lunedì 29 marzo 2010

L'età è solo un numero: Bravo Max!!!!


Con le parole di Marino Laghi, il preparatore atletico di Max Biaggi, si è concluso il secondo GP di Superbike a Portimao, in Portogallo. L'età è veramente solo un numero quando trovi nuovi stimoli per guidare al meglio una moto da corsa e Max ieri lo ha fatto alla sua maniera, duellando e vincendo. Non sono mai stato un tifoso di Biaggi, troppe le sue "bischerate" che gli hanno negato, forse, un più fulgida carriera. Ma sono un motociclista e, nel mio piccolo, guido anche io moto da corsa, e questo non si deve mescolare con il tifo becero e ignorante. Biaggi è un campione e un esempio da seguire quando è in sella ad una moto e questo, simpatico o no, è innegabile. Ieri a Portimao ha tirato fuori dal cilindro due manches spettacolari grazie al suo compagno di avventura, il giovane Haslam, che sta maturando, ma che ieri, di fronte al Corsaro, nulla ha potuto se non imparare a guidare. E' inutile che il suo capotecnico Guidotti dica che l'Aprilia va più forte e che Haslam guida meglio, perchè se così fosse, nel toboga portoghese avrebbe dovuto vincere. Invece Max è stato chirurgico e solo qualche sbavatura ha dato l'illusione al pilota inglese, spinto dalla sua prosperosa fidanzata, di poter vincere. Anche senza la lepre Spies, la pattuglia della SBK rimane sempre agguerrita e l'abbattimento del record di Portimao da parte del rookie Clutchclow, dimostra che la manopola del gas la girano sempre. Anche la BMW sta crescendo con la vittoria di Baldovini nella super stock e con una buona prestazione di Corser in entrambe le gare. Un pò in ombra il team Ducati ufficiale che brilla grazie al Team Altea con un redivio Carlos Checa due volte quarto con un sensibile gap tecnico rispetto alle quattro cilindri.
La settimana prossima inizia anche il motomondiale e auguriamoci, a dispetto del numero dei partenti, di poter avere almeno 4 o 5 piloti li davanti a rendere le gare motociclistiche come sempre emozionanti. Per tutto il resto che vinca il migliore perchè è un pò questo lo spirito del nostro sport, dove non ci sono moviole ne arbitri, ma solo ragazzi con un gran cuore e un gran coraggio e tanta voglia di divertirsi.

lunedì 15 marzo 2010

Casa mia

Non so se vi capita anche a voi di dare un anima, un identità anche ad un semplice oggetto come un cacciavite, un coltello, una tazzina, che vada oltre l'uso per il quale è destinato. Per non parlare dell'auto o della moto, vere e proprie compagne di avventura che trattiamo come fossero figli nutrendole, lavandole, portandole dal dottore... C'è anche un altro "oggetto" che prendiamo meno in considerazione ma col quale abbiamo a che fare tutti i giorni: la casa in cui viviamo. La casa è il contenitore di noi stessi, di quello che siamo, di quello che mangiamo, di quello che vestiamo, e non la vediamo come un compagno di avventura, però essa ci protegge, ci da riposo, ci riscalda... In questi giorni io ha lasciato casa mia, la casa che 20 anni fa decisi di comprare per stabilirvi la mia vita da grande, da adulto, lontano da quello status facile e comodo rappresentato dallo stare con i genitori. 20 anni, un quarto (se va bene) della vita di un individuo, un quarto della mia vita che è passato dai 24 anni ai 44 anni. In quella casa mi sono sposato, mi sono separato, ho vissuto da single, ho convissuto, sono ritornato single, sono nati i miei due figli... 20 anni di bollette, di foto appese che sono cambiate ogni volta, di sere a piangere sul divano, di momenti di gioia, tutto racchiuso in quattro mura che assorbono come una spugna, che conservano, mura però sempre fedeli. Eppure stanotte mi sono immaginato la mia casa triste e vuota, senza più la mia ingombrante presenza, il mio rumore, sola con i gatti che ho lasciato come guardiani e che tra un pò mi seguiranno nella nuova abitazione. Per fortuna che anche la nuova casa mi è familiare, perchè ci ho già vissuto prima di trasferirmi, e in un certo senso è un pò un ritorno alle origini e questo è uno dei motivi per il quale ho deciso di fare il passo. Però casa mia la porterò sempre nel cuore, anche perchè non avendola venduta, ne ho sempre la materiale disposizione, e spero un giorno di donarla ai miei figli, perchè saprò che li saranno al sicuro... Sai che non ti dimenticherò mai, ed anche quando non ci sarò più tu sarai sempre li, ad accogliere nuove vite, a sentire nuove storie e forse anche tu ne racconterai una, quella di un ragazzo che è cresciuto al tuo interno e che non ti dimenticherà mai...

venerdì 5 marzo 2010

La storia del dottore e del cardellino


In questi ultimi tempi è difficile soffermarsi a riflettere o pensare, tanta è la frenesia dell'arrivare a destinazione, sempre intenti ad occuparci di tutti e di tutto, tralasciando anche i particolari, come il cadere di una foglia o il canto di un uccellino. Eppure la breve storia che voglio raccontarvi è successa oggi, nella città frenetica, dove il rumore prevarica il suono del silenzio... Ed è proprio nel silenzio di una mattina che dalla canna fumaria della cucina odo un rumore, uno sbattere di ali, un grattare contro la parete, di un uccello, non meglio identificato (UFO:-) che evidentemente aveva deciso di fare lo speleologo o più semplicemente attirato dal tepore del tubo. Per fortuna, essendo al primo piano, la canna finisce e al suo ingresso avevo apposto, molto tempo prima, un aspiratore. Ma le lancette dell'orologio, come ogni mattina, stavano correndo e la fredda legge degli uomini mi imponeva inesorabilmente di recarmi al lavoro. Poco male, perchè comunque avrei risolto la questione nel primo pomeriggio. Ma ancora una volta la frenesia della città ti inghiotte e gli impegni diventano inderogabili e così il primo pomeriggio è diventato un pò più tardo. Con la speranza di non aver tardato l'intervento, armato di scala mi arrampico sopra i pensili della cucina, "busso" dentro l'aspiratore per cercare la conferma che quella piccola vita non sia volata via. Ma dall'altra parte nessun segno, nessun battito di ali, nessun rumore alcuno... Forse non ho fatto in tempo, forse il trauma della caduta, forse quei rumori erano gli ultimi movimenti...chissà... Decido allora di lasciar perdere, in fondo non l'ho spinto io nel tubo... Però un senso di colpa mi attanaglia, mi sento un pò colpevole, forse avrei potuto mandare alle ortiche il lavoro, gli impegni inderogabili...
La notte scorre come sempre nel silenzio, e più volte mi sono alzato guardando in alto, pensando che in quel tubo, forse, non ho sentito la richiesta di un amico in difficoltà... Il giorno successivo non c'era novità alcuna se non il solito trantran degli orari e degli impegni. Ma la vita, la storia e i destini hanno sempre disegni strani, ed ancora una volta il rumore della città non ha soffocato il rumore del risveglio del volatile, forse riposato nella notte e pronto a volare se qualcuno levasse quel maledetto oggetto tra lui e la libertà. Ed ancora una volta, quando meno te lo aspetti, il destino bussa alla porta, un amico, Roberto, dottore, passato casualmente per fare un saluto. In casa mia moglie ed i gatti. Spiegata la storia del povero animale, senza neanche preoccuparsi degli abiti "civili", quelli del lavoro e degli orari, si arrampica sulla scala e con caparbietà, fatica e sudore, riesce a levare quel fastidioso tappo con la speranza di dare la libertà a quella piccola bestiola. In un primo momento nessuno è apparso, poi improvvisamente un cardellino nero si affaccia dalla soglia del buco guardandosi intorno. "Libero!!" - avrà pensato - ma dove sono?". Un breve volo nella cucina... la finestra... Pam!!! Una craniata stellare contro il vetro... "Ma dopo 24 ore dentro un tubo, non sarà una stupida testata ad una finestra chiusa a fermarmi!". E così, una volta aperta, il piccolo uccellino è volato fuori, si è posato sul ramo dell'albero di fronte, ha gonfiato il petto ed ha guardato verso la finestra, dove Roberto lo stava ad osservare, certo di aver compiuto un bellissimo gesto nei confronti di quello che per il momento poteva essere un volatile, ma che per un breve, intenso, lasso di tempo era diventato un essere vivente che aveva bisogno di aiuto. E come nelle più belle storie a lieto fine, al saluto degli umani, il piccolo cardellino a chinato la testa due volte ha cinguettato felice ed è volato via, lasciando attoniti e increduli gli uomini con la loro logica e i loro ragionamenti, sottolineando, se mai ce ne fosse bisogno, che il rispetto deve essere universale, indipendentemente che siano uomini o animali, e che forse a volte sono più animali gli uomini...

lunedì 1 marzo 2010

Yamaha R1 2010 Vale Replica


Grazie agli amici di Punto Moto Firenze e Yamaha Italia, sono tornato a guidare una moto di serie a casa, al Mugello, in occasione del Mugello Motor Fest, iniziativa fortemente voluta da Promo Racing Firenze i quali, in collaborazione con l'autodromo stesso, hanno dato impulso a questa prima "puntata" di ritrovo per tutti gli appassionati del settore. Solo Kawasaki ha aderito in maniera ufficiale all'evento, le altre case tutte pressochè latitanti, tranne Yamaha, KTM e Aprilia, per volere di Valentini e Punto Moto (solo Yamaha). Tantissimi gli appassionati che hanno provato il brivido della pista con i modelli 2010, capitanati da istruttori esperti che li hanno portati in giro per i 5 km del tracciato toscano in tutta sicurezza, facendo registrare alla fine dei due giorni un solo ricoverato al pronto soccorso. Tra le diverse moto a disposizione, ho avuto anche la fortuna di avere nelle mani la "novità" dei 4 cilindri giapponesi, ovvero quella Yamaha che gira come un Ducati, che tanto ha diviso il pubblico motociclista in pro e contro. Non starò in questo articolo a addentrarmi in tutte le soluzioni e sigle varie, rapporti e quant'altro, mi limiterò soltanto a sensazioni personali sulla guida che ho provato, tanto, alla fine, il lettore appassionato vorrà sapere come va...:-)
Una premessa va fatta: poche sono state le persone che hanno subito capito la pista, tante invece quelle che, nonostante le uscite veloci del fine settimana, hanno arrancato sulle facili curve (a quella velocità) del circuito toscano e con questo vorrei dare una tiratina d'orecchi a tutti i bravoni in strada ma fermoni in pista...
Detto questo Yamaha R1 2010. Sono passati 12 anni da quando per la prima volta guidai il progetto R1 e devo dire che di strada ne è stata fatta parecchia. Sopratutto la cosa che mi è piaciuta di più è stato il motore. Bello, corposo sin da subito, il motore della Yamaha sembra fatto apposta per guidare senza troppo stress o la ricerca dei giri alti come gli altri giapponesi. Certo urla meno ed è molto più gutturale, ma al Mugello in una guida veloce ma in completa sicurezza, non c'è stato quella necessita di avere sempre il piede sul cambio, anzi... Provando a spingere le esse del Mugello venivano bene anche in terza marcia, e comunque la seconda non risultava mai stressante o "impegnativa" come un normale 4 cilindri. L'accessione della spia luminosa del cambio marcia potrebbe essere un optional perchè anche sotto tale soglia, la marcia successiva entra bene ed inizia subito a spingere. Dolce e non fastidioso anche l'innesto dell'antisaltellamento allo scalare della marcia, proveniendo da alti regimi, di solito altri cambi tendono ad imputare prima dell'inserimento dello stesso. Qui sull'R1 sembra quasi che ti assista, addolcendoti anche l'azione del freno motore che risulta progressiva. Una nota importante va fatta sul tasto MODE, posto sul tronchetto dx. Yamaha offre tre mappature per la guida della sua moto: STD (Standard) B e A. Durante il run più lungo ho un pò smanettato sul pulsantino e devo dire che le differenze si notano in maniera sostanziale, sopratutto tra la A e la B. Infatti Yamaha ha scelto la mappatura A per il massimo della performance e la B per fondi "bagnati" o una guida più dolce. Sono subito partito con la A tanto per sentire il motore, e devo dire che sale subito forte, non troppo diversamente dalla STD però più cattivo sicuramente. Considerando le gomme di serie e i chilometri che avevano, più la giornata freddina, una bella derapata di posteriore all'uscita della Bucine, mi hanno consigliato di switchare sulla B. Devo dire che nonostante i tagli più decisi, mi sono divertito molto a guidarla più dolce, utilizzandola più di coppia che a la ricerca dei giri, stancandomi forse meno, e a parità di gomme, anche più sicuro. Non so come in strada si possano notare queste differenze, ma di certo in pista sono molto godibili, evitando magari di spendere soldi per centraline o eprom aggiuntive. Passando all'assetto, qui il discorso si fa un pò di parte, sempre per la destinazione pista-amatoriale. Certamente a Iwata pesano meno del sottoscritto, che con i suoi 100kg in ordine di marcia, non ha quello che si dice il fisic du role, però dato che sul suolo italico regnano gli spaghetti... Devo dire che la moto che avevo erà stata regolata da DCorsa FG Suspensions, perchè il turno prima l'aveva presa Alex Torcolacci e lui non è un fermo come me... Consolazione è che l'utente medio è mooolto più vicino a me che a lui..:-) Comunque, partendo dall'anteriore, la forcella si è comportata bene sia di molla che di idraulica, facilitata anche dal raffreddarsi dell'olio grazie anche alla bassa temperatura. Nel trasferimento di carico mi ha dato la sensazione di robustezza, forse anche eccessiva per correre, ma ottima per divertirsi. Per il posteriore, come tutti i posteriori in circolazione, ci sono sempre i soliti problemi riscontrabili dal quinto, sesto giro in poi, dove un eccessiva perdita dell'azione idraulica rendono incoerente tutta la zona posteriore che tende a sedersi e a rendere la moto ancora più pesa... A pro è andata invece la geometria globale, poco caricata nel posteriore (cosa che non avviene per tutte le moto di serie) ma già più "puntata" in avanti necessitando forse in futuro di un allungamento dell'interasse della sospensione di 3 o 4 millimetri per renderla ancora più neutra a centro curva.
Diciamo che è una moto per gli amatori, che arrivano a lambire tempi interessanti sul giro, ma che se vogliono spingere ancora più forte c'è molto da lavorare (Superbike docet). Per quello che dobbiamo fare noi appassionati potrebbe andare molto bene, sopratutto in piste come Mugello, BRNO, non kartodromi come Magione o Adria, tanto per citarne alcuni. A me non è piaciuta l'estetica, troppo macchinosa, poco filante, ed anche la versione trofeo si discosta poco, quindi c'è un errore di progettazione nelle carenature, pese anche all'occhio quando ci sali sopra, dove nella zona fari e convogliatori air box c'è un pò troppo materiale. Sicuramente sono studi fatti in galleria del vento, ma mi sembra che di vento ne sia tirato un pò troppo... Si sa anche l'occhio vuole la sua parte e forse i colori FIAT aiuteranno a venderne di più e come sempre saranno le vendite a sancirne il successo o meno. Credo che la base per il futuro sia il motore già ottimo così... però per entrare nel cuore dell'appassionato medio ci vorrà uno step in più, a partire dal rivedere tutta la zona carene e forse rivedere anche lo scarico sottosella, anche perchè se Valentino andrà in Ducati le vendite caleranno... Spero però di rimontarci ancora e questo è già un buon inizio.