sabato 20 dicembre 2008

Cena di classe

C'è chi dei ritrovi di scuola ne fa un evento annuale, chi non si perde mai di vista, chi rimane in contatto per paura del tempo che scorre e le rughe che avanzano. Io ho avuto la fortuna di frequentare un' ottima scuola, grazie sopratutto ai miei genitori, e questo ha fatto si che dopo anni di distanza io porti ancora dentro l'insegnamento dei professori. A scuola poi c'è il gruppo dei compagni di classe, che non scegli, ma che tuo malgrado, sei costretto a conviverci per cinque o sei anni (se hai fatto il liceo per esempio). La convivenza è sancita dai ritmi della gioventù, quando ancora non hai quella malizia necessaria per valutare bene le persone, quindi a 17 anni di solito vanno tutti un "pò bene". Finita la scuola ti inserisci nella società, lavorando, creando una famiglia, comprando una casa, e ti accorgi che tutto sommato a scuola si stava parecchio bene! I numeri di telefono dei compagni si perdono nelle agende degli anni precedenti, e a parte qualche sporadico contatto, ognuno va per la sua strada. Una domanda che ricorre spesso nei ragazzi è "chissa come saremo tra 20 anni", perchè a 18 anni, vent'anni dopo sono una vita, e non ci fai mai caso. Sei giovane e immortale, per te il tempo non passerà mai... Poi però arriva il giorno, in cui quelle foto dai colori sbiaditi ti ritornano nelle mani, e la data impressa sopra è proprio quella di vent'anni prima... Eppure c'è qualcosa che ti fa sorridere, perchè pensi al giorno in cui ti sei fatto quella domanda e tutto a un tratto sembra ieri. Risfogli le agende (oggi c'è internet ma detta così è più romantica!), ripeschi i numeri di telefono, fai un pò di passaparola e ti ritrovi a cena, tanto tempo dopo, con le stesse faccie, gli stessi discorsi, lo stesso modo di essere... Non tutti ovviamente sono così, ma chi ha risposto a quella chiamata è sempre il ragazzo o la ragazza di venti anni fa. E la macchina del tempo, che tanto cerchiamo, esiste davvero, perchè è dentro di noi. Ieri sera a cena con i vecchi compagni di classe non abbiamo vissuto un momento, ma lo abbiamo continuato da quando lo avevamo interrotto tanto tempo fa. Il tempo passato fa parte delle nostre vite, ma non ha interferito sui nostri spiriti che sono rimasti giovani, pur con tutte le problematiche della vita quotidiana. Il segreto è di non considerare il tempo trascorso, ma di considerare che possiamo essere sempre giovani se lo vogliamo...
Grazie ragazzi a tutti voi per aver conservato quello spirito, che mi ha permesso in questa mattina fredda di Dicembre, di guardarmi allo specchio e di fare un sorriso, e di immaginarmi ancora nei corridoi della scuola in attesa del suono della campanella....
A presto.

venerdì 12 dicembre 2008

Walter L'indifendibile

Difendere il Pd? No, grazie. Non questo Pd. Non il Pd che s’è affidato all’abbraccio mortale con Di Pietro, non il Pd che in un anno, sulla strada dei girotondi, ha dilapidato il suo patrimonio di credibilità. Non il Pd del Circo Massimo, non il Pd che cavalca l'Onda, non il Pd che solletica la piazza diffondendo menzogne. Non il Pd che predica la superiorità morale mentre annega nell'immoralità, non il Pd che insegna la pulizia mentre sprofonda nella sporcizia. Non il Pd che sale sul pulpito per urlare che la sinistra rappresenta «l'Italia migliore» mentre le sue giunte cadono a pezzi sotto le inchieste della magistratura. Non il Pd che grida contro Berlusconi tiranno e dittatore. Non questo Pd, che non s’è mai saputo dare un tono, ma purtroppo s’è dato un Tonino. Difendere il Pd, come chiede per esempio Giuliano Ferrara, sarebbe possibile se Veltroni in un anno avesse fatto un po’ di quello che aveva promesso. Se, anziché buttarsi fra le braccia del trattorista di Montenero, avesse provato davvero ad andare da solo. Se avesse creato una sinistra liberata dall’odio anti-berlusconiano, un partito unico capace di elaborare un progetto dell’Italia anziché ripetere all’infinito il proposito di distruzione dell’avversario. Se avesse avanzato un’idea, una proposta, un suggerimento al di là del fin troppo facile e scontato «dagli al Cavaliere». Non esulto di fronte alle inchieste giudiziarie. Tutt’altro: continuo ad avere molti dubbi sul modo di procedere dei magistrati, sui tempi degli arresti, sull’uso delle manette e sui contenuti delle accuse. E il fatto che il Partito democratico sia dato già per morto, se non altro dai vignettisti della sinistra, mi preoccupa. Così come mi preoccupa l’inevitabile paragone che in queste ore corre sulle pagine dei giornali fra il Psi di Craxi del ’92 e il Pd di Veltroni di oggi (il finale è sempre previsto in Africa, anche se forse non a Hammamet). Il crollo dell’opposizione non è mai un bene per una democrazia. E l’avanzata di Di Pietro, pronto a fagocitare l’intera sinistra, ancor meno. Ma non se ne esce se non si capisce che questo è il risultato del fallimento di Veltroni. Ho l’impressione che il segretario del Pd abbia giocato col fuoco, sperando che l’alleanza con Tonino e il partito dei magistrati lo aiutassero a regolare conti interni. La situazione, però, evidentemente gli è scappata di mano. E se dopo oltre un anno di conduzione è costretto a dire che non si riconosce nel partito che conduce, bene, ha solo una strada da seguire: deve prendere atto del suo flop e andarsene. Così il Pd potrà difendersi. E così, forse, potremo difenderlo anche noi.

Uomini con le palle!!!!!!!!!


A dirla così sembra una frase maschilista, quasi volgare. Pensandoci bene tutti gli uomini hanno le palle, nel gergo medico genitali. La frase poi è migrata verso un significato che sottolinea le capacità di un/a individuo nel prendere decisioni, o porsi verso determinate questioni. Nel post precedente ho sottolineato un pò la fine delle ideologie, o almeno un forte annichilimento della nostra classe politica, ma il concetto vale un pò per tutti, anche a livello quotidiano, dove osserviamo che tutti noi stiamo arroccati nelle nostre convinzioni, con poche aperture, e guai se ci toccano la sfera personale, della serie "armiamoci e partite".

Ritornando al discorso politico, si nota come tutti, e dico tutti, siano affetti da una mancanza quasi totale degli attributi e la manifestano quotidianamente senza troppa vergogna. Ora nel perlamento ci sono però anche le donne, e a parte qualche sporadica apparizione di trans, la domanda sorge spontanea: e a loro che diciamo? Anche le donne sono senza palle (il fatto di non trovarcele "in mano" nel buio di una camera ci conforta), perchè ovviamente il significato è relativo al carattere, alla personalità. Leggo stamani che la Gelmini fa slittare il provvedimento relativo alla scuola. Relativamente che uno possa essere d'accordo o meno, mi chiedo il perchè, dopo tanto putiferio e piazze devastate, il provvedimento sia stato fatto slittare. Si parlerà di "concertazione delle parti", di confronto, di dialogo... Perchè allora non è stato fatto prima? Dov'è il premier forte, quello che indubbiamente negli ultimi 15 anni ha cambiato il corso della politica? Dov'è? Dov'è chi ce l'ha duro? Dall'altre parte lo smelenzio Uolter aveva già dimostrato di essere in cerca di affetto non "avendo le palle" per correre da solo. Ma la destra, o centro destra che dir si voglia, con gli ex arditi e fieri, dov'è finito? E' bastato un semplice buh! da parte di un gruppo di persone per far cadere il castello? E noi persone normali, con stipendio limitato, e famiglia da mantenere, quando il bambino punta i piedi per il gormito, o l'ultimo giocattolo, che dobbiamo fare? Comprarglielo? Tanto poi vanno a scuola, vedono le manifestazioni, e pensano: basta opporsi e otteniamo tutto. Li vedo già li striscioni e manifestazioni collettive che dal salotto arrivano in cucina: "Il dialogo è finito, compraci il gormito!!", "Niente sapone con le bolle, compraci la consolle (PS2)", "Ormai non sono più un bambino, voglio il motorino!!" e così via...

Ecco, cerchi di insegnare qualcosa di educativo ai figli, che subito lo stato, quello da cui prendere esempio, ti gira nel manico, e incita al caos totale. Bravi!! Qui non c'è in gioco la politica, qui c'è in gioco il sentimento, la determinazione di uno stato, che comunque dovrebbe fare delle scelte, anche difficili, per un idea di bene collettivo. Cosa dovrebbe fare allora chi era a favore del decreto? Scendere in piazza a sostenerlo? Evidentemente chi scrive e pochi altri la pensano così, perchè comunque nessuno ha il coraggio di dire o fare qualcosa, anche nell'urna per esempio. Mai che il popolo dia un segnale di essere stufo. Quindi l'equazione più logica è: politici senza palle=popolo senza palle!

mercoledì 10 dicembre 2008

La fine delle ideologie.

Nel 1993 in pieno mani pulite, il compianto Funari e non solo, dalla televisione incitava Di Pietro ad andare avanti. Ricordo la valanga di arresti e vittime illustri di tutto questo, una su tutti Bettino Craxi. Non voglio parlare di arresti può o meno "veri", ne la loro soluzione finale (sappiamo tutti com'è andata), ma voglio parlare del termine che venne coniato: "fine della Prima Rebubblica". In effetti il 1994 vide la nascita di Forza Italia e un pò di rimescolamenti sia a dx che a sx. "E' finita!!" gridava il popolo. Sembrava un uscita dalla schiavitù, un ritorno alla libertà. Questo lo dissero anche nel dicembre del 1959 a Cuba... Oggi siamo alla fine del 2008 e sono passati 15 anni da quel lontano '93. Abbiamo assistito a tutto, abbiamo visto di tutto, politici che con disinvoltura sono passati di qua, di la, peccatrici redente, brigatisti osannati, la scomparsa dei camerati e dei compagni, odiare l'Amerika e guardare l'America... Oggi siamo talmente disinvolti che anche il sindaco di una delle più importanti città italiane, si incatena, il tanto odiato torso nudo di Mussolini rispolverato alla guida di un trattore, imbonitori delle folle con un 730 da 4 milioni d'euro... Ah! Il progresso, ah! la seconda repubblica!
Su facebook di recente è passato un gruppo dedicato a Berlinguer, ricordandolo in maniera molto nostalgica. Ebbene io mi sono iscritto a quel gruppo e non ho ricordato solo lui, ma anche tutti gli altri politici della prima repubblica, Spadolini, Fanfani, Cossiga, Andreotti, Longo, Martelli... Quelli che Forattini li massacrava in maniera gentile, e che a sua volta si facevano massacrare perchè era il costume dell'epoca. Riprendete una vecchia registrazione di un geniale (all'epoca) Benigni. Era il 1982 e Tuttobenigni era fantastico! Eppure le città ridevano, la gente era diversa, lo spirito pure... C'era un ideologia latente, chi era cattolico, chi laico, chi ateo, c'era qualcosa... Oggi non c'è più niente di tutto questo. Tutti fanno di tutto, per tutto, contro tutto... Mio nonno diceva sempre che si stava meglio quando si stava peggio... E siccome al peggio non c'è mai fine, quanta ragione avevi nonno!!!!!!

mercoledì 3 dicembre 2008

Ci siamo o ci facciamo?

Volevo scrivere un post intitolato "Popolo di deficenti reprise", ma siccome la parola "popolo" è un pò troppo grande, poteva andare bene anche "parte del popolo". Comunque imo innanzi. Che le tasse siano una cosa fastidiosa è appurato, che siano "bellissime" beh lascio giudicare a voi, che l'unica Iva che andrebbe tenuta è la Zanicchi non ci piove (a molti di voi non starà neanche simpatica per motivi polici), ma (virgola) che si prenda a pretesto l'aumento dell'IVA per gli abbonamenti SKY, come grave offesa, vilipendio alla bandiera, abuso dei diritti dei lavoratori, mi sembra veramente eccessivo. Cavolo! Facciamo una battaglia per l'abolizione dell'IVA totale, arrabbiamoci per il bollo auto, il canone RAI, l'ILOR, l'IRPEF, L'ERPES, combattiamo per una battaglia giusta, leviamo l'IVA dai generi alimentari, la pasta, il latte, arrabbiamoci per il taglio ai contributi sul risparmio energetico... No, parte, una piccola parte del popolo si arrabbia perchè a SKY viene aumentata l'aliquota IVA dal 10% al 20% come tutte le altre cose di questo paese del c..biiiip!! E' forse un apparecchio medico? Un bene di prima necessità? Un salvavita? 4 milioni di italiani l'hanno in casa, gli altri 46 che fanno? Sono tutti zombie? Ed ecco i soliti che ci vengono a dire che a SKY lavora un sacco di gente e che in questa maniera perderanno il posto di lavoro bla, bla, bla... Intanto sulle "epurazioni" di LA7 nessuno si è mosso, eppure mi sembra che anche li abbiano dato una sforbiciata netta. A Mediaset fanno il loro percorso, e che ci piaccia o no, il TG5 è il tg più visto. Ora perchè il male assoluto, l'uomo di Arcore, lo psiconano (intanto Grillo se ne andato), e il suo governo hanno aumentato la tassa ad un bene effimero, chi non ha neanche più gli occhi per piangere ha cavalcato la tigre, dimenticandosi che SKY non è una scuola pericolante, un ospedale malgestito, una città da salvare. A parte Discovery Channel e qualche altro canale, SKY dovrebbe essere pagata dai contributi forniti dalle miliardarie squadre di calcio che vengono trasmesse, dai supergiocatori inquadrati, non dalla gente che ne usufrisce. Perchè avevano l'IVA al 10% eh? Al 30% la metteri e il 10 al grano, alla pasta, al latte!!! Obama ieri diceva che di fronte alle cose serie non siamo ne democratici ne repubblicani: siamo americani... Quanto siamo indietro, popolo di deficenti!!!!

venerdì 21 novembre 2008

Bianchi e neri, neri e bianchi...


Periodo di pausa e riflessione per un progetto che sto portando avanti. Mi scuso con i pochi aficionados, ma sto creando qualcosa di nuovo e grande, per le mie possibilità.

Partirò dalla vittoria di Hamilton in F1. Nella palestra che frequento io, si allena un bel ragazzone nero (gran fisico aggiungo), sempre molto zitto e schivo. Con altri ragazzi bianchi, stavamo commentando la vittoria dell'inglese nero, e degli errori di Massa bianco. Ovviamente chi una cosa e chi un altra, la discussione si è animata nel più sano spirito sportivo e da bar. Ad un certo punto, il ragazzo nero si gira, ci guarda e dice: "Hamilton ha vinto perchè è il più forte!! Non ci sono scusanti!". 3 secondi netti di silenzio, poi la discussione riprende dall'inciso del ragazzo. Osservando l'espressione di tutti non potevo non notare l'espressione del bel ragazzo scuro (abbronzato va più di moda), con un piglio strano, non decifrabile, dato l'argomento trattato. Certo è un fatto che un pilota inglese di carnagione scura abbia vinto in uno sport da bianchi, ma non tale da giustificare quella "cattiveria" nell'affermare un concetto banale. Anche perchè gli atleti neri svettano in tanti altri sport, forse più dei bianchi. Eppure...

Passa un pò di giorni ed ecco che Barak Obama Hussein diventa l'uomo più potente del mondo. Rieccoti la discussione da bar in palestra. Questa volta voglio mettere un pò di benzina sul fuoco. Infatti mentre si parlava, rieccoti che fa capolino il ragazzo nero, che con il corpo faceva l'esercizio, ma con l'orecchio era li con noi. L'esca la creo con una esternazione forte, senza pensare al colore, ma solo al nome: "Certo che è dura credere che uno che si chiama Obama Hussein sia il nuovo capo del mondo libero. Il mondo sta veramente cambiando". Gettata l'esca, eccoti il bel pescione (senza doppi sensi!) già all'amo. "Perchè trovate strano tutto ciò? Solo perchè è nero?". Riecco quello sguardo e quel tono. Certo direte voi, me la sono cercata, ma in quella frase ho letto tutta l'amarezza di un passato fatto di schiavitù, barbarie, soprusi. Poi mi sono ricordato dell'Africa. In Africa e non solo il razzismo c'è e contrariamente a quello che ci insegnano i libri di storia, è perpretato anche dai neri verso i bianchi, con i soliti metodi con i soliti fini, con le solite illusioni. Il razzismo, come tutte le altre forme di intolleranza verso gli altri, è quella forma stupida di voler affermare un concetto assoluto dell'io più forte di te, dimenticando che forse il più forte è colui che crea, che inventa, che costruisce, che vive a lungo marcando un segno nel tempo. Hamilton, Barack, Bolton, Cassius Clay sono persone che hanno creato un qualcosa indipendentemente dalla razza. E' innegabile che un fisico nero sia superiore ad un bianco, ma questo riguarda la morfologia, i geni, la razza, la selezione naturale che ha subito. Ma non si conquistano i mondi solo con il fisico, c'è anche la mente che sulla carta è molto più forte. Il piglio del ragazzo della palestra mi ha fatto capire che tutto ciò è come un cane che si morde la coda, e non ci sarà mai fine se continueremo a vedere bianco e nero. Il vero razzismo sarebbe saggi contro idioti, ma forse perderemo... come saggi, o come idioti?

martedì 11 novembre 2008

Siamo tutti americani

Rubo un post fantastico dell'amico DAW, che sintetizza senza troppi giri di parole una verità imprascindibile. Grazie Daw, come sempre!!
Un dato è certo: gli antiamericani sono spariti. Ora, causa miracolo notturno, siamo tutti americani. Sì, proprio loro, quelli che fino a due giorni fa parlavano di una America governata da squallidi e viscidi assassini, da bugiardi, da cinici difensori dei propri interessi a discapito di tutto e tutti, quelli che “le mani grondanti di sangue”, ecco, tutti questi fenomeni sono spariti. Il popolo americano è tornato amico, quello stesso popolo che fino a ieri veniva visto come rozzo e ignorante oggi è tornato ad essere Illuminato (“la rivincita dell’intelligenza” hanno scritto, diventando la stronzata antropologicamente più cool dell'anno). Oggi siamo tutti americani. Anche loro, i fenomeni ex-antiamericani, si sentono – come se nulla fosse, facendo finta di niente, con quell’aria così geneticamente chic - finalmente americani. Benvenuti a bordo, era ora, vi abbiamo aspettato ed ora eccovi qua. Siete diventati americani, perché nel vostro patetico gioco delle etichette ha vinto il vostro candidato, quello che gli Zucconi vi hanno descritto come “di sinistra”, quello vicino alla gente, quello col cuore, quello lontano dagli interessi di chissà quale funambolico Smoking Man.Bene, ora anche voi siete filoamericani, perché è già “un’altra America”, e quindi che Dio vi benedica, viva l’America, viva gli americani. Noi, che filoamericani lo eravamo già prima, lo rimaniamo a maggior ragione anche ora. Sempre. Con quello spirito eternamente fiero, eternamente orgoglioso ed eternamente riconoscente. E tranquilli, quando vi risveglierete da questo immenso sogno, e – tanto per fare qualche esempio - quando il vostro candidato, cioè il nostro Presidente, farà guerra all’Iran o al Pakistan, o deciderà di non chiudere Guantanamo, o di non ritirarsi immediatamente dall’Iraq, sarà allora che voi tornerete a sventolare le bandiere della pace, ma noi, come sempre, saremo sempre qui, fieri, riconoscenti e orgogliosi di essere amici della più grande democrazia del mondo. Nonostante tutto, ma soprattutto nonostante voi.

mercoledì 5 novembre 2008

Lo zio Sam Obama Hussein


Ebbene si. Anche quest'ultimo pezzo di storia si è consumato sotto i nostri occhi. Inutile far finta di non essere stati coinvolti neanche un minuto per la corsa alla Casa Bianca. In fondo che male c'è, almeno per il sottoscritto, l'America rappresenta da sempre una meta, non tanto per motivi turistici, ma per tutto un insieme di cose riassunte nell'American Way, il sogno americano. E oggi, l'America, ci ha dato un ulteriore lezione di democrazia vera, con la D maiuscola, quella democrazia di cui noi non conosciamo neanche il significato. Per la prima volta nella storia si insedia alla Casa Bianca un presidente nero, un afro americano, impensabile ad appena 40 anni dalla morte di Martin Luther King. Barak Obama Hussein è il 44 o presidente degli Stati Uniti d'America, l'uomo considerato il più potente del mondo, l'uomo che guiderà il mondo per i prossimi 4 anni. In un certo senso a ragione Jovanotti a dire che il presidente americano andrebbe votato da tutti, ma queste sono utopie, perchè gli americani si sono sempre fatti gli affari loro, e non hanno bisogno del sostegno di altri. Il momento non è facile per nessuno. Il crack della Lheman & Brother ha dimostrato il lungo cordone che lega tutti, nessuno escluso, alle vicende di un paese nato nel 1783, e che da allora ha fatto anche cambiare il volto alla nostra cara e vecchia europa. Il volto del cambiamento è nero, come noi siamo bianchi, ma la grande novità è nel nome. Non John Wayne, Peter Parker o Louis Amstrong, ma un nome arabo, maledettamente arabo, che ci riporta all'11 settembre, alle barbarie di tutti i giorni, che niente hanno a che fare con la libertà. In fondo l'America è sempre stata una colonia, ed è impensabile non trovare nomi che non avessero a che fare con il resto del mondo. Eppure gli americani hanno scelto, e scelto bene, convinti da quel "we can", da quell'uomo che in un certo senso, spazzerà via le ombre dell'america razzista e intollerante. Kunta Kinte ha avuto la sua vittoria, e le catene si sono definitivamente spezzate. Forse dal 20 gennaio, qualcosa realmente cambierà, che cosa però non ci è dato saperlo. La White House al 1600 di Washington D.C. la faranno grigia? Chissà. I repubblicani hanno pagato lo scotto della politica di George W. Bush, il primo presidente del nuovo millennio, per molti un cattivo presidente, per altri un presidente giusto al momento giusto. McCain, il reduce, sapeva troppo di stantio e vecchio, anche se la sua telefonata a Obama, dopo il risultato elettorale, ha dimostrato la classe dei politici d'oltre oceano, subito pronti a collaborare, a guardare avanti per il bene del paese, non come i nostri alla stregua di checche isteriche e bambini viziati. L'America sicuramente ripartirà, e con lei il carrozzone europa. La forza dell'uragano Obama però deve essere ancora quantificata, perchè il mondo ha le sue leggi, spietate leggi.
Anche gli antiamericani d'Italia hanno seguito l'election day. Se gli domandi perchè, nessuno di loro ti risponde, ma tutti (di loro) sono anti americani, fino a che non gli vedi le Nike addosso, o partire per un fine settimana a New York. E come beoti diranno che ha vinto un presidente di sinistra. In america non c'è destra o sinistra, ci sono conservatori e repubblicani è diverso, il colore democratico è il blu, quello repubblicano il rosso. Il presidente del consiglio ha detto che gli americani sapranno scegliere il loro candidato migliore, e questa era l'unica cosa sensata da dire. Patteggiare per l'uno e per l'altro era da idioti. Farsi fotografare a 100 metri dal palco di Obama e dire "lo conosco" è da idioti. E vorrei anche ricordare che nel suo tour europeo, il nuovo presidente non ha neanche messo piede in Italia, quindi non vedo il perchè tutta questa euforia e prostrazione... Se avessi dovuto scegliere sarebbe stato difficile. McCain non mi convinceva per l'età, l'errore non considerato dai repubblicani nella scelta del canditato. Del nuovo presidente non sopporto il nome, mi irrita parecchio, e l'appoggio di quasi tutto lo star system americano. Però sembra che anche il popolo si sia espresso a suo favore e questo gli da parecchie chances per stare li dov'è. Nel settembre del 2001 il mondo cambiò per sempre, e da allora sono passati 7 anni e forse il mondo potrà cambiare ancora... Forse...

giovedì 30 ottobre 2008

Motomondiale & Superbike 2008


E così è finita un altra stagione di corse. Una stagione che ha visto conferme, riconferme e qualche novità.

Iniziamo dalla 125. Campione del mondo Mike Di Meglio, un outsider, che nelle precedenti stagioni non è che avesse brillato, ma che però quest'anno ha trovato il giusto feeling sia con la moto che con la squadra che lo ha portato a dominare per tutto l'anno della stagione. Il nostro Simone Corsi non è riuscito a fare quello che ha fatto il rivale, e negli scontri diretti si è un pò perso, pagando alla fine un gap di 44 punti sul rivale che non sono pochi. Gabor Talmacsi, complice un inizio non brillante, ha recuperato da metà stagione in poi, ma non è servito a combattere la costanza del campione francese. Da segnalare, per novità di rilievo, il figlio d'arte Stefan Bradl con un Aprilia sempre veloce, un maturando Bradley Smith con un impeccabile stile di guida e via via gli altri, più o meno giovani ancora in fase di conferma.
250. Finalmente dopo un anno di ritardo (a mio modesto avviso) è arrivato Marco Simoncelli. Marco che sia per struttura fisica, sia per lo stile, rammenta molto Valentino, ed anche se non ha colto il successo in 125, quando arrivo in 250, si pensava che subito sarebbe andato forte. Purtroppo una serie di fattori l'hanno fatto cadere nel girone dei non arrivati, iniziando a farci credere di trovarsi di fronte ad una promessa non mantenuta. Invece quest'anno, SuperSic ha guidato benissimo, sia con una vetusta Aprilia LE, sia con la RSA, ricordando il suo metro e 83, fisico non tanto di ruolo per le 250. E da ragazzo intelligente qual'è ha scelto di rimanere nella classe di mezzo, perchè comunque è giovane, ed un eventuale riconferma, aumenterebbe ancora di più le sue quotazioni di pilota completo. Rovistando nella classifica finale, troviamo al secondo posto un coriaceo Bautista, al momento l'unico spagnolo degno di nota, comunque in grado di avere la situazione sempre sotto controllo, rispetto ad altri suoi connazionali, Barbera docet. Anche se non campionissimo, Mika Kallio a Valencia ha dimostrato di essere un pilota tosto, forse pronto per quell'"animale" che è la Ducati, dove lo troveremo l'anno prossimo nel baby team. Mattia Pasini dopo uno sfavillante inizio, ha pagato l'inesperienza della quarto di litro, ed ha alternato gare brillanti a gare opache, ma comunque plausibile per il suo primo anno. Un plauso va a Roby Locatelli che rimane anche per il prossimo anno, e un grande saluto, per la difficile scelta che ha fatto, a Manuel Poggiali, che si ritira dalle corse a 28 anni e due mondiali vinti.
MotoGp. Anno strano quello della motogp. Valentino ha fatto Valentino, quest'anno come non mai, perchè il "diavolo" rosso, come lo chiama lui, gli ha messo davvero pressione. Casey Stoner è stato l'unico avversario di Rossi, il più tosto, il più coriaceo, il più veloce. Questo Valentino l'ha capito, ed ha cambiato il suo modo di gestire le corse, come ha anche confermato in un recente articolo su "il Giornale". E' stato bravo e preciso rispettando, forse più di sempre, i suoi avversari. L'unica macchia, a mio avviso, è quel passaggio al cavatappi a Laguna Seca. Li da vero signore e da regolamento (non dimentichiamolo!) doveva lasciare sfilare Stoner e accodarsi, non puntandolo come ha fatto. Per non parlare della frenata prima del rettilineo, dove Stoner ha abboccato e ha dovuto pinzare più del solito. Ma quelle si sa sono malizie che in gara ci stanno sempre. Casey ha confermato di essere un campionissimo, già a 22 anni, un signore, un guerriero, un pilota tosto, che non si piange addosso, ma che da sempre gas. Dopo Laguna sono venuti fuori i suoi pochi anni, e la sua grande voglia di stravincere, che comunque fa sempre bene al nostro sport. Bravi ragazzi! Pedrosa vince (poco) ma non convince. Oggi per vincere non basta solo una cavalcata solitaria, ma ci vuole anche lo scontro, la sportellata, e in questo Dany è un pò carente. Di altra pasta è fatto Jorge Lorenzo, che dopo aver assaggiato pesantemente l'asfalto, si è piegato a più miti consigli. Ma mentre per il giovane Lorenzo si trattava del primo anno, per Pedrosa è giunta l'ora della sveglia, altrimenti rischia di essere sempre l'eterno secondo. Velo pietoso va steso per Marco Melandri. Che la Ducati sia difficile lo ha già confermato Hayden nei primi test, ma 3 secondi da Stoner rischiano di diventare un trauma. Forse sulla Kawasaki ritroverà la forma di vice campione del mondo di qualche anno fa, ma anche per lui il 2009 sarà un bel crocevia. Dovizioso ha dimostrato di essere inteligente e veloce. Questo un pò ci risolleva, perchè di nuove leve italiane sulla motogp non ne vedo tante, e non ne vedo tante neanche all'orizzonte... Certo non dimentico mai il mio pilota del cuore, Capirossi, ma l'anagrafe non gli è tanto a favore, e ogni anno spero che sia quello buono per vederlo campione del mondo. Per il resto della compagnia vedo tanti discorsi e pochi fatti, ed è per questo che l'ho reputato un anno strano. 21 classificati alla fine, con tre wild card, sono un pò pochini per un campionato del mondo. 18 partenti fissi, con pochi sorpassi e divari abissali a fine gara, fanno un pò pena per uno sport che ha sempre visto dei gran sorpassi e delle gran battaglie. Forse il monogomma risolverà questo problema? Io me l'auguro, perchè non voglio ritrovarmi come la noiosa F1 con i sorpassi ai box!
Supebike. Ci saluta uno dei piloti più talentuosi degli ultimi tempi, certo Troy Bayliss detto il carrozziere. Veder correre Troy ti rimette al mondo, perchè non è solo veloce, ma è anche generoso, grintoso, corretto. Un vero campione. Lascierà un vuoto in Ducati, che neanche Haga potrà colmare. Haga è forte, ma non ha la scintilla del campionissimo. E' un poeta ma gli manca sempre un verso. Forse, senza Bayliss, il campionato arriverà fino all'ultimo senza un vincitore e questo non potrà che farci piacere. Max Biaggi ha avuto sia sfortuna che poca voglia, a mio avviso, comunque io lo aspetto sull'Aprilia con la squadra che lo vide campione del mondo. Il resto della compagnia è composto da gente che non ti aspetti, capaci di belle gare e crisi profonde, comunque tutti ancora da dimostrare, e forse quest'incognita rende più bella la Superbike rispetto alla MotoGp. Certo all'alba dei nuovi regolamenti, credo che la Flamini Group faccia bene a muoversi nella direzione in cui sta andando, perchè la perdita della 250 a favore di una 600, farà scappare Aprilia (KTM già non correrà più in 250) che potrà approdare con loro in un campionato alternativo. Considerazione importante perche in giro ci sono ancora un sacco di 250 gp e 125 gp, e sono un ottimo trampolino di lancio per i giovani, considerando anche i costi di gestione, e la situazione economica mondiale non mi sembra così florida... La MotoGp è bella come valore assoluto della prestazione, ma se vuoi vedere una gara devi alzarti prima o cambiare canale. Vedremo l'anno prossimo, sempre e comunque a gas aperto!!

mercoledì 29 ottobre 2008

La fiera delle banalità (di Vittorio Sgarbi)

Come discostarsi da una riflessione così. Eppure tanti (non tutti) cavalcano l'onda senza neanche sapere se in fondo ci sono gli scogli. Con questo articolo chiudo il circolo sulla scuola, perchè mi sembra che di tempo ne abbiamo già perso abbastanza.
Non convincono. Troppa promiscuità Non faccio altro che vedere immagini di docenti che fanno lezione nelle piazze, in perfetta sintonia con gli studenti. Il nemico è una solo, non è il «sistema». Tutti contro la Gelmini. Il collegio dei docenti del liceo Mamiani di Roma ha approvato una «mozione-guida» per chiedere il ritiro del decreto Gelmini. Gli studenti dell’«Orientale» di Napoli hanno distribuito pacchi. Per cercare di essere spiritosi e alludere al «pacco» della riforma universitaria. Vana è la ricerca di illuminazioni, negli slogan prevedibili: «Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini»; «Il 5 in condotta te lo diamo noi». E sempre più spenti: «State tagliando il nostro futuro»; «La vostra crisi non la pagheremo noi». Mesto e didascalico: «La scuola pubblica è un diritto: difenderlo è un dovere»; senza slancio: «Riprendiamoci il futuro»; «Il futuro era meglio in passato». E ancora freddure del genere: «Abbiamo cominciato per non fermarci», «Il ministro della pubblica distruzione»; e perfino «Cogito ergo protesto». Abbiamo fatto una ricerca abbastanza approfondita in tutta Italia per trovare qualcosa di meglio di «Giovinezza al potere», ma gli studenti sembrano particolarmente mosci e i loro striscioni sembrano fatti per non scontentare insegnanti bolsi e impigriti nelle abitudini. Ecco allora gli striscioni giudiziosi elaborati alla scuola Normale di Pisa: «Un Paese vale quanto ciò che ricerca»; «Tagliate, tagliate che la ricerca taglia la corda». Fino al catastrofico e spericolato: «Siamo sull’orlo del baratro. Questa legge è un passo avanti». Non credo che la protesta andrà molto avanti, non credo che abbia necessità e urgenza. E non credo che la Gelmini possa essere un nemico che dia senso a una protesta. La sua riforma è ancora piccola e non radicale e dispiace più agli insegnanti che agli studenti. Il maestro unico era un valore della sinistra. Lo rimpiangevano come «un pilastro della nostra convivenza» Adriano Sofri e come un «totem sacro» Marco Lodoli. Quest’ultimo, citato l’altro ieri come intellettuale organico alla sinistra da Veltroni, con spirito dolente scriveva, qualche mese fa: «Poi qualcuno ha deciso che la maestra doveva moltiplicarsi, e da una è diventata tre, e tre maestre sono diventate un viavai di volti, abbondanza e confusione. Di sicuro qualcosa si è perso». Un altro idolo della sinistra, il sociologo Edgar Morin, aggiunge, convincentemente: «Il nostro sistema di insegnamento separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendo di fatto impossibile la comprensione del mondo». Non molto originale dunque il ritorno al maestro unico, ma non coerente e unanime, e soprattutto convinta, la sinistra la reazione alla Gelmini. Il voto in condotta, in una scuola militarmente occupata dagli spacciatori di droga e dall’affermazione di modelli imitativi, mi sembra più che una ripresa nostalgica una necessità. Tutti ricordiamo i filmini di ragazzi che ammiccavano sessualmente con giovani insegnanti e supplenti. E come giudicare i ripetenti che hanno compiuto atti sessuali con la supplente molisana di Nova Milanese nella palestra della scuola? Si trattava di una lezione di quale materia? O era in senso letterale, una questione di condotta? Era forse preferibile sanzionarla con un: non classificabile? Né si capiscono le proteste per la reintroduzione del voto in decimi: una misura di buon senso. Un numero è più efficace di un giudizio spesso sgrammaticato o ipocritamente assolutorio. Sufficiente o insufficiente si misura meglio con i numeri che con le parole che moltiplicano le sfumature e eludono le condanne. Eliminare i voti dalla scuola equivale a eliminare gli anni di pena dal carcere sostituendoli con una condanna morale non quantificata. La Gelmini dunque non ha fatto danni, ma piccoli aggiustamenti, fino alla crepuscolare ingenuità del grembiulino, icona della nostra infanzia scolastica, imposto soprattutto per evitare di macchiare gli abiti con l’inchiostro delle penne in un’Italia povera. Ora ci sono le biro e anche i bambini sono schiavi delle mode e delle griffe. Ricondurli ad abiti anonimi sembra piuttosto una misura di sinistra severa e contraria alle ostentazioni che, soprattutto negli abiti, indicano le classi sociali. Ma non è piaciuta, la Gelmini. Essa paga per Tremonti e per Berlusconi come una donna dello schermo. E, nelle strade, gli studenti sembrano difendere più gli interessi dei professori che i propri. La contestazione studentesca si affermò, ai nostri anni, come una ribellione contro il sapere cattedratico, contro la cultura dei professori, il nozionismo, la retorica, la mancanza di giudizio critico, il dogmatismo. In una parola, il principio di autorità. La lotta fu dura per rovesciare le gerarchie. Qui le gerarchie collaborano e si autotutelano rendendo gli studenti servi sciocchi per garantire cattedre e professori inutili. Così gli slogan riflettono questo difetto di motivazioni profonde. Nulla di paragonabile alla scritta che colpì la mia fantasia di studente, arrivato a Bologna, in via Zamboni, nel 1970. C’era tutto con una forte metafora, e con un richiamo a una indistinta minaccia: «Monaco attento, fischia il vento». Era il vento di una libertà nuova che con gli anni è degenerata fino alla maionese impazzita delle languide e inefficaci scritte di oggi. Sotto la loro goffa inconsistenza la rivolta sarà travolta.

lunedì 27 ottobre 2008

Felice Gimondi un grande uomo e grande campione

Pubblico quest'articolo in omaggio al grande Gimondi e in omaggio alla frase finale che io vado sempre ripetendo: l'importante è non arrendersi. MAI!!!!
di Felice Gimondi
Arrendersi? Mai. Darsi per vinto? Macché, datemi retta, anche nel momento in cui si pensa di aver perso tutto, c’è sempre un modo per rifarsi. E poi sapete cosa ho capito sulla mia pelle, in quindici anni di professionismo e oltre centoquaranta vittorie? Che anche quando si tocca il fondo, si può risalire la china. Occorre umiltà, buon senso e tanta voglia di fare. È nei momenti difficili che si vede chi ha davvero i numeri.
Parlo per me. Parlo da ex campione delle due ruote, che nel ’65 vince il Tour de France, l’anno seguente la Roubaix, la Parigi-Bruxelles, il Lombardia e nel ’67 il suo primo Giro d’Italia e poi il Giro di Spagna. Credo di essere imbattibile, nessuno come me, io lanciato verso una carriera se non in discesa, ricca di poche difficoltà. Poi arriva il primo segnale: perdo malamente una cronometro al Giro di Catalogna. A battermi un certo Eddy Merckx. Il ’68, anno di tumulti, anno di grandi cambiamenti, per me, sportivamente parlando, è l’anno della presa di coscienza: sulla mia strada si pone di traverso un treno che procede a tutta velocità e spazza via ogni mio sogno e ambizione.
La data è scolpita nella mia mente: 13 settembre 1968, semitappa a cronometro, da Figueras a Rosas, 45 chilometri di impegnativi saliscendi. Io vado al via indossando la maglia biancoverde di leader. Mi basta poco per vincere: invece perdo per 38”. Perdo come quattro mesi prima al Giro d’Italia, vinto sempre dal mio amico Eddy. C’è poco da fare, il 1968 segna la svolta: per me, per lui, per il ciclismo in generale. Io appena nato, mi trovo già a vivere i titoli di coda. Mi ci vuole un anno e mezzo per capire cosa mi sta succedendo, per capire che non è colpa di nessuno se perdo, ma alla base di tutto c’è solo un fattore: Eddy Merckx è più forte del sottoscritto.
Che fare allora? Io non ho fatto altro che prendere atto di uno stato di cose. Ho metabolizzato la sconfitta, ho preso atto della forza e del talento dell’avversario, ma non mi sono dato per vinto. Ho reagito. Psicologicamente non è stato né facile né tantomeno semplice. Ma ho reagito, imparando a correre con maggiore acume tattico, con maggiore intelligenza e serenità, senza strafare e sfruttando ogni minimo errore, ogni minimo cedimento del mio avversario. Il risultato lo conoscete un po’ tutti: alla fine le mie soddisfazioni me le sono tolte. Ho vinto tanto e bene.
Certo, se non ci fosse stato Eddy forse avrei vinto di più, forse il Cannibale sarei potuto essere stato io, ma sono ugualmente felice di quello che ho ottenuto. Un Tour, tre Giri d’Italia, una Vuelta, un Mondiale, Sanremo, Lombardia, Roubaix e tutte le più importanti classiche del mondo.
Tutto questo perché non mi sono mai arreso davanti all’evidenza, non mi sono fatto sopraffare dallo sconforto, non sono stato vinto dalla paura, ma con impegno, determinazione e abnegazione mi sono risollevato ed elevato al rango anche di Eddy. Perché l’importante nello sport e nella vita non è né vincere né tantomeno partecipare: l’importante è non arrendersi. Questo è il vero segreto di ogni sportivo e di ogni uomo che crede in quello che fa.

sabato 25 ottobre 2008

I figli dei vip di sinistra? Tutti alle scuole private

In aiuto ai commenti di un post precedente, questo articolo di Antonio Signorini chiarisce definitivamente perchè la Gelmini, che ci piaccia o no, ha ragione.
di Antonio Signorini
Roma Tanta preoccupazione per la scuola pubblica si può spiegare solo come un atto estremo di altruismo, visto che quando si tratta di decidere il destino dei figli un bel pezzo di centrosinistra si orienta direttamente verso le scuole private. E magari straniere. Sorprende, insomma, tanta acrimonia nei confronti del ministro Gelmini, visto che non sono pochi gli esponenti della sinistra che di contatti diretti con la riforma della scuola, non ne avranno mai. Lo ha candidamente ammesso Michele Santoro nel corso dell’ultima puntata di AnnoZero, tutta dedicata alla scuola e alla nuova ondata di contestazioni studentesche.
Voleva dimostrare al leghista Roberto Cota quanto fosse sbagliata l’idea di «classi ponte» per insegnare la lingua straniera ai figli di immigrati. In sintesi: l’integrazione è facilissima anche quando un bambino si trova in un’aula dove tutti parlano una lingua che non sa. Per spiegarlo ha riportato, con comprensibile orgoglio paterno, l’esempio della figlia che frequenta una scuola straniera «e già parla un’altra lingua ». Applausi. Non si sa se dedicati alla bravura della bimba poliglotta o all’accostamento tra chi frequenta il costoso istituto francese «Chateaubriand», con l’obiettivo di diventare bilingue ed evitare le storiche carenze della scuola italiana, e i figli degli immigrati alle prese con la durissima battaglia per l’integrazione.
Ospite della trasmissione, il segretario Ds Walter Veltroni. Dei suoi investimenti immobiliari e formativi a New York a favore della figlia si sa già tutto. D’altro canto il Pci non c’è più. E con i comunisti è scomparso anche il divieto non scritto che vigeva per i dirigenti: mai iscrivere i figli alle private. Lo conferma il caso di Giovanna Melandri, la cui prole è stata affidata all’istituto privato «San Giuseppe». Si dice che l’esponente Pd abbia anche cercato di fare entrare la figlia in una scuola inglese. La stessa - la «Rome International School» - scelta dall’ex parlamentare di Rifondazione comunista Franco Russo, ansioso di dare un’educazione un po’ amerikana ai discendenti.
Niente pubbliche o comunali anche per i nipoti di Fausto Bertinotti, iscritti a suo tempo ad un prestigioso asilo romano dal metodo di insegnamento rivoluzionario. Ma a pagamento. E in effetti non è sempre la caccia alla lingua straniera la molla che fa scappare i genitori democratici dalle pubbliche. È il caso dell’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, contestato dai giovani del centrodestra per aver mandato il figlio ad un Liceo scientifico paritario di Viterbo, proprio negli anni in cui era in carica nel dicastero di viale Trastevere.
La seduzione del privato-straniero ha fatto breccia anche tra i più intransigenti girotondini. È il caso di Nanni Moretti, il cui figlio frequenta la scuola americana di Roma, la «Ambritt». Stessa scelta per il discendente di un vero e proprio outsider del Partito democratico: Mario Adinolfi. Proprio in questi giorni l’ex esponente del Ppi, per sua stessa ammissione allergico alle occupazioni, ha lodato la nuova ondata di studenti contestatori vedendoci l’embrione di un «conflittogiovanile di massa contro queste destre ». Chissà se anche dalle parti della scuola americana di Roma farà breccia l’atteso nuovo Sessantotto.
Scuola privata catanese anche per le figlie di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd. Al club del «no alle statali» si è iscritto anche Francesco Rutelli, Anche lui negli ultimi giorni si è espresso, non tanto a favore della protesta studentesca, quanto controla linea «dura» di Berlusconi. Sicuramente nessuna delle sue due figlie dovrà subire interruzioni delle lezioni: una è iscritta al liceo privato «Kennedy» e l’altra alla prestigiosissima «San Giuseppe De Merode», scuola convista su Piazza di Spagna. Da quelle parti di okkupazioni, e cortei, se ne vedono pochi.

martedì 21 ottobre 2008

Popolo di deficenti

Eh! Il titolo comprende tutti, verdi, gialli, rossi, belli, brutti, destra, sinistra... Italiani! Che popolo fantastico! Popolo più idiota non esiste. Uno contro l'altro, tutti! A prescindere. Va tutto bene, finchè non viene toccata la sfera personale. Iniziando dal condominio in cui viviamo, fino alle città, vale tutto e il contrario di tutto. Nessuno si muove di un centimetro dalle sue posizioni. In questa repubblica delle banane, tutti abbiamo munto qualcosa, chi più e chi meno, ma tutti abbiamo cercato la scappatoia per guadagnare di più e fare di meno. Chi vive nella regola è un uomo morto. A tutti piace l'auto nuova, il tv LCD, il telefono, il satellitare, la parabola... Abbiamo ipotecato i prossimi 20 anni di stipendio (io forse ho già intaccato la pensione!). Era logico che prima o poi si dovesse sentire un crack, tipo quelli delle seggiole, che non si rompono subito, ma che comunque ci indica che quella sedia non è più tanto robusta. Alitalia, scuola, settore pubblico, grandi aziende, tutte mucche che non fanno più latte. Il latte è finito signori, che ci piaccia o no. Ai piloti Alitalia che ridevano, io li avrei fatti volare, ma giù dalla finestra!! La scuola fa schifo, eppure occupano e manifestano. Gli ospedali sono fatiscenti, i treni con i pidocchi, le città pattumiere a cielo aperto e ricettacolo di clandestini tutelati da una non meglio imprecisata giustizia sociale. Spagna, Portogallo ci hanno già abbondantemente superato, per non parlare di una galoppante Ungheria, ancora lontana, ma non lontanissima... L'Italia dei fogli, della burocrazia. Dove sei Calderoli, il ministero che ti hanno dato è interessante. Guardiamo alle elezioni americane. Se vince Obama... Cosa se vince Obama eh? Cosa? Idioti!! Si rimarrà sempre un popolo di deficenti. We can? We can una sega!!! Noi cani, quello si! Cani sciolti che girovagano per le città, senza volto, senza tradizione, con la storia sommersa dai rifiuti, o da orde di venditori che non hanno facce italiane, ma che si stanno appropriando del nostro territorio, quello che fu dei grandi che hanno fatto la storia del mondo. Piazze riempite di studenti a contestare le riforme. Vi piacciono le università, i licei, le scuole? Muri sporchi, aule fredde e vuote, con gli zombi perennemente fuori corso, licei, medie, dove il dilagare del "bullismo" non ha freno. Elementari, supplenti, scandali, questa è la scuola dei nostri figli, quella stessa scuola dove la mattina li lasciamo, con la recondita speranza che imparino le basi della nostra società. Si chiama democrazia, un governo eletto dal popolo, che decide per il popolo che lo ha eletto (concetto opinabile di questi tempi però...), ed anche se non ad unanimità, i provvedimenti, le leggi, le decisioni, vanno accettate. Quando arrivò il governo Prodi, già si sapeva dello schifo che avrebbe fatto, infatti l'armata Brancaleone è durata due anni e mezzo. Oggi è uguale. Invece di contestare, fate lavorare, fate attuare le leggi, e soltanto dopo, a palese fallimento, si può contestare. Li è la vera forza del popolo sovrano. Contestare una cosa prima che avvenga, non altro che dare forza alla parte avversa. Così non va ragazzi, così non va... Voi che girate il mondo, vi state rendendo conto di cosa siamo? Certo, perche sempre più giovani scappano dall'italia per trovare fortuna all'estero. E la trovano!!! In tutti i campi gli italiani all'estero si piazzano nei primi posti. Ma cosa resta dell'Italia? Io vado spesso all'estero e gli italiani conservano cartoline, ricordi, bandiere, ma di tornare non se ne parla neanche. Il futuro non è un ipotesi. E' realtà, giorno dopo giorno, che si forma e cerca nuovi condottieri, che sono e saranno i nostri figli, nati qui in italia, da genitori italiani, e nonni italiani, che l'hanno fatta, costruita, combattuta, difesa, ricostruita, contestata. Torniamo ad essere "italiani" cazzo!!

mercoledì 15 ottobre 2008

A scuola si studia!!!!!!!!

Col passare del tempo si matura. Passano gli anni, diventi uomo, trovi lavoro, vivi da solo o convivi, ti sposi, fai dei figli. Detta così è un pò fredda, ma è la stenografia della vita di ognuno di noi. Lo scatto che ti cambia più di tutti è la nascita di un figlio, vuoi perchè è la vita che nasce dalla vita, vuoi perchè inizi a vedere il tempo più in la di quello che vivrai. Oggi non è che brilliamo per le prospettive che possiamo offrire ai nostri figli. La maggior parte degli italiani sono dipendenti, e a meno che nell'azienda non si assista ad un passaggio di testimone, i nostri figli dovranno comunque trovarsi la strada da soli. E' argomento di questi giorni la polemica contro il ministro Gelmini sulla riforma della scuola. Non voglio minimamente entrare dentro la questione perchè non è da questo che scaturisce il post. Il post nasce nel vedere la scuola stuprata dall'idiozia delle persone che permettono azioni del tipo "occupiamo" la scuola, facciamo sciopero. Orde di studenti che si sono affacciati al primo anno di liceo e subito stoppati nel loro apprendistato con la domanda se questa è la scuola. Sondaggi dimostrano come uno studente su due non conosce neanche il motivo di queste azioni. Sa soltanto che oggi e domani non studierà rimandando quel processo di formazione, che ci piaccia o no, per essere competitivi nella vita, che ci permetterà di conoscere il mondo a noi circostante. Ed anche se Matteo Maria Boiardo, Foscolo, o quello sfigato del Leopardi, non ci serviranno a niente, per avvitare un tubo o servire un caffè, sarà sempre un insegnamento per aprire la nostra mente verso la conoscenza, non nel senso assoluto, ma nel senso pratico. Sempre più la bestemmia si insinua nei discorsi dei giovani. Ma la bestemmia è un modo per coprire l'ignoranza del non saper parlare. Il contadino, il muratore, il fabbro, ci insegneranno con il loro linguaggio le cose semplici da imparare, anche senza conoscere la storia, ma saranno insegnamenti anche quelli. Il contadino non occupa il campo che lavora, il fabbro non occupa l'incudine, non se lo possono permettere. Lo studente non può occupare un luogo deputato all'insegnamento. Ci sono altre sedi e altri modi, e comunque non spetta a loro la contestazione. Mi meraviglio che si permetta tutto questo, mi meraviglio delle foto con i bambini usati come strumenti di propaganda politica, mi meraviglio dei loro genitori, mi meraviglio delle istituzioni... Questo è il prodotto del non studio, queste sono le conseguenze di questa italietta da 4 soldi, oramai fanalino di coda dell'europa "unita".
Io ho un gran ricordo del liceo, ricordo visi e gesti di professori fantastici, ricordo anche quelli meno bravi, più "fondamentalisti", ricordo la rabbia di non essere capito, ricordo la bocciatura, ricordo un periodo straordinario della mia vita, forse quello che mi ha permesso di essere l'uomo che sono oggi. Ma per i miei figli non sono così ottimista. Un lenzuolo appeso fuori della scuola non è un bell'inizio, sopratutto se al posto della C viene usata la K. "Se piove mi bagno..." è la prima frase usata dal mio professore di matematica al liceo. All'inizio pensavo che fosse completamente andato, in realtà avevo davanti un uomo che col passare degli anni è diventato un luminare, e che a distanza di quasi trentanni, me lo ricordo ancora, come se fosse ieri... Forse un pò in ritardo ma... grazie professori!

mercoledì 8 ottobre 2008

Noi, i ragazzi nati qualche tempo fa....

Non è tutta farina del mio sacco, ma mi ha commosso quando l'ho letto e ho fatto delle aggiunte. Vi ci trovate?
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che chi lasciava la scia più lunga con la bici in frenata, era il più figo.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo il campanello per vedere se l'amico era in casa.
Noi che suonavamo i campanelli e poi si scappava.
Noi che giocavamo a nomi di cose, animali, città (e la D di città era sempre Domodossola).
Noi che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album della Panini.
Noi che avevamo il nascondiglio con il passaggio segreto.
Noi che ci divertivamo a "Strega comanda colori".
Noi che le cassette ce le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgerle con la penna Bic.
Noi che al cine usciva un cartone animato ogni 5 anni e vedevi sempre gli stessi 3 o 4.
Noi che nelle barzellette c'erano Pierino, il Fantasmaformaggino, un francese, un tedesco e un italiano.
Noi e l'emozione di un bacio sulla guancia.
Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi e la Polaroid che si aspettava uscisse la foto.
Noi e le Ore, Caballero, Supersex (Ifix, tcen tcen!)
Noi che andavamo a letto dopo Carosello.
Noi e la Barbie che aveva le gambe rigide.
Noi e il Big Jim che picchiava Ken e scappava con la Barbie.
Noi che chi aveva gli occhiali era sempre 4 occhi spara pidocchi.
Noi che nelle foto delle gite facevamo sempre le corna ed eravamo sempre sorridenti.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
Noi che a scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli.
Noi che se a scuola la maestra di dava uno schiaffo, la mamma te ne dava 2.
Noi che se la maestra ti metteva una nota negativa, dirlo a casa era un terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca e non su Google.
Noi che si stava fuori in bici il pomeriggio
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso
Noi che i marocchini erano rari come le mosche bianche e gli zingari erano gitani.
Noi che si cenava con Happy Days.
Noi che il 1° Novembre era tutti i santi, mica Halloween.
Noi che avevamo i capelli più lunghi alla Actarus e ci lanciavamo i componenti.
Noi che il nostro Beautyful era Candy Candy e Terence.
Noi e Supergulp!
Noi i Duran Duran e gli Spandau Ballet.
Noi e la fine dei programmi televisi alla sera.
Noi che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo li zucchero sopra la glassa.
Noi che si suonava la tastiera Bontempi.
Noi che guardavamo Spazio 1999 e dicevamo: "madonna come saremo" (sempre peggio!)
Noi e il VIC 20 e quando andava bene il Commodore 64.
Noi e il pane vino e zucchero.
Noi e i nonni che non ci sono più...
Io e la tristezza di ricordarmi tutto questo, gli occhi lucidi, e la consapevolezza di non scordarmelo mai. Questa è la nostra storia...

giovedì 2 ottobre 2008

Belli e brutti



Leggo una vecchissima intervista di Oriana Fallaci, risalente a circa 50 anni fa, di un giovane Paul Newman trentottenne, il quale dichiara che l'America è ossessionata dal bello. Ovviamente già all'epoca i miti del cinema americano avevano invaso i nostri schermi, e quella generazione fu segnata in parte da questo, ma coscientemente i nostri padri, trovarono in gag come quella di "Dentone" di Alberto Sordi, una via di confronto sul cosa è il bello e cosa è il brutto senza ghettizzare troppo gli uni e gli altri... Il cinema e la televisione sono poi andati avanti, e mentre noi italici cercavamo di arrivare al bello e effimero creando un esercito di aspiranti veline, letterine, schedine, oltreoceano si cercavano nuovi approcci stilistici valorizzando la figura dei meno belli e meno fortunati in ottime interpretazioni da parte di Mel Gibson (L'uomo senza faccia) o Charlize Theron (Monster) tanto per citarne alcuni. Ma tutto questo si sa fa parte dello show business, fino a che non intacca la nostra vita quotidiana, il nostro modo di vivere. L'altro giorno ho portato i miei figli ai girdini pubblici, e da padre attento mi sono messo da una parte e li ho osservati giocare con gli altri bambini. Ogni bambino cerca di farsi un film suo del gioco, chi si crede un super eroe, che uno scalatore, e comunque negli atteggiamenti si notano molto i tratti di quello che vedono in televisione, usando anche il lessico televisivo, preso sopratutto dai comici. Fin qui ordinaria amministrazione, in fondo sono bambini ed è giusto che usino la fantasia. Ma la fantasia diventa realtà quando tre o quattro bambini mettono nell'angolo la bambina, il bambino grassottello, fuori taglia, magari con un qualche difetto, e lo scherniscono degli epiteti più crudi, che neanche noi adulti forse diremmo. In quel preciso momento, nella mente spugnosa del bambino, pronta ad assorbire di tutto, avviene quella marcatura che potra essere indelebile o meno, portandosela come un brutto ricordo o come una realtà tristemente presente. Oggi in italia facciamo trasmissioni per diventare velina, giovani sculettanti sopra una scrivania con la speranza di diventare moglie, amante, amica di un calciatore o personaggio famoso, per poi finire ospite in trasmissioni o fare l'opinionista di calcio... Bello=Buono, Brutto=Cattivo è questo che i nostri ragazzi imparano. Tutto e subito, la strada per il benessere passa dal calcio o dalla velina, dimenticando il sacrificio e l'impegno. Nella palestra dove mi alleno (parola grossa!) un giorno si è allenato John Cena ed altri Wrestler di passaggio per Firenze. Gente che all'occhio sembrano dei buffoni gonfi come zucche, in realtà è gente detita al sacrificio dell sport, all'impegno, alla ricerca di nuovi limiti... Se madre natura ti ha voluto bene sei in, altrimenti rassegnati perchè nessuno o pochi ti fileranno. La nascita di nuove malattie, di nuovi turbamenti, parte proprio da qui, da noi, dal nostro modo di credere che Darwin avesse ragione, diventando noi stessi selezionatori della specie.
Insegnamo ai nostri figli che la distinzione vera va fatta tra i buoni e i cattivi, non tra i belli e brutti. Ognuno di noi nasconde una bellezza, che sia esteriore o interiore, ma sarà sempre una bellezza che potra essere d'aiuto agli altri. Cambiate canale, guardatevi un bel documentario su Discovery Channel, ammirate la bellezza del volo di un aquila, i colori di un tramonto australiano. Quelle sono le bellezze da insegnare ai nostri figli.
Bello è colui che col passar del tempo riesce sempre ad essere un esempio per gli altri (Massimiliano Miniati)

mercoledì 17 settembre 2008

Per favore consumate... di più

I recenti fatti del crack americano, mi hanno fatto venire in mente "strani" discorsi. Bruciare i soldi in borsa è un immagine brutta, perchè con pochi soldi la gente ci vive, ma non essendo io un economista, posso solo avvalermi della mia conoscenza dell'1+1=2. Quante volte ci siamo detti nelle nostre modeste vite economiche "basterebbero 500, 1000 euro in più e sarei un signore...". Ma la grande economia ci insegna che l'uomo più ricco del mondo ha devoluto in beneficenza 40 miliardi di dollari! e ne ha altrettanti... Personalmente sono un gran consumatore, e ignorantemente, ho sempre pensato che se qualcuno consuma, c'è qualcuno che fabbrica, e chi fabbrica lavora, e chi lavora mangia... In un ruscello o in un fiume se l'acqua non scorre, stagna. Così è l'economia. Che ci piaccia o no.
di Arthur C. Brooks
Come insegnava Gandhi, dobbiamo «vivere semplicemente, perché altri possano semplicemente vivere». Invocata da frustrati progressisti occidentali, la frase è diventata - attraverso i decenni - una sorta di morale da slogan adesivo. Recentemente, ha visto un’ondata di popolarità nel mondo accademico da me frequentato, fra coloro che nutrono una visione particolarmente utopistica di un’era futura. Malgrado l’irritante ipocrisia nascosta nella panacea del «vivere semplicemente», sembra che questo pensiero sia utile e degno di essere ricordato. Se noi tutti consumassimo di meno e traessimo più diletto dalle cose non materiali, lasceremmo più beni agli altri, specialmente a coloro che, nel mondo, possiedono molto poco. Giusto? Del tutto sbagliato. Anzi - in realtà - uno dei malintesi più pericolosi del nostro tempo, basato sulla visione distorta del fatto che viviamo in un gioco mondiale a somma zero, nel quale, se io possiedo di più, significa che qualcuno, da qualche parte, deve possedere di meno. Certo, la nostra vita non è semplice. Consumiamo un complicato assortimento di prodotti presi da ogni parte del globo, dal computer di fabbricazione cinese sul quale sto scrivendo questo pezzo, alla maglietta del Guatemala che molti indossano. Questo fatto, che è causa di grande dispiacere per i sostenitori della semplicità, rappresenta in realtà, per molta gente in tutto il mondo, una via di salvezza dalla brutale povertà.Prendete la Cina, che solo nel 1990 aveva un PIL pro capite inferiore a 400 $ e dove 38 bambini su 1000 morivano prima di raggiungere un anno di età. Da allora al 2006, il reddito medio è più che triplicato, e la mortalità infantile è scesa al 23 per mille. Secondo la Banca Mondiale, la Cina da sola ha inciso per oltre il 75% sulla riduzione di povertà in tutti i Paesi in via di sviluppo. Lo ha fatto in larga misura attraverso il complesso mondo dei consumi e del commercio internazionale.Dal 1990 al 2006, il valore delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti è aumentato di oltre il 1000% in termini reali, ciò che rappresenta letteralmente milioni di posti di lavoro legati all’esportazione. Tutti i prodotti cinesi che compriamo possono complicarci la vita, ma danno verosimilmente a qualcuno in Cina i mezzi per mantenere la propria famiglia. Oppure prendiamo l’America Latina, che è il partner commerciale locale dell'America con la massima velocità di crescita. Dalla stipulazione del N.A.F.T.A. (North American Free Trade Agreement), detestato dai sostenitori della «vita semplice», e con l’espansione del commercio con l’America del Sud negli anni Novanta, l’America Latina è riuscita quasi a raggiungere l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite per lo Sviluppo del Millennio nell'istruzione primaria per tutti, mentre le percentuali di mortalità infantile sono scese di circa la metà.La storia è la stessa per molte altre parti del mondo, compresa l’Asia Orientale e l’ex blocco sovietico. Per trovare una parte del mondo che non sia stata toccata dal nostro famelico consumismo, dobbiamo guardare all’Africa sub-sahariana, dove il commercio è rimasto prevalentemente invariato nella percentuale del Pil dal 1980. Negli ultimi 40 anni, mentre il resto del mondo si è sviluppato in tandem con i nostri sistemi consumistici lontani dalla «semplicità», l’Africa si è sfibrata. Infatti, nel 1970 l’Africa rappresentava il 15% dei Paesi poveri nel mondo; oggi questo continente ne rappresenta il 68%. Se davvero vivessimo tutti nella semplicità, aiuteremmo i Paesi del mondo a regredire ai livelli economici del Giappone nel 1950, della Cina nel 1990, o dell’Africa sub-sahariana oggi. Se noi, caritatevolmente, rifiutassimo di acquistare nuovi abiti e nuovi televisori, andremmo a creare davvero, involontariamente, conseguenze letali alla gente più vulnerabile. Naturalmente, gli angoli più poveri del mondo hanno bisogno di ben altro che del commercio e del lavoro, per raggiungere uno sviluppo completo. Hanno bisogno di libertà e di istruzione, oltre a tutto il resto. Ma una pancia piena e un bambino florido sono una buona partenza per una vita migliore, e questo implica la domanda di ciò che i poveri possono fornire, domanda che può venire solo da quelli fra noi che hanno avuto la fortuna della prosperità. Vi sono certamente costi per noi, legati alla nostra complicata vita consumistica: costi per l’ambiente naturale, per le risorse non rinnovabili, e forse per le nostre anime. Ma nessuno di questi costi può giustificare una sentenza di morte per la gente che lavora in quelle nazioni, che vendono a noi merci e servizi. E ancor meno, se pretendessimo che i poveri del mondo debbano trarre beneficio da un nostro ritorno alla semplicità. Ciò che conta, piuttosto, sono i nostri sforzi continui per produrre, commercializzare e prosperare, con sistemi che siano in sintonia con i nostri valori di fondo. «Vivere semplicemente» non permetterà ad altri «semplicemente di vivere». Farebbe ritornare l’orologio ad un tempo in cui, non ascoltati e non visti, i più poveri del mondo «semplicemente» morirebbero.
Arthur C. Brooks (Traduzione di Rosanna Cataldo Versione in inglese su forbes.com)

mercoledì 10 settembre 2008

Manuel Poggiali, Peter Pan e l'isola che non c'è (o forse si)


Ecco un altro dei titoli che in realtà non sembra centrare niente. O forse si. In effetti sono stato stimolato un pò dalla storia di Manuel Poggiali e dai commenti di "Grazie D chiunque tu sia" più sotto.
Manuel Poggiali era un pilota professionista e lascia la scena delle corse a soli 25 anni. Voi direte che centra? Pensare ad un ragazzo di 25 anni, pilota professionista, due volte campione del mondo, che abbandona una professione tra il ludico e l'inconscenza, lascia un pò perplessi. Ma di tutto ciò, quello che più mi fa riflettere è la motivazione di questa decisione. Manuel ha deciso che quella scintilla che permette ai piloti di fare quello che fanno, si è spenta, e che adesso è giunta l'ora di dedicarsi al figlio che arriva, ad essere più responsabile anche verso se stesso. Personalmente l'ho considerato un grande gesto da parte di un ragazzo di 25 anni. Un ragazzo al quale non manca niente, perchè comunque lo sport gli ha dato tanto, ha girato il mondo, ha sicuramente vissuto più di tante persone più "vecchie", ha visto cose che noi normali... Eppure si è accorto di essere grande... o forse di crescere...
Io che ho quasi 20 anni più di lui devo ancora farmela questa domanda. Perchè non cresco? E' necessariamente obbligatorio crescere per essere uomini? Negli ultimi 20 anni credo di aver fatto abbastanza follie e spericolatezze, ho sempre cercato di capire cosa fosse il rischio, ma non rischiando, ma cercando di starci vicino e rendergli rispetto. La nascita del primo figlio mi ha un pò dato alle gambe e improvvisamente mi sono ritrovato adulto. Un essere umano nato da una mia cellula (all'inizio erano miliardi, poi ne arriva solo uno...:-) che ha nel sangue parte di me... Poi la seconda, una bambina... Sarà che è donna, sarà che sono passati tre anni, ma se il primo mi aveva lasciato le stampelle, lei mi ha messo definitivamente in ginocchio. Ed il ragazzo che è in me si è adormentato, assopito, e sgomitando, si è forse affacciato l'uomo. Ma non posso esserlo, sono ancora un ragazzo!! Mi piacciono i parchi di divertimento, le moto da corsa, amo tutto ciò che mi diverte, amo la vita! Non posso essere uomo! Loro sono cattivi, prendono tutto sul serio, fanno i conti a fine mese, hanno già i capelli bianchi... Ma se un ragazzo di 25 anni diventa grande, io a (quasi) 43 cosa sono? Cosa devo fare? Devo smettere? Ma se smetto non sono più io, e dopo chi sarò? Lunedi sono rimontato in moto e come sempre il Mugello era fantastico, come anche la velocità, il brivido... Sul cruscotto riflesso c'era il mio casco con la mia testa dentro, ma anche quella dei miei due figli... Credo che se ognuno di noi affronta la vita in maniera seria e responsabile, sia in grado di fare tutto, anche le cose che possono sembrare strane e pericolose, perchè il destino ha già scritto per ognuno di noi la nostra storia. Ed allora posso continuare ad essere un eterno ragazzo? 

sabato 30 agosto 2008

L'uomo della trasparenza


Al ritorno dalle vacanze occupiamoci un pò di politica, e dato che l'immobiliare-trattorista è venuto a Firenze a imbonire la folla, alleghiamo questo articolo del Facci nazionale, che ci fa una piccola cronistoria del bravissimo e pulitissimo uomo del "mi avvalgo della facoltà di non rispondere"

di Filippo Facci
L’appartamento che l’ex magistrato Antonio Di Pietro aveva ottenuto dalla Cariplo, contro ogni regolamento, a chi lo girò? Al figlio Cristiano. Che fece Di Pietro dei famosi 100 milioni prestati da Giancarlo Gorrini? Comprò una casa a Cristiano. Dove lavorava Cristiano, assente ma stipendiato? Alla Maa di Gorrini. Chi affittò all’Italia dei valori, negli anni scorsi, le sedi di Roma e Milano? Di Pietro. L’affitto, pagato con denaro pubblico, era più alto o più basso del mutuo pagato intanto da Di Pietro? Più alto. Ache società erano intestati gli appartamenti? All’immobiliare An.ton.cri, che racchiude il nome dei figli di Di Pietro. Una è Anna. Chi figurò come praticante fantasma nel giornale dell’Italia dei valori, pagato dal contribuente? Anna. Chi è consigliere provinciale a Campobasso? Cristiano. A chi bussò Cristiano per perorare la costruzione di un parco eolico in Molise? Al padre, ministro delle Infrastrutture. L’Italia dei valori appartiene a tre soci: chi sono? Di Pietro, sua moglie e la tesoriera Silvana Mura. Chi gestisce la citata An.ton.cri? Il marito di Silvana Mura. Dove abita Cristiano? In una casa a Montenero. Chi gliel’ha venduta? Il padre. La moglie di Cristiano come si chiama? Lara. Cognome? Di Pietro. Cristiano come ha chiamato suo figlio? Antonio.

martedì 12 agosto 2008

Effetti personali...


"Estate 1992..." cantava Jovanotti. "Estate 2002..." cantavo io... Già, il 2002, sembra ieri, eppure così lontano... Voi che avete fatto in quell'anno? Io l'ho vissuto come se mi fossi fatto un fiasco di vino al giorno... Tutto girava, ma non per il verso giusto, girava... Tutto iniziò con la morte di una parente: "cercate di essere sinceri..." disse sul punto di spirare... Che voleva dire? Intanto, mentre il mio rapporto casalingo volgeva al termine, o almeno ad una svolta, la vita si offriva a me con dei segnali che non capivo. Nuovi profumi aleggiavano nell'aria, nuove domande e vecchi turbamenti bussavano nelle notti insonni... 36 anni non sono pochi, ma nemmeno tanti, che fare della vita? Lavoro ok, casa ok, famiglia... insomma, figli zero, amicizie poche, conoscenze tante... Arriva l'estate e i suoi colori e profumi... Si ballava Assereje, ed ero in procinto di cambiare casa... Non potevo farlo, dovevo capire chi ero e cosa volevo da quel rapporto un pò consunto, logorato... "Andiamo per gradi..." dissi... Lei conosceva solo l'angolo a 90 e mi scaricò...

Solo, ero di nuovo solo... Ad un tratto tutto il mondo diventa stretto... Esco sempre la sera, faccio finta di divertirmi, telefono, organizzo, esclamo: "Ahhhh! Come si sta bene soli...."; ogni sera sempre più tardi... per paura di dormire... Ed anche se il letto non era il tuo, la paura era la stessa... Che ci faccio qui? Il nudo profilo di una nuova donna accanto non mi apparteneva, come d'altronde non mi è mai appartenuto, forse un giovane amore avrebbe ridato colore al mio umore? Chissà... Intanto le luci della città scorrevano sul tetto trasparente della mia nuova auto. Già, quando si cambia, si inizia dall'auto, perchè all'interno c'è sempre profumo di nuovo, ma la strada è vecchia... Un altro ristorante, un altro film casalingo, la sera, sul divano, a piangere qual'ora la scena o la musica si facevano romantici... Poi settembre, periodo peggiore per le vacanze al mare, da solo... A Giugno l'atmosfera è diversa... A settembre senti già il profumo dell'autunno che si avvicina, ed anche se c'è ancora il sole, saprai che quando le foglie cadranno, cadrai anche tu... Un altro letto non ti salverà dai dubbi... Eppure le carte ti dicono che la soluzione è vicina, ma intorno solo ricordi, rimpianti, la paura di aver sbagliato, la paura di aver perso... Dicembre 37 anni, un regalo inatteso... L'anno che deve ancora finire porterà con se l'ultimo colpo di coda, quello che ti sconvolge del tutto, quello che ti farà cambiare per sempre...

Ieri sera, le luci erano le stesse di sei anni fa, come il ristorante, ed anche l'auto (solito modello ma auto nuova!), ed anche a casa c'era il solito film ed il solito divano... Ma al posto delle lacrime per paura della solitudine, c'è un sorriso ed il volto innocente di due bambini che giocano, la consapevolezza che la vita ha assunto una piega inaspettata in quel pazzo anno... Non sono i letti che cambi o a quante persone telefoni che ti rendono "libero", ne il rimbalzare da un posto all'altro per sentirti vivo... Sii sempre lo stesso, sii sincero con te stesso e con gli altri... Ecco cosa voleva dire... Non prenderti in giro illudentoti di stare bene... Puoi anche stare male, puoi sentirti uno schifo, puoi sentirti solo... ma non nasconderlo mai! La consapevolezza di avere un problema è un segno che stai pensando, il nasconderlo significa rimandarlo... Settembre e l'autunno sono ancora lontani, ma non avrò più paura di cadere dall'albero... In quel periodo devo festeggiare la nascita dei miei figli...

Effetti personali, parliamone domani, saremo più sereni, con gli stessi problemi..... (Caputo)

Grazie 2002, grazie ragazzi e grazie anche a te....

domenica 10 agosto 2008

Quando la moglie è in vacanza...


di Massimo M. Veronese
Le ferie? Micidiali per le coppie. C'è chi molla la consorte all'autogrill e chi chiude il marito in cantina per andare al mare con l'amante. Le statistiche parlano chiaro: le donne in estate tradiscono di più. È meglio che state attenti: questo è il periodo più delicato dell’anno perché per tradizione quando la moglie è in vacanza può succedere di tutto. Ma niente paura: per venirvi incontro abbiamo preparato un decalogo di sopravvivenza per uscirne indenni basato su esperienze di vita vissuta. Basta solo non seguirlo...
1 ...controlla il frigo
Aveva lasciato la moglie al mare ed era tornato a casa in anticipo per risolvere un problemino di lavoro. Non c’era niente in frigo però, pensava l’uomo, un francese, impiegato in una fabbrica di ricambi d’auto di Seul. E invece no, qualcosa era rimasto: nel freezer, tra i ghiaccioli alla menta e il baccalà, c’era pure un paio di feti congelati. Un souvenir horror, ha chiarito la polizia, lasciato non si sa come da ignoti in sua assenza. Più digeribili comunque, pare abbia detto l’uomo, della cucina della moglie.
2 ...avvisa i vicini
I vicini di bungalow sembravano proprio simpatici, poi si sa com’è d’estate, la compagnia attira compagnia. Stavano facendo festa, e allora perché non bussare e provare ad unirsi? Solo quando si è aperta la porta il nostro, bulgaro, che chiameremo Valery, sposato e nella circostanza in compagnia dell’amante, si è trovato di fronte la moglie, nella circostanza pure lei in compagnia dell’amante. Stessa spiaggia, stesso mare, stesso villaggio turistico. E stessa sfiga però...
3 ...occhio al camper
Avevano appena trascorso la notte insieme dentro un vecchio furgone Fiat e nonostante avessero fatto sesso per ore si sentivano ancora il fuoco addosso. Il fuoco che la moglie di lui, Rosa Di Maggio, aveva appena appiccato con la benzina al camper in un raptus di gelosia. Giacomo Messina, 37 anni, e Giovanna Comunale, di 18 si sono così ritrovati avvolti dalle fiamme. Lui se l’è cavata con qualche ustione, lei non se l’è cavata per niente. In compenso la moglie è passata in un attimo da San Vito Lo Capo a San Vittore.
4 ...saluta la nonna
Lei era bellissima. Così bella che tutti e tre i fratelli avevano cominciato a frequentarla all’insaputa delle mogli, soprattutto quando queste raggiungevano la vacanza dalle parti di La Spezia. Lei 84 anni, i tre fratelli 87, 85 e 81. La frequentavano in una soffitta fuori paese, dandosi il cambio come in una staffetta di atletica. Fino a quando il più grande dei tre se ne è andato al creatore, e, pentito, si è confidato con la moglie pregandola però di non dire niente alle cognate. In fondo, ha spiegato, erano solo degli amanti della matura...
5 ...pensa ai ragazzi
Lei era appena partita per il mare, lui non aveva saputo resistere alla tentazione di buttare un occhio alla borsetta che la moglie aveva lasciato a casa. E lì aveva trovato il numero di cellulare di un certo Enrico, di sicuro l’amante: andare sotto casa per menarlo è stato tutt’uno che pensarlo. Peccato invece che la borsetta non fosse della moglie ma di una tipa che i tre figli di Giuseppe, di Sestri Ponente, avevano scippato. Padre e figli sono finiti dentro. In un cellulare...
6 ...non ti distrarre
Erano un paio di giorni che soffriva di strani dolori e le medicine non erano servite a niente. E la vacanza, in campeggio sulla costa apuana, rischiava di rovinarsi. Così il premuroso maritino ha accompagnato la mogliettina dal ginecologo che dopo averla visitata lo ha subito tranquillizzato: «È solo un profilattico rimasto lì, la prossima volta stia più attento però...». Il problema però è che i due non li avevano mai usati. E quindi quel preservativo doveva essere per forza di un altro uomo. O forse di un maiale.
7 ...paga il viaggio
Quindici giorni appena di vacanza poi, che palle, di nuovo al lavoro. Meno male che la moglie è rimasta al mare, sarà meno duro riprendere il solito tran tran. Ma è stato lì, appena rientrato a casa, che un francese di 24 anni ha scoperto di avere vinto due milioni di euro alla lotteria con un biglietto comprato all'aeroporto poco prima di partire. È subito ripartito per le vacanze con un’altra. Con un’altra schedina, cosa avete capito?...
8 ...mangia qualcosa
Si è fermato in autostrada per un panino al volo, il tempo di fare il pieno, stazione di servizio Grundbergsee, tra Amburgo e Brema, e via il più veloce possibile verso le vacanze. Soltanto quando è arrivato sulle coste del mar Baltico il nostro uomo, uno spagnolo di 53 anni, si è accorto che la moglie nel camper non c’era più. Rimasta nella toilette della stazione di servizio. Rintracciato dalla polizia gli è toccato tornare indietro. Dice che non l’ha fatto apposta. L’ha fatto solo per se stesso...
9 ...chiudi casa
Erano tre estati che facevano le vacanze insieme ma non si scordavano mai di lasciare una piccola provvista di alimenti per Billy che restava chiuso in casa. Billy, il marito di lei, una settantenne di Le Mans che, complice l’amante cinquantottenne, lo teneva segregato in un locale senza riscaldamento, bevendo acqua della grondaia peggio di un cane. Quando lo hanno liberato pesava 42 chili, lei ha spiegato di non aver mai voluto divorziare per continuare a prendere la pensione del marito. Lui appena uscito le ha dato anche la paga.
10 ...prendi nota
Negli ultimi anni ricerche in ordine sparso hanno rivelato quanto segue: 1 solo il 5% dei flirt sopravvive dopo le vacanze 2 le donne più difficili da sedurre vanno in vacanza in Liguria 3 la maggioranza dei tradimenti viene scoperta 4 le più traditrici sono le russe anche se metà di loro non ha mai un orgasmo 5 una separazione su due viene decisa durante le vacanze estive 6 i traditori più incalliti sono i musulmani davanti agli atei 7 le donne tradiscono più degli uomini specie con il vicino d’ombrellone... 8 ... e solo il 10% delle donne se ne pente 9 il 35% delle donne tradisce al ritorno dalle vacanze 10 un italiano su due tradisce per allegria. Beh? Cos’avete da ridere?

sabato 9 agosto 2008

Non fatevi incantare (Harry Wu, Dissidente cinese, fondatore della "Laogai Foundation")

Non lasciatevi incantare dal gioco delle ombre. Mao è ancora qui. La Cina resta un sistema imperiale. Eterno. Una dinastia ne rimpiazza un’altra. Quando le persone soffrono di fame basta dire alla gente: capovolgiamo la dinastia al potere e avremo il cibo e la terra. E quella salta, subito sostituita da un’altra. Lo strumento ideologico indispensabile di questo sistema sono nazionalismo e patriottismo. Se vuoi lavorare con l’Impero devi ubbidire, sotto l’Impero non riesci a distinguere il governo, il Paese, la popolazione e il regime. Basta essere patriottico e nazionalista, allora vuol dire che sei fedele all’Impero e per questo degno di servirlo. Si tratta di un’antica e fortissima tradizione cinese. Nel 1911 Sun Yat-sen ha fatto una repubblica cancellando l’Imperatore. Ma era solo una nuova dinastia. Dopo una serie di guerre in Cina, nel 1949 Mao Zedong istituisce una nuova repubblica e finché non muore è lui il nuovo Imperatore. Mao era potentissimo, aveva il controllo assoluto sulle terre, sulla vita di tutti i cittadini, sull’apparato militare, su ogni cosa. Ha istituito il sistema dei laogai, i campi di rieducazione attraverso il lavoro, i gulag cinesi. Negli anni 80 la Cina, sopravvissuta a Mao, inizia a stabilire una nuova repubblica. Una nuova società. Ancora una volta una nuova dinastia. Deng Xiaoping, in fondo, lo aveva capito: non mi interessa se il gatto sia bianco o nero, basta che cacci il topo. Non mi interessa il sistema basta raggiungere il fine. Mao aveva scelto due successori: Jiang Zemin e Hu Jintao. Jiang dopo è diventato potente, ma ha dovuto dimettersi e lasciare il potere ad Hu. Ora Hu è il leader e ha diviso il Paese: la Cina economica e la Cina politica. Due scatole cinesi. La Cina politica resta fedele a Mao. La Cina economica, invece, lo ha rinnegato. Sono tornati gli investimenti stranieri. È nato un ceto imprenditoriale locale. Ma chi controlla mercato e industria? Il partito. Sempre lui, sempre gli stessi uomini. Forse un giorno la gente si stancherà e cambierà di nuovo partito, dinastia, ma questo non significa che la Cina si trasformerà in un Paese libero e democratico. Anche se il sistema comunista crollasse la Cina non diventerà una società democratica, non conosce nemmeno la strada. Ancora una volta sarà il nazionalismo a giocare un ruolo importante. Ecco perché il regime ha regalato alla gente questo spettacolo che inorgoglisce il popolo cinese davanti al mondo. Oggi la maggior parte dei giovani appoggiano il comunismo, il governo, perché fa intravvedere un futuro di prosperità e progresso. Il problema è che questi ragazzi non sanno cosa sia veramente il comunismo. Se provi a chiedere cosa sono i laogai non sanno cosa rispondere, non ne hanno mai sentito parlare. Non sanno neppure di Tiananmen. L’ultima dinastia ha aperto le porte, un varco nella Grande Muraglia: viaggi, mondo, informazione. Ha messo in scena il suo spettacolo pirotecnico, lasciando venir fuori dal buio i volti antichi della tradizione e un futuro meraviglioso. Ma l’Occidente non deve farsi incantare da queste magie. Il regime ha chiuso Mao nella sua scatola politica. E ha illuminato la scatola economica. Lì l’antico dittatore è solo un’ombra, ma nel Paese reale, all’interno dell’altra scatola, il maoismo è ancora vivo.

giovedì 7 agosto 2008

Un vigile, un maresciallo, un ispettore, gente come noi


Sono stato un agente e ufficiale di Pg per 14 anni, al servizio del Comune di Firenze. Non che fosse il lavoro della mia vita, però l'essere al servizio delle persone mi è sempre piaciuto molto. Ho ricevuto più soddisfazzione dai cittadini che dal comune stesso, perchè comunque ho sempre cercato un contatto diretto con l'utente della strada. E' anche vero che di furbi ce ne sono tanti, però il dialogo, il capirsi, il chiarirsi ha sempre pagato. Sta pagando anche ora, anche se chiuso in un ufficio, comunque alla mia scrivania c'è sempre qualcuno che può trovare conforto, una parola, anche se non sono ne santo, ne tantomeno un assistente sociale. Di aneddoti ne potrei raccontare a bizzeffe, ma non è questo il luogo ne il tempo.

Con il recente rafforzamento delle città da parte dell'esercito, ho rivisto i colleghi dell'arma, della polizia, di nuovo in strada, pattuglie miste in supporto ai bravi cittadini, ai bravi stranieri, da verificare se saranno veramente un deterrente nei confronti dei delinquenti, quelli veri... Per quello ci vorrebbe più rigore e più pena, non la classica botta sulla spalla e un "non lo rifare più", ma non da parte degli agenti, bensì da parte dell'organo giudicante.

Leggo anche che lo spauracchio Brunetta colpisce i "fannulloni"... Caro ministro, due agenti che sonnecchiano in auto durante un servizio di pattuglia, non è grave, è essere umani, essere uomini... Sonnecchiare quando la radio tace è come prendersi un caffè... Voi sonnecchiate a Montecitorio? Siete assenti durante le sedute? Qual'è la vostra pena? Se volete veramente ordine non dovete mortificare i tutori dell'ordine stesso.

C'è poi un altro aspetto, quello per cui credo non ci sia scuola (o forse si), quello sul quale bisognerebbe lavorarci un di più, quello che rispecchia il malumore che c'è tra polizia e cittadini: l'educazione, il rispetto. Credo che questo aspetto sia di particolare importanza perchè è quello che lega le persone al rispetto delle regole. I colleghi dell'Arma credo siano più in vantaggio sotto questo aspetto, ho trovato molti colleghi non particolarmente "ferrati" sugli articoli e codici in generale, ma molto più propensi a trattare il cittadino come al suo pari. Ironia della sorte, i "guardiani" della città, gli agenti della Polizia Municipale, tendono ad essere molto più "Carabinieri" e marziali, come se il rispetto dipendesse dalla posizione del sopracciglio. La Polizia di Stato non avendo compiti particolarmente "stradali", è meno esposta al confronto con la gente, impegnata nella tutela di reati più gravi. C'è però una branca della Polizia di Stato, la Polizia stradale, che si fregia del soprannome di "sceriffo" non per la stella, ma per la scarsa educazione e propensione nel porsi "bene" con l'utente medio della strada. Per loro, una freccia rotta equivale ad un reato gravissimo, una targa sporca di una moto un vilipendio alla bandiera... Tutte cose giuste.... in Svizzera... Qui, nella repubblica delle banane, dove per le autostrade si vedono in giro mezzi attaccati con lo sputo, provenienti dalle frontiere che hanno aperto, fa un pochino ridere... Mentre per "strada" ti confronti con il cittadino, magari ci vivi anche insieme, in autostrada ti senti più al sicuro, perchè comunque la persona che incontrerai è difficile che sia quella della porta accanto. E allora ti elevi a estremo giudice, ad organo supremo. dimenticando che chi hai di fronte potrebbe, anzi è, un cittadino della tua stessa patria, e come tale dovrebbe vederti nella figura di "garante", e non di un babbo severo che sgrida il bambino. Le persone non hanno tutte 20 anni... Il "terrore" lo devono avere gli ospiti dell'Italia e non gli italiani stessi... Per fortuna non parlo da "multato" ma da attento osservatore, che viaggia, e solo in Austria ho verificato veramente di persona, che non esistono due pesi e due misure... Qui ci sono due Italie: quella che viaggia in autostrada soggetta a "leggi" autostradali, e quella che vive a contatto con il maresciallo, l'ispettore, il vigile, del paese o della città, con il quale ci prende anche il caffè insieme, e per il quale nutre rispetto e al contempo ne esige. Tutto quello che ne consegue sta all'intelligenza delle parti equiparabile a quando vai a fare la spesa... compri, chiedi roba buona, magari lo sconto, e qualche volta ci scappa pure l'omaggio!

Alberto Sordi, anni fà, fece un parodia non troppo lontana dalla realtà sulla condizione degli agenti stradali, e ci ho rivisto tanti colleghi... Grazie ragazzi per l'ottimo lavoro che state facendo, grazie anche a voi angeli dell'autostrada, magari un sorriso vi renderebbe anche più simpatici, e al ministro Brunetta suggerisco di non mortificare troppo la base, perchè senza base non c'è giustizia...

martedì 29 luglio 2008

Grazie D, chiunque tu sia!!!

Innanzitutto leggetevi il commento di D nel post precedente. L'intento di questo blog era proprio questo, suscitare in voi reazioni e commenti come ha fatto D. Certo chi scrive non è depositario della verità, anzi... Però la tecnologia ci offre questi spazi, dove ognuno esprime pareri, sensazioni, stati d'animo e li mette a disposizione di chi legge. Potevo rispondere con un ulteriore commento, ma credo che un post dedicato, e i successivi commenti, sia più visibile e di facile lettura.
Perchè D non possiamo dire di amare? La tua analisi è cinica, ma non fa una piega. Forse non dovremmo rispondere per assoluto, (l'Amore è una parola grossa) ma dare un senso più pratico... Ad esempio, io in questo momento provo un amore viscerale per mia figlia di 2 anni, certo non paragonabile a quello che posso trovare per una donna. Credo sia diverso, ma non minore... Perchè la regola non può valere per il "rapportino"? Mi dispiace di aver dato questo aggettivo, ma se ti guardi "Amici Miei II", la definizione assume un valore goliardico per i fans del film, e pensavo che facesse lo stesso effetto...
Forse posso iniziare a risponderti dicendo che per me non esiste un rapporto occasionale (rapportino (;-P), forse perchè ritengo che occasione sia la parola sbagliata. Occasione di cosa? Siamo ai saldi di fine stagione? Occasione che te la diano? O te LO diano?
Forse conviene confrontarsi sull'ultima parte del tuo discorso... al quale, forse, non troveremo mai un punto di unione... Non è fisico un rapporto extra. Innanzitutto extra da cosa? Il matrimonio, la convivenza, sanciscono un diritto di intoccabilità, di esclusiva? L'amore non è un auto che se ne può guidare una per volta... L'amore è un concetto dai mille significati, addirittura c'è chi uccide per amore, per amore si scalano montagne, per amore si fanno scoperte in medicina... Certo, messa così, l'amore può essere anche andare a Cuba e comprare una ragazzina dal padre per 10 dollari.... o raccattarne una per strada nei sobborghi di Praga... Mah, io la vedo un pò dura, però c'è chi mi potrebbe rispondere così... L'altra sera ero a cena in compagnia, ad un certo punto entra una ragazza, 20 anni al massimo, con un fisico e uno sguardo che parevano disegnati. Ovviamente agli uomini del ristorante gli si erano alzati gli occhi (e non solo quelli) come le mucche della celebre vignetta di Mordillo. Sempre parafrasando Amici Miei, il minimo commento fù: "la leccherei dalla testa ai piedi..." più una serie di aggettivi degni del miglior repertorio maschile... Ti posso garantire, cara D, che per quanto mi riguarda, quell'incontro "visivo" poteva finire li, nel senso che non mi sarei mai sputtanato in un volo pindarico, usando tutte le tecniche di seduzione e atteggiamenti scimmieschi vari (hai mai visto il rituale di abbordaggio dei babbuini del Borneo? Gli uomini sono uguali!), pur di "avere", "sperare" in un sorriso o occhiata... Il 90% avrebbero pagato per andarci, a prescindere chi fosse, cosa pensasse, qual'era la sua storia... Li hai ragione... Che centra la sua storia con il sesso? Per me centra eccome, perchè fare l'amore è la conclusione di un percorso fatto di tante sfaccettature, ad iniziare da un bel bacio... Sono d'accordo con te quando parli che l'amore è fatto anche di gesti, parole, attenzioni, ma non sempre, anzi quasi mai, riesci a trasmetterle... Non per pigrizia, ne avidità, credo sia più legato ad un discorso emozionale... Vedi, sto arrancando perchè non c'è una spiegazione... In una delle mie prime esperienze giovanili, mi sono trovato ad amare una donna che non viveva con me, ma che mi trasmetteva passione, mi batteva il cuore, mi piaceva il suo sapore... Poi un giorno disse qualcosa che mi turbò... Disse che io andavo con lei solo per il letto... Non la volli vedere più, proprio per fargli capire che ciò che ci univa non era solo il letto, un mero sfogo "fisico", una "botta e via", ma era amore sancito nel fare l'amore e nello stare insieme... Non so chi dei due abbia sprecato un "occasione", ma certo a distanza di tempo mi ricordo ancora di quei momenti... Questo è amore D? Spiegamelo, perchè me lo domando ancora...
Non so cosa effettivamente sia l'amore tra un uomo e una donna, so cosa provo quando chi è di fronte a me è speciale... Dell'amore voglio che mi permetta di trasmettere sempre emozioni, e far capire che io sono così, a cena come nudo su un letto... e che che sto veramente apprezzando la persona che ho di fronte... e sopratutto che non sto solo prendendo... ma sto anche dando...
Arduo è il disquisire su questo tema, ma amore è anche l'enfasi con la quale hai scritto il tuo commento, e di questo te ne sono grato, e ti invito, qual'ora tu ne abbia il desiderio, di scrivere un tuo post, affinchè te lo possa pubblicare su questo modestissimo blog.
A presto....
P.S. La mediazione familiare non ti permette di esprimerti, purtroppo... La bravura sta nel far parlare le coppie (cosa che non fanno mai da soli) e farle chiarire in un senso o nell'altro. Nella mediazione singola è più facile "personalizzare" il dialogo, però bisogna stare attenti a non entrare nel personale (l'esperienza del mediatore), e sopratutto di DARE CONSIGLI. I consigli gli da chi è il depositario della verità... Il mediatore è come uno specchio, che cerca di riflettere come sei e cercare di spiegarti cosa vedi...