lunedì 27 settembre 2010

Made in Italy!!!


Mi sono veramente goduto la gara di Superbike ad Imola!! In primis per il ritorno alla vittoria di un pilota molto discusso in passato (io ero tra i suoi detrattori), ma che, in fatto di guida, è sempre stato un esempio. Da quando è arrivato in Superbike, Biaggi ha dimostrato di essere cambiato, più uomo, più frizzante anche nelle battute, che celano sempre la verità, ma nel passato sempre dette a malo modo e con tempi sbagliati. Non fu forse vero quando disse che la Yamaha doveva investire e cambiare strategie? E così di Honda? Sbagliò perchè poi arricciò il naso come un bambino e non fece come Rossi che già aveva un altro carisma ed altri risultati da portare in dote. Il suo ritorno alle corse con le derivate di serie fece però capire l'importanza di Max Biaggi nel mondo delle due ruote, e subito ci fu una risposta mediatica da parte del pubblico che aumentò davanti al video e negli autodromi. Il resto è storia recente. Ducati gli chiuse la porta in malo modo, secondo me, poi il folle progetto di tornare a correre con la squadra 3 volte campione del mondo in 250. Una famiglia come la definisce lui, che lo ha portato sul tetto del mondo a 39 anni, e di smettere di correre non ne ha proprio voglia. Una vittoria veramente Made in Italy con un pilota che prende un quarto di ingaggio di un altro italiano che andrà su di una moto italiana (al 49%) e che se vorrà vincere questa volta sarà il secondo e non il primo a farlo. Moto italiana e sponsor italiano (Alitalia) che ha ricevuto una ventata di positività dopo tutte le vicissitudini societarie, e per questo un altro plauso in più a questa fantastica stagione. La maglietta riassume un pò tutto il Biaggi pensiero ma questa volta con tempi e modi giusti, strizzando l'occhio anche a Enzo Ferrari che affermava che un figlio paga un secondo al giro... Da Max a Max un bell'abbraccio virtuale e un...continua così!!!
Imola ha riservato anche altri spunti interessanti ad iniziare dal rivale di Biaggi, quel Leon Haslam, leone veramente di nome e di fatto, che ha fatto un prima manche come andava fatta, in attacco, sgomitando, spalancando il gas più degli altri, fino al sorpasso impossibile a Carlos Checa alla Rivazza. Un guerriero mai domo ed anche un signore nei modi nonostante la giovane età. Forse è anche per il suo avversario che Max nella seconda manche ha fatto il diavolo a quattro e non gli ha lasciato niente, fin quando il motore della sua Suzuki è esploso alla Villeneuve consegnado di fatto il titolo nella mani del romano. L'anno prossimo sarà in BMW e se tanto mi da tanto... Lascierà una squadra di un vero signore del paddock, quel Francesco Batta che è corso subito a congratularsi con Aprilia dopo l'uscita di scena del suo pilota e il motociclismo ha bisogno di queste figure.
Ho goduto per aver rivisto davanti il mio marchio preferito, la Kawasaki, guidata da un coriaceo Skyes (i suoi traversi alla Piratella erano pari a quelli di Cluthclow a Silverstone), impossibile da sorpassare anche per un fulmine come l'Aprilia a dimostrazione che la verdona è sempre la più "moto" di tutte.
Ho goduto perchè nonostante la Ducati si lamenti del regolamento, nella prima manche tre rosse sono salite sul podio, segno che tanto male non vanno e segno che l'operazione Rossi ha inciso nel budget molto di più di quello che ci vogliono far credere. Bravo quindi a Carlos Checa, anche lui non più giovanissimo, che ha guidato come un orologio svizzero aggiudicandosi entrambe le gare regolando un redivivo Lorenzo Lanzi e forse un risvegliato Haga in odore di passare anche lui con l'Aprilia.
Un ultima analisi sul pubblico di Imola. Contrariamente al berciume visto a Misano in occasione della MotoGp con i fischi a Lorenzo, nonostante l'euforia del titolo conquistato da Max Biaggi, mi è sembrato che il popolo della Superbike, peraltro molto numeroso (70.000 presnze circa), si sia rivelato più ricco di appassionati che di tifosi e questo dovrebbe consigliare gli organizzatori a non far morire questa classe ne accettare ricatti dalla Dorna, perchè un conto è parlare di prototipi un conto di derivate dalla serie (anche se ultimamente di derivato hanno ben poco).

lunedì 20 settembre 2010

Il ritorno del canguro


Ho sempre avuto una spiccata simpatia per Casey Stoner. Anche quando nessuno se lo filava a me piaceva vedere i suoi piazzamenti in gara, o almeno nelle gare che riusciva a finire, date le sue innumerevoli cadute dalle quali derivò il soprannome di Rolling Stoner. Nel 2007 sbaragliò tutti quando salì su quella moto che solo Capirossi riusciva in parte a domare, ma che il ragazzo di Kurri Kurri trovò adatta per il suo stile aggressivo e di guida "anteriore". Tutto il resto poi è storia recente fino alla sua malattia dell'anno passato che gli impedì di giocarsi di nuovo il titolo mondiale. Ieri Stoner ha rifatto lo Stoner del 2007, bello, quasi pulito, cattivo, mai sazio nel dare gas anche quando la moto inizia a muoversi come una serpe, con quell'espressione all'arrivo mai sazia della vittoria e pronto per la gara successiva. Pronti, attenti, via, un breve scaramuccia in due curve con un inizialmente coriaceo Lorenzo e poi... gasss!! anche più di quanto la moto possa averne, perchè dietro stava arrivando Pedrosa, il binomio moto-pilota più forte in questo momento, ma che nulla ha potuto contro la freccia rossa e il suo fantastico fantino. Bravo Casey, anche se l'anno prossimo sarai con un marchio che ho sempre digerito poco, spero tu raccolga ancora fama e gloria perchè te lo meriti veramente! Chi si meriterebbe invece un bella strigliata e pettinata (o meglio una rasata generale) è lo Ds di Ducati, Vittoriano Guareschi che, invece di pensare a pettinarsi col 220 V, pensasse più agli input che provengono dal suo pilota di punta, non sarebbe a piangere su una stagione a fasi alterne. Infatti a Fuori Giri ha dichiarato che le moto di Hayden e Stoner ieri erano diverse in lunghezza, esattamente di 15 millimetri circa, che hanno permesso sia al canguro sia all'americano di fare una gara all'attacco conclusa per Hayden con un sorpasso magistrale ai danni di Jorge Lorenzo. Non so per il prosieguo della stagione quali saranno i risultati della Ducati, ma se Stoner ricomincierà a bastonare tutti, non era meglio assecondarlo e dargli la moto che voleva, piuttosto che far andare anche Niki per cercare di vendere qualche pezzo in più negli USA? Mah....
Bene la conferma di Pedrosa al secondo posto, che ha reso la gara interessante, marcando stretto Stoner tra i sette decimi e il secondo e mezzo, fino poi a mollare (giustamente) nel finale, pensando anche alla classifica. Come già accennato, ottimo il terzo posto di Hayden, uccellando alla terz'ultima curva (una esse stretta) un arrendevole Lorenzo in sella ad una bollita Yamaha nella sua fase peggiore della stagione. Spero di sbagliarmi, ma la casa di Iwata mi sembra che abbia intrapreso una fase di declino precoce a meno che non siano state Honda e Ducati a fare un balzo in avanti e, se così fosse, dovranno darsi una svegliata perchè i fenomeni senza moto vanno da poche parti, ed anche se Spies ieri ha confermato la sua consistenza, anche lui avrà bisogno di più prestazioni se vorrà giocarsela col resto del gruppo. Del resto del gruppo di ieri ha fatto parte anche Valentino Rossi, settimo fino all'ultimo giro, sesto al traguardo causa di un botto di Dovizioso mentre si stava giocando il quinto posto con Spies. Che dire....? Nell'intervista di un sempre più innamorato Beltramo a Rossi, abbiamo capito che c'è qualcosa che non va, ed è inutile tirare in ballo la spalla da operare... Si, è vero, i tendini quando si infiammano danno fastidio (ne so qualcosa), il gruppo deltoide e spinoso sono importanti per la guida, ma qualcosa al Mugello, oltre alla tibia, si è rotto nel campionissimo di Tavullia, fortunatamente "giustificato" da un mezzo non completamente competitivo. Chissà, staremo a vedere. Per il motociclismo mi piacerebbe vedere un fine carriera vincente per Valentino, o almeno di quello che resta l'uomo da battere, perchè in questo ultimo decennio è sempre stato così, indipendentemente dal mezzo pilotato, altrimenti...
Un plauso a Livio Suppo (che ancora non ho inquadrato bene) quando finalmente ha detto di smetterla di fare "domande stupide" dallo studio ai piloti sulle questioni di marketing, alimentando sempre sterili polemiche su chi o su cosa... Parliamo di motociclismo ragazzi! Parliamo di piloti, parliamo di gare, fate parlare Iannone che ha vinto magistralmente la Moto 2, parliamo di Pirro che proviene dalle gare minori e che con un polso steccato è andato più forte dei vari Canepa e Rolfo, confermando la mia tesi che non sempre chi ha i soldi è in grado di andare forte!! Intervistiamo Redding, un ragazzo di 17 anni segnato per il resto della vita (e dalla stupida giustizia italiana) che ha corso lo stesso nonostante il ricordo dell'urto sui semimanubri del corpo di un suo collega che poi ha perso la vita. Crescete un pò cari giornalisti e opinionisti, siate portatori della notizia e non delle "vostre" notizie!!!
Bello, commovete e significativo l'addio al povero Tomizawa, con il paddock schierato alle spalle del team del giapponese, e la moto sulla pit lane priva del corpo del suo bravo pilota, ma ricordato nello spirito da tutti, chi con un adesivo, chi col casco come Lorenzo in ricordo del guerriero caduto ma mai dimenticato.

mercoledì 15 settembre 2010

Veni, vidi, vici!


E' quello che deve avere pensato Lorenzo Segoni all'ultima trasferta in quel di Vallelunga, appuntamento finale della Gladius Cup Suzuki e del Trofeo Hornet Honda, evocando le parole di un ben più noto romano alla conquista delle terre del mondo. Lorenzo Segoni classe 78, per chi non lo sapesse, era ed ancora è uno di quei tanti o pochi talenti in giro per lo stivale, in piste più o meno assurde, che con pochi mezzi economici e tanta passione, si è sempre distinto in lodevoli prestazioni tali da giustificare un suo passaggio in categorie superiori. Ma si sa che i "segoni" di solito non sono bravi piloti rei di farsi troppe "pippe" e allora meglio "altri" dal discusso talento ma veloci nel versamento dell'obolo per poter comprarsi una vera moto da corsa...
E così passando tra scooter, vari trofei, endurance, apparizioni mondiali e quant'altro, Lorenzo si è trovato a correre per piccoli team nei vari monomarca portando sempre con se quella voglia di macinare chilometri più in fretta di altri. Così è infatti stato per la Gladius Cup Suzuki che ha vinto per il secondo anno consecutivo, e per ultimo anche per la Hornet Cup Honda, dove la casa madre, per motivi commerciali, si è esposta in prima persona, reclutando tra le file anche altri nomi "illustri". Nonostante il "marcio" dei trofei, dove è possibile vedere motori supersport montati su moto di serie (squalifica di Misano a Zerbo docet) il piccolo "Davide" Segoni è riuscito ad aggiudicarsi il trofeo in maniera cristallina, senza bisogno di ricorrere alle alchimie della moto, ma solo con tanta dose di gas nel manico, e insegnando a "Golia" Honda che a volte bisognerebbe essere più leali verso tutti se vogliamo trovare un successore di Rossi, Dovizioso o Simoncelli. Lorenzo Segoni non sarebbe mai forse diventato tale, però a vedere Lamborghini 23esimo e Canepa 28esimo a Misano significa che qualcosa deve essere fatto nei "vivai" dei trofei altrimenti i piloti italiani a livello mondiale saranno tutti dei....segoni!!!

venerdì 10 settembre 2010

74...48


Un ambo? Una coincidenza che il secondo numero del primo sia uguale al primo del secondo? No, semplicemente i numeri di gara di due piloti che oggi non sfrecciano più sui circuiti di tutto il mondo. Una fine triste, cruenta per entrambi, in diretta per lo più, che ha risvegliato e risveglia un pò le coscienze di "noi" addetti al settore, piloti e non, e che ci riporta a quel percorso mortale che tutti gli umani seguono, nessuno escluso, anche se siamo capaci di far scatenare 240 cavalli a terra su 10 centimetri di gomma. Kato e Tomizawa nati nella terra del "corri ragazzo laggiù", fisionomicamente simili ma nello stesso tempo diversi, nati molti anni dopo quel grido Tora, tora, tora che ha profondamente segnato la terra dei loro avi, e che fino a poco tempo fa portavano in giro per il mondo quello strano sole rosso in campo bianco.
A parte la maggioranza che invece di vivere ed osservare vegeta, poche persone si sono accorte di tutto questo a seguito dell'ultimo incidente che ha visto coinvolto il povero Tomizawa, tutti impegnati a stilare numeri e cifre se fosse morto prima o dopo una certa ora, se fosse stato giusto fermare la corsa o meno, o semplicemente accennare che Redding è quello che gli ha dato il colpo di grazia (Nico Cereghini, Fuori Giri...), fino ad arrivare ad indagare su De Angelis (atto dovuto... ma per favore!!!!!!).
E' morto un pilota, un ragazzo di quasi 20 anni, e le parole più belle l'hanno dette due suoi coetanei (qui quelle di Bradley Smith), due uomini, due giovani saggi, che dopo aver corso la gara di Misano hanno semplicemente detto che i piloti corrono, vincono, perdono e muoiono perchè questa è la cosa più bella che possono fare nella vita. 20 anni sono uguali a 60 se vivi la vita per come vorresti che fosse vissuta, Pedrosa e Smith questo lo sanno benissimo perchè è da tanto che fanno questo mestiere, a dispetto dell'età, ed ogni volta che salgono in sella, girano sempre la manopola del gas ancora più forte e sono sempre più innamorati della loro professione. Solo chi ha vissuto al limite sa di cosa parlo, il resto del mondo chiuda per un attimo la bocca. Tutti in piedi (non sul divano) col capo chino in rispettoso silenzio per ricordare i nostri ragazzi che ci provocano forti emozioni nel farci vedere come si guida una moto, ma che ci fanno profondamente riflettere quando, per un fatale gioco del destino, li vediamo strisciare come stracci lungo il nastro di asfalto, colpiti incolpevolmente da altri ragazzi il cui unico sogno è di andare più forte degli altri... Tutto il resto è noia, retorica, frasi fatte, ignoranza, berciume, tifo, pochezza, povertà, un solo rumore assordante di parole al vento, una babele di cazzate che genera un brusio di sottofondo udibile soltanto da chi ha dei fischi nella testa...