lunedì 29 giugno 2015

De ja vu, #motogpassen2015

Difficile iniziare un post dopo aver letto la lettera del dottorcosta (qui) sulla gara di MotoGp di Assen 2015. Il dottore come sempre ha centrato il problema e lo ha affrontato con le sue parole, quelle che per tanti possono essere superflue, ma che in realtà rivelano la vera essenza del motociclismo fatto di passione, sacrificio e lealtà verso l'avversario.
Dal mio punto di vista sono totalmente d'accordo con Claudio e vorrei aggiungere un pensiero in maniera meno filosofica ma molto più pratica da appassionato e non da tifoso. Nel motociclismo ci sono sempre stati episodi discutibili che hanno portato a diatribe accese tra noi motociclisti, come ad esempio il sorpasso di Capirossi su Harada, anche se quello fu un episodio limite perche eravamo a due curve dalla fine del campionato del mondo. Vogliamo anche ricordare Rossi che si è reso protagonista nel 2004 della famosa spallata a Gibernau a Jerez. In tempi più recenti Rossi su Stoner a Laguna Seca nel 2008 suscito' un grande scalpore perchè, regolamento alla mano, chi taglia una curva e ne approfitta per sopravanzare l'avverrsario deve poi cedere la posizione. Lo stesso Biaggi ha sempre affermato che le corse non sono una gara di ballo e che i contatti sono all'ordine nel giorno delle gare, ma l'episodio di Assen va a toccare quelle regole scritte che in teoria andrebbero rispettate. Purtroppo oggi il marketing si è impossessato del nostro mondo e i guerrieri e gli eroi citati da Costa oggi indossano armature firmate e piene di sponsor che pagano svariate migliaia (se non milioni) di euro che servono poi anche per la sopravvivenza dell'intero ciurcus. Rossi ancor oggi rappresenta la gallina dalle uova d'oro perchè è riuscito a veicolare tantissimi tifosi dentro gli autodromi di tutto il mondo trasformando le colline erbose degli appassionati, che ancor oggi si vedono nel GP di Inghilterra, Assen e Australia, in tribune di tifosi che non applaudono più il vincitore ma lo fischiano se non è il loro beniamino. 
Sabato Valentino Rossi ha ancora una volta sancito la sua suupremazia mediatica infischiandosene del fair play nei confronti dell'avversario ma più semplicemente uscendo al naturale, quel naturale che lo ha reso un icona del motociclismo moderno. La stampa ignorante e becera ha poi fatto il resto elogiandolo a prescindere perchè è molto più difficile (e poco renumerativo) criticare un campione che elogiarlo. Lui si salverà sempre anche se evadesse il fisco.... 
Rossi quest'anno deve vincere il suo decimo titolo perchè nell'era moderna nessuno è stato (ancora) come lui. Ma quando Rossi smetterà cosa rimarrà delle corse, chi saranno i futuri spettatori? In una recente dichiarazione Ecclestone, a seguito della vittoria di Rosberg a Montecarlo, ha detto che il pilota (Rosberg) non fa audience, non è un personaggio mediatico e in questo pensiero (parola grossa) c'è tutta l'essenza del motorsport moderno. Tony Cairoli, anche lui vincitore di 9 titoli mondiali, non viene neanche preso in considerazione perchè il suo sport è brutto, fangoso, sabbioso e non ha un seguito popolare. 
Prendiamo la SBK priva di un campione italiano (con il rispetto per l'acerbo Giugliano e gli altri italiani). E' stato Biaggi a rientrare per risollevare una categoria che non sta passando un bel momento. Eppure le gare sono sempre belle, combattute, ricche di sorpassi, cibo per gli appassionati ma non per i tifosi che esultano se un avversario cade in terra. All'inizio del campionato mi avrebbe anche fatto piacere vedere vincere il decimo titolo mondiale a Rossi (comunque quest'anno in ottima forma) ma sinceramente adesso spero non riesca nel suo intento perchè non è più un mondiale vinto sull'asfalto ma solo vinto ad un tavolo come fu anche per la sua avventura in Ducati (ma li per fortuna emersero i limiti del pilota). 
Il giorno che Rossi smetterà di correre sarà un brutto giorno per il motociclismo ma un bellissimo giorno per lo sport perchè i giornalai torneranno a vendere i giornali e i tifosi torneranno negli stadi e torneremo ad apprezzare i duelli dei piloti nei limiti dei regolamenti scritti dagli uomini e non da un munifico sponsor. 

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