sabato 31 gennaio 2009

I missili di Obama W

Ebbene si. Noi che lo abbiamo sempre saputo e detto, la notizia non ci stupisce affatto. Ma per tutti i pacifisti, verdi, arcobaleno, radical chic, bonisti, perbenisti, razzisti, la notizia li dovrebbe sconvolgere. I giornali partigiani, quelli che sbattono in prima pagina il presidente americano, solo perchè "scuro" non hanno dato della notizia (solo la Stampa con Maurizio Molinari) che al quarto giorno di presidenza, Barack Obama ha lanciato cinque missili in due attacchi militari in Pakistan (almeno venti morti). Repubblica e Corriere niente, anche perché erano impegnate a scrivere la balla che sotto Bush c’era "il divieto totale ai fondi pubblici per la ricerca sulle staminali" (Corriere), tre errori in una sola frase: il divieto non è totale, i fondi pubblici non sono vietati, la ricerca sulle staminali non è vietata. Il Corriere, inoltre, non s’è accorto dei cinque missili sul Pakistan anche perché impegnato a titolare così, "Seggio a una sconosciuta", la decisione del governatore di New York di nominare al posto di senatore lasciato vacante da Hillary Clinton una deputata eletta due volte al Congresso di Washington. Sconosciuta a chi?
Questo è Barak Obama signori. Noi lo sapevamo e ci piace lo stesso, ma voi adesso che dite? Tornerete a bruciare la bandiera degli States dopo neanche 15 giorni dal vostro orgasmo collettivo? Dove sei adesso accusatore di Bush e sostenitore di Obama, dove sei?

martedì 27 gennaio 2009

C'è qualcosa che non va...

Sicuramente c'è qualcosa che non va, altrimenti forse andremmo meglio. Aprile è lontano quasi un anno, e sicuramente è poco, o forse giusto il tempo per stilare i bilanci del nuovo governo Berlusconi. Per quanto mi riguarda sono tendente al deluso, perchè comunque ancora non c'è stata quella simil svolta "dittatoriale" che avrebbe dovuto mettere i puntini sulle "i". Tra i tanti problemi che ci affliggono, quello dell'immigrazione è certamente il più dannoso in ottica futura, perchè l'italia e una piccola parte di italiani, mescolano di continuo le carte in tavola sul non prendere decisioni al momento drastiche, ma che andranno sicuramente prese. I fatti di Lampedusa e Massa ci suggeriscono che non c'è volontà di integrazione, ma solo richieste, imposizioni, pugni alzati, che con l'integrazione non hanno a che fare. Integrare significa accogliere il cittadino comunitario o extracomunitario, che si presenta con dei regolari documenti e si mette a servizio della collettività, lavorando, creandosi una posizione, e non richiedendo lo stato di rifugiato politico. Di politici fancazzisti ne abbiamo già abbastanza, non ci servono altri sulle spalle. Che se li prenda la chiesa romana, che se li prendano le associazioni umanitarie che non vedono altro che gli stranieri e non gli italiani. Perchè di italiani che hanno bisogno ce n'è da dare e da serbare... Fino adesso la visione della Fallaci non ha avuto errori, e all'orizzonte non vedo soluzioni o persone o propositi che qualcuno possa far cambiare il vento. Il vento lo farà cambiare forse il popolo, che stufo delle invasioni delle proprie piazze, campagne, parchi, si organizzerà per conto suo, scatenando quello che è all'opposto di una protesta civile, ma di un intolleranza che prenderà tutti, anche quelli che sono qui regolarmente, a lavorare onestamente. Siamo ancora ostaggi del razzismo? No signori, questo si chiama vivere civile e pretendere che gli altri rispettino la nostra terra. La razza non centra niente, anzi... ce lo vogliono far credere per nascondere interessi più grandi, perchè tali vanno chiamati. Spiegatemi il senso di far girovagare orde di clandestini quando potremmo rimandarli al mittente. Spiegatemi il senso di un campo nomadi, il senso dell'occupazione di case destinate ad altri, il senso di proteste effettuate in pubbliche piazze da chi non ha neanche il diritto di calpestare il suolo italiano... Abbiamo i satelliti che leggono i giornali, e non siamo in grado di vedere da dove partono le barche, le navi, i gommoni? Non siamo in grado, in tutta l'Europa evoluta, di dare nomi e volti a chi cerca disperatamente asilo politico, di arginare il problema? Sono tutti rifugiati o gente che ci prova? Caro Cavaliere, caro Maroni, e cari tutti gli altri onorevoli ballerini, il popolo, in maniera inequivocabile via ha dato un segnale forte, in tutte le direzioni. Ha mandato a casa le ali estreme (dx e sx), ha tirato fuori la pochezza di una certa corrente politica, ha sottolineato che ha bisogno di un leader forte. E voi che fate? Discorsi, parole, bla, bla, bla,... Potevate e potete ancora passare alla storia, quella vera, quella dei libri di storia, ma se continuate così sarete quasi peggiori di chi vi ha preceduto, almeno a loro, la mediocrità, già gli si leggeva in faccia!

sabato 17 gennaio 2009

Il guerriero sulla collina

Non sempre la vita ti è benevola, o almeno ti si prospetta facile. Ma in fondo si chiama vita proprio perchè la devi vivere, nel bene e nel male. Poi c'è la via di mezzo, la via di tutti i giorni, il lavoro, la famiglia, lo svago, tentare di avere delle parentesi positive in mezzo ai problemi quotidiani. Certo è, quando sei giovane cerchi di tracciare una linea della tua vita, magari inizi a pensare ad un lavoro, a mettere su famiglia, ma spesso le nostre previsioni subiscono dei cambi di direzione improvvisi, e questo si sà fa parte del gioco. Però vivi, e se hai un minimo di carattere reagisci, ti rimetti in discussione, e se la svolta avviene in senso positivo, godi di quel cambiamento, gioisci, comunque apprezzi ciò che ti è stato donato. Mi ritengo molto fortunato di aver vissuto la vita che mi ha portato fin qui. Mi ritengo fortunato perchè sarei un ipocrita a ridurre la mia felicità solo perchè vorrei avere più agi economici. Ho tutto quello che una persona può desiderare. Certo la fine del mese a volte non arriva, ma tutto sommato chi se ne frega!! Ho un ottimo lavoro, ho due figli splendidi, una casa, le mie passioni, pochi amici ma buoni, che volere di più? Però come sempre, ad ogni poeta manca un verso, e come ogni poeta che si rispetti sono sempre accompagnato da quel velo di tristezza e malinconia latente dei momenti più felici, che mi perseguita e mi fa dire: avrò fatto la cosa giusta? La vita non la puoi cancellare ne cambiare. La puoi modificare, ma il minuto trascorso è già passato, e in qualunque modo lo hai passato non torni mai indietro. Se fosse un hard disk ci sarebbe il tasto formatta, o cancella parziale, ma il vissuto rimane scritto dentro il tuo libro, che ogni tanto, anche se non vuoi, si riapre e sei costretto a leggerlo... Io non cancellerò mai quello che ho fatto, fa parte della mia vita, sempre vissuta alla ricerca del limite, sfidando la sorte, a volte anche con arroganza, senza però mai nicchiare. Giudicato e giudicante, non mi sono mai peritato di dire cosa pensavo ad un amico o conoscente, anche se questo poteva comportare la fine del rapporto, e ho sempre visto la vita degli altri, ma poco la mia... Mi è stato sempre detto "certo hai un bel carattere nel prendere le cose anche negative", ma se sono qui a scrivere forse il carattere si è affievolito, e la grinta annacquata, e cerco di ritrovarla parlando a me stesso in questo specchio-diario, che parla di me... Non spero di trovare qualcuno che mi risponda, in fondo conosco già la risposta, ma nel silente spazio cibernetico, ci sono tante voci come la mia che forse non si incontreranno mai, o forse si, sorreggendosi a vicenda, come in un grande mosaico, dove dei piccoli pezzetti di vetro colorati formano un immagine ben definita... Oggi il guerriero ha posato la spada e aperto la sua armatura, in fondo l'aria è fresca e non ci sono battaglie da combattere...

giovedì 8 gennaio 2009

Nemo propheta in patria (sua)


Frase volutamente tratta dal Vangelo Ancor oggi simile espressione viene usata da coloro che vedono il proprio operato non apprezzato da chi sta più vicino: familiari, colleghi, amici... Guardando la foto mi verrebbe voglia di dire "senza parole", ma siccome chi tace acconsente, io non acconsento!!! Nella più classica delle frasi scalfariane: "NON CI STO'!!". Come posso starci allo scempio, anzi alla profanazione di un simbolo della cristianità, quale il Duomo di Milano o tutti i duomi nel mondo. La foto dimostra un atto di forza e di sottomissione da parte dell'islam nei confronti della chiesa. E' inutile prendersi in giro. E' inutile dire che alla Mecca non ce lo farebbero fare. Non me ne frega niente perchè alla Mecca, pronao come nella più classica espressione "sparecchiavo", non ci andremo mai!! E quando dico che non ci andremo parlo della stragrande maggioranza di cristiani, non di bau bau micio micio!!! Aboliti i presepi, i babbi natale, i crocefissi in nome di cosa, della tolleranza? Io non bestemmio, ne vado in chiesa, ma sono nato e cresciuto con l'Ave Maria, il Padre Nostro, il "tua" di quando passava una suora, e dell'Islam e di Maometto ne sapevo soltanto leggendo la Divina Commedia l'Inferno. Dante e la Fallaci, due fiorentini come me, che non hanno avuto peli sulla lingua per dare un giudizio o vedere più in la del loro naso. C'è chi dirà che l'Islam non è solo fondamentalismo. Mi stà bene, non dico questo, però qui, in Italia patria del cattolicesimo e della chiesa romana, patria delle Madonne con Bambino, del Cristo risorto del Mantegna, dei puttini, degli angeli e dei santi, e, di come recita la messa, di tutto l'ordine sacerdotale, voglio simboli cristiani!! Ratzingher dove sei? Non voglio Benedetto XVI, voglio R-A-T-Z-I-N-G-H-E-R, cognome fiero e tedesco, un pò rigido se si vuole, ma autoritario che ci ricordi che siamo cristiani. Tettamanzi che ha già il destino scritto nel suo cognome, vada altrove a predicare il vangelo, vada nelle sabbie aride dell'arabia, vada a redimere chi vuole in Turchia, vada via però. E con lui i preti che mettono la moschea nel presepe, chi impedisce di santificare il Natale nelle scuole. Io non voglio onori nella mia patria, nessuno forse li vuole, ma non voglio neanche che gli altri se li prendano a discapito dei miei e di chi ci ha preceduto e che ha combattuto per essere quello che siamo oggi! Amen.

La balla spaziale!!

di Paolo Granzotto
Adesso, se i membri dell’Accademia Reale delle Scienze disponessero di una seppur modica quantità d’amor proprio e volessero restituire al Premio Nobel quel poco di rispetto che tutto sommato si merita, dovrebbero convocare a Stoccolma Al Gore e Rajendra K. Pachauri, il presidente dell’Ipcc, Intergovernmental Panel on Climate Change. E lì, nella sala del concerto dell’Accademia Reale di Musica dove nell’ottobre del 2007 il Bibì e il Bibò del «global warming» ricevettero dalle mani di Re Gustavo il Nobel per la Pace - per la Pace! -, degradarli come si fa con gli ufficiali felloni o traditori. Con obbligo di restituire medaglia d’oro, diploma e, soldi sull’unghia, quel milione e centomila euri che ricevettero di prebenda. L’abbiamo scampata bella. Se non interveniva la Natura con le sue gelate, le sue piogge e le sue nevicate, se non ci si fosse messa di buzzo buono per riempire fino all’orlo fiumi, laghi e bacini, per rimpinzare - in un fiat, fra l’altro - con trilioni e trilioni di tonnellate di ghiaccio le calotte polari di sopra e di sotto oltre che ghiacciai di tutto il mondo, ivi compreso il dato per morto e sepolto Perito Moreno, se non avesse, insomma, voluto dimostrare che lei fa quel che più le pare e piace strabuggerandosene delle proiezioni matematiche dell’Ipcc e delle quattro puzzette emesse da noi umani, Al Gore e Rajendra K. Pachauri sarebbero ancor qui a dettar legge. Lasciamo stare noi, che da anni battiamo e ribattiamo per denunciare la grande bufala del riscaldamento globale di origine antropica. Contiamo niente, noi. Ma i 650 scienziati - non cialtroneschi dilettanti, non improvvisati cultori della materia: scienziati, fisici, geologi, meteorologi - ai quali, grazie al provvido intervento della Natura del quale abbiamo parlato si presta finalmente orecchio, non è che abbiano smantellato il dogma del «global warming» solo ieri. È da sempre che lo picconano, è da sempre che lo smascherano rivelandolo per quello che è: una balla planetaria. Ma la stampa internazionale (con rare eccezioni), le tivvù, i blogger, i Michel Moore, le stitiche star di Hollywood, i rincoglioniti da Facebook o altri «social network» per finire ai pecorariscanio, alla minutaglia ambientalista nostrana, tutti a irriderla, la scienza. Tutti a crogiolarsi nel catastrofismo. Mi ripeto, lo so e so anche che infierire sul vinto non è bello, ma tant’è: qualche tempo fa L’espresso sparò una mezza dozzina di pagine - con le solite fotografie delle zolle seccate dal sole, dello stento ciuffetto d’erba ingiallita - per annunciare al suo popolo di beoni che a far data 2022 la Puglia si sarebbe ritrovata totalmente desertificata. Niente più olivi e vigne. Solo sabbia e pietraie, pietraie e sabbia. E Repubblica? Avrà sfornato mille, duemila paginoni sul tema «Il pianeta ha un piede nella fossa». Attaccandosi a tutto, prendendo a pretesto i fatti più insignificanti o stravaganti. Come quella volta che lanciò l’allarme - e gli ci volle ovviamente un’intera paginata - per la diminuzione del numero delle farfalle in non ricordo più quale plaga del Sudamerica. Non si sa bene chi mai le avesse contate - prima e dopo - le farfalle, comunque sia, con matematica certezza i repubblicones attribuirono il calo della presenza dei lepidotteri all’effetto serra originato dalla dissennata attività umana. E gli orsi annegati per via dello scioglimento dei ghiacci polari? E il pesce flauto - uno, uno di numero - pescato nel Mediterraneo lui, lui il pesce, che bazzica abitualmente acque subtropicali? Ecco! Strillarono i repubblicones, il riscaldamento globale costringe i poveri pesciolini a risalire il canale di Suez e ciò dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che tra due o tre anni il Mar Rosso entrerà in ebollizione.E cosa dire della mattana che colpì la società che si dice civile? Cosa dire di Fulco Pratesi che andava predicando di tirare lo sciacquone solo una volta ogni due giorni, di farsi il bagno solo una volta al mese e di cambiarsi la biancheria solo al mutare delle stagioni? Il tutto per risparmiare anche solo dieci litri di quell’acqua che il riscaldamento globale stava velocissimamente evaporando? Cosa dire dell’ossessione per la «carbon print», per l’«impronta ecologica» che falangi di bischeri tenevano aggiornata, attenti a non sforare i parametri? Tram in luogo di taxi uguale tre punti guadagnati, quattro se al posto del tram s’è inforcata la bicicletta. Dieci piani a piedi in luogo dell’ascensore punti due, virgola uno. Panino con la Bologna in luogo di spaghetti pomodoro e basilico uguale (per via del risparmio d’acqua e di gas) cinque punti tondi tondi. Punti preziosi, estremo omaggio al pianeta in agonia, già alla canna del gas. Che poi, se le conseguenze del canone catastrofista si fossero limitate al folklore del radicalume chic ambientalista o alle menate di Repubblica, amen. Potevamo anche farcene una ragione. Il guaio è che aveva finito per indurre eminenti statisti, tirati per i capelli dagli Al Gore, a sottoscrivere e giurare di rispettare i precetti di quell’incommensurabile bidone chiamato Protocollo di Kyoto. Bidone che all’Italia, cioè a noi contribuenti, sarebbe costato la bellezza di 180 miliardi (e qui è doveroso dirlo: puntando i piedi, mettendosi «fuori dall’Europa», rifiutandosi di sottostare ai diktat degli ayatollah ambientalisti, Silvio Berlusconi vide più lontano di tutti i Sarkozy e le Merkel e gli Zapatero messi insieme. Chapeau).Ma sì, ci è andata bene. Seppure in zona Cesarini, l’abbiamo scampata. Vecchia cara Natura, sempre pronta a metterci una buona parola e a sputtanare, scusate il termine, i cialtroni. Non ci resta, ora, che rimboccarci le maniche e con tanta pazienza chiarire alle nuove generazioni, cresciute ahiloro a forza di balle sul clima condizionato dalle lacche per i capelli o dal forno a legna d’una pizzeria, che la neve, la pioggia, il sole, il caldo o il freddo sono fenomeni naturali. Anche i capricci del tempo - e il tempo può essere molto capriccioso - sono fenomeni naturali. E non invece, come hanno fatto loro credere bombardandoli di fregnacce ecologiste, reazioni più o meno inconsulte di una sussiegosa Terra Madre indispettita per scarsa sensibilità ambientalista dell’uomo cattivo. Ci vorrà tempo, ma si convinceranno. Anche perché fra una dozzina d’anni potranno sempre andare a dare un’occhiata alla Puglia e ivi controllare se quelle che gli avevano raccontato erano verità scientifiche o panzane di ciarlatano.

sabato 3 gennaio 2009

La solitudine


"Marco se ne è andato e non ritorna più..." Beh! Non intendevo questa di solitudine, ma come inizio non ci stava male! Sono di ritorno da uno dei miei cyber viaggi su Facebook, la piazza virtuale più famosa al mondo, non che ci stia fisso, però come strumento per il contatto ha quasi superato l'email. Certo ogni cavolata è pubblica, ma questo non impedisce a un gruppo di amici di fare una chiamata per poi trovarsi a cena o in gita. Su Faccialibro (è più ganzo chiamarlo così) sono nati un sacco di gruppi all'insegna di "quelli che...", tanto per condividere delle passioni, su detti, o modi di dire, personaggi del cinema, usi e costumi che oramai si sono saldamente impiantati anche nel lessico quotidiano. Per esempio, io che sono un fan del piatto di fagioli del primo Trinità ho creato il mio personalissimo gruppo "Queli che il piatto di fagioli...". Momenti ludici che accomunano una serie di persone più per spirito goliardico che per uno scambio di vere informazioni, ma in fondo che importa... Un altro aspetto che ho notato è la "gara" ad avere più amici. Quello, devo dire la verità, mi ha un pò sconcertato. Da quando mi sono iscritto il mio contatore ha da poco superato i 100, e ogni volta che guardo la lista, trovo effettivamente dei nomi che conosco più o meno bene, comunque abbastanza presenti nella vita quotidiana. Al che, grazie anche allo strumento trova persone, si sono aggiunte persone che non vedevo da 20 anni e questo ha fatto si di giudicare Faccialibro uno strumento "importante". Però il mio contatore resta sempre uno dei più bassi in fatto di amici e questo mi pone davanti al dilemma: forse non sono così gradito? Ovviamente è una battuta, perchè la massima di pochi ma boni è sempre valida, ma allora perchè questa ricerca spasmodica di dei contatti? Un'amica di recente ha dovuto creare un altro account perchè aveva perso completamente il controllo degli "amici", ovvero aveva accettato talmente tante richieste, che alla fine non sapeva più chi era vero o amico dell'amico dell'amico. Possibile che ognuno di noi abbia 200 e più amici? O è la nostra convinzione di averne tanti che ci fa sentire meno soli? Certo che potrete anche rispondermi dicendo che comunque si tratta sempre di contatti effimeri che fanno parte di un gioco, e che comunque non bisogna dargli peso più di tanto, ma allora perchè chiamarla amicizia e non semplice conoscenza?

Credo che il tempo frenetico abbia rubato spazio al contatto tra le persone, ed oggi siamo costretti a parlarci chattando piuttosto che incontrandosi, tanti sono gli impegni della vita quotidiana. Romanticamente sono portato a vedere il monitor del computer come una grande finestra sul mondo, che osserva le cose dall'alto, come quando ci affaciamo e vediamo il traffico giù in strada. Non penso di conoscere tutte le persone che passano per strada anzi, posso riconoscere qualche volto, ma sicuramente vedo pochi amici, o non ne vedo neanche uno, passare sotto la finestra, ma questo non vuol dire che non ne abbia. Perdonatemi questa elucubrazione di inizio anno, ma quello che vorrei dirvi è che non è il numero del contatore degli amici a farci sentire meno soli, ma bensì la capacità di scambiare qualche riflessione, di avere un interlocutore che parli e ascolti, quando la giornata volge al desio, e magari cerchiamo un amico quando ci affacciamo alla finestra... Che facciamo, ci vediamo su Face?:-)