venerdì 18 maggio 2012

Casey Stoner

Credo che la notizia dell'addio alle corse di Casey Stoner meriti una riflessione da sportivi e appassionati di questo nostro sport. E' un addio strano considerando la giovane età ma sopratutto considerando il talento del ragazzo venuto dall'Australia. Un talento cristallino, capito poco agli inizi della carriera tanto che si era cucito addosso il soprannome di Rolling Stoner, all'epoca delle 125 e 250. Nessuno, se non i pochi addetti ai lavori, Cecchinello in primis, sapeva che quelle cadute erano il frutto di una voglia di andare oltre i limiti strutturali delle moto che stava guidando. Se ne accorse il buon Livio Suppo alla ricerca di un pilota da affiancare a Capirossi su una scorbutica Ducati. Era il 2007 quando Stoner strapazzando i semimanubri della sua Desmosedici vinse il suo primo titolo mondiale in sella alla rossa di Borgo Panigale. Un anno stratosferico dove si guadagnò la stima di tutti i meccanici che componevano quella squadra che poi gli rimarranno fedeli anche al suo arrivo in Honda. Tutto il resto è scritto nei risultati e nella bellezza di veder guidare una moto che solo lui ha guidato e che ha portato alla vittoria. Chi ha voluto attribuirgli momenti bui non aveva capito la grandezza del personaggio, poco incline alla spettacolarità del dopogara ma unico a dipingere le curve con un pennello di 220 CV. La grandezza di Stoner è iniziata dove gli altri hanno fallito dimostrando che per guidare una moto da gran premio occorre coraggio...e tanto. Altri piloti si sono cuciti addosso le moto prima di andare forte. Lui no. "Sono un pilota e cerco il massimo da ogni prototipo che guido". Per capire il pensiero dello Stoner-pilota basta leggere questo articolo dove descrive un mondo che solo lui riesce a vedere. Se ne va proprio da quel mondo che in questi ultimi anni ha perso la sua spettacolarità, la sua natura, chiedendosi come mai un pilota del calibro di De Punet guidi un ibrido. Un ragazzo signore che percepisce meno di Valentino e di Lorenzo ma non ha mai cercato di alzare la posta. Senza di lui i limiti si alzeranno a meno che non subentri un altro fenomeno, ma al momento è tutto da dimostrare. Anche se la MotoGp è diventata noiosa la prima domanda che nasce spontanea è: che ha fatto Stoner? Esiste un limite Stoner e questo è innegabile per tutti. La scomparsa di Simoncelli ha lasciato un vuoto, che solo dopo la sua scomparsa ne hanno sentito gli effetti. L'assenza di Stoner in griglia renderà la MotoGp ancora più blanda a meno che Dorna non corra ai ripari. Sportivamente spero che Stoner segua le orme di Raikkonen, magari un anno o due alla fattoria per poi sentire il richiamo dei cavalli, quelli di una moto da corsa per regalarci ancora tutta la sua magia.
Ciao Campione! 

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