lunedì 26 novembre 2007

Empatia e simpatia

Tratto da Wikipedia

Nell'uso comune, è l'attitudine ad essere completamente disponibile per un'altra persona, mettendo da parte le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri personali, pronti ad offrire la nostra piena attenzione. Si tratta di offrire una relazione di qualità basata sull'ascolto non valutativo, dove ci concentriamo sulla comprensione dei sentimenti e bisogni fondamentali dell'altro.

Prendo spunto da un commento per trattare un argomento che, come parola singola (empatia) non dice un gran che, ma leggendone il significato, forse qualcuno si rispecchierà. Certamente l'anonimo commentatore del post precedente che ha fatto uso di tale parola, è un conoscitore della lingua italiana, ma subito dopo è stato "pizzicato" da un altro anonimo con l'appellativo di essere "un pò rigido" (leggeteveli perchè sono molto carini ndr). L'associazione della parola e dell'appellativo mi ha fatto riflettere, proprio perchè l'empatia è il contrario della rigidità, anzi bisogna tendere ad ascoltare gli altri più che noi stessi. Ma quante volte abbiamo creduto di essere "empatici" quando in realtà stavamo solo aspettando una buona occasione? Quello che stavamo facendo era in realtà essere simpatci... La simpatia nasce quando i sentimenti o le emozioni di una persona provocano simili sentimenti anche in un'altra, creando uno stato di "sentimento condiviso". E' un pò il sale dei rapporti personali del nostro tempo, tendiamo molto alla condivisione di attimi felici, attimi tristi (simpatia è anche questo) e sopratutto momenti di estremo godimento. Difficilmente però ci soffermiamo ad ascoltare gli altri senza metterci del nostro, senza commentare senza salire in cattedra. E allora nel goffo tentivo di essere ascoltati tendiamo ad ascoltare, senza in realtà capire molto, sperando di ricevere quello che abbiamo appena dato, ovvero una spalla su cui sfogarsi. Ma in questo modo le conversazioni diventano una sorta di "se tu dai una cosa a me...".
Come esperienza di vita posso dirvi che ho imparato molto ascoltando, osservando, facendo tesoro di quello che assimilo dall'esterno per poi confrontarlo con il mio io, stilando un profilo che non sempre può piacermi, ma che mi può suggerire se la direzione che ho intrapreso è quella giusta. Le stesse pagine di questo blog possono essere considerate "empatiche", cerco di partire dai miei pensieri, da un fatto a cui posso aver assistito il giorno prima, e le offro al lettore che per caso capita a leggerle, offrendogli un motivo di riflessione, un punto da cui partire per farsi delle domande, se mai ancora non se le fosse poste... I commenti stessi poi, conservando l'anonimato, aiutano a scrivere qualcosa senza bisogno di dire chi siamo, ma più semplicemente cosa proviamo. Non voglio dare risposte, voglio solo condividere le vostre "anonime" emozioni, perchè è così che ho imparato ad ascoltare. Le persone la fuori sono come un grande libro su cui leggere ed imparare. E' come andare in libreria, anche se cerchi un romanzo, o un libro di narrativa, ti soffermi comunque a leggere i titoli di altri libri, e magari incuriosito gli sfogli, e uscendo ti accorgi che non hai comprato un romanzo, ma un bel libro di storia o fantascenza, perchè solo dopo averlo aperto hai capito che ti poteva piacere... Leggiamole di più le persone che incrociamo nella vita, non soffermiamoci alla copertina, accettiamo quel che la vita ci offre in quel momento, magari è una strada corta, ma la dobbiamo passare per andare in un viale alberato... Lascio questo post con un frase non mia: se ci hanno fatto due orecchie e una sola bocca significa che bisogna più ascoltare che parlare, non credete?

1 commento:

  1. Ascoltare è facile, capire quello che gli altri dicono è molto più difficile, comprenderlo poi...non ne parliamo, ancora più dura!
    Forse più che con le orecchie, sarebbe meglio ascoltare con il cuore, confrontarsi per come siamo e non per come vogliamo apparire agli altri...

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