sabato 20 dicembre 2008

Cena di classe

C'è chi dei ritrovi di scuola ne fa un evento annuale, chi non si perde mai di vista, chi rimane in contatto per paura del tempo che scorre e le rughe che avanzano. Io ho avuto la fortuna di frequentare un' ottima scuola, grazie sopratutto ai miei genitori, e questo ha fatto si che dopo anni di distanza io porti ancora dentro l'insegnamento dei professori. A scuola poi c'è il gruppo dei compagni di classe, che non scegli, ma che tuo malgrado, sei costretto a conviverci per cinque o sei anni (se hai fatto il liceo per esempio). La convivenza è sancita dai ritmi della gioventù, quando ancora non hai quella malizia necessaria per valutare bene le persone, quindi a 17 anni di solito vanno tutti un "pò bene". Finita la scuola ti inserisci nella società, lavorando, creando una famiglia, comprando una casa, e ti accorgi che tutto sommato a scuola si stava parecchio bene! I numeri di telefono dei compagni si perdono nelle agende degli anni precedenti, e a parte qualche sporadico contatto, ognuno va per la sua strada. Una domanda che ricorre spesso nei ragazzi è "chissa come saremo tra 20 anni", perchè a 18 anni, vent'anni dopo sono una vita, e non ci fai mai caso. Sei giovane e immortale, per te il tempo non passerà mai... Poi però arriva il giorno, in cui quelle foto dai colori sbiaditi ti ritornano nelle mani, e la data impressa sopra è proprio quella di vent'anni prima... Eppure c'è qualcosa che ti fa sorridere, perchè pensi al giorno in cui ti sei fatto quella domanda e tutto a un tratto sembra ieri. Risfogli le agende (oggi c'è internet ma detta così è più romantica!), ripeschi i numeri di telefono, fai un pò di passaparola e ti ritrovi a cena, tanto tempo dopo, con le stesse faccie, gli stessi discorsi, lo stesso modo di essere... Non tutti ovviamente sono così, ma chi ha risposto a quella chiamata è sempre il ragazzo o la ragazza di venti anni fa. E la macchina del tempo, che tanto cerchiamo, esiste davvero, perchè è dentro di noi. Ieri sera a cena con i vecchi compagni di classe non abbiamo vissuto un momento, ma lo abbiamo continuato da quando lo avevamo interrotto tanto tempo fa. Il tempo passato fa parte delle nostre vite, ma non ha interferito sui nostri spiriti che sono rimasti giovani, pur con tutte le problematiche della vita quotidiana. Il segreto è di non considerare il tempo trascorso, ma di considerare che possiamo essere sempre giovani se lo vogliamo...
Grazie ragazzi a tutti voi per aver conservato quello spirito, che mi ha permesso in questa mattina fredda di Dicembre, di guardarmi allo specchio e di fare un sorriso, e di immaginarmi ancora nei corridoi della scuola in attesa del suono della campanella....
A presto.

venerdì 12 dicembre 2008

Walter L'indifendibile

Difendere il Pd? No, grazie. Non questo Pd. Non il Pd che s’è affidato all’abbraccio mortale con Di Pietro, non il Pd che in un anno, sulla strada dei girotondi, ha dilapidato il suo patrimonio di credibilità. Non il Pd del Circo Massimo, non il Pd che cavalca l'Onda, non il Pd che solletica la piazza diffondendo menzogne. Non il Pd che predica la superiorità morale mentre annega nell'immoralità, non il Pd che insegna la pulizia mentre sprofonda nella sporcizia. Non il Pd che sale sul pulpito per urlare che la sinistra rappresenta «l'Italia migliore» mentre le sue giunte cadono a pezzi sotto le inchieste della magistratura. Non il Pd che grida contro Berlusconi tiranno e dittatore. Non questo Pd, che non s’è mai saputo dare un tono, ma purtroppo s’è dato un Tonino. Difendere il Pd, come chiede per esempio Giuliano Ferrara, sarebbe possibile se Veltroni in un anno avesse fatto un po’ di quello che aveva promesso. Se, anziché buttarsi fra le braccia del trattorista di Montenero, avesse provato davvero ad andare da solo. Se avesse creato una sinistra liberata dall’odio anti-berlusconiano, un partito unico capace di elaborare un progetto dell’Italia anziché ripetere all’infinito il proposito di distruzione dell’avversario. Se avesse avanzato un’idea, una proposta, un suggerimento al di là del fin troppo facile e scontato «dagli al Cavaliere». Non esulto di fronte alle inchieste giudiziarie. Tutt’altro: continuo ad avere molti dubbi sul modo di procedere dei magistrati, sui tempi degli arresti, sull’uso delle manette e sui contenuti delle accuse. E il fatto che il Partito democratico sia dato già per morto, se non altro dai vignettisti della sinistra, mi preoccupa. Così come mi preoccupa l’inevitabile paragone che in queste ore corre sulle pagine dei giornali fra il Psi di Craxi del ’92 e il Pd di Veltroni di oggi (il finale è sempre previsto in Africa, anche se forse non a Hammamet). Il crollo dell’opposizione non è mai un bene per una democrazia. E l’avanzata di Di Pietro, pronto a fagocitare l’intera sinistra, ancor meno. Ma non se ne esce se non si capisce che questo è il risultato del fallimento di Veltroni. Ho l’impressione che il segretario del Pd abbia giocato col fuoco, sperando che l’alleanza con Tonino e il partito dei magistrati lo aiutassero a regolare conti interni. La situazione, però, evidentemente gli è scappata di mano. E se dopo oltre un anno di conduzione è costretto a dire che non si riconosce nel partito che conduce, bene, ha solo una strada da seguire: deve prendere atto del suo flop e andarsene. Così il Pd potrà difendersi. E così, forse, potremo difenderlo anche noi.

Uomini con le palle!!!!!!!!!


A dirla così sembra una frase maschilista, quasi volgare. Pensandoci bene tutti gli uomini hanno le palle, nel gergo medico genitali. La frase poi è migrata verso un significato che sottolinea le capacità di un/a individuo nel prendere decisioni, o porsi verso determinate questioni. Nel post precedente ho sottolineato un pò la fine delle ideologie, o almeno un forte annichilimento della nostra classe politica, ma il concetto vale un pò per tutti, anche a livello quotidiano, dove osserviamo che tutti noi stiamo arroccati nelle nostre convinzioni, con poche aperture, e guai se ci toccano la sfera personale, della serie "armiamoci e partite".

Ritornando al discorso politico, si nota come tutti, e dico tutti, siano affetti da una mancanza quasi totale degli attributi e la manifestano quotidianamente senza troppa vergogna. Ora nel perlamento ci sono però anche le donne, e a parte qualche sporadica apparizione di trans, la domanda sorge spontanea: e a loro che diciamo? Anche le donne sono senza palle (il fatto di non trovarcele "in mano" nel buio di una camera ci conforta), perchè ovviamente il significato è relativo al carattere, alla personalità. Leggo stamani che la Gelmini fa slittare il provvedimento relativo alla scuola. Relativamente che uno possa essere d'accordo o meno, mi chiedo il perchè, dopo tanto putiferio e piazze devastate, il provvedimento sia stato fatto slittare. Si parlerà di "concertazione delle parti", di confronto, di dialogo... Perchè allora non è stato fatto prima? Dov'è il premier forte, quello che indubbiamente negli ultimi 15 anni ha cambiato il corso della politica? Dov'è? Dov'è chi ce l'ha duro? Dall'altre parte lo smelenzio Uolter aveva già dimostrato di essere in cerca di affetto non "avendo le palle" per correre da solo. Ma la destra, o centro destra che dir si voglia, con gli ex arditi e fieri, dov'è finito? E' bastato un semplice buh! da parte di un gruppo di persone per far cadere il castello? E noi persone normali, con stipendio limitato, e famiglia da mantenere, quando il bambino punta i piedi per il gormito, o l'ultimo giocattolo, che dobbiamo fare? Comprarglielo? Tanto poi vanno a scuola, vedono le manifestazioni, e pensano: basta opporsi e otteniamo tutto. Li vedo già li striscioni e manifestazioni collettive che dal salotto arrivano in cucina: "Il dialogo è finito, compraci il gormito!!", "Niente sapone con le bolle, compraci la consolle (PS2)", "Ormai non sono più un bambino, voglio il motorino!!" e così via...

Ecco, cerchi di insegnare qualcosa di educativo ai figli, che subito lo stato, quello da cui prendere esempio, ti gira nel manico, e incita al caos totale. Bravi!! Qui non c'è in gioco la politica, qui c'è in gioco il sentimento, la determinazione di uno stato, che comunque dovrebbe fare delle scelte, anche difficili, per un idea di bene collettivo. Cosa dovrebbe fare allora chi era a favore del decreto? Scendere in piazza a sostenerlo? Evidentemente chi scrive e pochi altri la pensano così, perchè comunque nessuno ha il coraggio di dire o fare qualcosa, anche nell'urna per esempio. Mai che il popolo dia un segnale di essere stufo. Quindi l'equazione più logica è: politici senza palle=popolo senza palle!

mercoledì 10 dicembre 2008

La fine delle ideologie.

Nel 1993 in pieno mani pulite, il compianto Funari e non solo, dalla televisione incitava Di Pietro ad andare avanti. Ricordo la valanga di arresti e vittime illustri di tutto questo, una su tutti Bettino Craxi. Non voglio parlare di arresti può o meno "veri", ne la loro soluzione finale (sappiamo tutti com'è andata), ma voglio parlare del termine che venne coniato: "fine della Prima Rebubblica". In effetti il 1994 vide la nascita di Forza Italia e un pò di rimescolamenti sia a dx che a sx. "E' finita!!" gridava il popolo. Sembrava un uscita dalla schiavitù, un ritorno alla libertà. Questo lo dissero anche nel dicembre del 1959 a Cuba... Oggi siamo alla fine del 2008 e sono passati 15 anni da quel lontano '93. Abbiamo assistito a tutto, abbiamo visto di tutto, politici che con disinvoltura sono passati di qua, di la, peccatrici redente, brigatisti osannati, la scomparsa dei camerati e dei compagni, odiare l'Amerika e guardare l'America... Oggi siamo talmente disinvolti che anche il sindaco di una delle più importanti città italiane, si incatena, il tanto odiato torso nudo di Mussolini rispolverato alla guida di un trattore, imbonitori delle folle con un 730 da 4 milioni d'euro... Ah! Il progresso, ah! la seconda repubblica!
Su facebook di recente è passato un gruppo dedicato a Berlinguer, ricordandolo in maniera molto nostalgica. Ebbene io mi sono iscritto a quel gruppo e non ho ricordato solo lui, ma anche tutti gli altri politici della prima repubblica, Spadolini, Fanfani, Cossiga, Andreotti, Longo, Martelli... Quelli che Forattini li massacrava in maniera gentile, e che a sua volta si facevano massacrare perchè era il costume dell'epoca. Riprendete una vecchia registrazione di un geniale (all'epoca) Benigni. Era il 1982 e Tuttobenigni era fantastico! Eppure le città ridevano, la gente era diversa, lo spirito pure... C'era un ideologia latente, chi era cattolico, chi laico, chi ateo, c'era qualcosa... Oggi non c'è più niente di tutto questo. Tutti fanno di tutto, per tutto, contro tutto... Mio nonno diceva sempre che si stava meglio quando si stava peggio... E siccome al peggio non c'è mai fine, quanta ragione avevi nonno!!!!!!

mercoledì 3 dicembre 2008

Ci siamo o ci facciamo?

Volevo scrivere un post intitolato "Popolo di deficenti reprise", ma siccome la parola "popolo" è un pò troppo grande, poteva andare bene anche "parte del popolo". Comunque imo innanzi. Che le tasse siano una cosa fastidiosa è appurato, che siano "bellissime" beh lascio giudicare a voi, che l'unica Iva che andrebbe tenuta è la Zanicchi non ci piove (a molti di voi non starà neanche simpatica per motivi polici), ma (virgola) che si prenda a pretesto l'aumento dell'IVA per gli abbonamenti SKY, come grave offesa, vilipendio alla bandiera, abuso dei diritti dei lavoratori, mi sembra veramente eccessivo. Cavolo! Facciamo una battaglia per l'abolizione dell'IVA totale, arrabbiamoci per il bollo auto, il canone RAI, l'ILOR, l'IRPEF, L'ERPES, combattiamo per una battaglia giusta, leviamo l'IVA dai generi alimentari, la pasta, il latte, arrabbiamoci per il taglio ai contributi sul risparmio energetico... No, parte, una piccola parte del popolo si arrabbia perchè a SKY viene aumentata l'aliquota IVA dal 10% al 20% come tutte le altre cose di questo paese del c..biiiip!! E' forse un apparecchio medico? Un bene di prima necessità? Un salvavita? 4 milioni di italiani l'hanno in casa, gli altri 46 che fanno? Sono tutti zombie? Ed ecco i soliti che ci vengono a dire che a SKY lavora un sacco di gente e che in questa maniera perderanno il posto di lavoro bla, bla, bla... Intanto sulle "epurazioni" di LA7 nessuno si è mosso, eppure mi sembra che anche li abbiano dato una sforbiciata netta. A Mediaset fanno il loro percorso, e che ci piaccia o no, il TG5 è il tg più visto. Ora perchè il male assoluto, l'uomo di Arcore, lo psiconano (intanto Grillo se ne andato), e il suo governo hanno aumentato la tassa ad un bene effimero, chi non ha neanche più gli occhi per piangere ha cavalcato la tigre, dimenticandosi che SKY non è una scuola pericolante, un ospedale malgestito, una città da salvare. A parte Discovery Channel e qualche altro canale, SKY dovrebbe essere pagata dai contributi forniti dalle miliardarie squadre di calcio che vengono trasmesse, dai supergiocatori inquadrati, non dalla gente che ne usufrisce. Perchè avevano l'IVA al 10% eh? Al 30% la metteri e il 10 al grano, alla pasta, al latte!!! Obama ieri diceva che di fronte alle cose serie non siamo ne democratici ne repubblicani: siamo americani... Quanto siamo indietro, popolo di deficenti!!!!

venerdì 21 novembre 2008

Bianchi e neri, neri e bianchi...


Periodo di pausa e riflessione per un progetto che sto portando avanti. Mi scuso con i pochi aficionados, ma sto creando qualcosa di nuovo e grande, per le mie possibilità.

Partirò dalla vittoria di Hamilton in F1. Nella palestra che frequento io, si allena un bel ragazzone nero (gran fisico aggiungo), sempre molto zitto e schivo. Con altri ragazzi bianchi, stavamo commentando la vittoria dell'inglese nero, e degli errori di Massa bianco. Ovviamente chi una cosa e chi un altra, la discussione si è animata nel più sano spirito sportivo e da bar. Ad un certo punto, il ragazzo nero si gira, ci guarda e dice: "Hamilton ha vinto perchè è il più forte!! Non ci sono scusanti!". 3 secondi netti di silenzio, poi la discussione riprende dall'inciso del ragazzo. Osservando l'espressione di tutti non potevo non notare l'espressione del bel ragazzo scuro (abbronzato va più di moda), con un piglio strano, non decifrabile, dato l'argomento trattato. Certo è un fatto che un pilota inglese di carnagione scura abbia vinto in uno sport da bianchi, ma non tale da giustificare quella "cattiveria" nell'affermare un concetto banale. Anche perchè gli atleti neri svettano in tanti altri sport, forse più dei bianchi. Eppure...

Passa un pò di giorni ed ecco che Barak Obama Hussein diventa l'uomo più potente del mondo. Rieccoti la discussione da bar in palestra. Questa volta voglio mettere un pò di benzina sul fuoco. Infatti mentre si parlava, rieccoti che fa capolino il ragazzo nero, che con il corpo faceva l'esercizio, ma con l'orecchio era li con noi. L'esca la creo con una esternazione forte, senza pensare al colore, ma solo al nome: "Certo che è dura credere che uno che si chiama Obama Hussein sia il nuovo capo del mondo libero. Il mondo sta veramente cambiando". Gettata l'esca, eccoti il bel pescione (senza doppi sensi!) già all'amo. "Perchè trovate strano tutto ciò? Solo perchè è nero?". Riecco quello sguardo e quel tono. Certo direte voi, me la sono cercata, ma in quella frase ho letto tutta l'amarezza di un passato fatto di schiavitù, barbarie, soprusi. Poi mi sono ricordato dell'Africa. In Africa e non solo il razzismo c'è e contrariamente a quello che ci insegnano i libri di storia, è perpretato anche dai neri verso i bianchi, con i soliti metodi con i soliti fini, con le solite illusioni. Il razzismo, come tutte le altre forme di intolleranza verso gli altri, è quella forma stupida di voler affermare un concetto assoluto dell'io più forte di te, dimenticando che forse il più forte è colui che crea, che inventa, che costruisce, che vive a lungo marcando un segno nel tempo. Hamilton, Barack, Bolton, Cassius Clay sono persone che hanno creato un qualcosa indipendentemente dalla razza. E' innegabile che un fisico nero sia superiore ad un bianco, ma questo riguarda la morfologia, i geni, la razza, la selezione naturale che ha subito. Ma non si conquistano i mondi solo con il fisico, c'è anche la mente che sulla carta è molto più forte. Il piglio del ragazzo della palestra mi ha fatto capire che tutto ciò è come un cane che si morde la coda, e non ci sarà mai fine se continueremo a vedere bianco e nero. Il vero razzismo sarebbe saggi contro idioti, ma forse perderemo... come saggi, o come idioti?

martedì 11 novembre 2008

Siamo tutti americani

Rubo un post fantastico dell'amico DAW, che sintetizza senza troppi giri di parole una verità imprascindibile. Grazie Daw, come sempre!!
Un dato è certo: gli antiamericani sono spariti. Ora, causa miracolo notturno, siamo tutti americani. Sì, proprio loro, quelli che fino a due giorni fa parlavano di una America governata da squallidi e viscidi assassini, da bugiardi, da cinici difensori dei propri interessi a discapito di tutto e tutti, quelli che “le mani grondanti di sangue”, ecco, tutti questi fenomeni sono spariti. Il popolo americano è tornato amico, quello stesso popolo che fino a ieri veniva visto come rozzo e ignorante oggi è tornato ad essere Illuminato (“la rivincita dell’intelligenza” hanno scritto, diventando la stronzata antropologicamente più cool dell'anno). Oggi siamo tutti americani. Anche loro, i fenomeni ex-antiamericani, si sentono – come se nulla fosse, facendo finta di niente, con quell’aria così geneticamente chic - finalmente americani. Benvenuti a bordo, era ora, vi abbiamo aspettato ed ora eccovi qua. Siete diventati americani, perché nel vostro patetico gioco delle etichette ha vinto il vostro candidato, quello che gli Zucconi vi hanno descritto come “di sinistra”, quello vicino alla gente, quello col cuore, quello lontano dagli interessi di chissà quale funambolico Smoking Man.Bene, ora anche voi siete filoamericani, perché è già “un’altra America”, e quindi che Dio vi benedica, viva l’America, viva gli americani. Noi, che filoamericani lo eravamo già prima, lo rimaniamo a maggior ragione anche ora. Sempre. Con quello spirito eternamente fiero, eternamente orgoglioso ed eternamente riconoscente. E tranquilli, quando vi risveglierete da questo immenso sogno, e – tanto per fare qualche esempio - quando il vostro candidato, cioè il nostro Presidente, farà guerra all’Iran o al Pakistan, o deciderà di non chiudere Guantanamo, o di non ritirarsi immediatamente dall’Iraq, sarà allora che voi tornerete a sventolare le bandiere della pace, ma noi, come sempre, saremo sempre qui, fieri, riconoscenti e orgogliosi di essere amici della più grande democrazia del mondo. Nonostante tutto, ma soprattutto nonostante voi.

mercoledì 5 novembre 2008

Lo zio Sam Obama Hussein


Ebbene si. Anche quest'ultimo pezzo di storia si è consumato sotto i nostri occhi. Inutile far finta di non essere stati coinvolti neanche un minuto per la corsa alla Casa Bianca. In fondo che male c'è, almeno per il sottoscritto, l'America rappresenta da sempre una meta, non tanto per motivi turistici, ma per tutto un insieme di cose riassunte nell'American Way, il sogno americano. E oggi, l'America, ci ha dato un ulteriore lezione di democrazia vera, con la D maiuscola, quella democrazia di cui noi non conosciamo neanche il significato. Per la prima volta nella storia si insedia alla Casa Bianca un presidente nero, un afro americano, impensabile ad appena 40 anni dalla morte di Martin Luther King. Barak Obama Hussein è il 44 o presidente degli Stati Uniti d'America, l'uomo considerato il più potente del mondo, l'uomo che guiderà il mondo per i prossimi 4 anni. In un certo senso a ragione Jovanotti a dire che il presidente americano andrebbe votato da tutti, ma queste sono utopie, perchè gli americani si sono sempre fatti gli affari loro, e non hanno bisogno del sostegno di altri. Il momento non è facile per nessuno. Il crack della Lheman & Brother ha dimostrato il lungo cordone che lega tutti, nessuno escluso, alle vicende di un paese nato nel 1783, e che da allora ha fatto anche cambiare il volto alla nostra cara e vecchia europa. Il volto del cambiamento è nero, come noi siamo bianchi, ma la grande novità è nel nome. Non John Wayne, Peter Parker o Louis Amstrong, ma un nome arabo, maledettamente arabo, che ci riporta all'11 settembre, alle barbarie di tutti i giorni, che niente hanno a che fare con la libertà. In fondo l'America è sempre stata una colonia, ed è impensabile non trovare nomi che non avessero a che fare con il resto del mondo. Eppure gli americani hanno scelto, e scelto bene, convinti da quel "we can", da quell'uomo che in un certo senso, spazzerà via le ombre dell'america razzista e intollerante. Kunta Kinte ha avuto la sua vittoria, e le catene si sono definitivamente spezzate. Forse dal 20 gennaio, qualcosa realmente cambierà, che cosa però non ci è dato saperlo. La White House al 1600 di Washington D.C. la faranno grigia? Chissà. I repubblicani hanno pagato lo scotto della politica di George W. Bush, il primo presidente del nuovo millennio, per molti un cattivo presidente, per altri un presidente giusto al momento giusto. McCain, il reduce, sapeva troppo di stantio e vecchio, anche se la sua telefonata a Obama, dopo il risultato elettorale, ha dimostrato la classe dei politici d'oltre oceano, subito pronti a collaborare, a guardare avanti per il bene del paese, non come i nostri alla stregua di checche isteriche e bambini viziati. L'America sicuramente ripartirà, e con lei il carrozzone europa. La forza dell'uragano Obama però deve essere ancora quantificata, perchè il mondo ha le sue leggi, spietate leggi.
Anche gli antiamericani d'Italia hanno seguito l'election day. Se gli domandi perchè, nessuno di loro ti risponde, ma tutti (di loro) sono anti americani, fino a che non gli vedi le Nike addosso, o partire per un fine settimana a New York. E come beoti diranno che ha vinto un presidente di sinistra. In america non c'è destra o sinistra, ci sono conservatori e repubblicani è diverso, il colore democratico è il blu, quello repubblicano il rosso. Il presidente del consiglio ha detto che gli americani sapranno scegliere il loro candidato migliore, e questa era l'unica cosa sensata da dire. Patteggiare per l'uno e per l'altro era da idioti. Farsi fotografare a 100 metri dal palco di Obama e dire "lo conosco" è da idioti. E vorrei anche ricordare che nel suo tour europeo, il nuovo presidente non ha neanche messo piede in Italia, quindi non vedo il perchè tutta questa euforia e prostrazione... Se avessi dovuto scegliere sarebbe stato difficile. McCain non mi convinceva per l'età, l'errore non considerato dai repubblicani nella scelta del canditato. Del nuovo presidente non sopporto il nome, mi irrita parecchio, e l'appoggio di quasi tutto lo star system americano. Però sembra che anche il popolo si sia espresso a suo favore e questo gli da parecchie chances per stare li dov'è. Nel settembre del 2001 il mondo cambiò per sempre, e da allora sono passati 7 anni e forse il mondo potrà cambiare ancora... Forse...

giovedì 30 ottobre 2008

Motomondiale & Superbike 2008


E così è finita un altra stagione di corse. Una stagione che ha visto conferme, riconferme e qualche novità.

Iniziamo dalla 125. Campione del mondo Mike Di Meglio, un outsider, che nelle precedenti stagioni non è che avesse brillato, ma che però quest'anno ha trovato il giusto feeling sia con la moto che con la squadra che lo ha portato a dominare per tutto l'anno della stagione. Il nostro Simone Corsi non è riuscito a fare quello che ha fatto il rivale, e negli scontri diretti si è un pò perso, pagando alla fine un gap di 44 punti sul rivale che non sono pochi. Gabor Talmacsi, complice un inizio non brillante, ha recuperato da metà stagione in poi, ma non è servito a combattere la costanza del campione francese. Da segnalare, per novità di rilievo, il figlio d'arte Stefan Bradl con un Aprilia sempre veloce, un maturando Bradley Smith con un impeccabile stile di guida e via via gli altri, più o meno giovani ancora in fase di conferma.
250. Finalmente dopo un anno di ritardo (a mio modesto avviso) è arrivato Marco Simoncelli. Marco che sia per struttura fisica, sia per lo stile, rammenta molto Valentino, ed anche se non ha colto il successo in 125, quando arrivo in 250, si pensava che subito sarebbe andato forte. Purtroppo una serie di fattori l'hanno fatto cadere nel girone dei non arrivati, iniziando a farci credere di trovarsi di fronte ad una promessa non mantenuta. Invece quest'anno, SuperSic ha guidato benissimo, sia con una vetusta Aprilia LE, sia con la RSA, ricordando il suo metro e 83, fisico non tanto di ruolo per le 250. E da ragazzo intelligente qual'è ha scelto di rimanere nella classe di mezzo, perchè comunque è giovane, ed un eventuale riconferma, aumenterebbe ancora di più le sue quotazioni di pilota completo. Rovistando nella classifica finale, troviamo al secondo posto un coriaceo Bautista, al momento l'unico spagnolo degno di nota, comunque in grado di avere la situazione sempre sotto controllo, rispetto ad altri suoi connazionali, Barbera docet. Anche se non campionissimo, Mika Kallio a Valencia ha dimostrato di essere un pilota tosto, forse pronto per quell'"animale" che è la Ducati, dove lo troveremo l'anno prossimo nel baby team. Mattia Pasini dopo uno sfavillante inizio, ha pagato l'inesperienza della quarto di litro, ed ha alternato gare brillanti a gare opache, ma comunque plausibile per il suo primo anno. Un plauso va a Roby Locatelli che rimane anche per il prossimo anno, e un grande saluto, per la difficile scelta che ha fatto, a Manuel Poggiali, che si ritira dalle corse a 28 anni e due mondiali vinti.
MotoGp. Anno strano quello della motogp. Valentino ha fatto Valentino, quest'anno come non mai, perchè il "diavolo" rosso, come lo chiama lui, gli ha messo davvero pressione. Casey Stoner è stato l'unico avversario di Rossi, il più tosto, il più coriaceo, il più veloce. Questo Valentino l'ha capito, ed ha cambiato il suo modo di gestire le corse, come ha anche confermato in un recente articolo su "il Giornale". E' stato bravo e preciso rispettando, forse più di sempre, i suoi avversari. L'unica macchia, a mio avviso, è quel passaggio al cavatappi a Laguna Seca. Li da vero signore e da regolamento (non dimentichiamolo!) doveva lasciare sfilare Stoner e accodarsi, non puntandolo come ha fatto. Per non parlare della frenata prima del rettilineo, dove Stoner ha abboccato e ha dovuto pinzare più del solito. Ma quelle si sa sono malizie che in gara ci stanno sempre. Casey ha confermato di essere un campionissimo, già a 22 anni, un signore, un guerriero, un pilota tosto, che non si piange addosso, ma che da sempre gas. Dopo Laguna sono venuti fuori i suoi pochi anni, e la sua grande voglia di stravincere, che comunque fa sempre bene al nostro sport. Bravi ragazzi! Pedrosa vince (poco) ma non convince. Oggi per vincere non basta solo una cavalcata solitaria, ma ci vuole anche lo scontro, la sportellata, e in questo Dany è un pò carente. Di altra pasta è fatto Jorge Lorenzo, che dopo aver assaggiato pesantemente l'asfalto, si è piegato a più miti consigli. Ma mentre per il giovane Lorenzo si trattava del primo anno, per Pedrosa è giunta l'ora della sveglia, altrimenti rischia di essere sempre l'eterno secondo. Velo pietoso va steso per Marco Melandri. Che la Ducati sia difficile lo ha già confermato Hayden nei primi test, ma 3 secondi da Stoner rischiano di diventare un trauma. Forse sulla Kawasaki ritroverà la forma di vice campione del mondo di qualche anno fa, ma anche per lui il 2009 sarà un bel crocevia. Dovizioso ha dimostrato di essere inteligente e veloce. Questo un pò ci risolleva, perchè di nuove leve italiane sulla motogp non ne vedo tante, e non ne vedo tante neanche all'orizzonte... Certo non dimentico mai il mio pilota del cuore, Capirossi, ma l'anagrafe non gli è tanto a favore, e ogni anno spero che sia quello buono per vederlo campione del mondo. Per il resto della compagnia vedo tanti discorsi e pochi fatti, ed è per questo che l'ho reputato un anno strano. 21 classificati alla fine, con tre wild card, sono un pò pochini per un campionato del mondo. 18 partenti fissi, con pochi sorpassi e divari abissali a fine gara, fanno un pò pena per uno sport che ha sempre visto dei gran sorpassi e delle gran battaglie. Forse il monogomma risolverà questo problema? Io me l'auguro, perchè non voglio ritrovarmi come la noiosa F1 con i sorpassi ai box!
Supebike. Ci saluta uno dei piloti più talentuosi degli ultimi tempi, certo Troy Bayliss detto il carrozziere. Veder correre Troy ti rimette al mondo, perchè non è solo veloce, ma è anche generoso, grintoso, corretto. Un vero campione. Lascierà un vuoto in Ducati, che neanche Haga potrà colmare. Haga è forte, ma non ha la scintilla del campionissimo. E' un poeta ma gli manca sempre un verso. Forse, senza Bayliss, il campionato arriverà fino all'ultimo senza un vincitore e questo non potrà che farci piacere. Max Biaggi ha avuto sia sfortuna che poca voglia, a mio avviso, comunque io lo aspetto sull'Aprilia con la squadra che lo vide campione del mondo. Il resto della compagnia è composto da gente che non ti aspetti, capaci di belle gare e crisi profonde, comunque tutti ancora da dimostrare, e forse quest'incognita rende più bella la Superbike rispetto alla MotoGp. Certo all'alba dei nuovi regolamenti, credo che la Flamini Group faccia bene a muoversi nella direzione in cui sta andando, perchè la perdita della 250 a favore di una 600, farà scappare Aprilia (KTM già non correrà più in 250) che potrà approdare con loro in un campionato alternativo. Considerazione importante perche in giro ci sono ancora un sacco di 250 gp e 125 gp, e sono un ottimo trampolino di lancio per i giovani, considerando anche i costi di gestione, e la situazione economica mondiale non mi sembra così florida... La MotoGp è bella come valore assoluto della prestazione, ma se vuoi vedere una gara devi alzarti prima o cambiare canale. Vedremo l'anno prossimo, sempre e comunque a gas aperto!!

mercoledì 29 ottobre 2008

La fiera delle banalità (di Vittorio Sgarbi)

Come discostarsi da una riflessione così. Eppure tanti (non tutti) cavalcano l'onda senza neanche sapere se in fondo ci sono gli scogli. Con questo articolo chiudo il circolo sulla scuola, perchè mi sembra che di tempo ne abbiamo già perso abbastanza.
Non convincono. Troppa promiscuità Non faccio altro che vedere immagini di docenti che fanno lezione nelle piazze, in perfetta sintonia con gli studenti. Il nemico è una solo, non è il «sistema». Tutti contro la Gelmini. Il collegio dei docenti del liceo Mamiani di Roma ha approvato una «mozione-guida» per chiedere il ritiro del decreto Gelmini. Gli studenti dell’«Orientale» di Napoli hanno distribuito pacchi. Per cercare di essere spiritosi e alludere al «pacco» della riforma universitaria. Vana è la ricerca di illuminazioni, negli slogan prevedibili: «Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini»; «Il 5 in condotta te lo diamo noi». E sempre più spenti: «State tagliando il nostro futuro»; «La vostra crisi non la pagheremo noi». Mesto e didascalico: «La scuola pubblica è un diritto: difenderlo è un dovere»; senza slancio: «Riprendiamoci il futuro»; «Il futuro era meglio in passato». E ancora freddure del genere: «Abbiamo cominciato per non fermarci», «Il ministro della pubblica distruzione»; e perfino «Cogito ergo protesto». Abbiamo fatto una ricerca abbastanza approfondita in tutta Italia per trovare qualcosa di meglio di «Giovinezza al potere», ma gli studenti sembrano particolarmente mosci e i loro striscioni sembrano fatti per non scontentare insegnanti bolsi e impigriti nelle abitudini. Ecco allora gli striscioni giudiziosi elaborati alla scuola Normale di Pisa: «Un Paese vale quanto ciò che ricerca»; «Tagliate, tagliate che la ricerca taglia la corda». Fino al catastrofico e spericolato: «Siamo sull’orlo del baratro. Questa legge è un passo avanti». Non credo che la protesta andrà molto avanti, non credo che abbia necessità e urgenza. E non credo che la Gelmini possa essere un nemico che dia senso a una protesta. La sua riforma è ancora piccola e non radicale e dispiace più agli insegnanti che agli studenti. Il maestro unico era un valore della sinistra. Lo rimpiangevano come «un pilastro della nostra convivenza» Adriano Sofri e come un «totem sacro» Marco Lodoli. Quest’ultimo, citato l’altro ieri come intellettuale organico alla sinistra da Veltroni, con spirito dolente scriveva, qualche mese fa: «Poi qualcuno ha deciso che la maestra doveva moltiplicarsi, e da una è diventata tre, e tre maestre sono diventate un viavai di volti, abbondanza e confusione. Di sicuro qualcosa si è perso». Un altro idolo della sinistra, il sociologo Edgar Morin, aggiunge, convincentemente: «Il nostro sistema di insegnamento separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendo di fatto impossibile la comprensione del mondo». Non molto originale dunque il ritorno al maestro unico, ma non coerente e unanime, e soprattutto convinta, la sinistra la reazione alla Gelmini. Il voto in condotta, in una scuola militarmente occupata dagli spacciatori di droga e dall’affermazione di modelli imitativi, mi sembra più che una ripresa nostalgica una necessità. Tutti ricordiamo i filmini di ragazzi che ammiccavano sessualmente con giovani insegnanti e supplenti. E come giudicare i ripetenti che hanno compiuto atti sessuali con la supplente molisana di Nova Milanese nella palestra della scuola? Si trattava di una lezione di quale materia? O era in senso letterale, una questione di condotta? Era forse preferibile sanzionarla con un: non classificabile? Né si capiscono le proteste per la reintroduzione del voto in decimi: una misura di buon senso. Un numero è più efficace di un giudizio spesso sgrammaticato o ipocritamente assolutorio. Sufficiente o insufficiente si misura meglio con i numeri che con le parole che moltiplicano le sfumature e eludono le condanne. Eliminare i voti dalla scuola equivale a eliminare gli anni di pena dal carcere sostituendoli con una condanna morale non quantificata. La Gelmini dunque non ha fatto danni, ma piccoli aggiustamenti, fino alla crepuscolare ingenuità del grembiulino, icona della nostra infanzia scolastica, imposto soprattutto per evitare di macchiare gli abiti con l’inchiostro delle penne in un’Italia povera. Ora ci sono le biro e anche i bambini sono schiavi delle mode e delle griffe. Ricondurli ad abiti anonimi sembra piuttosto una misura di sinistra severa e contraria alle ostentazioni che, soprattutto negli abiti, indicano le classi sociali. Ma non è piaciuta, la Gelmini. Essa paga per Tremonti e per Berlusconi come una donna dello schermo. E, nelle strade, gli studenti sembrano difendere più gli interessi dei professori che i propri. La contestazione studentesca si affermò, ai nostri anni, come una ribellione contro il sapere cattedratico, contro la cultura dei professori, il nozionismo, la retorica, la mancanza di giudizio critico, il dogmatismo. In una parola, il principio di autorità. La lotta fu dura per rovesciare le gerarchie. Qui le gerarchie collaborano e si autotutelano rendendo gli studenti servi sciocchi per garantire cattedre e professori inutili. Così gli slogan riflettono questo difetto di motivazioni profonde. Nulla di paragonabile alla scritta che colpì la mia fantasia di studente, arrivato a Bologna, in via Zamboni, nel 1970. C’era tutto con una forte metafora, e con un richiamo a una indistinta minaccia: «Monaco attento, fischia il vento». Era il vento di una libertà nuova che con gli anni è degenerata fino alla maionese impazzita delle languide e inefficaci scritte di oggi. Sotto la loro goffa inconsistenza la rivolta sarà travolta.

lunedì 27 ottobre 2008

Felice Gimondi un grande uomo e grande campione

Pubblico quest'articolo in omaggio al grande Gimondi e in omaggio alla frase finale che io vado sempre ripetendo: l'importante è non arrendersi. MAI!!!!
di Felice Gimondi
Arrendersi? Mai. Darsi per vinto? Macché, datemi retta, anche nel momento in cui si pensa di aver perso tutto, c’è sempre un modo per rifarsi. E poi sapete cosa ho capito sulla mia pelle, in quindici anni di professionismo e oltre centoquaranta vittorie? Che anche quando si tocca il fondo, si può risalire la china. Occorre umiltà, buon senso e tanta voglia di fare. È nei momenti difficili che si vede chi ha davvero i numeri.
Parlo per me. Parlo da ex campione delle due ruote, che nel ’65 vince il Tour de France, l’anno seguente la Roubaix, la Parigi-Bruxelles, il Lombardia e nel ’67 il suo primo Giro d’Italia e poi il Giro di Spagna. Credo di essere imbattibile, nessuno come me, io lanciato verso una carriera se non in discesa, ricca di poche difficoltà. Poi arriva il primo segnale: perdo malamente una cronometro al Giro di Catalogna. A battermi un certo Eddy Merckx. Il ’68, anno di tumulti, anno di grandi cambiamenti, per me, sportivamente parlando, è l’anno della presa di coscienza: sulla mia strada si pone di traverso un treno che procede a tutta velocità e spazza via ogni mio sogno e ambizione.
La data è scolpita nella mia mente: 13 settembre 1968, semitappa a cronometro, da Figueras a Rosas, 45 chilometri di impegnativi saliscendi. Io vado al via indossando la maglia biancoverde di leader. Mi basta poco per vincere: invece perdo per 38”. Perdo come quattro mesi prima al Giro d’Italia, vinto sempre dal mio amico Eddy. C’è poco da fare, il 1968 segna la svolta: per me, per lui, per il ciclismo in generale. Io appena nato, mi trovo già a vivere i titoli di coda. Mi ci vuole un anno e mezzo per capire cosa mi sta succedendo, per capire che non è colpa di nessuno se perdo, ma alla base di tutto c’è solo un fattore: Eddy Merckx è più forte del sottoscritto.
Che fare allora? Io non ho fatto altro che prendere atto di uno stato di cose. Ho metabolizzato la sconfitta, ho preso atto della forza e del talento dell’avversario, ma non mi sono dato per vinto. Ho reagito. Psicologicamente non è stato né facile né tantomeno semplice. Ma ho reagito, imparando a correre con maggiore acume tattico, con maggiore intelligenza e serenità, senza strafare e sfruttando ogni minimo errore, ogni minimo cedimento del mio avversario. Il risultato lo conoscete un po’ tutti: alla fine le mie soddisfazioni me le sono tolte. Ho vinto tanto e bene.
Certo, se non ci fosse stato Eddy forse avrei vinto di più, forse il Cannibale sarei potuto essere stato io, ma sono ugualmente felice di quello che ho ottenuto. Un Tour, tre Giri d’Italia, una Vuelta, un Mondiale, Sanremo, Lombardia, Roubaix e tutte le più importanti classiche del mondo.
Tutto questo perché non mi sono mai arreso davanti all’evidenza, non mi sono fatto sopraffare dallo sconforto, non sono stato vinto dalla paura, ma con impegno, determinazione e abnegazione mi sono risollevato ed elevato al rango anche di Eddy. Perché l’importante nello sport e nella vita non è né vincere né tantomeno partecipare: l’importante è non arrendersi. Questo è il vero segreto di ogni sportivo e di ogni uomo che crede in quello che fa.

sabato 25 ottobre 2008

I figli dei vip di sinistra? Tutti alle scuole private

In aiuto ai commenti di un post precedente, questo articolo di Antonio Signorini chiarisce definitivamente perchè la Gelmini, che ci piaccia o no, ha ragione.
di Antonio Signorini
Roma Tanta preoccupazione per la scuola pubblica si può spiegare solo come un atto estremo di altruismo, visto che quando si tratta di decidere il destino dei figli un bel pezzo di centrosinistra si orienta direttamente verso le scuole private. E magari straniere. Sorprende, insomma, tanta acrimonia nei confronti del ministro Gelmini, visto che non sono pochi gli esponenti della sinistra che di contatti diretti con la riforma della scuola, non ne avranno mai. Lo ha candidamente ammesso Michele Santoro nel corso dell’ultima puntata di AnnoZero, tutta dedicata alla scuola e alla nuova ondata di contestazioni studentesche.
Voleva dimostrare al leghista Roberto Cota quanto fosse sbagliata l’idea di «classi ponte» per insegnare la lingua straniera ai figli di immigrati. In sintesi: l’integrazione è facilissima anche quando un bambino si trova in un’aula dove tutti parlano una lingua che non sa. Per spiegarlo ha riportato, con comprensibile orgoglio paterno, l’esempio della figlia che frequenta una scuola straniera «e già parla un’altra lingua ». Applausi. Non si sa se dedicati alla bravura della bimba poliglotta o all’accostamento tra chi frequenta il costoso istituto francese «Chateaubriand», con l’obiettivo di diventare bilingue ed evitare le storiche carenze della scuola italiana, e i figli degli immigrati alle prese con la durissima battaglia per l’integrazione.
Ospite della trasmissione, il segretario Ds Walter Veltroni. Dei suoi investimenti immobiliari e formativi a New York a favore della figlia si sa già tutto. D’altro canto il Pci non c’è più. E con i comunisti è scomparso anche il divieto non scritto che vigeva per i dirigenti: mai iscrivere i figli alle private. Lo conferma il caso di Giovanna Melandri, la cui prole è stata affidata all’istituto privato «San Giuseppe». Si dice che l’esponente Pd abbia anche cercato di fare entrare la figlia in una scuola inglese. La stessa - la «Rome International School» - scelta dall’ex parlamentare di Rifondazione comunista Franco Russo, ansioso di dare un’educazione un po’ amerikana ai discendenti.
Niente pubbliche o comunali anche per i nipoti di Fausto Bertinotti, iscritti a suo tempo ad un prestigioso asilo romano dal metodo di insegnamento rivoluzionario. Ma a pagamento. E in effetti non è sempre la caccia alla lingua straniera la molla che fa scappare i genitori democratici dalle pubbliche. È il caso dell’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, contestato dai giovani del centrodestra per aver mandato il figlio ad un Liceo scientifico paritario di Viterbo, proprio negli anni in cui era in carica nel dicastero di viale Trastevere.
La seduzione del privato-straniero ha fatto breccia anche tra i più intransigenti girotondini. È il caso di Nanni Moretti, il cui figlio frequenta la scuola americana di Roma, la «Ambritt». Stessa scelta per il discendente di un vero e proprio outsider del Partito democratico: Mario Adinolfi. Proprio in questi giorni l’ex esponente del Ppi, per sua stessa ammissione allergico alle occupazioni, ha lodato la nuova ondata di studenti contestatori vedendoci l’embrione di un «conflittogiovanile di massa contro queste destre ». Chissà se anche dalle parti della scuola americana di Roma farà breccia l’atteso nuovo Sessantotto.
Scuola privata catanese anche per le figlie di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd. Al club del «no alle statali» si è iscritto anche Francesco Rutelli, Anche lui negli ultimi giorni si è espresso, non tanto a favore della protesta studentesca, quanto controla linea «dura» di Berlusconi. Sicuramente nessuna delle sue due figlie dovrà subire interruzioni delle lezioni: una è iscritta al liceo privato «Kennedy» e l’altra alla prestigiosissima «San Giuseppe De Merode», scuola convista su Piazza di Spagna. Da quelle parti di okkupazioni, e cortei, se ne vedono pochi.

martedì 21 ottobre 2008

Popolo di deficenti

Eh! Il titolo comprende tutti, verdi, gialli, rossi, belli, brutti, destra, sinistra... Italiani! Che popolo fantastico! Popolo più idiota non esiste. Uno contro l'altro, tutti! A prescindere. Va tutto bene, finchè non viene toccata la sfera personale. Iniziando dal condominio in cui viviamo, fino alle città, vale tutto e il contrario di tutto. Nessuno si muove di un centimetro dalle sue posizioni. In questa repubblica delle banane, tutti abbiamo munto qualcosa, chi più e chi meno, ma tutti abbiamo cercato la scappatoia per guadagnare di più e fare di meno. Chi vive nella regola è un uomo morto. A tutti piace l'auto nuova, il tv LCD, il telefono, il satellitare, la parabola... Abbiamo ipotecato i prossimi 20 anni di stipendio (io forse ho già intaccato la pensione!). Era logico che prima o poi si dovesse sentire un crack, tipo quelli delle seggiole, che non si rompono subito, ma che comunque ci indica che quella sedia non è più tanto robusta. Alitalia, scuola, settore pubblico, grandi aziende, tutte mucche che non fanno più latte. Il latte è finito signori, che ci piaccia o no. Ai piloti Alitalia che ridevano, io li avrei fatti volare, ma giù dalla finestra!! La scuola fa schifo, eppure occupano e manifestano. Gli ospedali sono fatiscenti, i treni con i pidocchi, le città pattumiere a cielo aperto e ricettacolo di clandestini tutelati da una non meglio imprecisata giustizia sociale. Spagna, Portogallo ci hanno già abbondantemente superato, per non parlare di una galoppante Ungheria, ancora lontana, ma non lontanissima... L'Italia dei fogli, della burocrazia. Dove sei Calderoli, il ministero che ti hanno dato è interessante. Guardiamo alle elezioni americane. Se vince Obama... Cosa se vince Obama eh? Cosa? Idioti!! Si rimarrà sempre un popolo di deficenti. We can? We can una sega!!! Noi cani, quello si! Cani sciolti che girovagano per le città, senza volto, senza tradizione, con la storia sommersa dai rifiuti, o da orde di venditori che non hanno facce italiane, ma che si stanno appropriando del nostro territorio, quello che fu dei grandi che hanno fatto la storia del mondo. Piazze riempite di studenti a contestare le riforme. Vi piacciono le università, i licei, le scuole? Muri sporchi, aule fredde e vuote, con gli zombi perennemente fuori corso, licei, medie, dove il dilagare del "bullismo" non ha freno. Elementari, supplenti, scandali, questa è la scuola dei nostri figli, quella stessa scuola dove la mattina li lasciamo, con la recondita speranza che imparino le basi della nostra società. Si chiama democrazia, un governo eletto dal popolo, che decide per il popolo che lo ha eletto (concetto opinabile di questi tempi però...), ed anche se non ad unanimità, i provvedimenti, le leggi, le decisioni, vanno accettate. Quando arrivò il governo Prodi, già si sapeva dello schifo che avrebbe fatto, infatti l'armata Brancaleone è durata due anni e mezzo. Oggi è uguale. Invece di contestare, fate lavorare, fate attuare le leggi, e soltanto dopo, a palese fallimento, si può contestare. Li è la vera forza del popolo sovrano. Contestare una cosa prima che avvenga, non altro che dare forza alla parte avversa. Così non va ragazzi, così non va... Voi che girate il mondo, vi state rendendo conto di cosa siamo? Certo, perche sempre più giovani scappano dall'italia per trovare fortuna all'estero. E la trovano!!! In tutti i campi gli italiani all'estero si piazzano nei primi posti. Ma cosa resta dell'Italia? Io vado spesso all'estero e gli italiani conservano cartoline, ricordi, bandiere, ma di tornare non se ne parla neanche. Il futuro non è un ipotesi. E' realtà, giorno dopo giorno, che si forma e cerca nuovi condottieri, che sono e saranno i nostri figli, nati qui in italia, da genitori italiani, e nonni italiani, che l'hanno fatta, costruita, combattuta, difesa, ricostruita, contestata. Torniamo ad essere "italiani" cazzo!!

mercoledì 15 ottobre 2008

A scuola si studia!!!!!!!!

Col passare del tempo si matura. Passano gli anni, diventi uomo, trovi lavoro, vivi da solo o convivi, ti sposi, fai dei figli. Detta così è un pò fredda, ma è la stenografia della vita di ognuno di noi. Lo scatto che ti cambia più di tutti è la nascita di un figlio, vuoi perchè è la vita che nasce dalla vita, vuoi perchè inizi a vedere il tempo più in la di quello che vivrai. Oggi non è che brilliamo per le prospettive che possiamo offrire ai nostri figli. La maggior parte degli italiani sono dipendenti, e a meno che nell'azienda non si assista ad un passaggio di testimone, i nostri figli dovranno comunque trovarsi la strada da soli. E' argomento di questi giorni la polemica contro il ministro Gelmini sulla riforma della scuola. Non voglio minimamente entrare dentro la questione perchè non è da questo che scaturisce il post. Il post nasce nel vedere la scuola stuprata dall'idiozia delle persone che permettono azioni del tipo "occupiamo" la scuola, facciamo sciopero. Orde di studenti che si sono affacciati al primo anno di liceo e subito stoppati nel loro apprendistato con la domanda se questa è la scuola. Sondaggi dimostrano come uno studente su due non conosce neanche il motivo di queste azioni. Sa soltanto che oggi e domani non studierà rimandando quel processo di formazione, che ci piaccia o no, per essere competitivi nella vita, che ci permetterà di conoscere il mondo a noi circostante. Ed anche se Matteo Maria Boiardo, Foscolo, o quello sfigato del Leopardi, non ci serviranno a niente, per avvitare un tubo o servire un caffè, sarà sempre un insegnamento per aprire la nostra mente verso la conoscenza, non nel senso assoluto, ma nel senso pratico. Sempre più la bestemmia si insinua nei discorsi dei giovani. Ma la bestemmia è un modo per coprire l'ignoranza del non saper parlare. Il contadino, il muratore, il fabbro, ci insegneranno con il loro linguaggio le cose semplici da imparare, anche senza conoscere la storia, ma saranno insegnamenti anche quelli. Il contadino non occupa il campo che lavora, il fabbro non occupa l'incudine, non se lo possono permettere. Lo studente non può occupare un luogo deputato all'insegnamento. Ci sono altre sedi e altri modi, e comunque non spetta a loro la contestazione. Mi meraviglio che si permetta tutto questo, mi meraviglio delle foto con i bambini usati come strumenti di propaganda politica, mi meraviglio dei loro genitori, mi meraviglio delle istituzioni... Questo è il prodotto del non studio, queste sono le conseguenze di questa italietta da 4 soldi, oramai fanalino di coda dell'europa "unita".
Io ho un gran ricordo del liceo, ricordo visi e gesti di professori fantastici, ricordo anche quelli meno bravi, più "fondamentalisti", ricordo la rabbia di non essere capito, ricordo la bocciatura, ricordo un periodo straordinario della mia vita, forse quello che mi ha permesso di essere l'uomo che sono oggi. Ma per i miei figli non sono così ottimista. Un lenzuolo appeso fuori della scuola non è un bell'inizio, sopratutto se al posto della C viene usata la K. "Se piove mi bagno..." è la prima frase usata dal mio professore di matematica al liceo. All'inizio pensavo che fosse completamente andato, in realtà avevo davanti un uomo che col passare degli anni è diventato un luminare, e che a distanza di quasi trentanni, me lo ricordo ancora, come se fosse ieri... Forse un pò in ritardo ma... grazie professori!