
Escludendo le gesta dei vincitori e vinti al mondiale non resta che buttarsi sul gossip, sulle presunte crisi di una marca che, per voce del suo direttore sportivo, vorrebbe far spostare l'oraro delle gare alla "mattina" perchè la loro moto rende meglio dopo la colazione. Episodi e frasi brutte che sviliscono il nostro sport fatto di piloti dove non hanno bisogno della giustificazione dei genitori per non fare un esercizio o non andare a scuola. A Motegi in casa Honda Marc avrà la possibilità di mettere il suo quinto sigillo in MotoGp, il settimo della sua (ancora) corta carriera, avendo vinto contro avversari tosti che portano i nomi di Lorenzo, Rossi, Pedrosa, Vinales e in ultimo Dovizioso, un dato molto importante che in molti evidentemente ancora trascurano. 
Il commento sulla Moto2 e Moto3 non è pervenuto in quanto impossibilitato a vedere le gare. Bene per Bagnaia che allunga su Olivera in Moto2 mentre la sfortuna colpisce il povero Bezzecchi falciato da una caduta del connazionale Bastianini. Martin, ancora una volta sfortunato (un'iniezione ha toccato il nervo del braccio), riesce a metterci una pezza arrivando quarto e allungando nel mondiale. Arigartò (non so come si scrive) a tutti voi in preparazione di un bel sake giapponese!

lunedì 1 ottobre 2018

Johnny "o'Ray" Rea, nessuno come lui! #WorldSBK Magny Course 2019

Nessun dubbio, nessuna incertezza, forse anche nessun avversario. Quattro titoli mondiali di fila, record battuti (tranne le pole) vittorie a nastro è l'impressionante ruolino di marcia di Johnny Rea, il pilota che Biaggi definì "questo con una moto buona le vince tutte". La stima di un campione qual'è Max la dice lunga sul talento del nord irlandese mai sazio di vittorie come ha dimostrato ieri in Francia. Un anonimo Lavilla dice che Rea non è carismatico, come se Gregorio sapesse cosa vuol dire tale appellativo visti i suoi risultati in carriera. Rea e la Kawasaki dovrebbero essere catapultati anche per una volta in una gara della MotoGp, con il motore del Kawa libero e con le stesse gomme e vi garantisco che in tanti piangerebbero. In un attimo diventerebbe subito carismatico. Come definiresti un pilota ed una marca che avete deliberatamente "azzoppato", li avete fatti partire dietro ma nonostante ciò vincono tutto? Alla SBK non manca niente o forse mancano gli appassionati che la organizzano e dirigenti che dovrebbero stare più zitti. I Fratelli Flamini erano avanti luce rispetto ai dilettanti della Dorna! Ciliegina sulla torta forse il mondiale SBK passerà a SKY (a pagamento?) e gli darà la mazzata finale. Vedere sfrecciare la moto che abbiamo (magari) nei nostri garage è sempre una bella emozione per chi è appassionato e le diatribe se è meglio la Kawasaki o la Ducati hanno sempre appassionato i motociclisti. Ma oggi siamo nel mondo dei social e anche se vinci 4 titoli mondiali di seguito non sei considerato "carismatico". Certo se pensiamo che il carisma ce l'ha ancora chi non vince più niente dal 2009 non è che siamo messi bene. Rea lo possiamo considerare il Marquez dei nostri tempi eppure sembra che nessuno se ne sia accorto. Ha carisma un team manager che chiede di cambiare gli orari delle gare perchè le sue moto sono "cronopatiche"? 
Lode a Rea e alla Kawasaki sovrani di una terra di nessuno o almeno una terra di pochi ma buoni a differenza di altri regnanti, sovrani di un'arida pianura di scimmie urlanti (e ululanti)!