giovedì 30 ottobre 2008

Motomondiale & Superbike 2008


E così è finita un altra stagione di corse. Una stagione che ha visto conferme, riconferme e qualche novità.

Iniziamo dalla 125. Campione del mondo Mike Di Meglio, un outsider, che nelle precedenti stagioni non è che avesse brillato, ma che però quest'anno ha trovato il giusto feeling sia con la moto che con la squadra che lo ha portato a dominare per tutto l'anno della stagione. Il nostro Simone Corsi non è riuscito a fare quello che ha fatto il rivale, e negli scontri diretti si è un pò perso, pagando alla fine un gap di 44 punti sul rivale che non sono pochi. Gabor Talmacsi, complice un inizio non brillante, ha recuperato da metà stagione in poi, ma non è servito a combattere la costanza del campione francese. Da segnalare, per novità di rilievo, il figlio d'arte Stefan Bradl con un Aprilia sempre veloce, un maturando Bradley Smith con un impeccabile stile di guida e via via gli altri, più o meno giovani ancora in fase di conferma.
250. Finalmente dopo un anno di ritardo (a mio modesto avviso) è arrivato Marco Simoncelli. Marco che sia per struttura fisica, sia per lo stile, rammenta molto Valentino, ed anche se non ha colto il successo in 125, quando arrivo in 250, si pensava che subito sarebbe andato forte. Purtroppo una serie di fattori l'hanno fatto cadere nel girone dei non arrivati, iniziando a farci credere di trovarsi di fronte ad una promessa non mantenuta. Invece quest'anno, SuperSic ha guidato benissimo, sia con una vetusta Aprilia LE, sia con la RSA, ricordando il suo metro e 83, fisico non tanto di ruolo per le 250. E da ragazzo intelligente qual'è ha scelto di rimanere nella classe di mezzo, perchè comunque è giovane, ed un eventuale riconferma, aumenterebbe ancora di più le sue quotazioni di pilota completo. Rovistando nella classifica finale, troviamo al secondo posto un coriaceo Bautista, al momento l'unico spagnolo degno di nota, comunque in grado di avere la situazione sempre sotto controllo, rispetto ad altri suoi connazionali, Barbera docet. Anche se non campionissimo, Mika Kallio a Valencia ha dimostrato di essere un pilota tosto, forse pronto per quell'"animale" che è la Ducati, dove lo troveremo l'anno prossimo nel baby team. Mattia Pasini dopo uno sfavillante inizio, ha pagato l'inesperienza della quarto di litro, ed ha alternato gare brillanti a gare opache, ma comunque plausibile per il suo primo anno. Un plauso va a Roby Locatelli che rimane anche per il prossimo anno, e un grande saluto, per la difficile scelta che ha fatto, a Manuel Poggiali, che si ritira dalle corse a 28 anni e due mondiali vinti.
MotoGp. Anno strano quello della motogp. Valentino ha fatto Valentino, quest'anno come non mai, perchè il "diavolo" rosso, come lo chiama lui, gli ha messo davvero pressione. Casey Stoner è stato l'unico avversario di Rossi, il più tosto, il più coriaceo, il più veloce. Questo Valentino l'ha capito, ed ha cambiato il suo modo di gestire le corse, come ha anche confermato in un recente articolo su "il Giornale". E' stato bravo e preciso rispettando, forse più di sempre, i suoi avversari. L'unica macchia, a mio avviso, è quel passaggio al cavatappi a Laguna Seca. Li da vero signore e da regolamento (non dimentichiamolo!) doveva lasciare sfilare Stoner e accodarsi, non puntandolo come ha fatto. Per non parlare della frenata prima del rettilineo, dove Stoner ha abboccato e ha dovuto pinzare più del solito. Ma quelle si sa sono malizie che in gara ci stanno sempre. Casey ha confermato di essere un campionissimo, già a 22 anni, un signore, un guerriero, un pilota tosto, che non si piange addosso, ma che da sempre gas. Dopo Laguna sono venuti fuori i suoi pochi anni, e la sua grande voglia di stravincere, che comunque fa sempre bene al nostro sport. Bravi ragazzi! Pedrosa vince (poco) ma non convince. Oggi per vincere non basta solo una cavalcata solitaria, ma ci vuole anche lo scontro, la sportellata, e in questo Dany è un pò carente. Di altra pasta è fatto Jorge Lorenzo, che dopo aver assaggiato pesantemente l'asfalto, si è piegato a più miti consigli. Ma mentre per il giovane Lorenzo si trattava del primo anno, per Pedrosa è giunta l'ora della sveglia, altrimenti rischia di essere sempre l'eterno secondo. Velo pietoso va steso per Marco Melandri. Che la Ducati sia difficile lo ha già confermato Hayden nei primi test, ma 3 secondi da Stoner rischiano di diventare un trauma. Forse sulla Kawasaki ritroverà la forma di vice campione del mondo di qualche anno fa, ma anche per lui il 2009 sarà un bel crocevia. Dovizioso ha dimostrato di essere inteligente e veloce. Questo un pò ci risolleva, perchè di nuove leve italiane sulla motogp non ne vedo tante, e non ne vedo tante neanche all'orizzonte... Certo non dimentico mai il mio pilota del cuore, Capirossi, ma l'anagrafe non gli è tanto a favore, e ogni anno spero che sia quello buono per vederlo campione del mondo. Per il resto della compagnia vedo tanti discorsi e pochi fatti, ed è per questo che l'ho reputato un anno strano. 21 classificati alla fine, con tre wild card, sono un pò pochini per un campionato del mondo. 18 partenti fissi, con pochi sorpassi e divari abissali a fine gara, fanno un pò pena per uno sport che ha sempre visto dei gran sorpassi e delle gran battaglie. Forse il monogomma risolverà questo problema? Io me l'auguro, perchè non voglio ritrovarmi come la noiosa F1 con i sorpassi ai box!
Supebike. Ci saluta uno dei piloti più talentuosi degli ultimi tempi, certo Troy Bayliss detto il carrozziere. Veder correre Troy ti rimette al mondo, perchè non è solo veloce, ma è anche generoso, grintoso, corretto. Un vero campione. Lascierà un vuoto in Ducati, che neanche Haga potrà colmare. Haga è forte, ma non ha la scintilla del campionissimo. E' un poeta ma gli manca sempre un verso. Forse, senza Bayliss, il campionato arriverà fino all'ultimo senza un vincitore e questo non potrà che farci piacere. Max Biaggi ha avuto sia sfortuna che poca voglia, a mio avviso, comunque io lo aspetto sull'Aprilia con la squadra che lo vide campione del mondo. Il resto della compagnia è composto da gente che non ti aspetti, capaci di belle gare e crisi profonde, comunque tutti ancora da dimostrare, e forse quest'incognita rende più bella la Superbike rispetto alla MotoGp. Certo all'alba dei nuovi regolamenti, credo che la Flamini Group faccia bene a muoversi nella direzione in cui sta andando, perchè la perdita della 250 a favore di una 600, farà scappare Aprilia (KTM già non correrà più in 250) che potrà approdare con loro in un campionato alternativo. Considerazione importante perche in giro ci sono ancora un sacco di 250 gp e 125 gp, e sono un ottimo trampolino di lancio per i giovani, considerando anche i costi di gestione, e la situazione economica mondiale non mi sembra così florida... La MotoGp è bella come valore assoluto della prestazione, ma se vuoi vedere una gara devi alzarti prima o cambiare canale. Vedremo l'anno prossimo, sempre e comunque a gas aperto!!

mercoledì 29 ottobre 2008

La fiera delle banalità (di Vittorio Sgarbi)

Come discostarsi da una riflessione così. Eppure tanti (non tutti) cavalcano l'onda senza neanche sapere se in fondo ci sono gli scogli. Con questo articolo chiudo il circolo sulla scuola, perchè mi sembra che di tempo ne abbiamo già perso abbastanza.
Non convincono. Troppa promiscuità Non faccio altro che vedere immagini di docenti che fanno lezione nelle piazze, in perfetta sintonia con gli studenti. Il nemico è una solo, non è il «sistema». Tutti contro la Gelmini. Il collegio dei docenti del liceo Mamiani di Roma ha approvato una «mozione-guida» per chiedere il ritiro del decreto Gelmini. Gli studenti dell’«Orientale» di Napoli hanno distribuito pacchi. Per cercare di essere spiritosi e alludere al «pacco» della riforma universitaria. Vana è la ricerca di illuminazioni, negli slogan prevedibili: «Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini»; «Il 5 in condotta te lo diamo noi». E sempre più spenti: «State tagliando il nostro futuro»; «La vostra crisi non la pagheremo noi». Mesto e didascalico: «La scuola pubblica è un diritto: difenderlo è un dovere»; senza slancio: «Riprendiamoci il futuro»; «Il futuro era meglio in passato». E ancora freddure del genere: «Abbiamo cominciato per non fermarci», «Il ministro della pubblica distruzione»; e perfino «Cogito ergo protesto». Abbiamo fatto una ricerca abbastanza approfondita in tutta Italia per trovare qualcosa di meglio di «Giovinezza al potere», ma gli studenti sembrano particolarmente mosci e i loro striscioni sembrano fatti per non scontentare insegnanti bolsi e impigriti nelle abitudini. Ecco allora gli striscioni giudiziosi elaborati alla scuola Normale di Pisa: «Un Paese vale quanto ciò che ricerca»; «Tagliate, tagliate che la ricerca taglia la corda». Fino al catastrofico e spericolato: «Siamo sull’orlo del baratro. Questa legge è un passo avanti». Non credo che la protesta andrà molto avanti, non credo che abbia necessità e urgenza. E non credo che la Gelmini possa essere un nemico che dia senso a una protesta. La sua riforma è ancora piccola e non radicale e dispiace più agli insegnanti che agli studenti. Il maestro unico era un valore della sinistra. Lo rimpiangevano come «un pilastro della nostra convivenza» Adriano Sofri e come un «totem sacro» Marco Lodoli. Quest’ultimo, citato l’altro ieri come intellettuale organico alla sinistra da Veltroni, con spirito dolente scriveva, qualche mese fa: «Poi qualcuno ha deciso che la maestra doveva moltiplicarsi, e da una è diventata tre, e tre maestre sono diventate un viavai di volti, abbondanza e confusione. Di sicuro qualcosa si è perso». Un altro idolo della sinistra, il sociologo Edgar Morin, aggiunge, convincentemente: «Il nostro sistema di insegnamento separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendo di fatto impossibile la comprensione del mondo». Non molto originale dunque il ritorno al maestro unico, ma non coerente e unanime, e soprattutto convinta, la sinistra la reazione alla Gelmini. Il voto in condotta, in una scuola militarmente occupata dagli spacciatori di droga e dall’affermazione di modelli imitativi, mi sembra più che una ripresa nostalgica una necessità. Tutti ricordiamo i filmini di ragazzi che ammiccavano sessualmente con giovani insegnanti e supplenti. E come giudicare i ripetenti che hanno compiuto atti sessuali con la supplente molisana di Nova Milanese nella palestra della scuola? Si trattava di una lezione di quale materia? O era in senso letterale, una questione di condotta? Era forse preferibile sanzionarla con un: non classificabile? Né si capiscono le proteste per la reintroduzione del voto in decimi: una misura di buon senso. Un numero è più efficace di un giudizio spesso sgrammaticato o ipocritamente assolutorio. Sufficiente o insufficiente si misura meglio con i numeri che con le parole che moltiplicano le sfumature e eludono le condanne. Eliminare i voti dalla scuola equivale a eliminare gli anni di pena dal carcere sostituendoli con una condanna morale non quantificata. La Gelmini dunque non ha fatto danni, ma piccoli aggiustamenti, fino alla crepuscolare ingenuità del grembiulino, icona della nostra infanzia scolastica, imposto soprattutto per evitare di macchiare gli abiti con l’inchiostro delle penne in un’Italia povera. Ora ci sono le biro e anche i bambini sono schiavi delle mode e delle griffe. Ricondurli ad abiti anonimi sembra piuttosto una misura di sinistra severa e contraria alle ostentazioni che, soprattutto negli abiti, indicano le classi sociali. Ma non è piaciuta, la Gelmini. Essa paga per Tremonti e per Berlusconi come una donna dello schermo. E, nelle strade, gli studenti sembrano difendere più gli interessi dei professori che i propri. La contestazione studentesca si affermò, ai nostri anni, come una ribellione contro il sapere cattedratico, contro la cultura dei professori, il nozionismo, la retorica, la mancanza di giudizio critico, il dogmatismo. In una parola, il principio di autorità. La lotta fu dura per rovesciare le gerarchie. Qui le gerarchie collaborano e si autotutelano rendendo gli studenti servi sciocchi per garantire cattedre e professori inutili. Così gli slogan riflettono questo difetto di motivazioni profonde. Nulla di paragonabile alla scritta che colpì la mia fantasia di studente, arrivato a Bologna, in via Zamboni, nel 1970. C’era tutto con una forte metafora, e con un richiamo a una indistinta minaccia: «Monaco attento, fischia il vento». Era il vento di una libertà nuova che con gli anni è degenerata fino alla maionese impazzita delle languide e inefficaci scritte di oggi. Sotto la loro goffa inconsistenza la rivolta sarà travolta.

lunedì 27 ottobre 2008

Felice Gimondi un grande uomo e grande campione

Pubblico quest'articolo in omaggio al grande Gimondi e in omaggio alla frase finale che io vado sempre ripetendo: l'importante è non arrendersi. MAI!!!!
di Felice Gimondi
Arrendersi? Mai. Darsi per vinto? Macché, datemi retta, anche nel momento in cui si pensa di aver perso tutto, c’è sempre un modo per rifarsi. E poi sapete cosa ho capito sulla mia pelle, in quindici anni di professionismo e oltre centoquaranta vittorie? Che anche quando si tocca il fondo, si può risalire la china. Occorre umiltà, buon senso e tanta voglia di fare. È nei momenti difficili che si vede chi ha davvero i numeri.
Parlo per me. Parlo da ex campione delle due ruote, che nel ’65 vince il Tour de France, l’anno seguente la Roubaix, la Parigi-Bruxelles, il Lombardia e nel ’67 il suo primo Giro d’Italia e poi il Giro di Spagna. Credo di essere imbattibile, nessuno come me, io lanciato verso una carriera se non in discesa, ricca di poche difficoltà. Poi arriva il primo segnale: perdo malamente una cronometro al Giro di Catalogna. A battermi un certo Eddy Merckx. Il ’68, anno di tumulti, anno di grandi cambiamenti, per me, sportivamente parlando, è l’anno della presa di coscienza: sulla mia strada si pone di traverso un treno che procede a tutta velocità e spazza via ogni mio sogno e ambizione.
La data è scolpita nella mia mente: 13 settembre 1968, semitappa a cronometro, da Figueras a Rosas, 45 chilometri di impegnativi saliscendi. Io vado al via indossando la maglia biancoverde di leader. Mi basta poco per vincere: invece perdo per 38”. Perdo come quattro mesi prima al Giro d’Italia, vinto sempre dal mio amico Eddy. C’è poco da fare, il 1968 segna la svolta: per me, per lui, per il ciclismo in generale. Io appena nato, mi trovo già a vivere i titoli di coda. Mi ci vuole un anno e mezzo per capire cosa mi sta succedendo, per capire che non è colpa di nessuno se perdo, ma alla base di tutto c’è solo un fattore: Eddy Merckx è più forte del sottoscritto.
Che fare allora? Io non ho fatto altro che prendere atto di uno stato di cose. Ho metabolizzato la sconfitta, ho preso atto della forza e del talento dell’avversario, ma non mi sono dato per vinto. Ho reagito. Psicologicamente non è stato né facile né tantomeno semplice. Ma ho reagito, imparando a correre con maggiore acume tattico, con maggiore intelligenza e serenità, senza strafare e sfruttando ogni minimo errore, ogni minimo cedimento del mio avversario. Il risultato lo conoscete un po’ tutti: alla fine le mie soddisfazioni me le sono tolte. Ho vinto tanto e bene.
Certo, se non ci fosse stato Eddy forse avrei vinto di più, forse il Cannibale sarei potuto essere stato io, ma sono ugualmente felice di quello che ho ottenuto. Un Tour, tre Giri d’Italia, una Vuelta, un Mondiale, Sanremo, Lombardia, Roubaix e tutte le più importanti classiche del mondo.
Tutto questo perché non mi sono mai arreso davanti all’evidenza, non mi sono fatto sopraffare dallo sconforto, non sono stato vinto dalla paura, ma con impegno, determinazione e abnegazione mi sono risollevato ed elevato al rango anche di Eddy. Perché l’importante nello sport e nella vita non è né vincere né tantomeno partecipare: l’importante è non arrendersi. Questo è il vero segreto di ogni sportivo e di ogni uomo che crede in quello che fa.

sabato 25 ottobre 2008

I figli dei vip di sinistra? Tutti alle scuole private

In aiuto ai commenti di un post precedente, questo articolo di Antonio Signorini chiarisce definitivamente perchè la Gelmini, che ci piaccia o no, ha ragione.
di Antonio Signorini
Roma Tanta preoccupazione per la scuola pubblica si può spiegare solo come un atto estremo di altruismo, visto che quando si tratta di decidere il destino dei figli un bel pezzo di centrosinistra si orienta direttamente verso le scuole private. E magari straniere. Sorprende, insomma, tanta acrimonia nei confronti del ministro Gelmini, visto che non sono pochi gli esponenti della sinistra che di contatti diretti con la riforma della scuola, non ne avranno mai. Lo ha candidamente ammesso Michele Santoro nel corso dell’ultima puntata di AnnoZero, tutta dedicata alla scuola e alla nuova ondata di contestazioni studentesche.
Voleva dimostrare al leghista Roberto Cota quanto fosse sbagliata l’idea di «classi ponte» per insegnare la lingua straniera ai figli di immigrati. In sintesi: l’integrazione è facilissima anche quando un bambino si trova in un’aula dove tutti parlano una lingua che non sa. Per spiegarlo ha riportato, con comprensibile orgoglio paterno, l’esempio della figlia che frequenta una scuola straniera «e già parla un’altra lingua ». Applausi. Non si sa se dedicati alla bravura della bimba poliglotta o all’accostamento tra chi frequenta il costoso istituto francese «Chateaubriand», con l’obiettivo di diventare bilingue ed evitare le storiche carenze della scuola italiana, e i figli degli immigrati alle prese con la durissima battaglia per l’integrazione.
Ospite della trasmissione, il segretario Ds Walter Veltroni. Dei suoi investimenti immobiliari e formativi a New York a favore della figlia si sa già tutto. D’altro canto il Pci non c’è più. E con i comunisti è scomparso anche il divieto non scritto che vigeva per i dirigenti: mai iscrivere i figli alle private. Lo conferma il caso di Giovanna Melandri, la cui prole è stata affidata all’istituto privato «San Giuseppe». Si dice che l’esponente Pd abbia anche cercato di fare entrare la figlia in una scuola inglese. La stessa - la «Rome International School» - scelta dall’ex parlamentare di Rifondazione comunista Franco Russo, ansioso di dare un’educazione un po’ amerikana ai discendenti.
Niente pubbliche o comunali anche per i nipoti di Fausto Bertinotti, iscritti a suo tempo ad un prestigioso asilo romano dal metodo di insegnamento rivoluzionario. Ma a pagamento. E in effetti non è sempre la caccia alla lingua straniera la molla che fa scappare i genitori democratici dalle pubbliche. È il caso dell’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, contestato dai giovani del centrodestra per aver mandato il figlio ad un Liceo scientifico paritario di Viterbo, proprio negli anni in cui era in carica nel dicastero di viale Trastevere.
La seduzione del privato-straniero ha fatto breccia anche tra i più intransigenti girotondini. È il caso di Nanni Moretti, il cui figlio frequenta la scuola americana di Roma, la «Ambritt». Stessa scelta per il discendente di un vero e proprio outsider del Partito democratico: Mario Adinolfi. Proprio in questi giorni l’ex esponente del Ppi, per sua stessa ammissione allergico alle occupazioni, ha lodato la nuova ondata di studenti contestatori vedendoci l’embrione di un «conflittogiovanile di massa contro queste destre ». Chissà se anche dalle parti della scuola americana di Roma farà breccia l’atteso nuovo Sessantotto.
Scuola privata catanese anche per le figlie di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd. Al club del «no alle statali» si è iscritto anche Francesco Rutelli, Anche lui negli ultimi giorni si è espresso, non tanto a favore della protesta studentesca, quanto controla linea «dura» di Berlusconi. Sicuramente nessuna delle sue due figlie dovrà subire interruzioni delle lezioni: una è iscritta al liceo privato «Kennedy» e l’altra alla prestigiosissima «San Giuseppe De Merode», scuola convista su Piazza di Spagna. Da quelle parti di okkupazioni, e cortei, se ne vedono pochi.

martedì 21 ottobre 2008

Popolo di deficenti

Eh! Il titolo comprende tutti, verdi, gialli, rossi, belli, brutti, destra, sinistra... Italiani! Che popolo fantastico! Popolo più idiota non esiste. Uno contro l'altro, tutti! A prescindere. Va tutto bene, finchè non viene toccata la sfera personale. Iniziando dal condominio in cui viviamo, fino alle città, vale tutto e il contrario di tutto. Nessuno si muove di un centimetro dalle sue posizioni. In questa repubblica delle banane, tutti abbiamo munto qualcosa, chi più e chi meno, ma tutti abbiamo cercato la scappatoia per guadagnare di più e fare di meno. Chi vive nella regola è un uomo morto. A tutti piace l'auto nuova, il tv LCD, il telefono, il satellitare, la parabola... Abbiamo ipotecato i prossimi 20 anni di stipendio (io forse ho già intaccato la pensione!). Era logico che prima o poi si dovesse sentire un crack, tipo quelli delle seggiole, che non si rompono subito, ma che comunque ci indica che quella sedia non è più tanto robusta. Alitalia, scuola, settore pubblico, grandi aziende, tutte mucche che non fanno più latte. Il latte è finito signori, che ci piaccia o no. Ai piloti Alitalia che ridevano, io li avrei fatti volare, ma giù dalla finestra!! La scuola fa schifo, eppure occupano e manifestano. Gli ospedali sono fatiscenti, i treni con i pidocchi, le città pattumiere a cielo aperto e ricettacolo di clandestini tutelati da una non meglio imprecisata giustizia sociale. Spagna, Portogallo ci hanno già abbondantemente superato, per non parlare di una galoppante Ungheria, ancora lontana, ma non lontanissima... L'Italia dei fogli, della burocrazia. Dove sei Calderoli, il ministero che ti hanno dato è interessante. Guardiamo alle elezioni americane. Se vince Obama... Cosa se vince Obama eh? Cosa? Idioti!! Si rimarrà sempre un popolo di deficenti. We can? We can una sega!!! Noi cani, quello si! Cani sciolti che girovagano per le città, senza volto, senza tradizione, con la storia sommersa dai rifiuti, o da orde di venditori che non hanno facce italiane, ma che si stanno appropriando del nostro territorio, quello che fu dei grandi che hanno fatto la storia del mondo. Piazze riempite di studenti a contestare le riforme. Vi piacciono le università, i licei, le scuole? Muri sporchi, aule fredde e vuote, con gli zombi perennemente fuori corso, licei, medie, dove il dilagare del "bullismo" non ha freno. Elementari, supplenti, scandali, questa è la scuola dei nostri figli, quella stessa scuola dove la mattina li lasciamo, con la recondita speranza che imparino le basi della nostra società. Si chiama democrazia, un governo eletto dal popolo, che decide per il popolo che lo ha eletto (concetto opinabile di questi tempi però...), ed anche se non ad unanimità, i provvedimenti, le leggi, le decisioni, vanno accettate. Quando arrivò il governo Prodi, già si sapeva dello schifo che avrebbe fatto, infatti l'armata Brancaleone è durata due anni e mezzo. Oggi è uguale. Invece di contestare, fate lavorare, fate attuare le leggi, e soltanto dopo, a palese fallimento, si può contestare. Li è la vera forza del popolo sovrano. Contestare una cosa prima che avvenga, non altro che dare forza alla parte avversa. Così non va ragazzi, così non va... Voi che girate il mondo, vi state rendendo conto di cosa siamo? Certo, perche sempre più giovani scappano dall'italia per trovare fortuna all'estero. E la trovano!!! In tutti i campi gli italiani all'estero si piazzano nei primi posti. Ma cosa resta dell'Italia? Io vado spesso all'estero e gli italiani conservano cartoline, ricordi, bandiere, ma di tornare non se ne parla neanche. Il futuro non è un ipotesi. E' realtà, giorno dopo giorno, che si forma e cerca nuovi condottieri, che sono e saranno i nostri figli, nati qui in italia, da genitori italiani, e nonni italiani, che l'hanno fatta, costruita, combattuta, difesa, ricostruita, contestata. Torniamo ad essere "italiani" cazzo!!

mercoledì 15 ottobre 2008

A scuola si studia!!!!!!!!

Col passare del tempo si matura. Passano gli anni, diventi uomo, trovi lavoro, vivi da solo o convivi, ti sposi, fai dei figli. Detta così è un pò fredda, ma è la stenografia della vita di ognuno di noi. Lo scatto che ti cambia più di tutti è la nascita di un figlio, vuoi perchè è la vita che nasce dalla vita, vuoi perchè inizi a vedere il tempo più in la di quello che vivrai. Oggi non è che brilliamo per le prospettive che possiamo offrire ai nostri figli. La maggior parte degli italiani sono dipendenti, e a meno che nell'azienda non si assista ad un passaggio di testimone, i nostri figli dovranno comunque trovarsi la strada da soli. E' argomento di questi giorni la polemica contro il ministro Gelmini sulla riforma della scuola. Non voglio minimamente entrare dentro la questione perchè non è da questo che scaturisce il post. Il post nasce nel vedere la scuola stuprata dall'idiozia delle persone che permettono azioni del tipo "occupiamo" la scuola, facciamo sciopero. Orde di studenti che si sono affacciati al primo anno di liceo e subito stoppati nel loro apprendistato con la domanda se questa è la scuola. Sondaggi dimostrano come uno studente su due non conosce neanche il motivo di queste azioni. Sa soltanto che oggi e domani non studierà rimandando quel processo di formazione, che ci piaccia o no, per essere competitivi nella vita, che ci permetterà di conoscere il mondo a noi circostante. Ed anche se Matteo Maria Boiardo, Foscolo, o quello sfigato del Leopardi, non ci serviranno a niente, per avvitare un tubo o servire un caffè, sarà sempre un insegnamento per aprire la nostra mente verso la conoscenza, non nel senso assoluto, ma nel senso pratico. Sempre più la bestemmia si insinua nei discorsi dei giovani. Ma la bestemmia è un modo per coprire l'ignoranza del non saper parlare. Il contadino, il muratore, il fabbro, ci insegneranno con il loro linguaggio le cose semplici da imparare, anche senza conoscere la storia, ma saranno insegnamenti anche quelli. Il contadino non occupa il campo che lavora, il fabbro non occupa l'incudine, non se lo possono permettere. Lo studente non può occupare un luogo deputato all'insegnamento. Ci sono altre sedi e altri modi, e comunque non spetta a loro la contestazione. Mi meraviglio che si permetta tutto questo, mi meraviglio delle foto con i bambini usati come strumenti di propaganda politica, mi meraviglio dei loro genitori, mi meraviglio delle istituzioni... Questo è il prodotto del non studio, queste sono le conseguenze di questa italietta da 4 soldi, oramai fanalino di coda dell'europa "unita".
Io ho un gran ricordo del liceo, ricordo visi e gesti di professori fantastici, ricordo anche quelli meno bravi, più "fondamentalisti", ricordo la rabbia di non essere capito, ricordo la bocciatura, ricordo un periodo straordinario della mia vita, forse quello che mi ha permesso di essere l'uomo che sono oggi. Ma per i miei figli non sono così ottimista. Un lenzuolo appeso fuori della scuola non è un bell'inizio, sopratutto se al posto della C viene usata la K. "Se piove mi bagno..." è la prima frase usata dal mio professore di matematica al liceo. All'inizio pensavo che fosse completamente andato, in realtà avevo davanti un uomo che col passare degli anni è diventato un luminare, e che a distanza di quasi trentanni, me lo ricordo ancora, come se fosse ieri... Forse un pò in ritardo ma... grazie professori!

mercoledì 8 ottobre 2008

Noi, i ragazzi nati qualche tempo fa....

Non è tutta farina del mio sacco, ma mi ha commosso quando l'ho letto e ho fatto delle aggiunte. Vi ci trovate?
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che chi lasciava la scia più lunga con la bici in frenata, era il più figo.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo il campanello per vedere se l'amico era in casa.
Noi che suonavamo i campanelli e poi si scappava.
Noi che giocavamo a nomi di cose, animali, città (e la D di città era sempre Domodossola).
Noi che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album della Panini.
Noi che avevamo il nascondiglio con il passaggio segreto.
Noi che ci divertivamo a "Strega comanda colori".
Noi che le cassette ce le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgerle con la penna Bic.
Noi che al cine usciva un cartone animato ogni 5 anni e vedevi sempre gli stessi 3 o 4.
Noi che nelle barzellette c'erano Pierino, il Fantasmaformaggino, un francese, un tedesco e un italiano.
Noi e l'emozione di un bacio sulla guancia.
Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi e la Polaroid che si aspettava uscisse la foto.
Noi e le Ore, Caballero, Supersex (Ifix, tcen tcen!)
Noi che andavamo a letto dopo Carosello.
Noi e la Barbie che aveva le gambe rigide.
Noi e il Big Jim che picchiava Ken e scappava con la Barbie.
Noi che chi aveva gli occhiali era sempre 4 occhi spara pidocchi.
Noi che nelle foto delle gite facevamo sempre le corna ed eravamo sempre sorridenti.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
Noi che a scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli.
Noi che se a scuola la maestra di dava uno schiaffo, la mamma te ne dava 2.
Noi che se la maestra ti metteva una nota negativa, dirlo a casa era un terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca e non su Google.
Noi che si stava fuori in bici il pomeriggio
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso
Noi che i marocchini erano rari come le mosche bianche e gli zingari erano gitani.
Noi che si cenava con Happy Days.
Noi che il 1° Novembre era tutti i santi, mica Halloween.
Noi che avevamo i capelli più lunghi alla Actarus e ci lanciavamo i componenti.
Noi che il nostro Beautyful era Candy Candy e Terence.
Noi e Supergulp!
Noi i Duran Duran e gli Spandau Ballet.
Noi e la fine dei programmi televisi alla sera.
Noi che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo li zucchero sopra la glassa.
Noi che si suonava la tastiera Bontempi.
Noi che guardavamo Spazio 1999 e dicevamo: "madonna come saremo" (sempre peggio!)
Noi e il VIC 20 e quando andava bene il Commodore 64.
Noi e il pane vino e zucchero.
Noi e i nonni che non ci sono più...
Io e la tristezza di ricordarmi tutto questo, gli occhi lucidi, e la consapevolezza di non scordarmelo mai. Questa è la nostra storia...

giovedì 2 ottobre 2008

Belli e brutti



Leggo una vecchissima intervista di Oriana Fallaci, risalente a circa 50 anni fa, di un giovane Paul Newman trentottenne, il quale dichiara che l'America è ossessionata dal bello. Ovviamente già all'epoca i miti del cinema americano avevano invaso i nostri schermi, e quella generazione fu segnata in parte da questo, ma coscientemente i nostri padri, trovarono in gag come quella di "Dentone" di Alberto Sordi, una via di confronto sul cosa è il bello e cosa è il brutto senza ghettizzare troppo gli uni e gli altri... Il cinema e la televisione sono poi andati avanti, e mentre noi italici cercavamo di arrivare al bello e effimero creando un esercito di aspiranti veline, letterine, schedine, oltreoceano si cercavano nuovi approcci stilistici valorizzando la figura dei meno belli e meno fortunati in ottime interpretazioni da parte di Mel Gibson (L'uomo senza faccia) o Charlize Theron (Monster) tanto per citarne alcuni. Ma tutto questo si sa fa parte dello show business, fino a che non intacca la nostra vita quotidiana, il nostro modo di vivere. L'altro giorno ho portato i miei figli ai girdini pubblici, e da padre attento mi sono messo da una parte e li ho osservati giocare con gli altri bambini. Ogni bambino cerca di farsi un film suo del gioco, chi si crede un super eroe, che uno scalatore, e comunque negli atteggiamenti si notano molto i tratti di quello che vedono in televisione, usando anche il lessico televisivo, preso sopratutto dai comici. Fin qui ordinaria amministrazione, in fondo sono bambini ed è giusto che usino la fantasia. Ma la fantasia diventa realtà quando tre o quattro bambini mettono nell'angolo la bambina, il bambino grassottello, fuori taglia, magari con un qualche difetto, e lo scherniscono degli epiteti più crudi, che neanche noi adulti forse diremmo. In quel preciso momento, nella mente spugnosa del bambino, pronta ad assorbire di tutto, avviene quella marcatura che potra essere indelebile o meno, portandosela come un brutto ricordo o come una realtà tristemente presente. Oggi in italia facciamo trasmissioni per diventare velina, giovani sculettanti sopra una scrivania con la speranza di diventare moglie, amante, amica di un calciatore o personaggio famoso, per poi finire ospite in trasmissioni o fare l'opinionista di calcio... Bello=Buono, Brutto=Cattivo è questo che i nostri ragazzi imparano. Tutto e subito, la strada per il benessere passa dal calcio o dalla velina, dimenticando il sacrificio e l'impegno. Nella palestra dove mi alleno (parola grossa!) un giorno si è allenato John Cena ed altri Wrestler di passaggio per Firenze. Gente che all'occhio sembrano dei buffoni gonfi come zucche, in realtà è gente detita al sacrificio dell sport, all'impegno, alla ricerca di nuovi limiti... Se madre natura ti ha voluto bene sei in, altrimenti rassegnati perchè nessuno o pochi ti fileranno. La nascita di nuove malattie, di nuovi turbamenti, parte proprio da qui, da noi, dal nostro modo di credere che Darwin avesse ragione, diventando noi stessi selezionatori della specie.
Insegnamo ai nostri figli che la distinzione vera va fatta tra i buoni e i cattivi, non tra i belli e brutti. Ognuno di noi nasconde una bellezza, che sia esteriore o interiore, ma sarà sempre una bellezza che potra essere d'aiuto agli altri. Cambiate canale, guardatevi un bel documentario su Discovery Channel, ammirate la bellezza del volo di un aquila, i colori di un tramonto australiano. Quelle sono le bellezze da insegnare ai nostri figli.
Bello è colui che col passar del tempo riesce sempre ad essere un esempio per gli altri (Massimiliano Miniati)