venerdì 21 novembre 2008

Bianchi e neri, neri e bianchi...


Periodo di pausa e riflessione per un progetto che sto portando avanti. Mi scuso con i pochi aficionados, ma sto creando qualcosa di nuovo e grande, per le mie possibilità.

Partirò dalla vittoria di Hamilton in F1. Nella palestra che frequento io, si allena un bel ragazzone nero (gran fisico aggiungo), sempre molto zitto e schivo. Con altri ragazzi bianchi, stavamo commentando la vittoria dell'inglese nero, e degli errori di Massa bianco. Ovviamente chi una cosa e chi un altra, la discussione si è animata nel più sano spirito sportivo e da bar. Ad un certo punto, il ragazzo nero si gira, ci guarda e dice: "Hamilton ha vinto perchè è il più forte!! Non ci sono scusanti!". 3 secondi netti di silenzio, poi la discussione riprende dall'inciso del ragazzo. Osservando l'espressione di tutti non potevo non notare l'espressione del bel ragazzo scuro (abbronzato va più di moda), con un piglio strano, non decifrabile, dato l'argomento trattato. Certo è un fatto che un pilota inglese di carnagione scura abbia vinto in uno sport da bianchi, ma non tale da giustificare quella "cattiveria" nell'affermare un concetto banale. Anche perchè gli atleti neri svettano in tanti altri sport, forse più dei bianchi. Eppure...

Passa un pò di giorni ed ecco che Barak Obama Hussein diventa l'uomo più potente del mondo. Rieccoti la discussione da bar in palestra. Questa volta voglio mettere un pò di benzina sul fuoco. Infatti mentre si parlava, rieccoti che fa capolino il ragazzo nero, che con il corpo faceva l'esercizio, ma con l'orecchio era li con noi. L'esca la creo con una esternazione forte, senza pensare al colore, ma solo al nome: "Certo che è dura credere che uno che si chiama Obama Hussein sia il nuovo capo del mondo libero. Il mondo sta veramente cambiando". Gettata l'esca, eccoti il bel pescione (senza doppi sensi!) già all'amo. "Perchè trovate strano tutto ciò? Solo perchè è nero?". Riecco quello sguardo e quel tono. Certo direte voi, me la sono cercata, ma in quella frase ho letto tutta l'amarezza di un passato fatto di schiavitù, barbarie, soprusi. Poi mi sono ricordato dell'Africa. In Africa e non solo il razzismo c'è e contrariamente a quello che ci insegnano i libri di storia, è perpretato anche dai neri verso i bianchi, con i soliti metodi con i soliti fini, con le solite illusioni. Il razzismo, come tutte le altre forme di intolleranza verso gli altri, è quella forma stupida di voler affermare un concetto assoluto dell'io più forte di te, dimenticando che forse il più forte è colui che crea, che inventa, che costruisce, che vive a lungo marcando un segno nel tempo. Hamilton, Barack, Bolton, Cassius Clay sono persone che hanno creato un qualcosa indipendentemente dalla razza. E' innegabile che un fisico nero sia superiore ad un bianco, ma questo riguarda la morfologia, i geni, la razza, la selezione naturale che ha subito. Ma non si conquistano i mondi solo con il fisico, c'è anche la mente che sulla carta è molto più forte. Il piglio del ragazzo della palestra mi ha fatto capire che tutto ciò è come un cane che si morde la coda, e non ci sarà mai fine se continueremo a vedere bianco e nero. Il vero razzismo sarebbe saggi contro idioti, ma forse perderemo... come saggi, o come idioti?

martedì 11 novembre 2008

Siamo tutti americani

Rubo un post fantastico dell'amico DAW, che sintetizza senza troppi giri di parole una verità imprascindibile. Grazie Daw, come sempre!!
Un dato è certo: gli antiamericani sono spariti. Ora, causa miracolo notturno, siamo tutti americani. Sì, proprio loro, quelli che fino a due giorni fa parlavano di una America governata da squallidi e viscidi assassini, da bugiardi, da cinici difensori dei propri interessi a discapito di tutto e tutti, quelli che “le mani grondanti di sangue”, ecco, tutti questi fenomeni sono spariti. Il popolo americano è tornato amico, quello stesso popolo che fino a ieri veniva visto come rozzo e ignorante oggi è tornato ad essere Illuminato (“la rivincita dell’intelligenza” hanno scritto, diventando la stronzata antropologicamente più cool dell'anno). Oggi siamo tutti americani. Anche loro, i fenomeni ex-antiamericani, si sentono – come se nulla fosse, facendo finta di niente, con quell’aria così geneticamente chic - finalmente americani. Benvenuti a bordo, era ora, vi abbiamo aspettato ed ora eccovi qua. Siete diventati americani, perché nel vostro patetico gioco delle etichette ha vinto il vostro candidato, quello che gli Zucconi vi hanno descritto come “di sinistra”, quello vicino alla gente, quello col cuore, quello lontano dagli interessi di chissà quale funambolico Smoking Man.Bene, ora anche voi siete filoamericani, perché è già “un’altra America”, e quindi che Dio vi benedica, viva l’America, viva gli americani. Noi, che filoamericani lo eravamo già prima, lo rimaniamo a maggior ragione anche ora. Sempre. Con quello spirito eternamente fiero, eternamente orgoglioso ed eternamente riconoscente. E tranquilli, quando vi risveglierete da questo immenso sogno, e – tanto per fare qualche esempio - quando il vostro candidato, cioè il nostro Presidente, farà guerra all’Iran o al Pakistan, o deciderà di non chiudere Guantanamo, o di non ritirarsi immediatamente dall’Iraq, sarà allora che voi tornerete a sventolare le bandiere della pace, ma noi, come sempre, saremo sempre qui, fieri, riconoscenti e orgogliosi di essere amici della più grande democrazia del mondo. Nonostante tutto, ma soprattutto nonostante voi.

mercoledì 5 novembre 2008

Lo zio Sam Obama Hussein


Ebbene si. Anche quest'ultimo pezzo di storia si è consumato sotto i nostri occhi. Inutile far finta di non essere stati coinvolti neanche un minuto per la corsa alla Casa Bianca. In fondo che male c'è, almeno per il sottoscritto, l'America rappresenta da sempre una meta, non tanto per motivi turistici, ma per tutto un insieme di cose riassunte nell'American Way, il sogno americano. E oggi, l'America, ci ha dato un ulteriore lezione di democrazia vera, con la D maiuscola, quella democrazia di cui noi non conosciamo neanche il significato. Per la prima volta nella storia si insedia alla Casa Bianca un presidente nero, un afro americano, impensabile ad appena 40 anni dalla morte di Martin Luther King. Barak Obama Hussein è il 44 o presidente degli Stati Uniti d'America, l'uomo considerato il più potente del mondo, l'uomo che guiderà il mondo per i prossimi 4 anni. In un certo senso a ragione Jovanotti a dire che il presidente americano andrebbe votato da tutti, ma queste sono utopie, perchè gli americani si sono sempre fatti gli affari loro, e non hanno bisogno del sostegno di altri. Il momento non è facile per nessuno. Il crack della Lheman & Brother ha dimostrato il lungo cordone che lega tutti, nessuno escluso, alle vicende di un paese nato nel 1783, e che da allora ha fatto anche cambiare il volto alla nostra cara e vecchia europa. Il volto del cambiamento è nero, come noi siamo bianchi, ma la grande novità è nel nome. Non John Wayne, Peter Parker o Louis Amstrong, ma un nome arabo, maledettamente arabo, che ci riporta all'11 settembre, alle barbarie di tutti i giorni, che niente hanno a che fare con la libertà. In fondo l'America è sempre stata una colonia, ed è impensabile non trovare nomi che non avessero a che fare con il resto del mondo. Eppure gli americani hanno scelto, e scelto bene, convinti da quel "we can", da quell'uomo che in un certo senso, spazzerà via le ombre dell'america razzista e intollerante. Kunta Kinte ha avuto la sua vittoria, e le catene si sono definitivamente spezzate. Forse dal 20 gennaio, qualcosa realmente cambierà, che cosa però non ci è dato saperlo. La White House al 1600 di Washington D.C. la faranno grigia? Chissà. I repubblicani hanno pagato lo scotto della politica di George W. Bush, il primo presidente del nuovo millennio, per molti un cattivo presidente, per altri un presidente giusto al momento giusto. McCain, il reduce, sapeva troppo di stantio e vecchio, anche se la sua telefonata a Obama, dopo il risultato elettorale, ha dimostrato la classe dei politici d'oltre oceano, subito pronti a collaborare, a guardare avanti per il bene del paese, non come i nostri alla stregua di checche isteriche e bambini viziati. L'America sicuramente ripartirà, e con lei il carrozzone europa. La forza dell'uragano Obama però deve essere ancora quantificata, perchè il mondo ha le sue leggi, spietate leggi.
Anche gli antiamericani d'Italia hanno seguito l'election day. Se gli domandi perchè, nessuno di loro ti risponde, ma tutti (di loro) sono anti americani, fino a che non gli vedi le Nike addosso, o partire per un fine settimana a New York. E come beoti diranno che ha vinto un presidente di sinistra. In america non c'è destra o sinistra, ci sono conservatori e repubblicani è diverso, il colore democratico è il blu, quello repubblicano il rosso. Il presidente del consiglio ha detto che gli americani sapranno scegliere il loro candidato migliore, e questa era l'unica cosa sensata da dire. Patteggiare per l'uno e per l'altro era da idioti. Farsi fotografare a 100 metri dal palco di Obama e dire "lo conosco" è da idioti. E vorrei anche ricordare che nel suo tour europeo, il nuovo presidente non ha neanche messo piede in Italia, quindi non vedo il perchè tutta questa euforia e prostrazione... Se avessi dovuto scegliere sarebbe stato difficile. McCain non mi convinceva per l'età, l'errore non considerato dai repubblicani nella scelta del canditato. Del nuovo presidente non sopporto il nome, mi irrita parecchio, e l'appoggio di quasi tutto lo star system americano. Però sembra che anche il popolo si sia espresso a suo favore e questo gli da parecchie chances per stare li dov'è. Nel settembre del 2001 il mondo cambiò per sempre, e da allora sono passati 7 anni e forse il mondo potrà cambiare ancora... Forse...