mercoledì 27 febbraio 2008

La vera storia della Cicala e della Formica


Pubblico questa interessante storiella da raccontare ai vostri figli:

Versione classica:
La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona le provviste per linverno. La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida e quindi lei ride, danza, canta e gioca tutta l'estate. Poi giunge l'inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le provviste accumulate mentre la cicala trema dal freddo, rimane senza cibo e muore.

Versione aggiornata:

La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona le provviste per l'inverno. La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida e quindi lei ride, danza, canta e gioca tutta lestate. Poi giunge linverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le provviste accumulate. La cicala tremante dal freddo organizza una conferenza stampa e pone la questione del perché la formica ha il diritto dessere al caldo e ben nutrita mentre altri meno fortunati muoiono dal freddo e fame. La televisione organizza delle trasmissioni in diretta che mostrano la cicala tremante dal freddo nonché degli spezzoni della formica al caldo nella sua confortevole casa con l'abbondante tavola piena di ogni ben di Dio. I telespettatori sono colpiti dal fatto che, in un paese così ricco, si lasci soffrire la povera cicala mentre altri vivono nell'abbondanza. I sindacati manifestano davanti la casa della formica in solidarietà della cicala mentre i giornalisti organizzano delle interviste domandando perché la formica sia divenuta così ricca sulle spalle della cicala ed interpellando il governo perché aumenti le tasse della formica affinché essa paghi la sua giusta parte. In linea con i sondaggi, il governo redige una legge per l'eguaglianza economica ed una (retroattiva all'estate precedente) antidiscriminatoria. Le tasse sono aumentate e la formica riceve una multa per non aver occupato la cicala come apprendista. La casa della formica viene sequestrata dal fisco perché non ha i soldi per pagare le tasse e le multe. La formica lascia il paese e si trasferisce in Liechtenstein. La televisione prepara un reportage sulla cicala che, ora ben in carne, sta terminando le provviste lasciate dalla formica nonostante la primavera sia ancora ben lontana. L'ex casa della formica, divenuto alloggio sociale per la cicala, comincia a deteriorarsi nel disinteresse della cicala e del governo. Sono avviate delle rimostranze nei confronti del governo per la mancanza di assistenza sociale, viene creata una commissione apposita con un costo di 10 milioni. Intanto la cicala muore doverdose mentre la stampa evidenzia ancora di più quanto sia urgente occuparsi delle ineguaglianze sociali. La casa è ora occupata da ragni immigrati. Il governo si felicita delle diversità culturali del paese così aperto e socialmente evoluto. I ragni organizzano un traffico di eroina, una gang di ladri, un traffico di mantidi prostitute e terrorizzano la comunità.


Non so perché ma questa versione aggionata di questa storiella dell'infanzia, mi ricorda qualcosa....

mercoledì 20 febbraio 2008

Che tristezza la mia vecchia Firenze


di Marcello Fusi

Alcuni giorni fa partecipai ad una riunione presso un circolo culturale in Firenze. L'argomento era "il futuro della città", presenti alcuni noti politici dell'area fiorentina, fra i quali anche un Europarlamentare. Quest'ultimo con dotta eloquenza, ci disse, senza tanti complimenti, che Firenze era ormai una città di vecchi poco propensi a pensare al futuro, troppo ancorati ad un passato che impedisce loro di rinnovarsi scrollandosi di dosso palazzo Pitti, L'Accademia, gli Uffizi, ecc. A Strasburgo, parole sue, la tranvia passa in pieno centro storico e nessuno ha da ridire. Egregio onorevole, non sono d'accordo: I vecchi fiorentini piagnoni, come Ella li definisce, sono solamente delusi per l'immagine della loro città, sporca, assediata da un turismo di massa usa e getta, piena di venditori abusivi che irrorano le belle strade del centro storico con i loro tappetini colmi di mercé più o meno contraffatta, piena di pizzerie e fast-food, di brutti ceffi e prostitute che girano di notte, e così via! Per questo rimpiangono la Firenze di un tempo e, anche se comprendono che il passato è passato e che occorre rinnovarsi, non piace loro il presente: pensano forse che, se questo è e sarà il "nuovo", non resta che rimpiangere il "vecchio".
lo sono uno di questi, nato a due passi da Piazza Della Signoria.
Ero là, stretto al collo di mio padre, quella notte maledetta che saltarono i ponti e Por Santa Maria e la vecchia casa ballava come una trottola; ero là quando, col cuore in tumulto, ascoltavo di notte il suono pesante e cadenzato degli stivali della ronda tedesca che passava sotto casa; ero là quando i carri degli "alleati" passarono da via Del Corso (che, per la verità, stava loro un po' stretta) per andare in Piazza Della Vittoria, oggi Piazza Della Repubblica.Poi, piano piano, la lenta rinascita di Firenze, colma di macerie e di dolore. Ricordo L'Arco di San Pierino, oggi teatro di ben più tristi personaggi, dove, a sera, suonava la "Pippolese", celebre complessino di amene e pittoresche figure di Borgo Allegri, Via de Macci e dintorni. Ricordo quel giorno quando si abbassarono le saracinesche del "48" oggi "COIN", durante il funerale di mio padre. Era un vecchio mondo "becero" ma vivo ed umano, dove ti sentivi bene e dormivi sonni tranquilli.
Poi i giorni dell' alluvione quando, con i vecchi di oggi, mi sono rimboccato le maniche per pulire il marasma lasciato dall'Arno impazzito. Già, ricordo un giorno, via Cavour piena di fango e nafta puzzolente, tanta gente con stivali di gomma, che spalava il fango imprecando. Davanti proprio alla prefettura si fermò una camionetta verde con sopra il Presidente Della Repubblica e relativo codazzo; un vero putiferio! Qualcuno alzò gli occhi e disse: "O sor Presidente, la torni a Roma che qui noi s'ha da fare!" Questi personaggi burberi ed arcigni sono i vecchi di oggi, quelli che non sopportano più l'assordante silenzio degli amministratori di Palazzo Vecchio che, con i loro grossolani errori, tentennamenti e liti politiche senza fine, non sono riusciti a fare qualcosa di positivo per il bene e la crescita della città.
Che tristezza e che voglia della mia vecchia Firenze.

lunedì 18 febbraio 2008

A Firenze si moltiplicano solo gli sprechi

di Simone Innocenti (da L'espresso)
Progetti sbagliati, forniture gonfiate di materiali, architetti che si distraggono. Così sono stati buttati via 10 milioni. Ecco l'accusa delle Fiamme Gialle

Firenze canzone triste. Perché sarebbe bastato poco per incidere senza traumi nel tessuto storico del gioiello del Rinascimento, sperimentando metodi finanziari d'avanguardia nel gestire opere moderne con pareti di cotto per fare la pace con la storia. Il tutto sulla carta nel segno del buon governo. Peccato che dai cantieri sia spuntato qualcosa di molto diverso dalla città ideale. Con una serie di sprechi, di sospette malversazioni e di pacchiane superficialità che sembrano testimoniare una gara al peggio tra tecnici e amministratori comunali. Il rapporto delle Fiamme Gialle incaricate dal procuratore capo della Corte dei Conti Claudio Galtieri di fare luce sulle spese folli del piano di costruzioni comunali è un documento sorprendente: una parata di assessori distratti o incompetenti, architetti superficiali o spregiudicati, supervisori addormentati e controlli inesistenti. Quelle passate ai raggi X dai finanzieri dell'allora Gruppo servizi vari diretto dal maggiore Stefano Saletti sono due opere ormai tristemente famose, il sottopasso di viale Strozzi e il parcheggio sotterraneo della Fortezza da Basso, diventate un simbolo della 'Firenze bella addormentata' che non riesce a concretizzare i suoi sogni di sviluppo. Due opere che dovevano far parte di una rosa di interventi molto più larga, che ha però perso un pezzo dietro l'altro. E che doveva servire da prova generale per quella contestata rivoluzione cittadina delle tramvie. A leggere i risultati degli accertamenti sui costi, in città sono tanti gli amministratori a dormire sogni d'oro. Secondo il dossier nella realizzazione dei due progetti il Comune avrebbe buttato via oltre 10 milioni di euro: denaro sprecato per correggere errori grossolani nei disegni, per rettificare previsioni approssimative o addirittura abbattere strutture che strada facendo si sono rivelate mostruose. E c'è anche di peggio. Perché quando i militari del Nucleo di polizia tributaria hanno dato un'occhiata al famigerato sottopasso sono rimasti perplessi. È bastato fare i 'conti della serva' per capire che anche in superficie le spese non quadravano. È 'il miracolo di sanpietrino' con la moltiplicazione delle mattonelle e delle travi. Prendiamo le lastre in pietra Santa Fiora, un materiale richiesto dalla soprintendenza per limitare l'impatto della costruzione. La ditta fornitrice ne ha fatturati 2.416 metri quadrati; i responsabili dell'opera invece ne hanno fatti pagare al Comune 2.792. Un giochetto che, secondo i finanzieri, sarebbe costato ai cittadini 130 mila euro. Ancora più grave sarebbe la 'cresta' sulla pavimentazione in porfido, che lievita nel transito dalle fatture al contratto finale: dal momento della consegna i cubetti di porfido misteriosamente si dilatano. Un sistema che avrebbe permesso ai costruttori di intascare 158 mila euro di troppo. La fantasia prosegue anche con le travi che sostengono il tetto, che sulla carta assumono dimensioni ben più grosse del reale. I finanzieri le contano e le confrontano con la superficie fatta saldare al Comune: anche qui 167 mila euro di troppo. Persino nella bonifica dei terreni dai residuati dei bombardamenti di guerra la spesa esplode: 71 mila euro non dovuti. Insomma, sarebbe bastato fare quattro calcoli da geometra neodiplomato per scoprire una lista gonfiata per circa mezzo milione di euro. Senza mettere il naso in una innovazione tutta fiorentina che supera la creatività meridionale in fatto di appalti. Perché se un tempo dominava il famigerato adeguamento in corso d'opera, che faceva ingigantire i costi dei cantieri, sulle rive dell'Arno hanno invece inventato l'adeguamento a cose fatte: le spese extra, sottolineano i finanzieri, saltano fuori persino dopo l'apertura al traffico del sottopasso. Al centro di tutto il tentativo di usare il project financing, una rivoluzione nella gestione degli appalti, che avrebbe dovuto garantire consegne chiavi in mano senza sorprese di dubbia origine. Per questo tutto viene assegnato al consorzio Firenze Mobilità, incentrato sul colosso locale Baldassini-Tognozzi-Pontello.
Il risultato invece, secondo l'inchiesta, è l'opposto delle buone speranze di partenza. La conclusione? Nessuno controllava l'attendibilità degli importi richiesti dalla società a cui era affidata la costruzione. Non esisteva nessuna contabilità dei lavori: si andava avanti alla cieca. I finanzieri sono chiari nel definire le responsabilità erariali. L'architetto Gaetano Di Benedetto, numero uno della direzione urbanistica del Comune, viene indicato al primo posto. Lo segue l'assessore Tea Albini, che ha gestito la parte finale del piano finanziario delle opere. Ma tutta la giunta ha avallato nel silenzio le spese folli del sottopasso: tutti si sono limitati a sancire 'l'indirizzo politico' senza nemmeno chiedere lumi sui costi extra. Il sindaco Leonardo Domenici, il vicesindaco Matulli, gli assessori Coggiola, Nencini, Bevilacqua, De Siervo, Siliani Gori, Biagi, Del Lungo, Lastri e quel Graziano Cioni, celebre per l'ordinanza sui lavavetri,si sarebbero accodati con un comportamento che, per gli inquirenti, non è solo negligenza, ma anche una colpa grave nel non difendere il denaro pubblico. Ovviamente ce n'è anche per il direttore dei lavori. Il danno provocato dalla mancanza di controlli? Tre milioni e 187 mila euro.
L'assedio alla Fortezza da Basso invece ha aspetti tragicamente fantozziani. Il cantiere con parcheggi sotterranei, negozi e uffici parte e comincia a spuntare in modo minaccioso dal sottosuolo, facendo ombra ai bastioni del Sangallo. La città insorge: non erano questi i piani. L'opera viene fermata e si decide di demolire quelle costruzioni uscite fuori come funghi dal terreno. Ma neanche il secondo tentativo fa centro nel rispettare il contesto antico. La prima visita ai lavori mostra faraglioni di cemento armato che inorridiscono cittadini e assessori: nuova interruzione ordinata personalmente dal sindaco, altra revisione dei disegni. Strada facendo, il costruttore ha dovuto rinunciare a parcheggi da vendere e uffici da affittare oltre ai costi delle demolizioni. Totale: a carico del municipio ci sono 6 milioni e mezzo di euro di spese in più. Che secondo le conclusioni della Finanza andavano evitate.
La colpa, secondo gli investigatori, è dei tecnici di Soprintendenza e Comune. Nessuno si è preoccupato di verificare se i progetti rispettavano le indicazioni per salvaguardare la Fortezza medicea. Ci sono architetti che candidamente ammettono di essersi fidati della buona fede del costruttore e di avere controllato solo sull'estetica dei giardini. Sì, proprio così: mentre si innalzavano cubi di calcestruzzo l'attenzione era tutta per le armonie del parco. Così come gli esperti della Commissione edilizia che non si erano accorti delle strutture. Scriveva nel 2005 Antonio Paolucci, un'autorità dei beni culturali: "La questione della Fortezza sta diventando ogni giorno più imbarazzante". E invocava: "Nessuno che abbia un minimo di pudore può sostenere quel progetto". Il fatto triste è che i fiorentini hanno pagato due volte quegli errori. Perché per far fronte agli sbagli, il Comune in parte ha tirato fuori soldi cash, in parte ha rinunciato ad altre opere già finanziate. Come il parco fluviale del Mensola, 75 mila metri quadrati di verde attrezzato dissolti nel nulla.

giovedì 14 febbraio 2008

Cambio di rotta


Lo sapevo, gli argomenti dei post precedenti non sono stati un gran successo. Mi illudevo di trovare un pubblico più sfrontato e sincero, ma non avevo fatto i conti con il nostro retaggio culturale, che, anche se nascosti, ci impedisce di manifestare il nostro pensiero su determinati argomenti.

Va beh! "...poi sconfitto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli..." diceva Battisti... In effetti tarli nella testa ne passano molti, e l'osservazione del comportamento delle persone, fa capire come quanto sia difficile interagire con gli altri, anche all'interno del nostro rapporto di coppia. Ieri sera era San Valentino, la festa degli innamorati. Come sempre, dotato di arte canora, mi sono trovato a fare il menestrello in un ristorante, e dall'altro della pedana si possono notare tante sfumature su chi ti è seduto di fronte. Ma cosa è effettivamente l'amore? Due consonanti tra tre vocali? Ci sono stati due fatti che mi hanno colpito nella giornata di ieri. Il primo legato alla mancata presenza di una mia cara amica che aveva promesso di esserci (si narra che sia una mia fan) ma che non se l'è sentita poi di venire perchè era sola. Ora mi domando: ma fa così paura la solitudine? E' proprio necessario riempire quella seggiola vuota perchè non siamo in grado di cenare da soli? C'è una paura del giudizio degli altri di questa immagine da sfigati? Per quello che vedo, io credo che ha volte sia meglio farsi vedere da soli, che in compagnia di una persona che porti fuori solo per un evento commerciale, per poi ritrovarsi al tavolo privi di espressione, senza neanche la complicità degli sguardi o dei gesti... A volte lo stare soli serve per fare un punto della vita, serve per capire cosa ti manca veramente, serve per capire se lui o lei che in quel momento non ci sono ti mancano veramente, oppure sono solo occupanti di un posto di fronte a te... Cara amica, potevi essere li anche da sola, ma comunque ci sarei stato io con il mio percorso musicale ad accompagnare la tua serata, in fondo eravamo soli entrambi, io con le mie canzoni, te con i tuoi pensieri... L'altro fatto invece, ma ha fatto capire che l'amore regna nei gesti delle persone che ci vogliono bene, come il gesto di una ragazza di portare una rosa all'amica malata e di passare insieme questa serata che non è deputata solo all'amore eterosessuale, ma anche all'amicizia, fenomeno sempre pù raro in questa società di "conoscenze". Due fatti, due storie, che vivono nelle nostre città, sempre più tecnologiche, ma anche sempre più sole, con la spasmodica ricerca dell'aggregazione a tutti costi, per paura di perdere quel treno...
Ero anch'io così, tanti anni fa... Poi qualcuno da lassù ha deciso che la mia vita cambiasse... ed è cambiata!!! Ma conservo sempre quell'angolo dove ripongo i miei sogni, i miei segreti, le mie paure, le mie gioie. E voi cosa conservate in quell'angolo vicino al vostro cuore?