lunedì 27 febbraio 2012

Pirati ai confini del mondo

Difficile iniziare una stagione esaltante con la morte di un 17enne durante una gara di contorno a Philip Island. Eppure la dea bendata è passata anche di qui, con la sua fatalità, il caso, la sfortuna e si è presa il giovane Oscar McIntyre 18 mesi dopo la morte di un altro giovanissimo Peter Lenz a Indianapolis. Scritto così il post dovrebbe già finire, ma sono le corse, tanto affascinanti, spettacolari, ed anche sicure, e l'incidente non dovrebbe svegliare i soliti soloni che ci puntano sempre il dito contro, perchè anche in questo caso la fatalità ha compiuto il suo gioco, equiparabile ad un auto che buca un semaforo rosso o uno stop. Detto questo, in Australia, il reparto "geriatrico" della Superbike ci ha regalato una gara molto spettacolare e tecnica dove, se mai ce ne fosse stato bisogno, ci ha riconfermato due grandi campioni, Max e Checa, leoni a tal punto da mettere in sottotono i loro più giovani avversari. Bella la Superbike già dal via, con una griglia appagante anche per l'occhio, con 24 partenti di cui forse 4 o 5 "minori" ma con gli altri pronti a darsi battaglia per ogni posizione. Però la davanti sempre loro, i due piloti con la loro classe e grinta, senza se e senza ma come confermato da il Signor Checa che ha ammesso di essere caduto per la pressione di Max. Bravo Carlos, ora però lo dovresti spiegare anche al tuo patron che è un pò l'ora di finirla con la storia delle moto superiori o meno. Prima manches dunque dominata dal Corsaro il quale, una volta caduto Checa ha lasciato agli avversa soltanto le briciole. Briciole che come Pollicino, Marco Melandri le ha prese tutte arrivando ottimo secondo, il più alto ottenuto dalla BMW, e questo ci fa ben sperare per il proseguo della stagione. Si rivede Giuntolì sul gradino più basso del podio, seguito da un più convincente Sykes con un ottima Kawasaki. Bene Fabrizio, Giugliano e Zanetti e un plauso allo stoico Haslam fresco di anestesia alla gamba ma non al polso.
Discorso a parte per la seconda manches dove un lieve tamponamento di Biaggi sulla ruota posteriore di Sykes lo mette fuori gioco andando per prati alla prima curva e facendolo rientrare a 8 secondi dall'ultimo in classifica diventati 3 alla fine del primo giro. Con la temperatura più calda la testa della corsa inizia a girare 1.33 alto mentre Max inizia a stampare 33 basso recuperando 8 decimi a giro. Checa, non avendo più nel romano un riferimento si libera di REA e Sykes e prende la testa della corsa iniziando a girare anche lui in 33 basso (best lap 1.32.7). Ma è dietro che il Corsaro fa incetta di avversari, e non per una moto stratosferica, ma per una gestione delle gomme migliore rispetto a tutti, tanto che una volta ridosso al secondo (REA) lo passa girando un secondo e mezzo più forte mettendo il sigillo sulla seconda piazza con un impresa di altri tempi. Come di altri tempi l'abbraccio nel parco chiuso tra i due piloti, lontano da tutte le sterili polemiche, ma sincero e forse ricco di stima reciproca. 
Fuori dalla gara aleggiava il giallo Bayliss, il quale sarebbe voluto tornare a correre sia in Australia, sia a Imola con il Team Effembert, prontamente stoppato proprio dalla casa madre della quale lui è testimonial. Mah!... misteri della Ducati... (forse avevano finito i telai delle moto?).
Due personali note a margine della gara: mi è piaciuta molto la figura di Aligi Deganello accanto a Max e la conferma l'ho avuta sul podio quando Aligi stava per scendere e Max lo ha invitato ad ascoltare l'inno insieme a lui. Bravo Max un gesto che va oltre ogni parola.
Ieri in Australia ha vinto un pilota italiano su moto italiana (non in vendita), questo per ricordarlo ai giornalai... (l'avesse fatto un altro si sarebbe gridato al miracolo).

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