di Mario Giordano
Un Paese incivile? Un Paese xenofobo? Un Paese fascista, parafascista, iperfascista, comunque indegno, zotico, barbaro e contro la vita? Un Paese razzista e disumano? Davvero siamo diventati tutto questo? Oggi? Di colpo? Leggo le agenzie e trasecolo: l’approvazione del provvedimento che dà ai medici la possibilità di denunciare i clandestini scatena un’ondata di reazioni che sembra di essere finiti all’improvviso dentro un comizio di Malcolm X. Ma dove sarà il Ku Klux Klan? Quale la norma che suscita tanta indignazione? La leggo e la rileggo: dà la possibilità ai medici di denunciare i clandestini. Tutto qui? Tutto qui. Scusatemi ma l’unica cosa che io trovo indegna, a dir la verità, e che finora non potessero farlo. Non vi pare? Sembra impossibile. E invece è proprio così. In base a una legge del ’98 al medico oggi è vietato (ribadisco: vietato) denunciare un clandestino. Non può farlo. Proprio non può, salvo incorrere lui (non il clandestino) in sanzioni. A me sembra una stupidaggine. E al contrario mi sembra puro buon senso la nuova norma che gli dà la possibilità (ribadisco: possibilità, non obbligo) di fare ciò che per qualsiasi cittadino sarebbe una responsabile azione civica. Non la vogliono usare? Non la usino. Ci vogliono rinunciare pubblicamente? Ci rinuncino. Mettano un cartello fuori dall’ambulatorio, un’insegna luminosa, uno striscione fluorescente: «Qui i clandestini non si denunciano». Nessuno li obbliga. Nessuno li costringe. Ma non si lamentino: chi, come noi, ha somma fiducia nella coscienza, nella professionalità e nella sensibilità dei medici, non può che essere contento che a loro sia affidato uno strumento in più. Ribadisco: uno in più, non uno in meno.Dicono che così i medici diventano poliziotti e anche delatori. È una balla. E chi la dice lo sa benissimo. I camici bianchi non indosseranno la divisa. Non più, per lo meno, di quanto la indossino oggi quando segnalano che nel loro ambulatorio è arrivato un ferito da arma da fuoco o la vittima di un pestaggio. In quel caso, infatti, già ora scatta la denuncia. Il medico si sente per questo meno medico? Si sente trasformato in poliziotto? O in delatore? Perde la sua funzione «curante»? No? E perché, nel caso dei clandestini, invece tutto ciò succede? Perché la denuncia di una rissa è compatibile con la funzione del medico e quella di un clandestino no? Tanto più che i medici fino al ’98 potevano denunciare regolarmente i clandestini. Non c'era divieto. E non c’era scandalo. Come mai? Dieci anni fa eravamo un Paese incivile e non lo sapevamo? Eravamo un Paese xenofobo, parafascista eccetera come dicono in coro Veltroni, Gino Strada, le Acli e il solito coro del perbenismo conformista? E nessuno ci aveva informati? E nessuno s’era indignato? E già che ci siamo: sono Paesi razzisti anche Francia e Gran Bretagna, dove i medici hanno da sempre la possibilità di denunciare i clandestini? Ed è razzista la Germania, dove addirittura esiste l’obbligo (ribadisco: l’obbligo) di denuncia da parte degli ospedali? C’era ieri un’esponente della sinistra che commentava la notizia dicendo: «Mi vergogno di essere italiana». Ecco: bisognerebbe spedirla a imparare come funziona all’estero. Biglietto di sola andata, però. Dicono un’altra cosa. Dicono che questo emendamento è sbagliato perché i clandestini, temendo di essere denunciati, rinunceranno a farsi curare. Sarà. Però a me pare che si stia dimenticando che stiamo parlando di clandestini. Ribadisco: clandestini. Questi in Italia proprio non ci dovrebbero stare. Entrano infrangendo la legge. Vivono al di fuori delle regole. Nessuno nega il diritto alla cura, ci mancherebbe. Nessuno nega il diritto alla salute. Ma poi, dopo aver fatto di tutto per guarirli, avremo diritto di chiedere loro: scusate, il permesso di soggiorno dov’è? E prima di porci il problema di come limitare la diffusione delle loro malattie, non potremmo porci il problema di come limitare la loro invasione? Anche perché, come si sa, la maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso non sono cure d’urgenza. Non sono malattie terribili, epidemie contagiose, questioni di vita e di morte. La maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso sono cure che si potrebbero ricevere (con costi molto minori per il servizio sanitario) in altri modi. Si passa dal pronto soccorso perché è più rapido, è più facile, è più comodo. Se ne abusa un po’. Per porre un freno agli abusi, infatti, gli italiani sono chiamati a pagare un ticket: se l’intervento non era urgente, se è un codice bianco, mettono mano al portafoglio. I clandestini, invece, in quanto clandestini, non pagano una lira. E allora la situazione è la seguente: gli italiani che pagano il servizio sanitario tramite le loro tasse, appena arrivano al pronto soccorso vengano registrati, lasciano i dati, e devono stare attenti perché se sgarrano arriva la mazzata sotto forma di ticket. I clandestini, nulla. Non pagano le tasse, non lasciano i dati, non versano il ticket. Possono abusare fin che vogliono. Possono intasare le sale d’attesa. Possono occupare i medici anche in futilità. Anche in ripetute futilità. Vi sembra normale? A me no. E, a dirla tutta, il difetto del provvedimento che fa tanto discutere a me pare esattamente l’opposto di quello che si sta strillando da diverse ore: il suo difetto, cioè, è che sarà più utile da spendere sulle piazze che nella lotta alla clandestinità, più come arma di comizio che come vero strumento di equità. Il suo difetto, spiace per le Acli e anche per Veltroni, non è di essere disumano e barbaro. Il suo difetto, piuttosto, è che forse sarà inutile.
Un Paese incivile? Un Paese xenofobo? Un Paese fascista, parafascista, iperfascista, comunque indegno, zotico, barbaro e contro la vita? Un Paese razzista e disumano? Davvero siamo diventati tutto questo? Oggi? Di colpo? Leggo le agenzie e trasecolo: l’approvazione del provvedimento che dà ai medici la possibilità di denunciare i clandestini scatena un’ondata di reazioni che sembra di essere finiti all’improvviso dentro un comizio di Malcolm X. Ma dove sarà il Ku Klux Klan? Quale la norma che suscita tanta indignazione? La leggo e la rileggo: dà la possibilità ai medici di denunciare i clandestini. Tutto qui? Tutto qui. Scusatemi ma l’unica cosa che io trovo indegna, a dir la verità, e che finora non potessero farlo. Non vi pare? Sembra impossibile. E invece è proprio così. In base a una legge del ’98 al medico oggi è vietato (ribadisco: vietato) denunciare un clandestino. Non può farlo. Proprio non può, salvo incorrere lui (non il clandestino) in sanzioni. A me sembra una stupidaggine. E al contrario mi sembra puro buon senso la nuova norma che gli dà la possibilità (ribadisco: possibilità, non obbligo) di fare ciò che per qualsiasi cittadino sarebbe una responsabile azione civica. Non la vogliono usare? Non la usino. Ci vogliono rinunciare pubblicamente? Ci rinuncino. Mettano un cartello fuori dall’ambulatorio, un’insegna luminosa, uno striscione fluorescente: «Qui i clandestini non si denunciano». Nessuno li obbliga. Nessuno li costringe. Ma non si lamentino: chi, come noi, ha somma fiducia nella coscienza, nella professionalità e nella sensibilità dei medici, non può che essere contento che a loro sia affidato uno strumento in più. Ribadisco: uno in più, non uno in meno.Dicono che così i medici diventano poliziotti e anche delatori. È una balla. E chi la dice lo sa benissimo. I camici bianchi non indosseranno la divisa. Non più, per lo meno, di quanto la indossino oggi quando segnalano che nel loro ambulatorio è arrivato un ferito da arma da fuoco o la vittima di un pestaggio. In quel caso, infatti, già ora scatta la denuncia. Il medico si sente per questo meno medico? Si sente trasformato in poliziotto? O in delatore? Perde la sua funzione «curante»? No? E perché, nel caso dei clandestini, invece tutto ciò succede? Perché la denuncia di una rissa è compatibile con la funzione del medico e quella di un clandestino no? Tanto più che i medici fino al ’98 potevano denunciare regolarmente i clandestini. Non c'era divieto. E non c’era scandalo. Come mai? Dieci anni fa eravamo un Paese incivile e non lo sapevamo? Eravamo un Paese xenofobo, parafascista eccetera come dicono in coro Veltroni, Gino Strada, le Acli e il solito coro del perbenismo conformista? E nessuno ci aveva informati? E nessuno s’era indignato? E già che ci siamo: sono Paesi razzisti anche Francia e Gran Bretagna, dove i medici hanno da sempre la possibilità di denunciare i clandestini? Ed è razzista la Germania, dove addirittura esiste l’obbligo (ribadisco: l’obbligo) di denuncia da parte degli ospedali? C’era ieri un’esponente della sinistra che commentava la notizia dicendo: «Mi vergogno di essere italiana». Ecco: bisognerebbe spedirla a imparare come funziona all’estero. Biglietto di sola andata, però. Dicono un’altra cosa. Dicono che questo emendamento è sbagliato perché i clandestini, temendo di essere denunciati, rinunceranno a farsi curare. Sarà. Però a me pare che si stia dimenticando che stiamo parlando di clandestini. Ribadisco: clandestini. Questi in Italia proprio non ci dovrebbero stare. Entrano infrangendo la legge. Vivono al di fuori delle regole. Nessuno nega il diritto alla cura, ci mancherebbe. Nessuno nega il diritto alla salute. Ma poi, dopo aver fatto di tutto per guarirli, avremo diritto di chiedere loro: scusate, il permesso di soggiorno dov’è? E prima di porci il problema di come limitare la diffusione delle loro malattie, non potremmo porci il problema di come limitare la loro invasione? Anche perché, come si sa, la maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso non sono cure d’urgenza. Non sono malattie terribili, epidemie contagiose, questioni di vita e di morte. La maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso sono cure che si potrebbero ricevere (con costi molto minori per il servizio sanitario) in altri modi. Si passa dal pronto soccorso perché è più rapido, è più facile, è più comodo. Se ne abusa un po’. Per porre un freno agli abusi, infatti, gli italiani sono chiamati a pagare un ticket: se l’intervento non era urgente, se è un codice bianco, mettono mano al portafoglio. I clandestini, invece, in quanto clandestini, non pagano una lira. E allora la situazione è la seguente: gli italiani che pagano il servizio sanitario tramite le loro tasse, appena arrivano al pronto soccorso vengano registrati, lasciano i dati, e devono stare attenti perché se sgarrano arriva la mazzata sotto forma di ticket. I clandestini, nulla. Non pagano le tasse, non lasciano i dati, non versano il ticket. Possono abusare fin che vogliono. Possono intasare le sale d’attesa. Possono occupare i medici anche in futilità. Anche in ripetute futilità. Vi sembra normale? A me no. E, a dirla tutta, il difetto del provvedimento che fa tanto discutere a me pare esattamente l’opposto di quello che si sta strillando da diverse ore: il suo difetto, cioè, è che sarà più utile da spendere sulle piazze che nella lotta alla clandestinità, più come arma di comizio che come vero strumento di equità. Il suo difetto, spiace per le Acli e anche per Veltroni, non è di essere disumano e barbaro. Il suo difetto, piuttosto, è che forse sarà inutile.
E te lo confermo, sarà completamente inutile.
RispondiEliminaSono un medico, un chirurgo che lavora anche in Pronto soccorso.
L'etica medica prevede l'assistenza, completa, incondizionata, libera.
Questo pasticcio (che solo il nostro Presidente del Consiglio poteva così confezionare) non intaccherà minimamente le coscienze del medico, che vive in amore per la vita.
ADDENDUM: nel tuo intervento si parla di clandestini che occupano il PS in futilità: ti assicuro che su 100 codici bianchi, 99,9% sono italianissimi. Il "clandestino" (il virgolettato è d'obbligo, perchè il malato è sempre malato) arriva per ustioni, polmoniti, ferite da arma da fuoco o arma bianca, sepsi.
RispondiEliminaBeh! innanzitutto grazie per il tuo intervento, se non altro viene dalla prima linea. Sull'"occupazione" dei pronto soccorsi, e ambulatori qui a Firenze la realtà è un pò diversa te lo garantisco... L'etica a cui ti riferisci è il giuramento che avete fatto e credo che non sia in discussione. Vado oltre. Fosse per me, la parola clandestino, sarebbe un fenomeno isolato perchè farei come in Austria, dove i controlli avvengono in maniera severa (ci vado spesso). Personalmente ritengo il decreto un atto dovuto ma non risolutorio. Tu potrai agire come vorrai nell'ambito della tua professione, ma il grosso errore dei governi (dx e sx) è "mescolare" tutto e tutti e fare decreti come questo che parlano di aria fritta. Però non avrei mai urlato all'indignazione. Ti ripeto: vai in Austria (per esempio). Li ti curano quanto vuoi, ma se sei clandestino alla porta trovi la Gendarmerie che ti porta via di peso!!! Non solo, la prima cosa che ti chiedono è il tesserino dell'assistenza sanitaria. Il ridicolo (e te lo dico perchè sono stato agente di polizia per 16 anni) è che quanto tu segnali un malato (clandestino)che hai giustamente curato, nessuno lo prende in consegna con il risultato che la tua "denuncia" non è servita a un tubo. E questo ti garantisco che è frustrante. Anzi, conoscendo le varie etnie sparse per il territorio, ti posso garantire che il giorno dopo ti aspettano per farti la pelle!!! Il pasticcio lo facciamo noi ogni volta che andiamo a votare, caro Alessandro! Alle prossime elezioni nessuno dovrebbe presentarsi e far capire che il paese ha bisogno di fatti e non di parole. Ha bisogno di persone governanti che arrivano dalle prime linee, non dal mondo dei discorsi. Personalmente speravo in un governo "duro e cazzuto" contro l'immigrazione, sopratutto clandestina. E mi ritrovo per le mani un branco di debosciati... Dall'altra parte poi siamo già al coma celebrale... Non invoco l'anarchia, ma ti garantisco che stiamo andando verso il Far West e l'episodio di Nettuno è solo un piccolo esempio... A presto...
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