domenica 26 aprile 2009

Motegi Vs Assen

Ancora una domenica di corse in contemporanea tra Motomondiale e Superbike ed ancora una volta vince ai punti il mondiale delle derivate di serie.
Due gare veramente entusiasmanti si sono svolte in quella che una volta veniva definita l'università delle moto, e che ora è stata "rovinata" nel nome della sicurezza. Sicurezza che è venuta meno quando, nella seconda manche, la moto di Spies è andata a finire contro le reti. Comunque gara 1 veramente da cardiopalma, con un Ben Spies che ha rifatto il diavolo a 4 nonostante fosse la sua prima volta ad Assen. Partiti subito forte, Spies ha preso la testa su Haga, Neukirkner, Haslam, mentre dietro il gruppo lottava con un Biaggi in bella rimonta. Perso il tedesco con una caduta nella esse prima del rettilineo (la moto ha veramente sfiorato gli avversari!!!) la gara si è incentrata sul corpo a corpo tra la Ducati la Yamaha e la Honda che, a parte quest'ultima, hanno guidato la gara alternandosi. Poi a due giri dalla fine Spies, che era rimasto in ombra per 6 giri circa, ha fatto un sorpasso da antologia sul povero Haslam, che si è visto infilare in maniera magistrale dalla nuova stella del motociclismo made in USA, in un sorpasso durato tre curve!. Non contento Spies è rivenuto in maniera furibonda anche sul giapponese, che tutto si aspettava tranne che un sorpasso all'interno a tre curve dalla fine, che lo ha letteralmente lasciato senza parole anche alla fine nelle interviste. Peccato per Max che ancora una volta è stato "attardato" da Fabrizio, che col missile che si ritrova, potrebbe fare molto meglio invece di reggere metà gara e sparire nel finale.
Gara 2 è stata più monotona dopo l'uscita di scena al secondo giro di Spies, intento a contenere gli attacchi da Haga, che sicuramente ha subito l'americano nella prima manche. Ottima la riconferma in seconda posizione di Haslam, e lo splendiso risultato di SMRZ con una Ducati di un team privato che ha messo in ginocchio ancora una volta Fabrizio, quarto alla fine. Assen ci ha regalato una nuova stella, che non ha bisogno di conferme, ma che ci ha fatto stare incollati al divano con dei sorpassi da mani sudate, e che alla fine si è dimostrato anche un ragazzo modesto, testa bassa e lavoro duro.
Da segnalare una nota molto positiva per Mauro Sanchini, il nuovo telecronista della Superbike che ha sempre fatto interventi da ex pilota, rimarcando con lucidità ogni episodio in gara, dando allo spettatore più inesperto nuove chiavi di lettura. Bravo!!!
Contrariamente alla solita "noia" anche il motomondiale ha offerto una gara interessante perchè tutti i piloti sono partiti con l'incognita set-up, in quanto fino a poco prima della partenza della gara, la pista era ancora umidiccia. Infatti la 125 ha avuto il compito di "asciugare" la pista con mezzi piloti che hanno scelto di partire con le rain ed il resto slik e intagliate. Ha avuto ragione ancora una volta l'ottimo Iannone che ha fatto valere un inteligenza tattica notevole, raggiungendo la testa della corsa a 5 giri dalla fine e vincendo sull'ottimo Simon. Da considerare anche l'aspetto "romantico" della vicenda perchè ricordiamo che Andrea è abruzzese, quindi un pizzico di morale a tutto l'abruzzo e i suoi coriacei abitanti.
La 250 è partita asciutta, anche se un rigagnolo d'acqua all'entrata del sottopasso rompeva parecchio ed ha fatto diverse vittime. Era la prima gara per il nostro Supersic che ha subito preso la testa con un buon margine su di un gruppetto che si alternava per la seconda posizione, capitanata dall'ottimo Aoyama. Tutti preoccupati per la tenuta del polso operato, la sorpresa è venuta fuori dalla rottura del cerchio anteriore dell'Aprilia, che ha messo fuori gioco la gara solitaria di Simoncelli, anche se Bautista stava rinvenedo a gran carriera. Infatti alla fine il pilota iberico ha avuto la meglio sul giapponese e sull'ottimo Pasini, che una volta scrollati di dosso gli avversari, ha pensato bene di mantenere la terza posizione iniziando a capitalizzare punti preziosi.
Come ho già detto, la MotoGp è partita con l'incognita set-up il che ha dato una chiave di lettura che potrebbe essere sfruttata per il futuro, perchè, anche se non ci sono stati duelli, la gara è stata vissuta su di una serie di schermaglie cronometriche niente male. Rossi è partito subito forte, lasciando forse prevedere una rivincita su Stoner rispetto alla gara del Qatar. E così mentre l'australiano si trovava a combattere nei pressi della 6 e 7 posizione, davanti Lorenzo e Pedrosa hanno inanellato giri su giri e sono andati a riprendere il dottore, che non sembrava così irresistibile. Infatti dopo una serie di schermaglie Jorge ha preso la testa della corsa e non l'ha più mollata lasciando a Pedrosa e Rossi di giocarsi il secondo gradino del podio. Della partita sembrava essere anche Dovizioso che ha retto fino a 5 giri dalla fine, quando è stato raggiunto da un furibondo Stoner che se non avesse perso quei primi 8 giri, sarebbe stato sicuramente della partita. Quindi nell'ordine Lorenzo (che guida anche il mondiale), Rossi , Pedrosa e Stoner e da segnalare per la seconda volta consecutiva (l'avevo già detto in Qatar) l'ottimo 6 posto di Melandri con una moto non stellare ma veramente efficace.

venerdì 17 aprile 2009

"Gli italiani pro Fidel? Vengano a vivere qui"

di Giordano Lupi
Yoani Sànchez, la più famosa blogger cubana anti-regime: "Internet è stato come una crepa nel muro della censura. Di riforme vere non si parla e la gente ha ancora paura". Intanto a Miami gli esuli anti castristi sono pronti alla guerra contro Obama.
Yoani Sánchez rischia di far tremare il trono dei fratelli Castro: a 33 anni ed esclusivamente grazie a Internet è diventata uno dei simboli della lotta al regime. È tra le animatrici del portale Desde Cuba (http://www.desdecuba.com/), rivista indipendente ostacolata dal governo e il suo blog (http://www.desdecuba.com/generaciony/), dal quale lancia critiche pungenti al potere, è ormai diventato un caso a livello internazionale.
Yoani nasce a Cuba nel 1975. Si specializza in letteratura spagnola e latinoamericana contemporanea, nel 1995, nonostante un figlio nato nello stesso anno. Dimostra un caratterino niente male discutendo una tesi incendiaria dal titolo Parole sotto pressione, uno studio sulla letteratura della dittatura in America latina. Nel 2000 si impiega presso la Editorial Gente Nueva e si convince - come la maggior parte dei cubani - che con il salario di Stato non può mantenere una famiglia. Decide di continuare il lavoro statale ma comincia a dare lezioni (illegali) di spagnolo ai turisti tedeschi che visitano L'Avana.
Nel 2002 emigra in Svizzera, ma nel 2004 torna in patria, forse per la nostalgia della sua terra, anche se amici e familiari sconsigliano il rientro. Scopre la professione di informatica. Nell'aprile del 2007 comincia l'avventura del Blog Generacion Y, definito come «un esercizio di codardia», perché è uno spazio telematico dove può dire quello che è vietato sostenere nella vita di tutti i giorni. Vive all'Avana insieme al giornalista Reinaldo Escobar. Oggi esce in Italia (pubblicato da Rizzoli) il suo libro, Cuba Libre, vivere e scrivere all'Avana.
Sappiamo che il tuo blog vive solo all'estero. Da Cuba non puoi leggerlo ma continui ad aggiornarlo. Come fai?
«Dal marzo del 2008 il governo impedisce l'accesso a tutto il portale Desdecuba - dove è inserito il mio blog - dai cyber caffè, dagli hotel, dai centri di studio e dalla maggior parte delle aziende cubane. Quando è accaduto questo ho pensato che sarebbe stata la fine del mio sito. Tuttavia, attorno al blog era nata una vera comunità virtuale ed è proprio da quella che è nata l'idea di aiutarmi a pubblicare ogni nuovo testo. Grazie alla solidarietà di persone che vivono in diversi paesi, posso inviare i miei post per e-mail e loro si occupano di pubblicarli nella pagina web. Al tempo stesso ho molti amici virtuali che traducono in 14 lingue ciò che scrivo; altri mi inviano, tramite posta elettronica, i commenti dei lettori».
Ma anche a Cuba Internet riesce a essere uno strumento per la libertà di pensiero?
«Per molti anni a Cuba l'informazione è stata monopolio esclusivo dello Stato, ma Internet ha prodotto una crepa nel muro della censura che sembra molto difficile da chiudere. Anche se il Paese ha uno degli indici di connessione più bassi del pianeta, le persone cercano il modo di accedere alle notizie che compaiono in rete. Come abbiamo un mercato nero per gli alimenti, così esiste un rifornimento illegale e alternativo di informazione. Abbiamo imparato a distribuire le pagine web su memory flash e in dischi a migliaia di persone che non sono mai potute entrare su Internet. Con questo identico sistema circolano il mio blog e altri siti realizzati sull'isola».
Raúl Castro e Obama sono i leader del presente. Con loro la storia può cambiare?
«Sono convinta che Obama sia un leader del presente, ma Raúl Castro per me rappresenta il passato. È un uomo che ha ereditato il potere per diritto di sangue e sta tentando di mantenerlo senza compiere cambiamenti significativi. Mi rattrista che i cubani abbiano riposto le loro speranze in ciò che può fare il presidente nordamericano, nella influenza che potrà avere su Cuba. Questo significa che la gente qui si rende conto che dall'interno non è possibile arrivare a delle riforme. E purtroppo la società civile cubana è troppo frammentata e censurata per aver la forza di abbattere il muro».
Da qualche tempo il tuo blog è tradotto anche in italiano e ha sempre più lettori. Allo stesso tempo qui non mancano ammiratori del regime castrista. Che cosa ne pensi?
«So che da voi molte persone applaudono ogni azione del governo cubano. Per loro questo è un paradiso dove regnano l'eguaglianza e la speranza. Mi spiace deluderli, ma non è così. Credo che persino molti di coloro che pensano che noi cubani abitiamo nel miglior sistema possibile, non sopporterebbero due settimane di code, mercato razionato e proibizioni. Il grande problema è che molti di coloro che sostengono l'attuale situazione cubana, vengono qui solo come turisti e da un hotel sembra tutto molto gradevole. Raccomando loro di fermarsi a vivere come cubani».
A Cuba esiste un movimento di opinione che si batte per il cambiamento?
«Mi piacerebbe pensare di sì, ma ancora la gente sta molto attenta a dire in pubblico ciò che pensa realmente. Solo nelle case e tra amici si ascolta la verità. Negli ultimi due anni però la situazione è cambiata più che nei decenni passati. L'assenza di Fidel Castro ha significato la fine di un'ipnosi collettiva prodotta dalla sua figura. Dal giorno in cui il grande ipnotizzatore non ha più potuto prendere il microfono e fare un discorso di tre ore, la gente ha cominciato lentamente a risvegliarsi e a parlare».
Cosa credi che succederà il giorno della morte di Fidel?
«Se mi avessero fatto questa domanda tre anni fa, avrei detto che sarebbe cambiato tutto. Nel tempo trascorso da quel 31 luglio 2006 - quando è stata annunciata la sua malattia - fino a oggi, il governo si è dato da fare per preparare i cittadini alla notizia della sua morte. Abbiamo visto spegnersi la figura dell'"invincibile" Comandante, come in uno di quei film dove il protagonista si allontana fino a perdersi dalla vista. E ora sono in molti a pensare che sia già morto e che abbia perso molta importanza nella vita politica del paese.
Nonostante tutto, alla scomparsa del simbolo, molti cubani penseranno che è terminata un'epoca. Alcuni si sentiranno sollevati e forse le vendite di rum andranno alle stelle , mentre altri piangeranno davanti alle telecamere. Entrerà nel nostro passato e un giorno quando i miei nipoti mi sentiranno parlare di Fidel Castro, non sapranno se si trattava di un politico, di una stella della musica tradizionale o di un giocatore di baseball. Quel giorno, sentirò che finalmente avremo superato il suo enorme peso verde olivo sulle nostre vite».
(ha collaborato Fabio Izzo)

martedì 14 aprile 2009

Piove sul bagnato e sul motomondiale


Chi ha detto che nel deserto non piove mai? Lo abbiamo visto a Losail in Qatar durante il primo fine settimana dell'inizio del motomondiale. Sposa bagnata sposa fortunata si grida ai matrimoni, un pò meno lo direi per quest'avvio di campionato del mio sport preferito che, colpa anche dell'acqua, si sta sgretolando come la sabbia del castello colpita dall'onda. E non è tanto per la corsa in mezzo al deserto resa più affascinante dal farla in notturna, quanto che il motomondiale si sta un pò "formulaunizzando" perdendo quanto di buono questo sport ci ha sempre dato e che nel 1988 fece nascere quel bellissimo campionato parallelo, la superbike, che oggi sta sempre più minando l'immagine del campionato prototipi. La pioggia del Qatar ha fatto emergere quanto la Dorna non sia preparata a imprevisti del genere e magicamente ha tirato fuori dal cilindro decisioni alquanto discutibili ad iniziare da ritener valida una gara dell 125 con soli 4 giri effettuati, riducendo la 250, il tutto per restare in linea con la programmazione della MotoGp che doveva correre all'ora prestabilita. Ma la Dorna non è Dio il quale ha bussato sulla capoccia degli organizzatori inducendoli a spostare la gara al giorno dopo facendoli capire che al mondo ci sono anche delle variabili che vanno affrontate, come l'anno scorso quando su Indianapolis si abbattè la coda dell'uragano che fece parecchi danni negli Stati Uniti. Il tutto per poi vedere una gara con 18 partenti che neanche le corse amatoriali ne vantano meno, contornata dai fiumi di parole che il buon Guido Meda la farcisce ogni qualvolta, cercando di suscitare interesse in duelli che non ci sono, ma che ipoteticamente avverrebbero se... Contrariamente a qualche tempo fa, la moto Gp oggi campa sui duelli a distanza, ed episodi come il sorpasso di De Angelis a Pedrosa sono scorretti, oppure ci dispiace se Rossi è partito male e Stoner prende subito il largo. Monogomma o no, Stoner e Valentino hanno ancora dimostrato una volta di andare più forte di tutti e che per il resto della compagnia c'è ancora molto da lavorare. Una volta tanto la strada da seguire ce la indica Melandri e il suo team, la Kawasaki/Hayate che, a detta loro, si sono presentati con pochi mezzi (soldi) solo per infoltire la scarsa griglia. A parte un dritto, la moto nera ha fatto una gara rispettabile per i soldi investiti, non lontana dalla zona dove sono gravitati team più ricchi, indicando una presumibile strada da seguire per infoltire la presenza di moto alla partenza.

Nella Superbike il discorso è all'opposto dove di moto ce ne sono che comunque garantiscono sorpassi e duelli sia per le prime posizioni sia per quelle di rincalzo. La cura Ducati ha fatto bene al veterano Haga che sta finalmente capitalizzando gli anni di permanenza nelle corse e che sembra avviato alla prima conquista del suo primo titolo mondiale. Non che il discorso sia già chiuso, però se il buondì si vede dal mattino... Vedremo i prossimi appuntamenti che strada ci indicheranno, aspettando anche le nuove regole ufficiali della Moto2 che sulla carta si preannunciano "strani"...

giovedì 9 aprile 2009

Il terremoto delle idee

Scrivere qualcosa sull'immane tragedia dell'Abruzzo credo sia inutile. Non per l'utilità in se stessa, ma perchè a volte il silenzio delle immagini va oltre le parole. Ma il terremoto non ha distrutto solo luoghi, ucciso persone, devastato famiglie intere, ma ha fatto emergere dalle viscere della terra, la pochezza delle persone, il loro totale grado di idiozia, che solo una scossa tellurica poteva far uscire dall'individuo. Alle immagini dell'elicottero, a quelle delle telecamere a terra, all'assordante silenzio di posti devastati, si è sommato il commento dei giornalisti, che hanno anche studiato per diventare tali, i quali hanno pensato bene di fare domande altamente illuminate del tipo: "Che cosa ha provato in quel momento?. Che cosa ha visto? Cosa si ricorda?". Oppure camminando per le macerie commenti del tipo: "Questo è quello che rimane di una casa (inquadrando una dispensa di legno miracolosamente intera)". Mah va? Cosa vuoi che rimanga dopo un terremoto così? Come si sente una persona che ha perso tutto e nella peggiore delle ipotesi anche i familiari più cari? Cosa vuoi che abbia visto un cristiano alle 3 di notte quando tutto gli crolla addosso? Ma all'università del giornalismo c'è un esame apposta per domande post catastrofi? Alle persone che piangono gli pianti un microfono in gola aspettando cosa, le lacrime come nei talk show? E' questo che ti insegnano all'università, giornalista? Ma un pò di rispetto per il lutto lo possiamo avere in questo paese di idioti? Le immagini senza la fastidiosa voce dei giornalisti, dal tono grave, come se non bastasse la visione del disastro, sarebberò molto più vere, più intime, lasciando allo spettatore, che ascolta i rumori della tragedia, una sua personale interpretazione. Come se non bastasse si sono affacciati nuovamente quelli del "Le so tutte", gruppi di esperti che dopo l'11 Settembre sono diventati esperti in tutto, quelli che vedono il complotto anche a 10.000 metri sotto terra. Se ascoltate le interviste, invece di parlare a vanvera, capireste che le persone sapevano, ed erano consci del problema, ma nessuno, dico nessuno al mondo poteva prevedere l'entità!!! Dato che siete bravi a pontificare, indagate perchè strutture moderne, costruite su di una zona sismica, non hanno retto, come ha detto il professore americano. Indagate perchè un ospedale si è letteralemente sbriciolato. E se non indagate, rimboccatevi le maniche e andate in zona operazioni. Forse con la polvere che respirerete vi si seccherà la lingua... Siete patetici e pusillanimi come le vostre idee, che ha differenza delle abitazioni, non servirà un terremoto per farvi crollare il cemento che avete in testa. Tanto voi tra un anno sorvolerete su altre disgrazie, e degli Abruzzesi non ve ne fregherà più niente!!!
Vergogna!!!

lunedì 30 marzo 2009

Bisogna remare. Tutti!!!!!!!!!!!!!!!!

Una società italiana e una giapponese decisero di sfidarsi in una gara di canoa con equipaggio ad 8 uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di un chilometro.
Dopo la sconfitta il morale della squadra era a terra. Il Top management decise che si sarebbe dovuto vincere l'anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scoprì, dopo molte analisi, che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano.
In questa situazione di crisi il Top management dette una chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c'erano troppe persone a comandare e troppo poche a remare. Con il supporto della relazione degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori ed uno ai remi. Inoltre si introdussero una serie di punti per motivare il rematore: "dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità". L'anno dopo i giapponesi si aggiudicarono la sfida con un vantaggio di due chilometri.
La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante ciò pagò un bonus al gruppo di comando per il grande impegno profuso. La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove dimostrò che era stata scelta la giusta tattica e che anche la motivazione era buona, ma che il materiale impiegato doveva essere migliorato. Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa!!!

lunedì 9 marzo 2009

Suzuki Sixteen 150


Era da da più di due lustri che non scrivevo una recensione su di un mezzo a due ruote, ne mai avevo avuto l'occasione di parlare di scooter. Beh! proveniendo dal mondo delle corse e avendo provato su pista diversi bolidi, parlare di un mezzo così piccolo mi suona un pò strano, ma dato che gli anni passano, e quasi tutti noi ne abbiamo almeno uno in casa, mi sono detto "magari servirà a qualcuno il parere di uno navigato" ed avendolo comprato, per chi vorrà leggere, eccovi la mia personalissima recensione (non pagata da nessuno:-)).


La Suzuki lo ha presentato più di un anno fa, nel 2007 a Parigi, ma è dai vari saloni del 2008 che se ne sente parlare. Ovviamente tutte le case tentano di combattere lo strapotere Honda che ha nel settore degli scooter 150 con il suo esercito di SH venduti e sparsi per tutto il territorio. La fascia è quella delle "ruote alte" da 16 pollici con una spalla di 80 per tentare di sopperire a tutte le asperità che ci sono per le strade. Esteticamente non è tanto originale, molto somigliante al cugino della casa nipponica, un pò più cattivo nell'anteriore con una migliore raccordatura tra il parafango e lo scudo. Bella la sella a due "piani" concepita anche per i meno alti (800 mm da terra), che permette al conducente di trovare subito il terreno in fase di fermata evitanto di scivolare "in punta" per trovare il punto più basso, con un posto sottosella buono per ospitare un casco jet. La pedana poggia piedi è piuttosto ampia sia nel punto centrale sia laterale dove sono state ricavate due insenature molto comode per chi è dotato di "piedoni":-) Novità per l'utente medio è il freno a disco posteriore, tanto agognato dagli utenti degli scooter che evidentemente si sentono più sicuri nell'usarlo (sulle moto da corsa quasi si toglie!) e Suzuki li ha debitamente accontentati andando oltre, inserendo la frenata integrale con la leva sx, che aziona i due dischi da 220 mm con pinza a 3 pistoncini all'anteriore e singolo pistoncino al posteriore. Il propulsore misura 156 cc raffreddato a liquido, per una potenza pari a 15,2 cv, in media con gli altri, ma dotato di un buon tiro grazie anche all'iniezione elettronica. Per il reparto sospensioni troviamo una forcella telescopica all'anteriore e due ammortizzatori al posteriore con possibilità di regolare il precarico.

Una volta in sella, anche noi più "grandi", ci troviamo a nostro agio, con lo spazio per le ginocchia che non arrivano mai a toccare lo scudo anteriore, con la seduta favorita dall'ampia sella che risulta anche comoda e ben imbottita, e la distanza del manubrio che non "chiede" di essere cercata, risultando ergonomicamente gradevole. "Cattivo" anche al minimo, con un rumore grintoso "soffocato" da un grande scarico per essere in linea con le normative Euro 3, il Suzuki parte subito bene, avendo privilegiato l'erogazione ai bassi e medi regimi, piuttosto che le doti di allungo e velocità massima. Per uno scooter dal taglio cittadino, direi che la scelta è positiva e viste le doti del Sixteen decisamente riuscita. Nel traffico stretto si dimostra agile e piccolo, e lo slalom tra le auto, quasi da fermo, risulta facile, evitando di mettere in continuazione il piede per terra (ovviamente centra anche il manico:-)), ripartendo sempre scattante da ogni situazione. Ottimo il comportamento della forcella, senza troppi "affondamenti e rilasci", un pò meno per il reparto posteriore, dove è presente un pò troppa rigidità che non digerisce bene le strade massacrate di Firenze (forse non ce la farebbe neanche un enduro...:-(). Come ogni motociclista che si rispetti, ho voluto battezzare il mio scooter nel tempio dei motociclisti, quindi mi sono diretto verso il Mugello, passando per una delle mie strade preferite, la Faentina, dove dall'Olmo verso Borgo San Lorenzo mi esalto parecchio. Lo so che non politicamente corretto, ma quella è sempre una buona strada per fare qualche curva ancora in santa pace con un asfalto decisamente gradevole. Certo con uno scooter non è il massimo, ma devo dire che alla prima "sinistra" il Sixteen ha messo subito in evidenza una buona propensione alla piega, supportato anche da ottime gomme (Metzler Freefeel di serie) che mi hanno fatto quasi sentire su una moto. Sx, dx, ed esse veloci non hanno mai messo in crisi la ciclistica, anche a velocita intorno agli 80 km/h, anche se a dirla tutta, mi è risultata un pò "seduta" dietro, con la tendenza a sovrasterzare un pò... Ma diamine è uno scooter!!! Il problema del telaio, anche se generoso, è iniziato a venire fuori sui curvoni ad oltre 100 all'ora, dove il mio peso (98Kg) faceva "flettere" lo scooter su se stesso, innescando quello che noi motocliclisti da pista chiamiamo "pompaggio", che su una moto da corsa è generato dalle sospensioni, mentre qui da tutta la struttura. Buona la frenata sia singola sia combinata, anche se quest'ultima è molto più utile nel traffico cittadino. Un pò ventoso senza un cupolino, anche basso, che ancora non ho trovato in after market ma che esiste negli accessori Suzuki ma dei quali ancora nessuno sa nulla... Mah! L'unico neo un pò fastidioso è la spia del carburante che, arrivata a fondo corsa, non sai mai in realtà quanta benzina effettivamente hai (quindi bisogna farci l'occhio perchè sono già rimasto a piedi!!!) Comunque in generale mi sono veramente divertito a guidarlo, limitatamente al mezzo che è, che comunque non disdegna una gita fuori porta in tutta tranquillità o magari facendo qualche piega illudendosi di avere una piccola moto, senza stivali, ginocchiere... Non solo. Le padane del passeggero, che mi avevano fatto storcere un pò il naso, si sono rilevate utili quando metti la borsa della palestra sulla pedana e ti fanno assumere una posizione tipo moto. Il fatto poi che la mia moto da corsa è un Suzuki ha fatto il resto, però un ottimo scooter, originale quanto basta, poco visto, fornito in 4 colorazioni (bianco perla, grigio metalizzato, blu chiaro metallizzato, e nero opaco) ad un prezzo decisamente concorrenziale rispetto anche al brand. Per il resto come dice il buon Nico: luci accese anche di giorno (nel Suzuki non c'è neanche l'interruttore), casco in testa ben allacciato, e (seriamente) prudenza SEMPRE!!
Upgrade. Era da un pò che le volevo provare e finalmente ho montato all'anteriore il nuovo Michelin City Grip accoppiandolo al "vetusto" posteriore Metzler di serie. Devo dire che il Metzler anteriore non mi ha mai fatto impazzire, sopratutto nei mesi più freddi, mescola un pò troppo dura per uno scooter "leggero", difficilmente scaldabile nei brevi tratti cittadini, e per questo afflitto da uno scarso grip. Michelin ha puntato direttamente ad una mescola molto soft che cambia radicalmente il comportamento dei nostri scooter, garantendogli quella presenza e direzionalità un pò carenti a mezzi di questo tipo. Anche nel nome Michelin ha voluto comunicare questa peculiarità del suo pneumatico e credo che per l'anteriore sia la scelta più azzeccata anche quando le temperature saliranno per il triplo. Discorso a parte va fatto per i posteriori, dove il gruppo motore, attaccato direttamente al cerchio posteriore, favorisce il riscaldamento dell'aria all'interno della gomma, favorendone il suo riscaldamento, un pò come avviene con l'uso delle termocoperte sulle moto da corsa, quindi anche l'uso di mescole medie non è troppo penalizzante anche nei mesi invernali (se toccate le gomme quando rientrate a casa la sera, il post è sempre tiepidino). Da verificare sarà l'usura e lo scalettamento tipico delle gomme più morbide, come accadeva per il Dexter sempre Michelin altra gomma fantastica per città.

domenica 1 marzo 2009

Superbike Vs MotoGp = 1 - 0


In tanti me lo chiedono quindi lo farò: tornerò a parlare di moto!!! Mi sono appena goduto due fantastiche manches del primo round del mondiale Superbike in Australia a Philpp Island. Bel mondiale quest'anno ricco di spunti interessanti ad iniziare dal rientro dell'Aprilia e dalla new entry BMW decisa a dare una svolta all'immagine della moto per dottori e avvocati :-). 32 piloti iscritti, più varie wild card, pronti a sfidarsi in 14 circuiti per un totale di 28 gare con duelli sempre avvincenti, questi sono i numeri del campionato mondiale Superbike. Numeri che sorpassano di gran lunga uno stantio Motomondiale o Moto Gp che dir si voglia, sempre più formulaunizzato, dove i partenti sono quasi la metà, dove i duelli si contano sulla punta di una mano, mentre mezza ne occorre per contare chi può vincere una gara. L'anno scorso le cronache sono "campate" con la gara di Laguna Seca, uno dei pochi gran premi ad aver dato una scossa, e un pò sul dualismo Stoner - Rossi, altrimenti ci sarebbe stato ben poco di cui parlare. Anche se quest'anno ci sarà il monogomma, la griglia di partenza sarà sempre vuota e state pur certi che la battaglia sarà ancora ristretta a pochi. Spero di sbagliarmi, ma non vedo nuove leve in grado di intromettersi per il risultato finale. Ironia della sorte stanno ancora massacrando le classi minori, sia 250 che 125, trattate come pulciose, ma in realtà vere e proprie gare sempre combattute. Come lo scarso interesse dei media per la Superbike è inconcepibile. In moto non ci va solo Valentino o vince solo Valentino. In australia abbiamo assistito a due manches bellissime, ed anche se mancava LUI, Mr. Troy Bayliss, i ragazzi hanno dato prova di saper duellare e le staccate in fondo al rettilineo le facevano tutti ad iniziare dai "ripescati", vedi Laconi, che ogni anno trovano nuovo vigore in queste gare. 312 km/h la velocità della Suzuki che vanta anche 220 cv. Sono numeri che dovrebbero interessare anche chi vede solo la MotoGp, come l'intenditore da bar che guarda la partenza nella gara di F1. Bene l'Aprilia e la BMW (oltre alla moto da corsa ho anche un GS1200!), bene Spies e Haslam. Haga come sempre generoso, ma sarà difficile non rimpiangere quella sella appartenuta a Bayliss... comunque i ducatisti avranno il suo idolo anche quest'anno. Manca all'appello la mia preferita, la Kawasaki, che dopo aver preso Melandri (sigh) è ancora nelle retrovie... Ma ormai noi "verdoni" lo sappiamo e in fondo è anche per questo che ci piace la nostra Ninja... Comunque per l'appassionato di moto so che non scrivo cose nuove, ma tu "guardone" occasionale, fai un salto a vedere come sono le corse in Superbike, magari ti accorgi che un emozione c'è anche per te... A presto, casco ben allacciato e prudenza... Sempre!!!!

lunedì 23 febbraio 2009

Partito Democratico Cristiano

Finalmente una svolta è stata fatta. Meno finalmente la Democrazia Cristiana ha preso le redini del comando. D'altronde che è causa del suo mal pianga se stesso. Ricordo nel 1993 quando l'allora DS si fregavano le mani per aver sbaragliato i "cugini" socialisti falciati dal trattorista immobiliare e dalla vergogna di mani pulite. Io mi ricordo di tutti gli esuli, quelli che fino al giorno prima osannavano Bettino Craxi e poi hanno rinnegato tutto, tra cui Ottaviano Del Turco. Io mi ricordo chi diceva "...si, sono stato socialista, ma adesso sono guarito...". Mi ricordo anche della scellerata scelta di Uolter un anno fa di estromettere i socialisti dalla nuova coalizione, al posto di altri che meno ci potevano stare, ma facevano molto "fico". Peccato, l'idea era partita bene, facendo fuori le ali estreme della sinistra e dando un immagine più moderata ma sempre di "sinistra"... Poi però la convinzione "ma anche" la paura hanno fatto imbarcare un pò tutti a bordo dell'arca di Noè, e gli italiani se ne sono accorti, ed hanno stroncato in maniera inequivocabile le scelte del povero Veltroni che dal "we can" è passato all'"I go" (che non è la macchina della Toyota). Che dire... Con Franceschini alla guida e vari leader che si sono palesati in varie città tra cui Renzi a Firenze, ai post comunisti o presunti tali, non resta che iniziare a pregare, a non bestemmiare più, a riporre le icone tanto care alla sinistra, tra cui la falce e martello che verrà sostituita dal rosario e dalla Bibbia e dalla immancabile domenica alla messa... Già infatti si vocifera che l'ex leader del PD vada in Africa come missionario tenendo fede agli impegni presi... A me personalmente dispiace, perchè l'idea di Uolter non era male, però uomini con gli attributi non ce ne sono tanti, e in politica ancora meno... Tutte bandierine che sventolano al primo cambio di vento, pronte a vendersi, e con loro il popolo ignorante e ciuco pronto a seguirli e fare la stessa fine... Ciao compagni, sicuramente vi ritroverete in una nuova coalizione che prenderà vita alle europee, con un figuro che è stato sotto naftalina per un anno intero, pronto a risvegliarsi e a imprecare contro tutto e tutti, cavalcando il cavallo del populismo. Per il resto bentornata balena bianca, i miei più vivi complimenti...

venerdì 6 febbraio 2009

Il vero scandalo era obbligare i dottori al silenzio

di Mario Giordano
Un Paese incivile? Un Paese xenofobo? Un Paese fascista, parafascista, iperfascista, comunque indegno, zotico, barbaro e contro la vita? Un Paese razzista e disumano? Davvero siamo diventati tutto questo? Oggi? Di colpo? Leggo le agenzie e trasecolo: l’approvazione del provvedimento che dà ai medici la possibilità di denunciare i clandestini scatena un’ondata di reazioni che sembra di essere finiti all’improvviso dentro un comizio di Malcolm X. Ma dove sarà il Ku Klux Klan? Quale la norma che suscita tanta indignazione? La leggo e la rileggo: dà la possibilità ai medici di denunciare i clandestini. Tutto qui? Tutto qui. Scusatemi ma l’unica cosa che io trovo indegna, a dir la verità, e che finora non potessero farlo. Non vi pare? Sembra impossibile. E invece è proprio così. In base a una legge del ’98 al medico oggi è vietato (ribadisco: vietato) denunciare un clandestino. Non può farlo. Proprio non può, salvo incorrere lui (non il clandestino) in sanzioni. A me sembra una stupidaggine. E al contrario mi sembra puro buon senso la nuova norma che gli dà la possibilità (ribadisco: possibilità, non obbligo) di fare ciò che per qualsiasi cittadino sarebbe una responsabile azione civica. Non la vogliono usare? Non la usino. Ci vogliono rinunciare pubblicamente? Ci rinuncino. Mettano un cartello fuori dall’ambulatorio, un’insegna luminosa, uno striscione fluorescente: «Qui i clandestini non si denunciano». Nessuno li obbliga. Nessuno li costringe. Ma non si lamentino: chi, come noi, ha somma fiducia nella coscienza, nella professionalità e nella sensibilità dei medici, non può che essere contento che a loro sia affidato uno strumento in più. Ribadisco: uno in più, non uno in meno.Dicono che così i medici diventano poliziotti e anche delatori. È una balla. E chi la dice lo sa benissimo. I camici bianchi non indosseranno la divisa. Non più, per lo meno, di quanto la indossino oggi quando segnalano che nel loro ambulatorio è arrivato un ferito da arma da fuoco o la vittima di un pestaggio. In quel caso, infatti, già ora scatta la denuncia. Il medico si sente per questo meno medico? Si sente trasformato in poliziotto? O in delatore? Perde la sua funzione «curante»? No? E perché, nel caso dei clandestini, invece tutto ciò succede? Perché la denuncia di una rissa è compatibile con la funzione del medico e quella di un clandestino no? Tanto più che i medici fino al ’98 potevano denunciare regolarmente i clandestini. Non c'era divieto. E non c’era scandalo. Come mai? Dieci anni fa eravamo un Paese incivile e non lo sapevamo? Eravamo un Paese xenofobo, parafascista eccetera come dicono in coro Veltroni, Gino Strada, le Acli e il solito coro del perbenismo conformista? E nessuno ci aveva informati? E nessuno s’era indignato? E già che ci siamo: sono Paesi razzisti anche Francia e Gran Bretagna, dove i medici hanno da sempre la possibilità di denunciare i clandestini? Ed è razzista la Germania, dove addirittura esiste l’obbligo (ribadisco: l’obbligo) di denuncia da parte degli ospedali? C’era ieri un’esponente della sinistra che commentava la notizia dicendo: «Mi vergogno di essere italiana». Ecco: bisognerebbe spedirla a imparare come funziona all’estero. Biglietto di sola andata, però. Dicono un’altra cosa. Dicono che questo emendamento è sbagliato perché i clandestini, temendo di essere denunciati, rinunceranno a farsi curare. Sarà. Però a me pare che si stia dimenticando che stiamo parlando di clandestini. Ribadisco: clandestini. Questi in Italia proprio non ci dovrebbero stare. Entrano infrangendo la legge. Vivono al di fuori delle regole. Nessuno nega il diritto alla cura, ci mancherebbe. Nessuno nega il diritto alla salute. Ma poi, dopo aver fatto di tutto per guarirli, avremo diritto di chiedere loro: scusate, il permesso di soggiorno dov’è? E prima di porci il problema di come limitare la diffusione delle loro malattie, non potremmo porci il problema di come limitare la loro invasione? Anche perché, come si sa, la maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso non sono cure d’urgenza. Non sono malattie terribili, epidemie contagiose, questioni di vita e di morte. La maggior parte delle cure richieste al pronto soccorso sono cure che si potrebbero ricevere (con costi molto minori per il servizio sanitario) in altri modi. Si passa dal pronto soccorso perché è più rapido, è più facile, è più comodo. Se ne abusa un po’. Per porre un freno agli abusi, infatti, gli italiani sono chiamati a pagare un ticket: se l’intervento non era urgente, se è un codice bianco, mettono mano al portafoglio. I clandestini, invece, in quanto clandestini, non pagano una lira. E allora la situazione è la seguente: gli italiani che pagano il servizio sanitario tramite le loro tasse, appena arrivano al pronto soccorso vengano registrati, lasciano i dati, e devono stare attenti perché se sgarrano arriva la mazzata sotto forma di ticket. I clandestini, nulla. Non pagano le tasse, non lasciano i dati, non versano il ticket. Possono abusare fin che vogliono. Possono intasare le sale d’attesa. Possono occupare i medici anche in futilità. Anche in ripetute futilità. Vi sembra normale? A me no. E, a dirla tutta, il difetto del provvedimento che fa tanto discutere a me pare esattamente l’opposto di quello che si sta strillando da diverse ore: il suo difetto, cioè, è che sarà più utile da spendere sulle piazze che nella lotta alla clandestinità, più come arma di comizio che come vero strumento di equità. Il suo difetto, spiace per le Acli e anche per Veltroni, non è di essere disumano e barbaro. Il suo difetto, piuttosto, è che forse sarà inutile.

lunedì 2 febbraio 2009

Siamo diversi


Guardate la foto e leggete la storia. Poi venitemi a parlare delle moschee e integrazione totale. Guardate il cranio della bambina. E mi venite a dire che siamo uguali? Ai fautori della totale integrazione, se la vogliono veramente, dico di andare la, in quei luoghi. A chi è già qui massimo rispetto, ma non chiedeteci altro...


Questo dovrebbe essere un titolo dei giornali… non la spazzatura che ci propinano ogni giorno!È una storia dura ma che riscalda il cuore… con una foto di John Gebhardt (marine americano) in Iraq. La moglie di John Gebhardt's, Mindy, ha detto che l’intera famiglia di questa piccola bambina è stata sterminata. Gli insorti volevano uccidere anche la bambina e così le hanno sparato alla testa… ma non ci sono riusciti. È stata curata nell’ospedale militare di John e adesso sta guarendo ma continua a piangere e a lamentarsi. Gli infermieri hanno detto che John è l’unico che sembra riuscire a calmarla per cui John ha passato quattro notti tenendola in braccio mentre tutti e due dormivano su quella sedia. La bambina continua a migliorare. John è un vero eroe di guerra e rappresenta ciò che il mondo occidentale sta cercando di fare. Questo, amici, merita di essere condiviso con il mondo! Fatelo!Non vedrete mai cose del genere al telegiornale. Fatelo girare. Se non lo fate non succede nulla ma la gente ha bisogno di vedere foto come questa e di rendersi conto che stiamo facendo la differenza. Anche se si tratta semplicemente di una piccola bambina per volta.

sabato 31 gennaio 2009

I missili di Obama W

Ebbene si. Noi che lo abbiamo sempre saputo e detto, la notizia non ci stupisce affatto. Ma per tutti i pacifisti, verdi, arcobaleno, radical chic, bonisti, perbenisti, razzisti, la notizia li dovrebbe sconvolgere. I giornali partigiani, quelli che sbattono in prima pagina il presidente americano, solo perchè "scuro" non hanno dato della notizia (solo la Stampa con Maurizio Molinari) che al quarto giorno di presidenza, Barack Obama ha lanciato cinque missili in due attacchi militari in Pakistan (almeno venti morti). Repubblica e Corriere niente, anche perché erano impegnate a scrivere la balla che sotto Bush c’era "il divieto totale ai fondi pubblici per la ricerca sulle staminali" (Corriere), tre errori in una sola frase: il divieto non è totale, i fondi pubblici non sono vietati, la ricerca sulle staminali non è vietata. Il Corriere, inoltre, non s’è accorto dei cinque missili sul Pakistan anche perché impegnato a titolare così, "Seggio a una sconosciuta", la decisione del governatore di New York di nominare al posto di senatore lasciato vacante da Hillary Clinton una deputata eletta due volte al Congresso di Washington. Sconosciuta a chi?
Questo è Barak Obama signori. Noi lo sapevamo e ci piace lo stesso, ma voi adesso che dite? Tornerete a bruciare la bandiera degli States dopo neanche 15 giorni dal vostro orgasmo collettivo? Dove sei adesso accusatore di Bush e sostenitore di Obama, dove sei?

martedì 27 gennaio 2009

C'è qualcosa che non va...

Sicuramente c'è qualcosa che non va, altrimenti forse andremmo meglio. Aprile è lontano quasi un anno, e sicuramente è poco, o forse giusto il tempo per stilare i bilanci del nuovo governo Berlusconi. Per quanto mi riguarda sono tendente al deluso, perchè comunque ancora non c'è stata quella simil svolta "dittatoriale" che avrebbe dovuto mettere i puntini sulle "i". Tra i tanti problemi che ci affliggono, quello dell'immigrazione è certamente il più dannoso in ottica futura, perchè l'italia e una piccola parte di italiani, mescolano di continuo le carte in tavola sul non prendere decisioni al momento drastiche, ma che andranno sicuramente prese. I fatti di Lampedusa e Massa ci suggeriscono che non c'è volontà di integrazione, ma solo richieste, imposizioni, pugni alzati, che con l'integrazione non hanno a che fare. Integrare significa accogliere il cittadino comunitario o extracomunitario, che si presenta con dei regolari documenti e si mette a servizio della collettività, lavorando, creandosi una posizione, e non richiedendo lo stato di rifugiato politico. Di politici fancazzisti ne abbiamo già abbastanza, non ci servono altri sulle spalle. Che se li prenda la chiesa romana, che se li prendano le associazioni umanitarie che non vedono altro che gli stranieri e non gli italiani. Perchè di italiani che hanno bisogno ce n'è da dare e da serbare... Fino adesso la visione della Fallaci non ha avuto errori, e all'orizzonte non vedo soluzioni o persone o propositi che qualcuno possa far cambiare il vento. Il vento lo farà cambiare forse il popolo, che stufo delle invasioni delle proprie piazze, campagne, parchi, si organizzerà per conto suo, scatenando quello che è all'opposto di una protesta civile, ma di un intolleranza che prenderà tutti, anche quelli che sono qui regolarmente, a lavorare onestamente. Siamo ancora ostaggi del razzismo? No signori, questo si chiama vivere civile e pretendere che gli altri rispettino la nostra terra. La razza non centra niente, anzi... ce lo vogliono far credere per nascondere interessi più grandi, perchè tali vanno chiamati. Spiegatemi il senso di far girovagare orde di clandestini quando potremmo rimandarli al mittente. Spiegatemi il senso di un campo nomadi, il senso dell'occupazione di case destinate ad altri, il senso di proteste effettuate in pubbliche piazze da chi non ha neanche il diritto di calpestare il suolo italiano... Abbiamo i satelliti che leggono i giornali, e non siamo in grado di vedere da dove partono le barche, le navi, i gommoni? Non siamo in grado, in tutta l'Europa evoluta, di dare nomi e volti a chi cerca disperatamente asilo politico, di arginare il problema? Sono tutti rifugiati o gente che ci prova? Caro Cavaliere, caro Maroni, e cari tutti gli altri onorevoli ballerini, il popolo, in maniera inequivocabile via ha dato un segnale forte, in tutte le direzioni. Ha mandato a casa le ali estreme (dx e sx), ha tirato fuori la pochezza di una certa corrente politica, ha sottolineato che ha bisogno di un leader forte. E voi che fate? Discorsi, parole, bla, bla, bla,... Potevate e potete ancora passare alla storia, quella vera, quella dei libri di storia, ma se continuate così sarete quasi peggiori di chi vi ha preceduto, almeno a loro, la mediocrità, già gli si leggeva in faccia!

sabato 17 gennaio 2009

Il guerriero sulla collina

Non sempre la vita ti è benevola, o almeno ti si prospetta facile. Ma in fondo si chiama vita proprio perchè la devi vivere, nel bene e nel male. Poi c'è la via di mezzo, la via di tutti i giorni, il lavoro, la famiglia, lo svago, tentare di avere delle parentesi positive in mezzo ai problemi quotidiani. Certo è, quando sei giovane cerchi di tracciare una linea della tua vita, magari inizi a pensare ad un lavoro, a mettere su famiglia, ma spesso le nostre previsioni subiscono dei cambi di direzione improvvisi, e questo si sà fa parte del gioco. Però vivi, e se hai un minimo di carattere reagisci, ti rimetti in discussione, e se la svolta avviene in senso positivo, godi di quel cambiamento, gioisci, comunque apprezzi ciò che ti è stato donato. Mi ritengo molto fortunato di aver vissuto la vita che mi ha portato fin qui. Mi ritengo fortunato perchè sarei un ipocrita a ridurre la mia felicità solo perchè vorrei avere più agi economici. Ho tutto quello che una persona può desiderare. Certo la fine del mese a volte non arriva, ma tutto sommato chi se ne frega!! Ho un ottimo lavoro, ho due figli splendidi, una casa, le mie passioni, pochi amici ma buoni, che volere di più? Però come sempre, ad ogni poeta manca un verso, e come ogni poeta che si rispetti sono sempre accompagnato da quel velo di tristezza e malinconia latente dei momenti più felici, che mi perseguita e mi fa dire: avrò fatto la cosa giusta? La vita non la puoi cancellare ne cambiare. La puoi modificare, ma il minuto trascorso è già passato, e in qualunque modo lo hai passato non torni mai indietro. Se fosse un hard disk ci sarebbe il tasto formatta, o cancella parziale, ma il vissuto rimane scritto dentro il tuo libro, che ogni tanto, anche se non vuoi, si riapre e sei costretto a leggerlo... Io non cancellerò mai quello che ho fatto, fa parte della mia vita, sempre vissuta alla ricerca del limite, sfidando la sorte, a volte anche con arroganza, senza però mai nicchiare. Giudicato e giudicante, non mi sono mai peritato di dire cosa pensavo ad un amico o conoscente, anche se questo poteva comportare la fine del rapporto, e ho sempre visto la vita degli altri, ma poco la mia... Mi è stato sempre detto "certo hai un bel carattere nel prendere le cose anche negative", ma se sono qui a scrivere forse il carattere si è affievolito, e la grinta annacquata, e cerco di ritrovarla parlando a me stesso in questo specchio-diario, che parla di me... Non spero di trovare qualcuno che mi risponda, in fondo conosco già la risposta, ma nel silente spazio cibernetico, ci sono tante voci come la mia che forse non si incontreranno mai, o forse si, sorreggendosi a vicenda, come in un grande mosaico, dove dei piccoli pezzetti di vetro colorati formano un immagine ben definita... Oggi il guerriero ha posato la spada e aperto la sua armatura, in fondo l'aria è fresca e non ci sono battaglie da combattere...

giovedì 8 gennaio 2009

Nemo propheta in patria (sua)


Frase volutamente tratta dal Vangelo Ancor oggi simile espressione viene usata da coloro che vedono il proprio operato non apprezzato da chi sta più vicino: familiari, colleghi, amici... Guardando la foto mi verrebbe voglia di dire "senza parole", ma siccome chi tace acconsente, io non acconsento!!! Nella più classica delle frasi scalfariane: "NON CI STO'!!". Come posso starci allo scempio, anzi alla profanazione di un simbolo della cristianità, quale il Duomo di Milano o tutti i duomi nel mondo. La foto dimostra un atto di forza e di sottomissione da parte dell'islam nei confronti della chiesa. E' inutile prendersi in giro. E' inutile dire che alla Mecca non ce lo farebbero fare. Non me ne frega niente perchè alla Mecca, pronao come nella più classica espressione "sparecchiavo", non ci andremo mai!! E quando dico che non ci andremo parlo della stragrande maggioranza di cristiani, non di bau bau micio micio!!! Aboliti i presepi, i babbi natale, i crocefissi in nome di cosa, della tolleranza? Io non bestemmio, ne vado in chiesa, ma sono nato e cresciuto con l'Ave Maria, il Padre Nostro, il "tua" di quando passava una suora, e dell'Islam e di Maometto ne sapevo soltanto leggendo la Divina Commedia l'Inferno. Dante e la Fallaci, due fiorentini come me, che non hanno avuto peli sulla lingua per dare un giudizio o vedere più in la del loro naso. C'è chi dirà che l'Islam non è solo fondamentalismo. Mi stà bene, non dico questo, però qui, in Italia patria del cattolicesimo e della chiesa romana, patria delle Madonne con Bambino, del Cristo risorto del Mantegna, dei puttini, degli angeli e dei santi, e, di come recita la messa, di tutto l'ordine sacerdotale, voglio simboli cristiani!! Ratzingher dove sei? Non voglio Benedetto XVI, voglio R-A-T-Z-I-N-G-H-E-R, cognome fiero e tedesco, un pò rigido se si vuole, ma autoritario che ci ricordi che siamo cristiani. Tettamanzi che ha già il destino scritto nel suo cognome, vada altrove a predicare il vangelo, vada nelle sabbie aride dell'arabia, vada a redimere chi vuole in Turchia, vada via però. E con lui i preti che mettono la moschea nel presepe, chi impedisce di santificare il Natale nelle scuole. Io non voglio onori nella mia patria, nessuno forse li vuole, ma non voglio neanche che gli altri se li prendano a discapito dei miei e di chi ci ha preceduto e che ha combattuto per essere quello che siamo oggi! Amen.

La balla spaziale!!

di Paolo Granzotto
Adesso, se i membri dell’Accademia Reale delle Scienze disponessero di una seppur modica quantità d’amor proprio e volessero restituire al Premio Nobel quel poco di rispetto che tutto sommato si merita, dovrebbero convocare a Stoccolma Al Gore e Rajendra K. Pachauri, il presidente dell’Ipcc, Intergovernmental Panel on Climate Change. E lì, nella sala del concerto dell’Accademia Reale di Musica dove nell’ottobre del 2007 il Bibì e il Bibò del «global warming» ricevettero dalle mani di Re Gustavo il Nobel per la Pace - per la Pace! -, degradarli come si fa con gli ufficiali felloni o traditori. Con obbligo di restituire medaglia d’oro, diploma e, soldi sull’unghia, quel milione e centomila euri che ricevettero di prebenda. L’abbiamo scampata bella. Se non interveniva la Natura con le sue gelate, le sue piogge e le sue nevicate, se non ci si fosse messa di buzzo buono per riempire fino all’orlo fiumi, laghi e bacini, per rimpinzare - in un fiat, fra l’altro - con trilioni e trilioni di tonnellate di ghiaccio le calotte polari di sopra e di sotto oltre che ghiacciai di tutto il mondo, ivi compreso il dato per morto e sepolto Perito Moreno, se non avesse, insomma, voluto dimostrare che lei fa quel che più le pare e piace strabuggerandosene delle proiezioni matematiche dell’Ipcc e delle quattro puzzette emesse da noi umani, Al Gore e Rajendra K. Pachauri sarebbero ancor qui a dettar legge. Lasciamo stare noi, che da anni battiamo e ribattiamo per denunciare la grande bufala del riscaldamento globale di origine antropica. Contiamo niente, noi. Ma i 650 scienziati - non cialtroneschi dilettanti, non improvvisati cultori della materia: scienziati, fisici, geologi, meteorologi - ai quali, grazie al provvido intervento della Natura del quale abbiamo parlato si presta finalmente orecchio, non è che abbiano smantellato il dogma del «global warming» solo ieri. È da sempre che lo picconano, è da sempre che lo smascherano rivelandolo per quello che è: una balla planetaria. Ma la stampa internazionale (con rare eccezioni), le tivvù, i blogger, i Michel Moore, le stitiche star di Hollywood, i rincoglioniti da Facebook o altri «social network» per finire ai pecorariscanio, alla minutaglia ambientalista nostrana, tutti a irriderla, la scienza. Tutti a crogiolarsi nel catastrofismo. Mi ripeto, lo so e so anche che infierire sul vinto non è bello, ma tant’è: qualche tempo fa L’espresso sparò una mezza dozzina di pagine - con le solite fotografie delle zolle seccate dal sole, dello stento ciuffetto d’erba ingiallita - per annunciare al suo popolo di beoni che a far data 2022 la Puglia si sarebbe ritrovata totalmente desertificata. Niente più olivi e vigne. Solo sabbia e pietraie, pietraie e sabbia. E Repubblica? Avrà sfornato mille, duemila paginoni sul tema «Il pianeta ha un piede nella fossa». Attaccandosi a tutto, prendendo a pretesto i fatti più insignificanti o stravaganti. Come quella volta che lanciò l’allarme - e gli ci volle ovviamente un’intera paginata - per la diminuzione del numero delle farfalle in non ricordo più quale plaga del Sudamerica. Non si sa bene chi mai le avesse contate - prima e dopo - le farfalle, comunque sia, con matematica certezza i repubblicones attribuirono il calo della presenza dei lepidotteri all’effetto serra originato dalla dissennata attività umana. E gli orsi annegati per via dello scioglimento dei ghiacci polari? E il pesce flauto - uno, uno di numero - pescato nel Mediterraneo lui, lui il pesce, che bazzica abitualmente acque subtropicali? Ecco! Strillarono i repubblicones, il riscaldamento globale costringe i poveri pesciolini a risalire il canale di Suez e ciò dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che tra due o tre anni il Mar Rosso entrerà in ebollizione.E cosa dire della mattana che colpì la società che si dice civile? Cosa dire di Fulco Pratesi che andava predicando di tirare lo sciacquone solo una volta ogni due giorni, di farsi il bagno solo una volta al mese e di cambiarsi la biancheria solo al mutare delle stagioni? Il tutto per risparmiare anche solo dieci litri di quell’acqua che il riscaldamento globale stava velocissimamente evaporando? Cosa dire dell’ossessione per la «carbon print», per l’«impronta ecologica» che falangi di bischeri tenevano aggiornata, attenti a non sforare i parametri? Tram in luogo di taxi uguale tre punti guadagnati, quattro se al posto del tram s’è inforcata la bicicletta. Dieci piani a piedi in luogo dell’ascensore punti due, virgola uno. Panino con la Bologna in luogo di spaghetti pomodoro e basilico uguale (per via del risparmio d’acqua e di gas) cinque punti tondi tondi. Punti preziosi, estremo omaggio al pianeta in agonia, già alla canna del gas. Che poi, se le conseguenze del canone catastrofista si fossero limitate al folklore del radicalume chic ambientalista o alle menate di Repubblica, amen. Potevamo anche farcene una ragione. Il guaio è che aveva finito per indurre eminenti statisti, tirati per i capelli dagli Al Gore, a sottoscrivere e giurare di rispettare i precetti di quell’incommensurabile bidone chiamato Protocollo di Kyoto. Bidone che all’Italia, cioè a noi contribuenti, sarebbe costato la bellezza di 180 miliardi (e qui è doveroso dirlo: puntando i piedi, mettendosi «fuori dall’Europa», rifiutandosi di sottostare ai diktat degli ayatollah ambientalisti, Silvio Berlusconi vide più lontano di tutti i Sarkozy e le Merkel e gli Zapatero messi insieme. Chapeau).Ma sì, ci è andata bene. Seppure in zona Cesarini, l’abbiamo scampata. Vecchia cara Natura, sempre pronta a metterci una buona parola e a sputtanare, scusate il termine, i cialtroni. Non ci resta, ora, che rimboccarci le maniche e con tanta pazienza chiarire alle nuove generazioni, cresciute ahiloro a forza di balle sul clima condizionato dalle lacche per i capelli o dal forno a legna d’una pizzeria, che la neve, la pioggia, il sole, il caldo o il freddo sono fenomeni naturali. Anche i capricci del tempo - e il tempo può essere molto capriccioso - sono fenomeni naturali. E non invece, come hanno fatto loro credere bombardandoli di fregnacce ecologiste, reazioni più o meno inconsulte di una sussiegosa Terra Madre indispettita per scarsa sensibilità ambientalista dell’uomo cattivo. Ci vorrà tempo, ma si convinceranno. Anche perché fra una dozzina d’anni potranno sempre andare a dare un’occhiata alla Puglia e ivi controllare se quelle che gli avevano raccontato erano verità scientifiche o panzane di ciarlatano.