
Un ambo? Una coincidenza che il secondo numero del primo sia uguale al primo del secondo? No, semplicemente i numeri di gara di due piloti che oggi non sfrecciano più sui circuiti di tutto il mondo. Una fine triste, cruenta per entrambi, in diretta per lo più, che ha risvegliato e risveglia un pò le coscienze di "noi" addetti al settore, piloti e non, e che ci riporta a quel percorso mortale che tutti gli umani seguono, nessuno escluso, anche se siamo capaci di far scatenare 240 cavalli a terra su 10 centimetri di gomma. Kato e Tomizawa nati nella terra del "corri ragazzo laggiù", fisionomicamente simili ma nello stesso tempo diversi, nati molti anni dopo quel grido Tora, tora, tora che ha profondamente segnato la terra dei loro avi, e che fino a poco tempo fa portavano in giro per il mondo quello strano sole rosso in campo bianco.
A parte la maggioranza che invece di vivere ed osservare vegeta, poche persone si sono accorte di tutto questo a seguito dell'ultimo incidente che ha visto coinvolto il povero Tomizawa, tutti impegnati a stilare numeri e cifre se fosse morto prima o dopo una certa ora, se fosse stato giusto fermare la corsa o meno, o semplicemente accennare che Redding è quello che gli ha dato il colpo di grazia (Nico Cereghini, Fuori Giri...), fino ad arrivare ad indagare su De Angelis (atto dovuto... ma per favore!!!!!!).
E' morto un pilota, un ragazzo di quasi 20 anni, e le parole più belle l'hanno dette due suoi coetanei (qui quelle di Bradley Smith), due uomini, due giovani saggi, che dopo aver corso la gara di Misano hanno semplicemente detto che i piloti corrono, vincono, perdono e muoiono perchè questa è la cosa più bella che possono fare nella vita. 20 anni sono uguali a 60 se vivi la vita per come vorresti che fosse vissuta, Pedrosa e Smith questo lo sanno benissimo perchè è da tanto che fanno questo mestiere, a dispetto dell'età, ed ogni volta che salgono in sella, girano sempre la manopola del gas ancora più forte e sono sempre più innamorati della loro professione. Solo chi ha vissuto al limite sa di cosa parlo, il resto del mondo chiuda per un attimo la bocca. Tutti in piedi (non sul divano) col capo chino in rispettoso silenzio per ricordare i nostri ragazzi che ci provocano forti emozioni nel farci vedere come si guida una moto, ma che ci fanno profondamente riflettere quando, per un fatale gioco del destino, li vediamo strisciare come stracci lungo il nastro di asfalto, colpiti incolpevolmente da altri ragazzi il cui unico sogno è di andare più forte degli altri... Tutto il resto è noia, retorica, frasi fatte, ignoranza, berciume, tifo, pochezza, povertà, un solo rumore assordante di parole al vento, una babele di cazzate che genera un brusio di sottofondo udibile soltanto da chi ha dei fischi nella testa...
maremma.... mi hai fatto venire i brividi!
RispondiEliminachicca.
Max ti stimo sempre di più!
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