martedì 2 dicembre 2014

I limiti dello sport

Dispiace leggere che un ragazzo di 38 anni abbia perso la vita durante la recente maratona a Firenze. Purtroppo anche noi non siamo macchine perfette e piccole malformazioni maturate in tenera età e non diagnosticate, possono portare alla successiva morte come avviene anche per i ragazzi giovani (le cronache ne sono piene purtroppo). Misterioso e arcano è il nostro corpo, così perfetto ma anche così fragile. Evitando di addentrarmi nello studio dell'uomo di Leonardo da Vinci, essendo io uno sportivo amatoriale in svariate discipline (una volta) ed osservando certi fatti, riesco a capire che spesso non è solo opera della natura, ma anche di una superficialità dell'uomo stesso che non conosce i propri limiti. Provate ad andare al 30 esimo chilometro di una maratona "cittadina". Troverete persone a vomitare, a disperarsi per i dolori alle gambe, ad avere mancamenti. e tutto questo perchè oggi, nella società multimediale crediamo di essere invincibili, come se il poter andare da un capo all'altro del mondo con Google Earth, ci rendesse onnipotenti. Purtroppo non è così. In ogni campo dello sport, l'amatore medio tenta di emulare il proprio beniamino non considerando che gli sportivi professionisti vivono solo per quello e non si alzano la mattina presto per andare al lavoro, poi tornano a casa, portano i figli a nuoto, vanno a fare la spesa moccolando nel traffico più caotico. Quelli che un pò di più si avvicinano a loro sono quelli che per pura passione dedicano gran parte della giornata ad allenarsi, vivendo però veramente in un mondo tutto suo. Gli altri devono fare i conti con tutto il resto e tenerlo bene a mente. Quando avevo 33 anni circa (lo so che qualcuno lo crocifissero) feci una visita da un noto dottore fiorentino che era stato nel giro grosso del ciclismo. Lui mi consigliò vivamente di indossare sempre il cardio frequenzimetro e di allenarmi in base a ciò che il cuore mi suggeriva. Ho sempre portato con me i suoi consigli perchè ho riscontrato poi nella pratica che erano basilari, fondamentali. Mollare a volte è il confine tra salvarsi e stare male. Le sfide con se stessi si vincono anche ottenendo risultati mediocri, perchè comunque ogni sfida presuppone un obiettivo personale del quale essere un domani soddisfatti noi stessi e non agli occhi degli altri. Penso al mio sport preferito, il motociclismo, e vedo come in tanti prendano troppo sottogamba un mezzo che gli fornisce 150 cv (minimo) alla ruota. Non basta ne un casco e ne una tuta per essere Marquez o (per i più vecchi) Biaggi. Limitiamoci a divertirci dentro i nostri parametri e torniamo a casa felici dopo una sana giornata da moto e di prese in giro. Ovviamente il fato è sempre dietro l'angolo, ma spesso si cercano limiti che non sono i nostri. Certo pensando che già da piccoli, specialmente nelle scuole calcio, si vedono i genitori "picchiarsi" sugli spalti per una semplice partita di pallone tra bambini.... la domanda che sorge è: come verranno su poi da uomini?