sabato 16 maggio 2009

Franceschini e il biglietto della metrò

Esilarante articolo dell'ottimo Novella, grazie anche alla complicità del segretario, ci regala un momento di ottimo spasso.
di Federico Novella
L’altro giorno quegli eroici assistenti di Dario Franceschini, che dopo la genialata finiranno a distribuire volantini elettorali sul Gran Sasso, sono stati avvistati in missione speciale in un oscuro cunicolo sotterraneo, popolato da strani macchinari metallici semoventi: la linea A della metropolitana di Roma. I portaborse del segretario, affascinati da questa misteriosa civiltà di cui Veltroni ogni tanto gli aveva parlato, si sono avventurati in una cripta inesplorata sormontata da un interessante geroglifico luminoso: «Direzione Anagnina». E atterriti da un’invisibile presenza demoniaca che gli intimava di non oltrepassare la linea gialla, hanno chiesto lumi agli aborigeni: «Scusi, dove si comprano i biglietti della metropolitana? Dal tabaccaio o in edicola?». La cronaca di Italia Oggi racconta le gesta della truppa di franceschiniani estasiati da questa nuova invenzione, la metropolitana, che ai loro occhi è come il cavallo dei Conquistadores per gli indigeni americani: mai visto. «Scusi, ma i biglietti si acquistano nelle macchinette? O c’è un controllore o un bigliettaio sul convoglio?». Figuratevi la faccia dell’impiegato dell’Atac: «Ma da dove venite, dalla Val Brembana?». No, dall’ufficio di Franceschini. Gli 007 del Pd erano in avanscoperta: preparavano «un blitz» del segretario sui vagoni, per parlare con i passeggeri della provocazione leghista sugli stranieri nei mezzi pubblici. Idea accattivante fallita dinanzi al dilemma ascetico: dove lo compro il biglietto per salire? Dal tabaccaio o dal salumiere? Ecco: questo per dire che fine ha fatto il vecchio partito degli operai, quelli che il metrò lo prendevano tutti i santi giorni per andare a Sesto San Giovanni a lavorare sull’altoforno. Il glorioso partito che lottava per la scala mobile, oggi arranca sulla scala mobile della fermata Ponte Mammolo. Il bello è che solo una settimana fa Franceschini faceva il bullo: «Invito il premier ad andare tra la gente comune, in autobus o in metropolitana». Forse cercava solo un accompagnatore: del resto al Pd non sanno neanche acquistare il biglietto, figuriamoci se possono orientarsi. E non è una bella immagine, quella del segretario e i suoi, che vagano senza meta a tarda notte alla fermata Baldo degli Ubaldi. Che poi, intendiamoci: anche Silvio, figurati, saranno anni che non prende la metrò, anzi forse non l’ha mai presa. Però stavolta è leggenDario che fa la morale: quando il premier visita una via del centro di Roma, lui alza il ditino: «Berlusconi dice di stare tra la gente comune, e poi va in via dei Coronari tra orafi e antiquari». Con ciò suscitando le proteste dei commercianti della via medesima: «Caro segretario, guardi che qui ci sono anche commessi, ristoratori, tappezzieri e spazzini, uno spaccato di gente comune». A questo punto Franceschini, specie sui temi caldi, dovrebbe chiarire dov’è che si trova questa benedetta «gente comune»: di sicuro non la raggiunge in metropolitana, perché c’è sempre quel problemino del biglietto. Chissà, forse la gente comune si nasconde nella cintura milanese, come ricorda il presidente della Provincia Penati: «Dobbiamo discutere di temi importanti come il respingimento degli immigrati, ma nel partito qual è la priorità?». O forse la gente comune si cela in quel di Torino, dove il sindaco Chiamparino batte i pugni sul tavolo: «Occorre combattere gli sbarchi per togliere l’immigrazione dalle mani della mafia». L’hanno accusato di «slealtà» verso i compagni. Solo per aver fatto capire che, se vai nei quartieri, dove una manciata di «gente comune» magari la trovi, il pensiero dominante non è quello dell’Onu o del Vaticano. O di Franceschini. Che a questo punto deve dirci qual è la gente comune che più gli aggrada, in ossequio all’antico adagio di Corrado Guzzanti: «I partiti non rappresentano più gli elettori? E allora cambiamoli, questi benedetti elettori». Potremmo dire che con questa storia al Pd sono arrivati al capolinea, ma per arrivare al capolinea bisogna prima salire in carrozza: e comprare il biglietto, a volte, è davvero un’impresa.

lunedì 11 maggio 2009

Superbike Monza 2009

Ero partito con il commento della gara di Jerez del motomondiale. Poi mi sono perso e sono arrivato alla tappa di Monza del Superbike. Vorrei scrivere la bellezza di questo sport, ma mi riesce difficile. Mi riesce difficile credere che si possa correre su piste come Monza, dove in un parco come quello non si partoriscano idee che se non varianti assassine e idiote. Monza, il tempio della velocità, tutto ciò che è stato oggi fa schifo, e non lo dico da spettatore, ma da pilota, anche se mediocre, perchè oggi la velocità non è uguale a quella di 30 anni fa. Pasolini, Saarinen e gli altri morirono nel 1972, e da allora non mi sembra che sia stato fatto molto. La caduta di Haga ha evidenziato come le moto vanno forte sul quel curvone e basterebbe una chiusura un pò più stretta della curva per rallentare le moto. Invece si fanno delle chicane da posteggio dell'Esselunga per poi ripartire a gas spalancato. Che senso ha un curvone a 200 orari se non è supportato dalle vie di fuga? Perchè non cancellate Monza e tornate al Mugello? Fatelo sapere che la Dorna non vuole, perchè sarebbe una gara troppo esaltante. Cari fratelli Flamini, io che vi stimo per l'ardore con il quale portate avanti il progetto, iniziate a cancellare i circuiti pericolosi dall'agenda. Che si tengano la loro F1, quella noia mortale, ma portate Spies & Co, nei circuiti veri e sicuri per i nostri piloti, che ci fanno tanto divertire. Chi corre non si accontenterà mai di andare piano, è nell'animo delle corse, sono piloti, gente di un altro pianeta, ma voi potreste chiedere circuiti più sicuri, senza le chicane come quella di Magny Course messa li per la Formula Uno. Brno, Mugello, Barcellona, Jerez, Qatar, quelle si che sono piste da guidare, da scorrere. Le moto non vanno frenate, casomai vanno rallentate è diverso!
Grazie a tutti i piloti di tutte le taglie che onorano questo sport, alla prossima.